DAI ROBERTI’, RESTA CON NOI – BEHA SUL “FATTO” SI FA SAVIANO, SEMPRE LI’ A FRIGNARE ‘’IL MANTRA DELL’ANDARE IN UN ALTRO PAESE DOVE POTER VIVERE SENZA SCORTA” - LE STORIE DI QUELLI CHE, MINACCIATI DALLA CAMORRA E SOTTO SCORTA, COI GENITORI AMMAZZATI, RESTANO

Oliviero Beha per il Fatto Quotidiano

Aveva ragione il pm Antonello Ardituro, due giorni fa, nell'aula di Napoli del processo d'appello di "Spartacus" dove Roberto Saviano veniva attaccato dagli avvocati dei boss casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine: "Non è lui l'imputato in questo processo, è qui per testimoniare ".

Aveva ragione alla lettera, in quanto appunto testimone; aveva ragione perché comunque intenzionalmente oppure no alludeva nei fatti ad altri processi: quelli in cui Saviano è stato condannato per plagio, per esempio, o quelli futuri in cui da parte lesa lo scrittore di Gomorra ha querelato per diffamazione il Corriere del Mezzogiorno.

Ma aveva ragione quel pm soprattutto nello spalancare le porte a un altro processo, in cui Saviano è da tempo contemporaneamente testimone, imputato, parte lesa e spesso per lobby o sentire comune anche pubblico ministero, avvocato difensore e collegio giudicante: tutto, insomma.

Dico il processo (da intendersi come lo svolgersi nel tempo di comportamenti, azioni, fatti fenomeni che modificano la realtà) o addirittura ormai la processione simbolica di un'icona della legalità di tono internazionale, quale è gradualmente diventato un giovane trentenne titolare di un romanzo/verità che ha fatto il giro del mondo. Il processo è mediatico, metaforico e concettuale e anche se sta finendo per fare la fine del marziano di Flaiano è ancora in corso tutte le volte che in qualche modo lui ha avuto occasione di salire su un qualunque palcoscenico.

Dei rischi che correva Saviano ho già scritto - in compagnia non sempre elettrizzante - qui più volte, l'ultima nell'aprile del 2011 con una lettera aperta rimasta inutilmente tale. Parlavo di lui e soprattutto della difficoltà montante di parlare di lui senza per forza rischiare di essere fraintesi. Usando insomma il caso-Saviano come di un eponimo della quasi impossibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero in un sistema mediatico che lo prevede solo a comando, tassametro, tifo, investimento di carriera ecc. Chiedevo trasparenza, e non mi pare che in questo senso si sia largheggiato...

Adesso che Roberto - nell'aula napoletana summenzionata - dopo 5 anni ripete il mantra dell'andare in un altro Paese dove poter vivere senza scorta, mantra appunto già esternato nel 2008 (ma allora avrebbe avuto tutt'altro significato), invece di ripetermi in schermaglie teoriche gli propongo un elenco: un primo elenco di persone della "terra dei fuochi" dove si bruciano i rifiuti tra Caserta sud e Napoli nord, che hanno fatto quello che ha fatto lui e vivono a loro volta minacciati.

Non è un elenco "versus" Saviano, ma una registrazione di cittadinanza a favore suo e degli altri, così che lui possa fungere pienamente da cassa di risonanza per la lotta alla camorra e non a volte da tappo rappresentativo ed esaustivo di tutto il liquido della bottiglia griffata nelle sue cantine.

Roberto Battaglia, imprenditore caseario di Capua/Caiazzo vive sotto scorta da 11 mesi per aver denunciato i tre fratelli Zagaria, ma sotto scorta con un'auto comprata da lui per manifesta inferiorità di quella riservatagli e alle prese con gli straordinari "eccessivi" delle sue guardie.

Massimiliano Noviello, di San Cipriano d'Aversa, anche lui sotto scorta per aver denunciato insieme al padre Domenico ucciso nel 2008 il clan Bidognetti, oggi incita gli altri imprenditori a denunciare, con un grande impegno nelle associazioni anti-racket.

Giovanni Zara, ex sindaco di Casapesenna, avvocato civilista, minacciato dal clan di Michele Zagaria, per aver promosso da sindaco manifestazioni anticamorra ed essersi augurato la cattura dei latitanti Iovine e Zagaria attraverso un comunicato stampa, ha rifiutato la scorta. Ha perso tutto, amici, lavoro, ruolo politico, ma è rimasto. E poi Vincenzo De Angelis, Renato Natale, Pietro Russo, Valerio Taglione... e i cronisti locali che Saviano ha dimostrato di ben conoscere... Può bastare per restare qui "seriamente", Roberto?

 

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