SI GIRA UNA FICTION AGRO-TRUCE - IL SILENZIO ASSORDANTE DI MINOLI SULLA SOAP DI RAI3 DOPO LE PAROLE DEL SUO BRACCIO DESTRO RUGGERO MITI SULLE INTERFERENZE MAFIOSE SUL SET - DOPO 10 GIORNI NESSUNO SMENTISCE? ANCHE DALLA RAI NESSUNA CONDANNA, NESSUNA DISSOCIAZIONE E BENCHÉ MENO SOLIDARIETÀ - INTANTO, PER MOVIMENTARE LA TRAMA, LA CASA DEL PRODUTTORE ANDREA OLCESE RICEVE UNA VISITINA DEI SOLITI IGNOTI: NESSUNA EFFRAZIONE, NIENTE VIENE RUBATO MA IL MESSAGGIO È CHIARO...

1 - ALLARME AGRODOLCE
Riccardo Bocca per "l'Espresso"

Questa mattina, nella buca delle lettere degli Antennati, abbiamo trovato la seguente missiva di Luca Josi sul caso "Agrodolce". Ovviamente, siamo a disposizione di tutti coloro, concordi o meno con Josi, che vogliano contribuire alla ricostruzione dei fatti.

"Gentile Riccardo Bocca e gentili Antennati, volevo raccontare una cosa che lascia un po' inquieti.

Sono Luca Josi, presidente di un gruppo, la Einstein Multimedia, che negli ultimi giorni ha acceso un faro su una delle più controverse vicende dell'universo Rai: la fiction "Agrodolce".

Dopo giornate di denunce civili e penali che hanno avuto anche una rilevanza pubblica attraverso la stampa, nella serata di lunedì 12 dicembre la casa dell'amministratore delegato della società Andrea Olcese è stata visitata da uno strano ospite che ha voluto solo far sapere di essere in grado di aprire la porta blindata, senza compiere effrazioni, senza portare via alcunché. Magari lasciandolo. Quindi rituale sopralluogo dei Carabinieri. Denuncia".

Cambio scena e passo a tutt'altro argomento.

Sono passati meno di dieci giorni da quando Ruggero Miti, braccio destro del già direttore di Rai Educational Giovanni Minoli ha dichiarato a un giornalista de "Il Fatto quotidiano" che «quando le produzioni vanno in Sicilia, devi sottostare alle regole legate alle tradizioni dell'isola: non puoi sceglierti liberamente le comparse che vuoi tu, c'è qualcuno che te le porta» e che «ho chiamato Josi e lui mi fatto una scenata incredibile, dicendo che lui rapporti con mafiosi non li voleva avere, mai e poi mai».

Provo a tradurre la frase: noi avremmo accettato le "tradizioni" ma è l'imprenditore che si è messo di mezzo.

Pongo un problema: ma se l'imprenditore ha 5 mila metri quadrati di stabilimenti televisivi dispersi nelle colline isolate, molto isolate, di Termini Imerese a qualche chilometro in linea d'aria da Bagheria e i pompieri, tanto per scegliere un corpo a caso, possono impiegare non meno di venti minuti per raggiungere quel sito, voi sareste tranquilli?

Ecco: è trascorsa una settimana da questa sconcertante frase e dal già responsabile di Rai Educational, Giovanni Minoli, non è giunto nessun distinguo. Dalla Rai nessuna condanna, nessuna dissociazione e benché meno solidarietà.

Cosa significa? Saranno d'accordo col senso di quelle frasi?

È una strana storia questa di "Agrodolce" che rischia di avere la trama più forte fuori dal set.

La ricostruzione è possibile grazie alle registrazioni che cominciai a memorizzare dopo le prime proposte inconciliabili coi codici civili e penali. Oggi tutto è raccolto in un video -"Lo scandalo Agrodolce"- cliccabile su Youtube.

Ci sono location che hanno ospitato personalità del firmamento mafioso, intere famiglie ricongiunte lavorativamente grazie al contratto Rai e poi gli studi realizzati dalla società Einstein, con propri investimenti privati, che vengono "rivenduti" dal delegato Rai alla Regione Sicilia, come fossero stati costruiti dalla tv di Stato, così da poter incassare un finanziamento di oltre 12 milioni di euro dalla Regione stessa.

Un racconto che si conclude con la proposta di liquidare per «due o tre milioni» un contratto del valore di oltre 42 milioni, con 10 milioni di investimenti già realizzati e capace di svilupparne altri 210 milioni di fatturato ogni 10 anni.

Una storia tutta italiana fatta di visioni proprietarie verso un bene pubblico. Tutto questo nella Silicon Valley della disoccupazione europea: Termini Imerese.

A perderci saranno 200 lavoratori, tutti sotto i 35 anni, e mille persone di un indotto in piena crisi, assieme a una delle cinque imprese che era riuscita a dare un futuro alla riconversione dell'ex area Fiat.

Da oltre un anno la Einstein non è pagata da Rai per quasi 5 milioni di euro per fatture di produzioni già realizzate e consegnate e per oltre 6 milioni di extra costi. A pagarne il prezzo, dopo la società coi suoi lavoratori che non essendo una banca alla fine ha visto implodere le sue finanze, le maestranze della serie termitana.

Era stato richiesto un volo Roma-Palermo. Poi lungo la rotta il pilota, invaghitosi di Hollywood, ha fatto rotta verso Los Angeles. E per la sua euforia, passeggeri e personale di bordo si sono schiantati insieme all'aereo.

Il futuro è nelle mani delle scelte della giustizia civile. E penale. La Rai intanto aspetta. La morte non è mai una novità.

2 - TRADIZIONI RAI...
Filippo Facci per "Libero"

Avevamo già scritto del caso Agrodolce, la fiction voluta da Gianni Minoli (Rai) e che è stata interrotta per indecifrabili pasticci dopo esser stata imbottita di amichette e di parenti: un disastro da 70 milioni di euro (altro che sprechi della politica) e che peraltro ha buttato sul lastrico aziende e dipendenti. Non bastasse, si è aggiunto un tassello: il vice-Minoli Ruggero Miti, ex responsabile Rai per Agrodolce, ha raccontato: «Quando le produzioni vanno in Sicilia, devi sottostare alle regole legate alle tradizioni dell'Isola: non puoi sceglierti liberamente le comparse che vuoi tu, c'è qualcuno che te le porta».

Un'offerta che non si poteva rifiutare, evidentemente: tuttavia «io ho chiamato Josi - il produttore, ndr - e lui mi fatto una scenata incredibile, dicendo che lui "rapporti con mafiosi non voleva averne, mai e poi mai"». Come a dire: la Rai con certa gente avrebbe anche lavorato, ma questo produttore si è messo in mezzo. Ora: abbiamo inteso bene? Sono trascorsi dieci giorni da queste incredibili parole, più svariati articoli e un paio di interpellanze parlamentari: ma nessuno ha smentito o rettificato. Tantomeno quel Gianni Minoli che è noto come ex direttore di Rai Educational e non di una tabaccheria. Ma siamo fiduciosi. Aspettiamo.

 

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