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IL DIVINO ARBASINO - DAI CAFFE’ LETTERARI SPARITI AI RINGRAZIAMENTI NEI LIBRI, LO SCRITTORE IRONIZZA SULLE MODE EDITORIALI: “DETESTO I LIBRI CHE RACCONTANO L’AGONIA DI UNA PERSONA CARA. CERTO, L’AFFARE È FATTO. E IL BESTSELLER ANCHE. OVVIAMENTE”

Antonio Armano per il “Fatto Quotidiano"

ARBASINOARBASINO

 

Alberto Arbasino è lo scrittore più antiretorico d’Italia. Fa quindi un certo effetto parlare dello stato dell’arte, ovvero della letteratura, sapendo che si va a parare su quanto erano più buone le pesche di una volta rispetto a quelle di oggi, persino quelle di Volpedo che è pure vicino a Voghera.

 

L’autore di Fratelli d’Italia è un monstre sacré sopravvissuto a un tempo che rimpiange, senza trovare nulla di buono nel presente; o quasi. Niente di personale e cataloghi alla mano, però. Per quanto riguarda il “quasi” si potrebbe parlare di Carrère e Limonov, di opere dove il confine tra saggistica, narrativa, auto e biografia è difficile da tracciare. In questo territorio, che Arbasino ha percorso e precorso, stanno avvenendo le cose più interessanti.

 

alberto arbasinoalberto arbasino

Lui stesso è entrato anche in classifica l’estate scorsa , cosa tutt’altro che banale in un momento di crisi editoriale, con Ritratti italiani che rientra in questa categoria di fuori categoria ed è appena uscito in tascabile: “Narrativa autobiografica, o saggistica, ideologica o anti ideologica... Mi paiono tentativi molto seri per sfuggire alle tentazioni del bestseller con tanti dispiaceri per tutta la famiglia” dice Arbasino.

 

Del resto la morte del romanzo-romanzo è già stata annunciata varie volte e da tempo, più di quella di Fidel Castro... Arbasino ha sempre detto che scrivere un romanzo classico sarebbe come fondare la Fiat o intraprendere un’impresa coloniale, et hic manebimus optime da quel dì... Arriviamo alla riedizione aggiornata di Scrittori e popolo di Asor Rosa.

 

alberto arbasino foto di luciano di baccoalberto arbasino foto di luciano di bacco

Il critico dal nome palindromo non inserisce Arbasino nella prima né in quest’ultima edizione. Lui ha notato l’esclusione. Soffre o se ne fotte? “Manco in qualche elenco? Pazienza”. Se ne fotte. Le analisi di Asor Rosa e quelle emerse dalle interviste del Fatto lo trovano d’accordo, se si parla della scomparsa della società letteraria.

 

Quando è andato tutto a ramengo? “D a quando non ci sono più i caffè letterari. Con letterati che discorrevano di libri, di idee, di forme, nozioni, concetti”, dice Arbasino. Il Giamaica a Brera ormai fa l’apericena e all’hotel Locarno di Roma non viene più De Chirico a sbaffarsi i Montblanc comprati in via della Croce, ma abbondano le foto di Alain Elkann.

 

Venendo a un argomento più tecnico. Una presunta spia dell’indebolirsi del ruolo dello scrittore è il diffondersi e l’ampliarsi dei ringraziamenti. Apro alcune prime edizioni anni ’50 a portata di mano - Ponte della Ghisolfa, Ragazzi di vita... Niente ringraziamenti né dediche. Non si facevano? “Non si usava, non veniva neanche in mente”, spiega Arbasino: “Ma non usavano neanche gli e di tor c on suggerimenti più o meno opportuni. E forse usavano meno anche le indicazioni e i consigli sul testo”. Arbasino ha riconosciuto spesso il ruolo di Calvino, editor Einaudi, al tempo delle Piccole vacanze, il libro d’esordio, del 1957: “Calvino mi ha suggerito di non mettere troppi racconti in un esordio. Mi ha detto che il secondo libro è spesso una trappola: ma il secondo libro lo hai qui”.

ARBASINO PROVE CARMENARBASINO PROVE CARMEN

 

Affrontiamo un altro dei tormentoni carsici di questa epoca, la fusione Mondadori-Rizzoli. Arbasino pubblica per Adelphi, una delle poche case editrici che si identifica ancora con il gusto letterario di un editore e continua e puntare sul catalogo, tanto da diventare marchio autoriale essa stessa, firma in copertina importante quanto quella dell’autore. Per il resto, il panorama tende piuttosto all’omologazione e all’aggregazione commerciale. Che cosa pensa della Mondazzoli? Arbasino dice lapidariamente: “Speriamo di potere andare avanti così”. Cioè che la fusione non si faccia o, se si fa, Adelphi si sganci, come ipotizza qualcuno?

 

Arbasino ha conosciuto la stagione degli editori che erano persone fisiche oltre che giuridiche. Uomini e non aziende. Con parecchi di loro ha pubblicato: Giangiacomo Feltrinelli, Livio Garzanti (ultimo a dipartirsene), Giulio Einaudi... “Erano caratteri diversissimi, ovviamente” dice. “Ma innamorati del loro mestiere. A quattr’occhi, a un tavolino, si combinava tutto”. Insomma niente manager, marketing. Niente lungaggini burocratiche editoriali, le “vo l o k i t a” che Lenin dittatore/autore –in tutt’altro contesto – puniva col carcere... Come afferma Asor Rosa, le classi sociali hanno lasciato il posto alla massa indistinta, il popolo e le élite, la produzione letteraria è il riflesso di questa dinamica.

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Arbasino parlerebbe piuttosto di “omologazione, omogeinizzazione”. Libri di qualità e roba di facile consumo sembrano due categorie sempre meno distinguibili. Tutto si fonde in un manoscritto-melassa, una sensazione che il caldo odierno sembra accentuare. E se Asor Rosa vede nella predominanza delle storie d’amore in narrativa un sintomo patologico, Arbasino da sempre ce l’ha con libro che “racconta l’agonia di una persona cara”.

 

Dal punto di vista delle vendite, dice, “l’affare, è fatto. E il bestseller anche. Ovviamente”. Un aspetto che emerge in Scrittori e popolo è il venir meno del ruolo della critica. Anche Arbasino ha abbandonato il campo (se escludiamo il non remoto L’ingegnere in blu), dopo avere scritto pagine bellissime. Dalla famosa “Gita a Chiasso” all’ornitologica su Giovannino Pascoli e tutte le specie di “uccelli e uccellini” che pigolano e cinguettano nelle sue poesie... Come mai? “La critica scompare quando svanisce la creatività”.

 

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Siamo lapidari di nuovo, ma non sibillini. A proposito di critica letteraria. Abbiamo qualche speranza che Sessanta posizioni, il libro del ’71 - con incontri come Simenon dal barbiere sulla Croisette e i coniugi Nabokov freschi del successo di Lolita - torni in libreria? Procurarselo sul mercato dell’usato è piuttosto oneroso... “Non saprei” dice. “Brutto problema quando la maggior parte dei nomi citati richiede una nota esplicativa”. Il libro è ricercato e costoso.

 

A meno di non trovarlo sulla bancarella di un librario che lo scambia, dato il titolo, per un testo erotico. Non kamasutra letterario ma kamasutra e basta. Conversazione finita. Il lavoro incombe. Roma è come sempre “invivibile” (come Milano). Al posto della Callas a Epidauro c’è il faccione di Varoufakis moltiplicato per tutti i telegiornali del globo: “Uffa”.

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