lapo elkann gianni agnelli

“E’ STATO UN NONNO MERAVIGLIOSO MA NON AVREI VOLUTO ESSERE SUO FIGLIO” – LAPO RICORDA: “LO IMITAVO, CHE È IL MODO PEGGIORE DI SOMIGLIARE A QUALCUNO – GLI ALTRI ERANO I CAPITALISTI, LUI È STATO IL CAPITALE DELL'ITALIA L'ITALIANO CHE OGGI PIÙ SOMIGLIA A MIO NONNO È MARIO DRAGHI" - LE PARTITE A CARTE CON LO ZIO CARLO CARACCIOLO (“UN FURBACCHIONE”), IL VENTO “LA SOLA COSA CHE NON SI PUO’ COMPRARE”, L’AMORE PER LA VITA SPERICOLATA (MA NESSUNA PAROLA SULLE NOTTI A BASE DI SESSO E COCA) - IL DAGO-RITRATTO - VIDEO

https://m.dagospia.com/dago-con-il-danaro-si-fa-tutto-tranne-gli-uomini-quando-va-bene-si-diventa-gianni-agnelli-263460

 

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/nbsp-notti-bianche-base-sesso-coca-testicoli-toro-serviti-155540.htm

 

 

 

Francesco Merlo per il Venerdì-la Repubblica

 

LAPO ELKANN GIANNI AGNELLI

È stato l' italiano più famoso e al tempo stesso più rispettato, il re repubblicano, quello che i Savoia non ci hanno concesso, «ma è inutile chiedersi come sarebbe il nonno a cento anni.

 

Semmai chiediamoci perché cento anni sembrano passati da quando è morto e non da quando è nato». E Lapo Elkann vuole dire che l' Italia, da quel 24 gennaio 2003, ha cominciato a contare sempre meno «anche perché nessuno l' ha protetta come la proteggeva lui.

 

E guarda che anche quella era un' Italia fragile. C' erano però alcuni giganti, alcun grandi italiani». Lapo dice che «l' italiano che oggi più somiglia a mio nonno è Mario Draghi. Non parlo del carattere e neppure delle abitudini, ovviamente. Ma del fatto che, di nuovo, c' è un italiano che tutti conoscono e tutti ci invidiano, mai coinvolto nelle tignose controversie nazionali, con il cuore in Italia e la testa nel mondo».

LAPO ELKANN

 

Lapo è il nipote che indossa ancora gli abiti del nonno «senza bisogno di correzioni sartoriali: ho le sue stesse misure, e in famiglia sono il solo. Né mio fratello né mia sorella e neppure tra i nipoti c' è qualcuno che gli somiglia fisicamente così tanto. E questo ha contato molto, perché il corpo impone sempre le sue leggi. Io poi volevo pure somigliargli, nel senso che lo imitavo, che è invece il modo peggiore di somigliare a qualcuno». Per la verità, gli dico, lo imitavano tutti. «In questo ero anche io come tutti i giovanotti italiani, di destra e di sinistra.

 

MARIO DRAGHI

Era un modello, era l' eroe. E però io lo imitavo in privato e, voglio dire una cosa: me lo sono goduto così, soltanto perché ero suo nipote». Sembra un manuale di psicanalisi: il nonno severo che diventa indulgente solo col nipotino: «Con me non sentiva l' obbligo di educare che i padri sentono per i figli. E dunque il suo affetto era liberato. E infatti per tanti anni siamo stati complici, felicemente complici, al mare, al ristorante, negli incontri che aveva non solo con i grandi del mondo».

 

Al mare? È molto italiano l' amore per il mare, è il romanticismo italiano. «È vero, ma c' è l' accidia estiva sulla spiaggia, il mare delle patelle e delle sdraio, e c' è il mare di Moby Dick, il luogo della libertà e della civiltà occidentali, del rischio, il mareggio come metafora della vita».

 

LAPO ELKANN

Tra i tanti aforismi di Gianni Agnelli è famoso quello sul vento: "Mi piace" disse "perché è la sola cosa che non si può comprare". «Appunto. Gli devo anche questo. Uno dei momenti più belli fu quando nel 2001 partecipammo e vincemmo la regata di Cowes. Chi ama il mare dovrebbe, fosse pure una volta sola, almeno assistere se non partecipare alla Fastnet Race che dal porto sull' isola di Wight raggiunge il faro di Fastnet, aggira quel leggendario sperone roccioso al sud dell' Irlanda, e si dirige verso Plymouth. La forza del vento e delle onde sono tali che è come andare sulle tracce del diluvio.

 

Anche se non so se ci vuole più forza spirituale di quanta ne avrà bisogno, per restare nella nostra metafora iniziale, Mario Draghi nella politica italiana, così legata ai piccoli spazi».

 

lapo elkann john elkann alessandro nasi andrea agnelli al matrimonio di john

L' avvocato, che sarebbe morto solo due anni dopo, usava la barca - quella si chiamava Stealth, che vuol dire furtivo e invisibile al radar - anche per gli incontri di lavoro, e non solo per ricevere Kissinger o Schumacher:

 

«Credeva nella creatività, un valore - diceva - che li comprende tutti e sapeva come stimolarla: la passeggiata al posto della scrivania, la conversazione al posto della conferenza, e se capitava anche la barca al posto dell' ufficio». E come festeggiavate? «Ci scambiavamo regali: io gli davo un paio di bretelle e lui mi donava un vestito».

 

La psicanalisi lo prevede persino come disturbo: Grandparent Syndrome.

lapo e john elkann camera ardente gianni agnelli

 

Ma forse, verso il nonno d' Italia, era una sindrome nazionale. Diciamo che oggi io non ne soffro più. Oggi sono Lapo. La somiglianza con l' Avvocato non è più cercata, non è più voluta».

 

Gli piaceva essere chiamato "avvocato", una professione che non aveva mai esercitato?

«Lo preferiva a senatore perche diceva che era un nome d' arte».

 

carlo, nicola e marella caracciolo

Nel giornalismo italiano l' intervista è un genere che comprende diverse specie e sottospecie, c' è l' intervista dialettica e quella registrata, e poi ancora la confessione, il dialogo conflittuale

 

Ecco, genere nel genere, c' è pure "l' intervista a Lapo", che non è il racconto del privato ma è il feticismo del privato, più in là del voyeurismo, i dettagli morbosi come sostanza, l' autenticità a buon mercato, insomma un codice che una volta era solo dei giornali specializzati in gossip... : tu giochi con questi giornalisti?

 

«No. Non sono uno che gioca con nulla, ovviamente mi accorgo della morbosità, ma a volte tirarmi fuori mi fa bene, anche se poi mi rendo conto che non serve. Pensa al principe Harry. Non faccio un paragone perché lui con me non c' entra nulla, ma sicuramente fa vendere giornali.

carlo caracciolo john elkann

 

Per il resto sono di più gli italiani che sento vicini dei soliti, inevitabili odiatori. E dei superborghesi che si scandalizzano e poi in segreto: vizi privati e pubbliche virtù. Io non mi arrabbio quando mi dicono che in Italia incarno La vita spericolata». Vasco Rossi potrebbe cambiare la strofa: non più "come Steve McQueen" ma "come Lapo Elkann".

 

Giovanni Agnelli con Lapo e John Elkann

Il nonno lo sapeva? «Certo. Quando è morto io avevo già 26 anni. Ma non giudicava. E non soltanto perché mi amava: il nonno non giudicava mai nessuno». La religione vi divideva: «Io sono ebreo e amo il buddismo, lui era cattolico». Nella malattia, la fede lo aiutava? «Certo.

 

kissinger e agnelli

Ma non aveva con la sofferenza il rapporto che hanno i cattolici. Penso che lo aiutasse soprattutto la sua disciplina militare, il suo carattere combattivo».

 

Tu dov' eri? «Quando si ammalò ero in America a lavorare con Kissinger. Ho seguito tutta la parte americana della malattia, le cure che aveva tentato lì. Poi, quando a Torino si aggravò, gli feci sapere che volevo tornare.

 

Si arrabbiò: secondo lui dovevo restare in America. Ma volevo stargli vicino e lasciai il lavoro più bello della mia vita. Gli ultimi giorni furono duri, ma il nonno è morto, dico davvero, con un sorriso sulle labbra. Era un combattente. Ne ha viste tante pure lui. La filosofia militare è fatta di resistenza e di camaraderie: sempre dritto come un fuso, anche col bastone, ma sempre generoso. Non mancava mai alle riunioni con i suoi ex commilitoni.

lapo elkann gianni agnelli

 

E quelle erano le sue amicizie più forti. Ecco, io sono più sensibile e fragile del nonno, ma anche io so sorridere. Per il resto, scusa se lo ripeto: non sono come lui».

 

E invece un po' lo sei. E cominciamo da tutte quelle famose agnellerie: non c' era già quel marketing di cui tu hai fatto impresa e arte? Era un influencer?

«Senza volerlo. Lo amavano e lo spiavano».

 

LAPO ELKANN FONDAZIONE LAPS

C' era una schiera di intellettuali organici che aggiornavano il catalogo dell' agnellismo, vale a dire quella capacità di stare al mondo e di affrontare il disagio del mondo riempiendolo di distrazioni colte e di talento, di valorizzare tutto quello che non è scontato, sino ai dettagli estetici che esprimevano la voglia anarchica di difendere le ragioni dell' individuo fuori dagli schemi.

 

Nascevano così le futili leggende sul cioccolataio di avenue Montaigne a Parigi, il cravattaio di Genova, il camiciaio di New York, e poi sarti e profumieri, e ancora lo smoking del 1948 e le cravatte corte, l' orologio sul polsino «Era lo stile di un uomo che tutti potevano avvicinare perché sempre faceva sentire a proprio agio tutti quelli che incontrava. Ma che forse quanto più si avvicinava, tanto meno lo si conosceva». Ne era infastidito? «No, non ne era infastidito, ma era il contrario dell' esibizione».

 

john e lapo elkann con marella agnelli

Tu invece ne hai fatto un brand, ricordo il doppietto democratico, che sembra un ossimoro. E non hai solo lanciato la Cinquecento, il Garage Italia con Michele De Lucchi, e tutte le altre tue diavolerie. Hai inventato pure le felpe che hanno fatto la fortuna di Salvini. Chissà se te n' è grato: «Non mi piace Salvini, ma devo ammettere che con la comunicazione ci ha saputo fare più degli altri».

 

Sei stato accusato di praticare la solidarietà e la carità in modo spettacolare, molto italiano: la distribuzione dei soldi, i pacchi

«La Fondazione Laps in Italia fatica a far partire i progetti di solidarietà che altrove stanno andando benissimo, e allora ho fatto un po' di marketing, ben sapendo che sarebbero arrivate le critiche dei soliti falsi moralisti».

 

GIANNI AGNELLI E LAPO ELKANN

La comunicazione come costruzione di un' immagine tuo nonno non la praticava: «Era alla mano in modo naturale. Dovevi vederlo con gli operai».

Lo ricordo a chiacchierare con i tipografi del Corriere della Sera in crocicchio attorno a lui sullo scalone di via Solferino. Ce ne fu uno che gli passò un braccio sulla spalla, come si fa con gli amici. «È nato così il mito moderno dell' aristocratico della democrazia: era lo stile Italia».

LAPO ELKANN FONDAZIONE LAPS

 

Un' altra somiglianza devi ammetterla: l' amore per la velocità, nel passo e nel pensiero, la guida dell' auto come un quadro di Balla, una pericolosa avventura aeropittorica:

juventus sampdoria john e lapo elkann sugli spalti

«È vero, e infatti in Italia per un anno mi hanno ritirato la patente».

A lui, no. «No. Sapeva anche essere prudente. Io, come ci siamo detti prima, sono spericolato sempre».

 

Gli dico che, tra gli uomini che ho conosciuto, quello che più gli somigliava in questa capacità di mettere tutti a proprio agio era Carlo Caracciolo, che qui a Repubblica è stato come un fratello per Eugenio Scalfari. «Ho amato moltissimo mio zio Carlo, ma devo contraddirti. Era un uomo che si dava meno del nonno. Mi verrebbe da dire, ma con amore, che sapeva anche essere furbacchione. Per esempio, a tutti dispiace perdere, ma ricordo che lui si arrabbiava davvero quando giocavamo a carte io, lui e il nonno. Forse perché ci coalizzavamo contro di lui.

agnelli nipoti lapo john elkann

 

Una volta, eravamo in Corsica, ci piantò lì dicendo che avevamo la fortuna dei principianti».

 

 «Neppure l' ideologia della fabbrica come universo di oppressione, che in quegli anni produsse le Br, venne mai associata al nonno. E ti ricordo che in quegli anni pericolosi, negli anni di piombo, quando i terroristi uccidevano e, come si dice, gambizzavano ogni giorno, il nonno non pensò nemmeno per un momento di lasciare l' Italia o di nascondersi». Eppure era il capitalista d' Italia: «Ti correggo: gli altri erano i capitalisti, lui è stato il capitale dell' Italia».

LAPO ELKANN MESSA PER IL NONNO GIANNI AGNELLI jpeggianni agnelli jas gawronski foto di gianni agnelli gianni agnelli in copertina su il male andrea pazienza 1979

 

gianni agnelli sul trono gianni agnelli jackie kennedygianni agnelli costa azzurra '50gianni agnelli in barca gianni agnelli e il nonnogianni agnelli in barca con kennedygianni agnelli capriTESTAMENTO DI GIANNI AGNELLI ALAIN ELKANN GIANNI AGNELLI

 

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO