DAGO PRESENTA: "YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI, 8° PUNTATA - SI DIFFONDE LA FEBBRE DEL “VIRALE”, CHE SI IMPONE COME NUOVA STRATEGIA COMUNICATIVA - IL SITO CEDE ALLA TENTAZIONE DEL DENARO E COMINCIA A INSERIRE BANNER PUBBLICITARI - GRAZIE AL VIDEOSHARING COMPULSIVO NASCONO I PRIMI FENOMENI E SI AFFERMANO TALENTI VERI - YOUTUBE DIVENTA UN “ALEPH”, DOVE C’È DI TUTTO E QUALUNQUE COSA PARTE DAL BASSO - E LE CLIP SUL SESSO DILAGANO…

"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI

1 - VIRALE? SÌ, VIRALE...
«Facciamo un viral video» resta comunque il leitmotiv. «Virale» perché si diffonde in modo incontrollabile, sia all'interno che all'esterno della Comunità YouTube. «Virale» anche in riferimento al fatto che i vecchi media la considerano una sorta di malattia giovanile della comunicazione: una esantematica, contagiosa come sono appunto le esantematiche, e in grado di contagiare anche tutti quegli adulti che da piccoli non l'hanno avuta. Il termine si è andato magicamente sostituendo a un precedente concetto che era stato molto in voga nei decenni precedenti, quello di «Snow Ball Communication» o «effetto palla di neve».

In questa definizione si assumeva che un messaggio, se ben collocato in una posizione comunque «alta», era in grado di rotolare nelle pieghe dei diversi media fino a una valle ideale, generando nel suo rotolare una palla di neve, fatta di informazioni e commenti, che diventava valanga e invadeva, con il minimo sforzo e il massimo effetto, l'audience che si trovava a valle.

A guardar bene, nel confronto tra questi due diversi concetti si può individuare l'avvenuto passaggio tra i vecchi media - lineari, gerarchici, in cui si può rinvenire un alto e un basso - e i nuovi media - trasversali, concentrici, radicati in un unico corpus tendenzialmente costituito da simili e al suo interno comunicante, grazie a Internet, al punto da poter trasferire, in modo appunto virale, i messaggi.

Il nuovo concetto echeggia nelle discussioni degli addetti ai lavori, sulle pagine dei giornali, nelle trasmissioni radiofoniche, nelle scuole e sui bus e «autoalimenta» se stesso e la propria forza, giustappunto a dimostrazione di quanto sia «virale»: basta parlarne ed evocarlo per renderlo efficace. Anch'esso è dunque diventato un nuovo mantra, un chanting metropolitano che sostiene il sogno di milioni di uploader, quelli già attivi e quelli potenziali.

Come già accennato, il concetto di viral video è uno degli elementi dell'inarrestabile fusione a freddo che si è innescata, e tutti vogliono impossessarsi della formula. In particolare i cortigiani dei Re Media addetti alla promozione, qualsiasi promozione: merci, servizi, cultura, intrattenimento, viaggi, arte o cosiddetta tale, farebbero chissacché per utilizzarlo per i loro fini. La miscela esplosiva continua a bruciare in rete, alimentata soprattutto dalla creatività dei milioni di uploader i quali, inconsapevoli situazionisti del Terzo Millennio e moderni alchimisti dei megabyte, inventano azioni di web-guerriglia.

E tutto senza alcuna bussola ideologica! Piuttosto per il semplice gusto di esistere, di manifestarsi, di gridare al mondo «Ci siamo anche noi. Ecco le nostre facce, le nostre vite, le nostre stanze, i nostri animali domestici. Eccoci! Siamo diversi da quelli che mostrate nei programmi Tv e nei film. Noi siamo così. E siamo milioni di milioni».

Una delle pratiche che maggiormente diverte e colpisce al cuore il sistema (come si diceva una volta) delle élite planetarie, è il riassemblaggio irriverente di brani video recuperati da fonti diverse e rimpastati in modo ilare e oltraggioso. Tra questi, in quel periodo, è molto cliccato The apprentice (l'apprendista), un video in cui spezzoni di Charles Manson e segmenti del reality show più famoso della NBC, condotto da Donald J. Trump, mostrano 3'46'' di un'intervista impossibile sul tema dei serial killer.

Come le vecchie rock star degli Anni '70, viene resuscitata anche la satira più pungente e sbeffeggiante. Lampi di inquietante libertà, spesso un po' troppo dark, innervano i social web, e YouTube è la destinazione più scelta per spettacolarizzare il gioco vero/falso, per ribaltare la prospettiva. I giovani americani per primi e poi il resto dei kids nel pianeta, probabilmente ignari del motto lanciato dal conte di Lautréamont, «una risata vi seppellirà», scoprono, quarant'anni dopo, Guy Debord e Raoul Vaneigem, padri del più dissacrante situazionismo europeo, e muovono all'attacco della Società dello Spettacolo con gli strumenti della videocomunicazione virale.

Saremmo sciocchi però se ci limitassimo a questa analisi. Tutto ciò è solo parte del grande processo che si è innescato. Una parte che, se in passato poteva essere considerata «contro», libertaria e liberatoria, oggi appare già embedded, incastrata, trasportata, quasi funzionale a tutto il resto che appare dentro YouTube.
All'esterno infatti romba l'establishment, e già mani forti stanno forgiando la caotica creatività per sottometterla ai loro scopi mercantili.

2 - CHAD-FAUST...
Chad Hurley ormai ha passato il guado, forse s'è tolto la maschera, forse se l'è messa, forse sta esaurendo quei primi 3,5 milioni di dollari che gli ha dato Roelof; forse, è l'ipotesi più probabile, si diverte talmente tanto che non vuole più uscire dalla stanza dei bottoni e dei comunicati stampa. Sta di fatto che, nonostante in ogni suo intervento ricordi di non voler perdere il rapporto con la Comunità, nel frattempo taglia il cordone ombelicale che a essa lo lega.

«Ci sono diversi esempi di Direzioni Marketing di grandi società che ci inviano direttamente contenuti per ottenere visibilità dei loro prodotti» dice. «E contemporaneamente i legali delle stesse società ci inviano lettere chiedendo di cancellare quei contenuti». È vero, è falso? Chissà? È iperbolico? Sicuramente queste frasi disegnano un panorama di riferimento abbastanza assurdo e quindi lasciano intendere che, nell'assurdo, può accadere qualsiasi cosa. «Ci muoviamo con grande cautela» aggiunge comunque. «Cerchiamo contenuti che siano in risonanza con la nostra audience». E conclude però: «Non possiamo instaurare un regime poliziesco nel sito ma - pausa - stiamo costruendo strumenti che ci consentiranno di controllare ogni contenuto in arrivo».

L'ha detto! Ha pronunciato il verbo «controllare» il 21 marzo 2006 in un colloquio con Andrew Wallenstein, autorevole giornalista dell'Hollywood Reporter, una specie di Gazzetta Ufficiale dello show business.

Povero Chad! (Si fa per dire). Per lui, per Steve, per Jawed che si è comunque defilato, deve essere stato un bel dramma. A meno di trent'anni, uno si trova in mano la chiave di una immensa cassaforte piena di denaro. Sa che quella chiave gliel'hanno data i suoi utenti. Li conta: sono milioni e milioni. Li vede crescere ogni giorno. Sa che quegli utenti lo hanno condotto dov'è, di fronte alla cassaforte, non già attraverso un lungo labirinto, ma semplicemente abbattendo per lui le mura del labirinto.

Sa che se apre la cassaforte molti rimarranno sbalorditi dal suo gesto perché ingenuamente, molto ingenuamente, pensano che lui la cassaforte voleva solo farla saltare in aria. Sa che molti si sentiranno addirittura - diciamolo pure - «traditi». Ma sa anche che se non apre la cassaforte il sogno potrebbe svanire, dissolversi con la stessa velocità con cui è si è materializzato. E chiaramente Chad non vuole uscire dal sogno. Perché dovrebbe? In cambio di che? Oggi lui negozia alla pari con i boss della NBC, della CBS, della Nike, di MTV, con le major di Hollywood... persino con gli uomini di Rupert Murdoch.

Oggi decide di rispondere o non rispondere ai giornalisti di importanti testate. Solo un anno fa invece lavorava lunghe ore ogni giorno alla PayPal, seduto di fronte a un computer, con un sandwich in mano, a controllare che poche decine di dollari di qualche cliente arrivassero nelle mani di qualche gestore di piccoli commerci in rete.
Oggi lui è Mr. Chad Hurley, se fosse inglese potrebbe anche pensare di diventare Sir. È uno dei fondatori di YouTube e a ogni incontro pubblico ipnotizza i media snocciolando cifre sbalorditive.

Non ha fatto una rivoluzione, ma il giovane uomo si trova, suo malgrado, nel dilemma di Lenin: «Che fare?» Forse lui e Steve hanno un progetto. Ma forse no! Forse il progetto ce l'ha Roelof. Forse il progetto era solo quello di costruire una comunità e di venderla al maggior offerente. Forse - e questo è molto probabile - nessuno poteva prevedere una crescita e una visibilità come quella che hanno ottenuto.

Lasciamo Chad-Faust al suo dilemma e torniamo ai fatti. Al sontuoso incedere della cronaca che si fa storia da un giorno all'altro, e se ne fotte dei destini individuali.
Marzo 2006: nel tentativo di rinforzare la propria politica contro le infrazioni del copyright, YouTube impone un limite massimo di tempo pari a 10 minuti, tranne per i contenuti spediti attraverso il suo programma, nel quale si può specificare che si tratta di video amatoriali. La restrizione è però spesso aggirata da uploader che dividono i video originali in segmenti inviati poi in sequenza.
Ancora marzo: YouTube comincia a inserire annunci pubblicitari di solo testo a lato dei videoclip.

3 - UN ALEPH DIGITALE. PERCHÉ NO?...
Nonostante le ormai inevitabili minacce di controllo, le orde di youtuber sono sempre più scatenate alla conquista del loro video-Eldorado. Per alcuni aspetti sembra di essere negli Anni '60, quando la gente ritagliava le foto o pezzi di foto dai rotocalchi a colori e faceva i collage. Ma è anche come, negli Anni '80, quando, grazie al diffondersi delle fotocopiatrici, a qualcuno venne in mente di definire arte delle copie tirate via improvvisamente durante la scansione, in modo che l'inchiostro lasciasse lunghi sbaffi nerastri.

Alcuni di questi capolavori avevano trovato ospitalità nei corridoi, nei salotti e nelle gallerie d'arte periferiche o erano stati addirittura esposti in manifestazioni più serie, dove avevano ricevuto alati commenti da parte dei critici del momento. Ed è così anche per YouTube. L'inno alla creatività povera e collettiva si leva alto sulle pagine dei giornali, nelle radio, nei siti dei blogger.

Fortunatamente, qua e là nel coro, si fa notare che il materiale rinvenibile online può essere anche incommensurabilmente brutto. Che molti clip sono sgranati, spappolati per mancanza di definizione. Che quasi sempre le luci sono sbagliate: o troppo basse o troppo alte. Che molti soggetti sono noiosi e che qualcuno di essi incoraggia comportamenti paranoici, depressivi o eccessivamente esaltati e comunque socialmente pericolosi. Nonostante tutto ciò, sono vere anche le parole pronunciate in quei giorni da Steve Chen: «Cominciamo a vedere che chiunque dotato di una connessione Internet, una videocamera digitale e un computer può diventare una star da un giorno all'altro». Sì, è vero anche questo, e alcuni casi lo confermano.

David Lehre, per esempio, è un giovanotto di ventun'anni del Michigan al quale viene in mente di realizzare una parodia intitolata MySpace: the Movie. Il suo è uno dei primi casi in cui si rivela al mondo, grazie a YouTube, un vero talento della regia. In poco più di 11 minuti, David e i suoi amici trovano il modo di rappresentare alcuni degli aspetti più intimi della vita dei teenager globalizzati: in primis i tentativi di filmarsi gli organi genitali, poi l'appuntamento fissato via computer con una sconosciuta che si rivela un travestito, inoltre la negazione della propria password alla fidanzata affinché non possa accedere ai sogni sessuali celati nel PC e infine il party, in cui miseramente ci si abboffa di pizza e alcol da due lire.

Da notare, e questo vale per una buona percentuale dei clip che ottengono successo, che l'argomento dominante è sempre lo stesso: il sesso. La pornografia, lo ricordiamo, è regolarmente esclusa da YouTube ma il dibattito sulla sessualità per contro è molto, molto presente. Dopo circa 1 milione di visionamenti David e il suo marchio, Vendetta Studios (omaggio all'Italia?), cominciano a interessare quelli di Hollywood e il ragazzo firma un contratto con loro.

Un altro successo eclatante, che ha goduto di milioni e milioni di visionamenti e ha generato migliaia di emulatori, è quello di due studenti cinesi che, in sync labiale, mimano l'interpretazione di una famosa canzone dei Backstreet Boys.
Questo clip è a tutti gli effetti la Grande Madre del genere in cui famosissime canzoni da hit parade finiscono per essere fintamente interpretate da decine di migliaia di improvvisati cantanti.

Poi imperversa Brokeback to the future, un rimpasto del noto film Back to the Future (Ritorno al futuro) e di I segreti di Brokebrack Mountain, in cui Michael J. Fox, nei panni di Marty McFly, tuba garbatamente con Christopher Lloyd, nei panni del dottore, di cui finisce per apparire innamorato. Anche qui, un altro dei temi dominanti. Etero o omo? Ecco il problema.

Ciò accade in quei primi mesi, durante i quali - più o meno - succede già tutto quello che può riguardare la Comunità di base. Molte cose invece devono ancora avvenire e molti altri gruppi sociali e antropologici, che si limitano a orbitare attorno a YouTube, saranno attratti nel ribollente magma che va assumendo una forma.

Non vogliamo annoiare il lettore con considerazioni di sociologia dell'intrattenimento, ma un aspetto importante, relativo alla Comunità di base, viene fatto rilevare più volte. Gran parte dei videoclip, i cui temi sono prevalentemente musicali e ironici, sono ambientati nelle stanze degli youtuber. Anonime piccole camere, chiaramente individuabili nelle periferie delle metropoli contemporanee: negli Usa come in Brasile o in Giappone o in India. Il fatto che balza agli occhi e colpisce è che queste camere sono in realtà molto, quasi troppo, simili tra loro.

Contengono ognuna quegli elementi tipici della gioventù globalizzata, che non sono i poster dell'altro secolo e i libri sulla liberazione o i giornali, ma galline di gomma penzolanti dal soffitto, drive di computer sventrati buttati qua e là, buste di plastica con marchi in ogni lingua abbandonate sopra mensole piene di briciole, tazze sporche e lattine accartocciate, letti perennemente sfatti, scarpe finte Nike-Reebok e calzini in ordine sparso, finestre prive di tendaggi e poi cavi, cavi stesi ovunque che collegano diffusori audio in bilico sopra mobili traballanti e schermi e modem. E rifiuti urbani solidi in ogni dove.

I protagonisti poi compulsivamente, invece di fumare come i protagonisti del passato, mangiucchiano perennemente qualcosa. Questo si nota quando gli ambienti sono case o dormitori o stanze di college. Nel caso invece in cui i clip vengano girati in ufficio, è ancora più sorprendente la somiglianza di ogni ambiente di lavoro nei quattro angoli del pia- neta. Tutto ciò, però - e l'abbiamo descritto apposta - fa «tribù del villaggio globale», genera senso di appartenenza e identificazione, e nel contempo estraneità rispetto invece alle scenografie messe in piedi dall'industria multinazionale dell'intrattenimento.

YouTube è così, e anche i suoi Fondatori all'inizio erano così, ed è importante non dimenticarlo. Un'analisi complessiva dell'immensa quantità di contenuti di ogni tipo e dello stile sarebbe assolutamente impossibile e richiederebbe un libro a parte, ma anche in questo caso si rinvengono alcune costanti. Tutto traballa un po'. E ciò è in gran parte dovuto alla leggerezza degli apparati con cui si filma, ma è anche voluto, dettato dalla ricerca di un linguaggio per immagini che sia «diverso».

Una diversità paragonabile a quella che, nella ricerca musicale, ha mutato l'armonia in ritmo fino alla disintegrazione totale dei suoni o che, nella pittura, ha condotto all'astratto. Disintegrazione, astrazione, surrealismo, ma anche realismo e iperrealismo, che anzi stanno per diventare generi a parte, convivono dentro YouTube e talvolta i contenuti vengono immersi in un gioco incrociato di luoghi e tempi che alcuni youtuber realizzano, anche con successo, grazie al montaggio e al cut and paste delle immagini. Per lo meno quelli che dispongono di postazioni di editing.

Insomma: reshape, mutare forma, mutare linguaggio, è un altro degli imperativi della tribù, che cerca, come ormai fanno le giovani generazioni in Occidente da più di trent'anni, di affermare uno stile di vita con pochi mezzi a disposizione e tanta fantasia e voglia di vivere. Stiamo banalizzando?

Forse sì, ma in realtà se passate qualche decina di ore a guardare YouTube, scoprirete che non c'è niente di nuovo nei contenuti e nelle forme. L'enorme novità è nel fatto che omnia, il tutto, che in precedenza risiedeva segmentato, serrato, gelosamente custodito in archivi privati, oggi comincia ad apparire visionabile all'interno di un unico spazio/tempo accessibile gratuitamente: una sorta di Aleph, per dirla con Jorge Luis Borges.

«L'Aleph?» scriveva nel 1952 il grande letterato argentino, già quasi completamente cieco, come Omero. «Sì, il luogo dove si trovano senza confondersi tutti i luoghi della Terra, visti da tutti gli angoli... Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono... Come trasmettere agli altri l'infinito Aleph?... Una sfera di cui il centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo... Un Angelo con quattro volti che si dirige contemporaneamente a Oriente, a Occidente, a Nord e a Sud... In quell'istante gigantesco ho visto milioni di atti gradevoli o atroci; nessuno di essi mi stupì quanto il fatto che tutti occupassero lo stesso punto, senza sovrapposizione e senza trasparenza».

Continua/8...

LINK ALLA PRIMA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-prima-puntata-ha-cambiato-la-vita-a-36398.htm

LINK ALLA SECONDA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-seconda-puntata-se-i-tre-giovani-nerd-36452.htm

LINK ALLA TERZA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-terza-puntata-non-appena-il-sito-decolla-da-ogni-angolo-36506.htm

LINK ALLA QUARTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-quarta-puntata-quella-grande-idea-di-fare-36567.htm

LINK ALLA QUINTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-quinta-puntata-nel-2006-anche-un-giornale-36618.htm

LINK ALLA SESTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-sesta-puntata-nel-2006-la-popolarit-del-36675.htm

LINK ALLA SETTIMA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-7-puntata-il-sito-preso-di-mira-36724.htm

 

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