‘DI BATTISTA CHI?’ – L’ESPRESSIONE IRRIDENTE USATA DA RENZI CONTRO FASSINA VIENE PRESA IN PRESTITO ANCHE DAL CAV PER LIQUIDARE IL PARLAMENTARE GRILLINO

Filippo Ceccarelli per ‘La Repubblica'

La comunicazione politica ha già in sé qualcosa di pappagallesco, per cui tutti si copiano
e si ripetono senza alcun ritegno. Ma nella stagione del pensiero corto e del tempo breve, per non dire del perpetuo carnevale che impreziosisce le cronache social e di Palazzo, certe parole, certe espressioni, certe sincopate insolenze tipo «Fassina chi?» vanno a tal punto per la maggiore da sfuggire all'utilizzatore iniziale, e allora diventano contagiose, anzi virali.

Matteo Renzi può considerarsi fiero di questa epidemia che in qualche modo attesta l'energetico primato della sua popolarità ricreativa. Così ieri era tutto un fiorire di «Questo chi?» e »Quello chi?», e seppure la vignetta pubblicata lunedì scorso da Staino sull'Unità faceva sorridere indicando i vari componenti della nuova segreteria renziana, non proprio conosciutissimi - «Morani chi?», «Bonaccini chi?», «Taddei chi?» - per il resto il contagio suonava sconsolatamente prevedibile, a partire dall'hashtag #SaccomanniChi? fino all'assessore leghista al Turismo e Sport di Monza, Andrea Monti, che ha preso di petto il regista del «Capitale umano» con uno scontatissimo «Paolo Virzì chi?».

Più spassosa, pur nella sua stralunata irrilevanza, l'avventura o forse lo scherzo che ha coinvolto un parlamentare grillino piuttosto aitante, il cittadino Di Battista, al quale è stato fatto credere che Berlusconi lo volesse incontrare. Il cinquestelle deve aver abboccato, o forse il Cavaliere, che resta il Signore della Meraviglia, per interposta persona gli aveva offerto qualche disponibilità.

I passaggi della vicenda sono ancora controversi, non si è purtroppo in grado di appurare la verità, ma se non altro l'aneddoto illustra il modo in cui i rappresentanti delle assemblee elettive passano il loro tempo. Sia come sia, rispetto a qualsiasi apertura o chiusura, Berlusconi, o chi per lui (nel caso specifico l'ex sottosegretaria alla Giustizia Jole Santelli, in sede Facebook) ha colto al volo l'opportunità per rispondere: «Di Battista chi?». E chi lo conosce?

La faccenda esula ovviamente dal «Carneade, chi era costui?» con cui si apre il VII capitolo dei Promessi sposi, ma è impossibile ricostruire genealogie o primogeniture del «Chi?». A parte il «Michele chi?» con cui il presidente Rai Enzo Siciliano incautamente liquidò Santoro, e che in seguito divenne il titolo dell'acerba autobiografia del conduttore (Baldini&Castoldi, 1996), vale qui ricordare l'ex governatore di Bankitalia Fazio, che a Francoforte, nel 2004, seccato per le critiche dell'allora presidente del Senato sull'impiccio Parmalat, replicò: «Pera chi?».

Ancora più significativa, tuttavia, la reazione di un maestro del tele-discredito come Emilio Fede che una sera, stuzzicato da Nichi Vendola, si affacciò dallo schermo e con aria schifata: «Vendola chi? Quello con l'orecchino sul coso che pendola, sul pendolo?» Pausa: «E' un poveretto ».

Dal che si è portati a ritenere che il motore neanche troppo segreto del «Chi?» è il fastidio. Ma per essere innescato al meglio, tale stato d'animo deve combinarsi con una grande considerazione di sé, leggi pure narcisistica e carburarsi con una spontanea vocazione al dileggio, sia pure del genere affabile-autoritario in voga nel XXI secolo (vedi: «Homo comicus.

O l'integralismo della buffoneria» di Francois L'Yvonnet). In questo senso merita senz'altro maggiore attenzione il risolino compiaciuto che Renzi si è lasciato sfuggire dopo la battuta su Fassina, e la velocità con cui si è rivolto al giornalista quasi intimandogli di passare ad un altro argomento.

Ciò detto, il «giochino», motto superbamente matteiano, colpisce, ha successo e si propaga perché va dritto al cuore di quest'epoca post-ideologica che, fertilizzata a colpi di talk-show e di reality, consuma, digerisce e volge in scarti comunicativi e bulleschi qualunque opinione, sentimento o virtù. In altre parole: chi si sente ormai arrivato, popolare, superiore, ha il diritto non solo e non tanto di maltrattare gli avversari, ma li dichiara del tutto sconosciuti, quindi inesistenti, e per taluni addirittura morti.

Anni e anni di agognata visibilità hanno dunque prodotto una arcaica evoluzione e una turboregressione del vecchio e oggi ridicolo «Lei non sa chi sono io!». La più spericolata mancanza di cultura e umiltà facilita senz'altro il disastroso processo nel potere; e come si dice in questi casi, purtroppo il bello deve ancora venire.

 

alessandro di battistaalessandro di battistaMARCO TRAVAGLIO MICHELE SANTORO MICHELE SANTORO MARCO TRAVAGLIORENZI-FASSINAANTONIO FAZIO scud27 alfredo raichlin enzo sicilianoBOLDRINI E VENDOLA

Ultimi Dagoreport

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO

donald trump

COME STA IN SALUTE DONALD TRUMP? DOPO LE FOTO HORROR DELLE CAVIGLIE FORMATO ZAMPOGNA DEL PRESIDENTE, ANCHE NEGLI STATES INIZIANO A FARSI DELLE DOMANDE - C’È UNA CORRENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO, VICINA A BERNIE SANDERS, CONVINTA CHE LA SALUTE DI TRUMP SIA PIÙ TRABALLANTE DI QUANTO I MEDICI DELLA CASA BIANCA NON VOGLIANO AMMETTERE. I PUGNACI DEPUTATI DEM STAREBBERO VALUTANDO DI CHIEDERE L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MEDICA INDIPENDENTE PER VALUTARE LE REALI CONDIZIONI DEL PRESIDENTE… - TRA INSUFFICIENZA CARDIACA E DEMENZA SENILE, SUI SOCIAL I COMPLOTTARI MORMORANO: "QUALUNQUE COSA NASCONDA, STA PEGGIORANDO"

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO