1- DOMANI SALTA LA RAI? O MINZO VIENE CACCIATO O GARIMBERTI RASSEGNA LE DIMISSIONI 2- LA FINE DEL GOVERNO POLITICO NON POTEVA NON AVERE CONTRACCOLPI A VIALE MAZZINI 3- GLI INGRATI LEI & GARIMBERTI, PER RESTARE ATTACCATI ALLE POLTRONE, PENSAVANO DI FARE I “TECNICI” SENZA FARE I CONTI CON L’OSTE DELLA POLITICA CHE LI HA NOMINATI 4- L’AUTOCOMBUSTIONE RAI SPIANA LA STRADA A CHI, COME CARLO DE BENEDETTI, FRIGGE DALLA VOGLIA DI METTERSI IN TASCA UNA RETE. E IERI EU-GENIO SCALFARI È SCATTATO RAPIDO SU “REPUBBLICA” INTIMANDO AL GOVERNO MONTI: “A PASSERA INCOMBE ANCHE IL COMPITO DI NOMINARE UN COMMISSARIO ALLA RAI DOVE LA SITUAZIONE È ORMAI INSOSTENIBILE E DI INDIRE UN´ASTA VERA SULLE FREQUENZE…” 5- SALLUSTI SUL “GIORNALE” MAZZUOLA ALDO GRASSO FINO A FARLO DIVENTARE OBESO E POI SI OCCUPA DELLA "VERGINELLA” LORENZA LEI, KILLER DI MINZO IN DUPLEX CON GARIMBERTI, CHE HA DI COLPO CANCELLATO DALLA MEMORIA “QUANTO LA POLITICA (BERLUSCONI) SIA STATA FONDAMENTALE NELLA SUA NOMINA A NUMERO UNO DELLA RAI”

1 - I DUE MARIO L'EUROPA L'HANNO SALVATA
Eugenio Scalfari per "la Repubblica"

[...] Post scriptum. A Passera incombe anche il compito di nominare un commissario alla Rai dove la situazione è ormai insostenibile e di indire un´asta vera sulle frequenze. Comprendiamo che l´argomento è politicamente indigesto, ma lo è comunque, che l´asta vera si faccia o che si accetti quella truccata. "Le tue parole siano Sì o No". Passera è cattolico e tragga le sue conclusioni.

2 - MINZOLINI, DOMANI IL VOTO CON IL CDA RAI SPACCATO RIZZO NERVO (AREA PD): PRONTO A DIMETTERMI
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

E se la rimozione di Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1 dopo l'avviso di garanzia per peculato, prevista per domattina alle 11 in Consiglio di amministrazione della Rai, diventasse un'operazione molto più complicata del previsto? C'è già chi scommette nei corridoi di Saxa Rubra: vedrai, si salverà...

E se non si dovesse «salvare», si profila una crisi ai vertici: Nino Rizzo Nervo è pronto a dimettersi se fosse «costretto» dall'ordine del giorno presentato dal direttore generale Lorenza Lei a liquidare Minzolini e, contestualmente, a nominare direttore ad interim Alberto Maccari, responsabile della TgR, area Pdl, a un passo dalla pensione. Altro elemento molto forte, la posizione del presidente Paolo Garimberti: se il Consiglio non cambia incarico a Minzolini - ha già annunciato -, io mi dimetto, ritengo incompatibile la mia presenza con la sua al Tg1.

Il nodo è intricatissimo e stringe tutti e nove i consiglieri: sia la maggioranza di centrodestra che il presidente, i due consiglieri di area Pd e quello dell'Udc. Martedì Antonio Verro (Pdl), Angelo Maria Petroni (nominato da Tremonti-Tesoro) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega) voteranno contro l'allontanamento di Minzolini dal Tg1, contestando al direttore generale Lorenza Lei la facoltà di poter ricorrere all'ormai famoso articolo 3 della legge n. 97 del 27 marzo 2001 che obbliga «amministrazioni o enti pubblici ovvero enti a prevalente partecipazione pubblica» ad allontanare dall'incarico i dipendenti che vengano rinviati a giudizio per peculato, affidando loro un incarico equivalente. Per Petroni e Verro la Rai non può essere definita né un'amministrazione né un ente pubblico (ma i pareri legali chiesti dalla Rai agli studi Severino, Pessi ed eredi Bonelli sostengono il contrario) e voteranno contro ogni azione su Minzolini.

A loro si dovrebbe aggiungere il consigliere Pdl-ex An Guglielmo Rositani. Quanto ad Alessio Gorla, sembra pronto a votare l'ordine del giorno di Garimberti-Lei.
Il vero interrogativo riguarda l'area Pd-Udc, fortemente ostile alla soluzione Maccari. Rodolfo De Laurentiis (Udc), replica a Garimberti: «Ho grande stima del presidente, ma i diktat non servono. La mia scelta rimane quella di individuare un nome di livello per dare autorevolezza, credibilità e stabilità al Tg1. La rimozione (sospensione o trasferimento?) di Minzolini non può essere abbinata alla designazione di altri nomi in sua vece». Come si comporterà De Laurentiis se il voto fosse unico? Difficile dirlo.

Già nota e chiara è, invece, la posizione di Nino Rizzo Nervo, del Pd, che dall'inizio ha chiesto due voti (uno su Minzolini, uno sul suo successore): «Sono convinto da mesi che questo vertice sia arrivato al capolinea. Non è i grado di affrontare i veri nodi economici ed editoriali di una Rai la cui crisi è sotto gli occhi di tutti. Se non riesce nemmeno a trovare una soluzione dignitosa di fronte al rinvio a giudizio di Minzolini, dando contemporaneamente una soluzione adeguata all'importanza del Tg1, vuol dire che il tempo è veramente scaduto».

Rizzo Nervo, in sintesi, non potrebbe non votare l'ordine del giorno unico che sottrarrebbe a Minzolini la direzione del Tg1 ma prenderebbe clamorosamente le distanze dalla nomina di Maccari con le dimissioni. Poi c'è Giorgio van Straten, anche lui di area Pd, la cui posizione è simile a quella di Rizzo nervo (senza minaccia di dimissioni), ma che ritiene comunque prioritario togliere la guida del Tg1 a un direttore rinviato a giudizio per peculato ai danni dell'azienda (che si costituirà parte civile).

E se di fronte a un quadro così complesso Garimberti proponesse alla Lei di dividere i due ordini del giorno? In quel caso si potrebbe assistere a due diverse maggioranze: una sul cambio di mansioni per Minzolini (col centrodestra ostile) e una per la nomina di Maccari (col centrosinistra contrario). Antonio Verro contesta Garimberti sulla sua minaccia di dimissioni: «Una caduta di stile, vanno poste questioni aziendali e non questioni personali».

3- CHE PENA I «MINZOLICIDI» FRUSTRATI E CODARDI
Alessandro Sallusti per "il Giornale"

Aldo Grasso è un critico televisivo, scrive sul Corriere della Sera . È un professore, cosa che oggi va molto di moda. Il suo ego e la sua sfrenata ambizione lo hanno portato, 18 anni fa, a passare dall'altra parte della barricata. I programmi, invece di criticarli, ha provato a farli. Fu un clamoroso flop, durato per fortuna degli ascoltatori neppure un anno. Aldo Grasso accettò infatti di dirigere Radio Rai nella sciagurata stagione della Rai dei professori, un esperimento simile a quello in corso d'opera nel nostro governo.

Da allora Grasso non ha più alcuna autorevolezza, è uomo di parte e per di più rancoroso per il suo insuccesso. Ieri ha sfogato la sua frustrazione sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini, scrivendo un articolo al veleno («Il peggior tg della storia») alla vigilia del consiglio di amministrazione Rai che, domani, secondo le indiscrezioni, dovrebbe rimuovere Minzolini.

Grasso ha due caratteristiche. La prima è quella di stare sempre dalla parte di chi vince, la seconda è quella di conoscere bene i meccanismi della politica. Che si sta preparando a celebrare uno dei suoi ipocriti riti. Lo sa bene Lorenza Lei, direttore generale che domani chiederà la testa di Minzolini per vili motivi politici, quanto la politica sia stata fondamentale nella sua nomina a numero uno della Rai. Se la signora avesse un minimo di memoria e di dignità direbbe: no, io questa porcata non la firmo. Perché, cara signora Lei, come dite voi donne «se non ora quando» dimostrare che siete meglio di noi uomini (potendolo fare)?

 

passera jpegEUGENIO SCALFARIe LORENZA LEIPAOLO GARIMBERTI e minzolini casa23 alberto maccari vice tg1NINO RIZZO NERVO ANGELO MARIA PETRONI Giovanna Bianchi ClericiVan STRATENALDO GRASSOSallusti Alessandro

Ultimi Dagoreport

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...