dario salvatori dardust

“DIRE CHE DARDUST SE LA TIRA È POCO” – DARIO SALVATORI: “L’INTERVISTA A DARIO FAINI DA ASCOLI PICENO, AKA DARDUST, APPARSA IERI SU "REPUBBLICA", DENOTA UN EGO TRIP ASSOLUTAMENTE INCONTINENTE. PARLANDO DI MAHMOOD DICE: ‘PER UNO COME LUI HO CAMBIATO GLI SCHEMI DEL POP’. ACCIPICCHIA. NON SOLO. AMA SPASMODICAMENTE DEBUSSY. GIÀ, QUESTI BRANI SIMBOLICI, IMPRESSIONISTI CHE ESPONGONO I TEMI A CHI LI HA DONATI? A ELODIE? E LA 'LEZIONE' DI SAKAMOTO A CHI È FINITA? A SAMUELE BERSANI?" - VIDEO

 

 

1. DARDUST, QUANTO TE LA TIRI?

Dario Salvatori per Dagospia

 

dario salvatori foto di bacco 82)

Abbiamo avuto i ragazzi di via Panisperna, i ragazzi della via Paal, i ragazzi del Muretto, i ragazzi dello shake e altri. Oggi nella musica, fra i pochi iscritti al conservatorio, fanno breccia i ragazzi dell’Ottavo anno, ovvero coloro che non arrivano al diploma (nel resto dell’Europa si definiscono laureati), che gettano via lo spartito in favore del più pratico tablet.

 

E’ stato il caso di Gigi D’Alessio (già noto da adolescente come attrazione ai matrimoni), Morgan (che smise di studiare perché il padre si era suicidato e dunque era lui a dover portare i soldi a casa), Lazza (stop al conservatorio, meglio il liceo linguistico, studi non terminati né nell’ambito musicale né in quello liceale).

 

dardust 8

L’ultimo iscritto al club dell’Ottavo anno è stato Dario Faini da Ascoli Piceno, aka Dardust. L’intervista apparsa ieri sul “Messaggero” a firma di Simona Orlando, denota un ego trip assolutamente incontinente, per esempio parlando di Mahmood, vincitore del Sanremo 2019 con “Soldi”, brano musicato proprio da Dardust.

 

Alessandro Mahmood, padre egiziano, madre sarda (forse una dedica alla madre visto che quest’anno ha voluto con sé a Sanremo  i Tenores di Bitti), è  nato e cresciuto a Milano, in periferia, Gratosoglio, parla milanese, ama cantare salmodiando, manco fosse  l’algerino, Khaled o il senegalese Youssour N’ Dour, semmai dovrebbe preferire il “rai”, stile algerino ma adottato nei paesi del nord africano.

LA REPUBBLICA - INTERVISTA A DARDUST

 

No, Mahmood preferisce Pandit Pràn Nath, cantante della comunità indo-britannica. Per non parlare del “Barrio” sud-americano, dove con questo termine si indica un quartiere off limits oppure un locale sia in Argentina e in Uruguay. “Per uno come lui ho cambiato gli schemi del pop. Non mi vergogno della mia versatilità. La accolgo.”

 

Accipicchia. Dire che se la tira è poco. Non solo. Ama spasmodicamente Debussy. Già, questi brani simbolici, impressionisti che espongono i temi a chi li ha donati? A Elodie, a Tommaso Paradiso? E la “lezione” di Sakamoto a chi è finita? A Samuele Bersani?

 

Riguardo il suo amato Claude Debussy, è vero che la sua quarta moglie fu una cantante, più nota di lui e per giunta benestante, ma almeno aveva frequentato la classe di solfeggio, quella di pianoforte, quella di armonia, scrivendo addirittura di critica musicale per  “La Revue Blanche”.

 

 

dardust con mahmood

Lo scorso anno in America è stato allestito  “Rhapsodie per sassofono, piano e orchestra”, a 120 anni dalla pubblicazione. Debussy lo scrisse nel 1903. Il  primo a ringraziarlo fu Coleman Hawkins, il decano dei sassofonisti afro-americani, accadde negli anni Venti del secolo scorso quando il sedicenne Hawkins, detto “Beans”, accompagnava Ma Rainey, la prima cantante di blues ad incidere dischi.

 

2. DARDUST: “MI ISPIRO A DEBUSSY E BOLLE”

Estratto dell’articolo di Simona Orlando per “la Repubblica”

 

dardust mahmood 3

“Rossini e Miyazaki. Debussy e la pizzica. Sakamoto e il Rondò Veneziano. Il filo che li unisce è Duality, lo spettacolo di Dario Faini alias Dardust, compositore, pianista e produttore che ha collezionato oltre 70 dischi di platino firmando successi di Annalisa, Tommaso Paradiso, Mengoni, Elodie, Ariete, Jovanotti, Pausini, Benny Benassi e Sophie and The Giants.

 

[…] Il 29 sbarca a Bologna (ospite Elisa), il 3 febbraio a Firenze (con Samuele Bersani). Un live “impressionista”?

«Sì, perché è fatto di quadri simbolici. La musica è centrale ma, come nella visione di Debussy, contano anche costumi, colori, luci. C’è il piano solo, visual di estetica giapponese, poi tamburi, la tarantella di Rossini in chiave elettronica, mischiata a un flauto preso dalla Notte della Taranta, quando ebbi l’onore di dividere il palco con Stromae. È uno show vario, per tutti»

CLAUDE DEBUSSY

 

[…] Interruppe il conservatorio all’ottavo anno. Pentito?

«Diedi la priorità alla laurea in Psicologia, ma questo mi permette di sentirmi inadeguato al piano e studiare senza sosta. Ho uno stile meno scolastico e più singolare».

 

Un problema, per i puristi.

«Nella classica contemporanea, essere un produttore pop è quasi inquinante. Così nell’elettronica. Ma io non mi vergogno della mia versatilità. La accolgo».

 

E la usa. Vedi “Cenere” di Lazza.

«C’era un linguaggio comune, anche lui suona. Mi auguro che avvicini i ragazzi allo strumento».

 

tommaso paradiso elodie dardust

Il grande botto, con “Soldi” di Mahmood.

«Altro brano non tradizionale, con elettronica, metriche urban, un certo esotismo. Non assecondava la moda e ha cambiato gli schemi».

 

[…] Il primo disco che comprò?

«La colonna sonora di Labyrinth. Nei miei live c’è spesso l’elemento fantastico, stavolta ispirato a Miyazaki. Amo i suoi imprevedibili artifici. Poi omaggio L’ultimo Imperatore di Sakamoto».

 

Dardust sempre più compositore e meno produttore?

«Sono sempre prima compositore, anche nei pezzi altrui. Preparo un nuovo disco e tour in Europa, e la colonna sonora del film Mani nude di Mauro Mancini. È un percorso di libertà, lontano dalla logica dei numeri».

dario salvatori foto di bacco

 

Al Festival di Sanremo però ci saranno due canzoni sue.

« Pazzo di te, di Nek e Renga, fu scritta anni fa a Berlino e ho solo saputo che è in gara. Per La noia invece sono andato in studio con Angelina Mango, un talento per l’età che ha. È un brano atipico. Comunque, non vivo i meccanismi della gara. È il tempo a premiare le canzoni».  […]

dario salvatorielodie e dardustdardust 6dardust 1dardust 2dardust mahmooddardust 4dardust mahmood 1 dardust 3dardust con elodiedardust 7jovanotti dardustdardust 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?