facebook censura zuckerberg

ZITTO, FACEBOOK TI GUARDA! - LA PAGINA DAGOSPIA BLOCCATA PER 10 GIORNI PER AVER PUBBLICATO LA FOTO (CENSURATISSIMA) DI UN ATTORE SUPERDOTATO - STESSA SORTE PER LA MOSTRA VENEZIANA SU HELMUT NEWTON, E PERFINO PER UNA RAGAZZA CHE MANGIA IL GELATO! - I CENSORI? UN ESERCITO DI SCHIAVI CHE LAVORA PER 2 $ L'ORA

facebook censurafacebook censura

DAGONOTA - Segnaliamo ai nostri lettori che la pagina di Facebook di Dagospia è stata censurata per DIECI giorni perché avevamo pubblicato (con dovuti pixel e censure) la foto di un attore americano superdotato. Ormai, anche senza mostrare nudi sul social network, ma rimandando ad articoli con contenuti ''osé'' – come direbbe la nostra bisnonna – la censura di Facebook arriva inesorabile e inappellabile.

 

Inutile ogni tentativo di spiegare: non si può sfuggire al purgatorio. Preparatevi a un futuro in cui tutto quello che vorrete pubblicare sarà deciso da qualcun altro. D'altronde, questo potere gliel'hanno dato il miliardo e rotti di utenti quotidiani.

 

 

L’ALGORITMO PURITANO COLPISCE ANCORA FACEBOOK CENSURA NEWTON

Michele Smargiassi per “la Repubblica

 

helmut newtonhelmut newton

Certe imponenti virago nude di Helmut Newton incutono più soggezione che sensualità, ma la censura di Facebook non va per il sottile: un seno al vento e cala la mannaia. La casa dei Tre Oci, delizioso museo veneziano alla Giudecca, è stata messa in castigo per ventiquattr’ore, profilo oscurato nel giorno dell’inaugurazione, per avere pubblicato una fotografia del gran maestro della foto-di-moda- senza-vestiti, un torso scultoreo in elegante bondage di cordame accessoriato di guanti ascellari in lattice.

 

Inutile chiedere spiegazioni, l’impersonale piattaforma di Zuckerberg risponde con rimandi ai suoi regolamenti che vietano il nudo in ogni sua forma. Il direttore dei Tre Oci Denis Curti l’ha presa «più con sconcerto che con irritazione», ma se l’aspettava: anche l’annuncio della mostra, in dicembre, era stato cancellato: «Per ripicca pubblicai la Madonna del latte del Bergognone, spiegatemi la differenza tra un seno e l’altro nell’arte».

 

gerhard richter emagerhard richter ema

A dispetto delle recenti rassicurazioni «non censuriamo l’arte», il puritanesimo di Facebook si abbatte su qualsiasi immagine esageri con l’epidermide. Così sono finiti via via sotto la scure i casti nudi di Weston, le foto mito-gay del barone von Gloeden, l’omoerotismo al platino di Mapplethorpe, le foto-performance di Lisa Levy.

 

 Certo, una foto non è un dipinto e qualcuno ritiene che lì passi la frontiera fra pornografia e arte: ma non Facebook, vista la sua proscrizione (che ha avuto eco mondiale) del dipinto L’origine del mondo di Courbet, per la quale il social network rischia un risarcimento da 20 mila euro, perché i francesi sulle glorie nazionali non li devi toccare, sarà magari un dipinto osceno ma è il nostro osceno, parbleu!

 

facebook rimuove pure il gelato di evelyne axellfacebook rimuove pure il gelato di evelyne axell

Analoga sorte per il nebbioso Ema di Gerhard Richter (cancellato dalla pagina del Centre Pompidou) e perfino per il warholiano Ice Cream di Evelyne Axell (una serigrafica ragazza che lecca un gelato), tutti flaggati (si dice così) da utenti che sarebbe interessante sottoporre a un esamino di cultura generale. Pare invece si siano fatti grasse risate a Copenaghen quando una foto dell’innocente statua della Sirenetta è stata eliminata dal profilo di una ex ministra: la regola dell’«eccessiva esposizione di pelle» vale anche per epidermidi in bronzo.

 

la neo mamma censurata da facebook la neo mamma censurata da facebook

Una censura così ridicolmente orizzontale da indurre in molti il sospetto che sia affidata a un algoritmo detective, un software cerca- tette (la cui messa in commercio farebbe la felicità di molti pornomani). Ma è appena stata censurata la pubblicità della mostra milanese di un grande fotografo di moda, Herb Ritts, un ritratto di gruppo delle grandi top model, nude sì, ma disposte in modo che non spuntasse neppure in capezzolo. Dunque?

 

l articolo su james franco di dagospia censurato da facebookl articolo su james franco di dagospia censurato da facebook

La realtà è meno tecnologica. Facebook esamina solo i post che gli indignati guardoni segnalano come “inappropriati”, affidando la verifica in outsourcing a servizi esterni che a loro volta distribuiscono il compito ai turks, i precari del web che lavorano a uno-due dollari l’ora da casa, ed è possibile che un poveraccio che sbarca il lunario a Singapore o a Baku non abbia mai sentito parlare di Courbet o di Newton.

 

Domenica scorsa, comunque, la biglietteria dei Tre Oci ha staccato oltre mille ingressi per Newton, «c’erano famiglie con bambini», verificato da Curti, «ed è normale che sia così, per immagini che appartengono alla cultura visuale del secolo, tanto note da essere moralmente sdoganate». Per evitare che Facebook continui a censurare quel che si può trovare nella rastrelliera delle cartoline di ogni bookshop di museo, a Zuckerberg non resta che offrire ai suoi censori un buon corso base di storia dell’arte.

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facebook chiarisce la sua politica di censurafacebook chiarisce la sua politica di censura

 

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