DOPO ANNI DI BUNGA BUNGA, IL CAVALIER BANANONI SI PUO’ PERMETTERE DI SCARICARE FEDE? - GIA' IN CAMPO IL BANANA PER CERCARE UNA CARROZZELLA A UN FEDE CON LE OSSA ROTTE - LA STORIA DI UN MATRIMONIO COMINCIATO NEL GIORNO DEI MORTI DEL 1989 E ANDATO AVANTI CON L'ACCADEMICA PROPENSIONE DI EMILIO AD ATTACCARE IL CIUCCIO DOVE VOLEVA IL PADRONE (ERA JUVENTINO SOLO PERCHE' LAVORAVA A ‘’HURRA' JUVENTUS’’) - "TU SEI BRUTTO. IO, SE HO AVUTO DELLE STORIE D'AMORE ME LE SONO GUADAGNATE", SCRISSE UNA VOLTA A GAD LERNER. MA CON AUDREY HEPBURN...

Tommaso Labate per il Riformista

Quando ieri sera saluta per l'ultima volta i telespettatori del Tg4, e sì che «dopo tanti anni c'è emozione nel fare un intervento che è un saluto e non un addio», le lacrime che ha dentro sono quasi di gioia. Quasi. Anche se in pochi lo sanno. Nemmeno ventiquattr'ore prima, infatti, nel corso di una riunione drammatica che va in scena nella stanza dei bottoni del Biscione, Emilio Fede ha appena sbattuto la porta. Altro che commozione. «L'hanno fatto mentre Silvio era allo stadio. Questo è un colpo di mano di Fedele Confalonieri», dice in un'intervista (poi smentita) a Repubblica mentre il Cavaliere è a San Siro per Milan-Barcellona.

Ce l'ha con "Fidel", è ovvio. E anche con il numero uno dell'informazione Mediaset, Mauro Crippa. Ma Berlusconi, mercoledì sera, lo sa oppure no che hanno appena "segato" Emilio? E, soprattutto, perché il Giornale di famiglia, nel dare la notizia del licenziamento, si limita a un corsivetto in prima pagina - titolo:«Fede lascia il Tg4 e Mediaset» - e nulla più?

La risposta è in quello che il Cavaliere confessa ai fedelissimi ieri mattina. «Non posso permettermi di scaricare Fede. Bisogna trovare una soluzione». E la soluzione prende forma: un bel programma tutto per «Emilio». Ma non su Rete4. No. Sulla rete ammiraglia, Canale 5. Giusto per ingannare l'attesa che lo separa dal 2013, quando l'ex direttore del Tg4 sarà catapultato in Parlamento al posto della moglie Diana de Feo.
Magari in corner.

Forse con le ossa rotte, visto la procura di Roma pensa a una rogatoria per far luce sui soldi che nega di aver portato a Lugano. Sta di fatto che si salva, forse, Fede. E tutto "grazie" alla sua innata, irruducibile, indomita, accademica arte di attaccare il ciuccio proprio lì, dove vuole il padrone. Che «Emilio» non sviluppa nel suo incontro col Cavaliere. Ma prima. Molto prima.

Perché tocca mettere tutto da parte. L'amore sconfinato per Berlusconi, il gioco d'azzardo, l'odore dei soldi, le donne, le feste, i festini, la fantomatica valigetta di Lugano, il Tg1, Studio Aperto, «Sciupone l'Africano», gli strafalcioni in diretta, le sfuriate, la tristezza di quelle bandierine piazzate su una bacheca durante lo spoglio delle elezioni regionali del '95. La vera personalità di Fede sta in un dettaglio nascosto, ma tutt'altro che trascurabile, della sua esistenza: il suo rapporto col calcio.

Perché non è tanto l'aver abiurato alla fede bianconera per amor del presidente del Milan. Quanto la motivazione offerta a tutti quelli, e non sono stati pochi, che gli chiedevano come mai in gioventù fosse stato della Juventus. «Ero giovane», raccontò «Emilio». «E mi sono innamorato della Juve anche per necessità. Perché all'epoca, a Torino, io collaboravo con Hurrà Juventus». La necessità, insomma. E quel ciuccio straordinariamente piazzato là, dove vuole il padrone. Che si chiami Hurrà Juventus o Fininvest, non fa differenza.

Sarebbe stato atroce, troppo atroce, se a fregarlo per sempre - come ha detto a caldo a Repubblica - fosse stata quella lite coi vertici di Mediaset arrivata proprio nel momento in cui il Capo stava a San Siro. Quasi ridicolo se a tradire inconsapevolmente lui, che viene da Barcellona Pozzo di Gotto, fosse stato il Barcellona di Pep Guardiola.

E dire che la sua avventura nel Biscione, almeno per come lui l'ha raccontata, era partita sotto i mortuari auspici del 2 novembre di ventitre anni fa. Il giorno dei defunti, insomma. No, «non mi sembrava il caso di far baldoria», raccontò una volta in un'intervista a Libero. Le grandi celebrazioni per il suo approdo a Fininvest vengono rimandate di un giorno. Al 3 novembre, anno 1989.

«Prima al Jolly di Milano 2. Poi al ristorante Angolo». Ad alzare i calici, insieme a lui ci sono Berlusconi, Gianni Letta, Confalonieri e Galliani. A cena si aggiunge Gianni Baget Bozzo. «Inizia così la grande avventura, un'avventura di libertà».

Al diavolo la realtà. Abbasso la verità. La storia di Fede, raccontata da Fede, pare una favola. Compreso l'incontro con Berlusconi. «La primissima volta che mi contatta sono ancora in Rai. Mi invita per un caffè al residence di Ripetta di Roma. E mi offre la conduzione di un programma domenicale e di un settimanale stile Tv7». È il 1982. Ma l'Emilio rifiuta. Poi se lo ritrova davanti al Castello Sforzesco, il Cavaliere, alla festa per la Coppa Campioni appena vinta dal Milan. Sono passati sette anni dal primo caffè.

Per come l'ha sempre ricostruita Fede, lui dice di essere in cerca di un editore. Galliani risponde «e noi cerchiamo un direttore». E qualche mese dopo Berlusconi alza il telefono: «Emilio, hai voglia di darci una mano per l'informazione?». Fin qui l'Emilio che racconta se stesso.

Ma quando sono gli altri a raccontare lui, ecco che vien fuori il suo best of. A Gad Lerner, che nel dicembre scorso gli dedica parole amare («Verrà ricordato più come selezionatore delle ragazze di Berlusconi»), Fede risponde con citazioni auliche. «Non sarai tu a decidere come sarò ricordato. Tu, quando arriverai a 80 anni, soltanto come un imbecille. (...) Se ho avuto delle storie d'amore me le sono meritate. Tu sei troppo brutto per averne avute. Soltanto se ridi scappano pure i mostri. Coglione».

Su almeno uno dei commi di cui sopra, quello che comincia con «se ho avuto delle storie d'amore...», avrebbe avuto da ridire financo la compianta Audrey Hepburn. Perché Fede, evidentemente non accontentandosi di aver sbandierato un flirt con Enza Sampò e dei non meglio precisati «incontri segreti» con Maria Pia Fanfani, fece credere di aver avuto una storia anche con lei. Salvo poi precisare di essersene solo innamorato (c'è una piccola differenza, no?) quando l'attrice era venuta in Italia, a Taormina, per il David a Vacanze romane.

In fin dei conti ha fatto così anche nelle ultime quarantott'ore. «È stato un colpo di mano di Confalonieri». Anzi no, «mai detto che è stato un colpo di mano di Confalonieri». Tra le due frasi, l'intervento del padrone. E quel ciuccio che sarà parcheggiato sempre là. E pazienza se di fronte ci saranno le telecamere di un programma su Canale 5 e non più il Tg4. Quando Emilio esce, a riverder le stelle ci riesce sempre.

 

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