LA MUSICA DI GAINSBOURG? QUESTIONE DI CORNA E DI MUSE – OGNI VOLTA CHE IL CANTANTE SI TROVÒ IN CRISI FU SALVATO DA UNA DONNA: DA FRANCE GALL A JANE BIRKIN (DOPO CHE CON LA BARDOT ERA FINITA A STRACCI)

Alessandro Gnocchi per ‘Il Giornale'

Fu una donna a salvare la vita a Serge Gainsbourg. Non fu pe¬rò una delle sue famose fiam¬me, a esempio Brigitte Bardot. Fu piuttosto una bambolina chiamata France Gall, una star yé-yé di sedici anni. Era il 1965, Gainsbourg andava per i qua¬ra¬nta e aveva pensato di abban¬donare la musica. All'epoca,co¬me autore, aveva già regalato perle a monumenti della canzo¬ne francese come Michèle Ar¬naud e Juliette Gréco. La sua car¬riera solista però non decollava.

Le classifiche erano dominate dagli artisti britannici oppure dai loro imitatori francesi, più o meno dotati, della cosiddetta scena yé-yé. Gainsbourg, anco¬ra legato alla «vecchia» scuola di Boris Vian, si sentiva un dinosau¬ro. Poi arrivò France Gall. Serge scrisse per lei una serie di brani perfidi, perché sovversivi dietro all'apparenza modaiola.

Poupée de cire, poupée de son vin¬se l'Eurofestival, e diventò una hit internazionale. Il testo iro¬nizzava proprio sul¬la moda yé-yé, musica troppo gio¬vane per gente trop¬po giovane: «A volte quando sono sola so¬spiro, e mi chiedo a che serva cantare l'amore senza avere mai conosciuto il calore di un ragazzo».

L'anno se¬guente, Gainsbourg alzò l'asticella della provocazio¬ne e fece incidere Les sucettes alla Gall. Fu uno scandalo ma anche un altro successo. La Gall, incredibilmente, non si ac¬corse del contenuto della canzo¬ne, o almeno così dice la leggen¬da. Il brano parla di Annie, una ragazzina che ama succhiare i lecca-lecca fino a che l'anice non le scivola in gola... Gain¬sbourg all'improvviso non solo era tornato a esistere nella map¬pa musicale ma era anche un uomo ricco.

Gainsbourg non soffriva cer¬to del complesso della pagina bianca. Scriveva brani su brani, ed era ossessionato dalle voci femminili. Anche quando era ormai diventato una star in pro¬prio, non esitava a buttare giù interi dischi per le cantanti che, per un motivo o per un altro, tro¬vava interessanti. Anzi. Negli anni Ottanta fece di più: donò tutto il suo repertorio migliore alla donna della sua vita, Jane Birkin, che lo aveva appena la¬sciato perché non intendeva as¬sistere al suo suicidio causato dall'alcol. Il risultato fu Baby Alone in Babylone, un capolavo¬ro forte di gioielli come Con c'est con ces conséquences.

Ora l'album Vamps et vampi¬re raccoglie il meglio dei brani di Gainsbourg cantati dalle sue inter¬preti. Ci sono quelli citati fino¬ra, e altri 22 in cui è difficile sce¬gliere cosa segnalare: vanno ascoltati tutti, e ciascuno trove¬rà pane per i suoi denti, a secon¬da dei suoi gusti. Si parte dal jazz raffinato di Strip¬tease , affi¬dato a Juliette Gréco dopo aver provato con esito insoddisfa¬cente una cantante tedesca di nome Nico, in procinto di di-ventare la musa di Andy Warhol.

E si arriva al canonico pop rock di Tandem, inciso da una giovanissima Vanessa Pa¬radis. In mezzo ci sono brani di Anna Karina, mu¬sa di Jean-Luc Godard e della Nouvelle Va-gue; di Cathe¬rine Deneu¬ve, una del¬le amiche più sag¬ge della coppia Birkin-Gain¬sbourg; di Isabel¬le Adjani, la protago¬nista de Adele H.-Una storia d'amore, il film di Truffaut; di Bambou, la splendida modella con la quale Gainsbourg si ac¬compagnerà negli ultimi anni; di Marianne Faithfull, appena fuggita da una turbolenta rela¬zione con Mick Jagger; di Françoise Hardy, altra «clien¬te » fissa di Serge.

Tra i punti più alti c'è il «pop futuristico» Contact , ispirato al¬la fantascienza e ai vestiti di Pa¬co Rabanne, una delle migliori canzoni scritte da Gainsbourg per la Bardot. Nel 1967 l'attrice invitò Serge come ospite nel suo Le Bardot Show. Il rapporto di lavoro si trasformò in una re¬lazione basata sul sesso. La stampa parigina era incredula: la donna più bella del mondo, sposata al playboy Gunter Sa¬chs, insieme col bruttissimo Gainsbourg. Serge alzava le spalle e sfotteva con ironia: «È un cocktail: la nonchalance dei miei ge¬sti, l'aura del¬la celebrità, e come mi muo¬vo nello spazio, una sorta di - di¬ciamo così - mia classe».

Una notte, la Bardot e Gain¬sbourg ebbero un liti¬gio disastroso. Lei gli ordinò di tornare in al¬bergo e comporre una meravigliosa can¬zone d'amo¬re. Lui esage¬rò, e gliene portò due. La prima era Bon¬ny & Clyde. La se¬conda era Je t'ai¬me, moi non plus . Nell'inverno del 1967, si recarono in studio a notte fonda e incisero Je t'aime, moi non plus. I gemiti di piacere della Bardot non fu¬rono recitati, se¬co¬ndo il tec¬nico del suo¬no presente quella sera.

La notizia finì sui giornali, Sa¬chs si infuriò, la Bardot impedì l'uscita dell'inci¬sione rimasta inedi¬ta fino al 1986. La storia con la Bar¬dot finì poco dopo, e piuttosto male, al pun¬to che Gainsbourg me¬ditava di get¬tarsi nella Senna. Eppu¬re di lì a poco si innamorerà del¬l'attrice inglese Jane Birkin.

Nel 1969, Serge le chie¬derà di cantare con lui un brano che ave¬va nel cassetto da qualche tempo, Je t'ai¬me, moi non plus. Jane accettò. Il singolo vende¬rà sei milioni di copie, en¬trando in classifica in tut¬to il mondo. In fondo ancora una volta una donna aveva salvato la vita di Serge Gainsbourg.

 

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