1- DOPO IL DAGO-SCOOP, ANCHE IL FELSINEO “RESTO DEL CARLINO” CONFERMA CHE GIUSEPPE DALLA QUASI SICURAMENTE NON È IL PADRE “BIOLOGICO” DEL CANTAUTORE BOLOGNESE 2- NON SAREBBE UN PRETE-SCRITTORE DELLE TREMITI MA UN NOTABILE (VEDOVO) DI SAN GIOVANNI ROTONDO, FRANCESCO MORCALDI, GIÀ SINDACO E PODESTÀ DEL PAESE, CONOSCIUTO DA MAMMA JOLE NEGLI ANNI ’40 MENTRE LAVORAVA COME SARTA PER LE SFILATE 3- IL CAVALIER MORCALDI ERA COSÌ LEGATO A LUCIO FIN DALLA SUA INFANZIA CHE LO VOLLE PERSINO AL SUO CAPEZZALE, INSIEME CON GLI ALTRI 4 FIGLI, IL GIORNO DELLA SUA MORTE 4- OGGI LA FAMIGLIA MORCALDI NON SMENTISCE NÉ CONFERMA L’INDISCREZIONE. AVVOCATI IN PISTA: LA STORIA POTREBBE AVERE QUALCHE RIFLESSO SULL’EREDITÀ DI LUCIO

Gilberto Dondi per "Il Resto del Carlino"

Lucio Dalla e la Puglia. Un legame indissolubile, un amore noto e consolidato. Molto meno note, almeno sotto le Due Torri, le voci che da giorni rimbalzano dal Gargano. Un venticello che sta arrivando fino in Piazza Grande. Voci clamorose, forse fantasiose, certamente indimostrabili, secondo cui il vero papà di Lucio non era Giuseppe Dalla, il genitore ‘ufficiale' che lo riconobbe a tutti gli effetti di legge all'atto della nascita, il 4 marzo 1943, ma un'altra persona. E cioè un notabile di San Giovanni Rotondo, il cavalier Francesco Morcaldi, già sindaco e podestà del paese, che la vox populi pugliese indica come il padre biologico del cantautore bolognese.

Cosa ci sia di vero in tutta questa storia non si saprà, probabilmente, mai. Quel che è certo è che non c'è nulla (al momento) di dimostrabile. Come dice la stessa famiglia Morcaldi, che non smentisce né conferma nulla. Storia che, ipoteticamente, potrebbe pure avere qualche riflesso sull'eredità.

Ma facciamo molti passi indietro e torniamo a San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, nei primi anni '40. Jole Melotti, la mamma di Lucio, è una stimata e apprezzata sarta che ogni anno scende da Bologna fino in Gargano per le sfilate. E quando è in terra di Puglia mette la sua bravura al servizio dei personaggi importanti della zona, che si fanno cucire vestiti su misura. E' così che conosce Francesco Morcaldi, un autentico notabile.

Nato nel 1889, nominato cavaliere dal re Vittorio Emanuele III nel 1924, Morcaldi è prima sindaco del paese, poi podestà (dal '27 al 29), poi, dopo la guerra a cui partecipa con il grado di maggiore, di nuovo sindaco nel '54 e nel '63. Molto religioso, grande amico di Padre Pio, è proprio Morcaldi a inaugurare la Casa sollievo della sofferenza nel 1956. In quegli anni, Jole Melotti entra in contatto con la famiglia Morcaldi, con cui resterà in stretti rapporti anche dopo la nascita di Lucio. Quando il cantante nasce, nel '43, Jole ha 42 anni, Giuseppe Dalla, direttore del club di tiro a volo di Bologna, 47. Il cavalier Morcaldi, 54enne, ha già quattro figli, due maschi e due femmine, ed è vedovo, visto che la moglie è morta nel '40.

Negli anni successivi alla guerra Jole continua a frequentare assiduamente la Puglia. Ogni anno va in vacanza a Manfredonia, dove nasce nel piccolo Lucio l'amore per il mare. A sette anni Dalla perde papà Giuseppe, stroncato nel '50 da un tumore. Anche in quegli anni così difficili e dolorosi le estati in Gargano restano un punto fermo. E Lucio è accolto come uno di famiglia dai Morcaldi.

Per lui c'è sempre un posto in tavola e in casa. Nel frattempo, Jole continua a lavorare come sarta per molti clienti, alcuni dei quali, residenti alle isole Tremiti, le danno una casa nell'arcipelago come pagamento dei debiti di sartoria. L'amore per quell'isola non lascerà più Dalla, che in seguito vi acquisterà una villa con studio di registrazione.

Ciò che unisce Francesco Morcaldi a Lucio Dalla, oltre all'affetto, è anche il fatto che sono entrambi molto religiosi e devoti a Padre Pio. Siamo ormai vicini all'epilogo della storia. Nell'estate del 1976 il cavaliere è vicino alla fine, le sue condizioni di salute si sono aggravate. E' allora che avviene un episodio, confermato dalla famiglia Morcaldi, suggestivo.

Sul letto di morte, Francesco Morcaldi chiede di vedere cinque persone: i suoi quattro figli e Lucio Dalla. Dice: «Voglio qui i miei figli e Lucio». Il quale, però, non riesce ad andare al capezzale di Morcaldi, probabilmente perché impegnato ad assistere a Bologna la madre Jole, che morirà, ironia della sorte, pochi giorni dopo il cavaliere.

Da allora è rimasto sempre intatto l'amore viscerale di Dalla per la Puglia, più volte omaggiata. E in quella terra, fra la gente del porto, sono continuate le voci e le dicerie. Tanto che alcuni credono di scorgere tratti autobiografici nella famosa e bellissima canzone 4 Marzo 1943, il cui vero titolo era Gesù bambino, che canta di una ragazza di 16 anni che rimane incinta di un soldato alleato, poi morto in guerra, e della vita del bambino orfanello.

Voci, dicerie, supposizioni. Che dopo la morte di Lucio sono state riprese anche da Dagospia, siti e giornali locali, diventando sempre più insistenti. Quanto c'è di vero in questa storia? Forse nulla. Probabilmente non lo sapremo mai.

 

LUCIO DALLA CON LA MADRE IOLE MELOTTI E LA ZIA MARCO ALEMANNO E LUCIO DALLA LUCIO DALLA CON LA MADRE LUCIO DALLALUCIO DALLA E MARCO ALEMANNO MARCO ALEMANNO E LUCIO DALLA LUCIO DALLA Lucio Dalla

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…