LA ROMA DEI GIUSTI - IL FESTIVAL DI MULLER NON SI FA MANCARE NIENTE, NEMMENO IL DOCUMENTARIO SUL LICEO CLASSICO ROMANO GIULIO CESARE

Marco Giusti per Dagospia

 

LICEO GIULIO CESARE LICEO GIULIO CESARE

Festival di Roma quarto giorno. Oggi tutti a scuola. “Davanti alla scuola tanta gente/otto e venti, prima campana/"e spegni quella sigaretta"/e migliaia di gambe e di occhiali/di corsa sulle scale”. Studenti del Giulio Cesare preparate i fazzoletti. Per tutti gli altri saranno dolori. Perché se avete fatto il classico a Roma lo sapete benissimo. E’ peggio del calcio. Se appartieni al Tasso o al Mamiani o al Visconti o al Giulio Cesare sei segnato a vita. E non puoi sopportare che qualcuno parli del proprio liceo di fronte a voi.

 

Alla fine della proiezione per pochi critici di “Compagni di scuola” di Antonello Sarno, documentario per il cinema sul Liceo Classico romano Giulio Cesare, quartiere Trieste, raccontato dai suoi allievi più o meno illustri, da Antonello Venditti a Peppe er Roscio, da Serena Dandini a Carlo Fuortes, prodotto dalla strana coppia Tilde Corsi e Tiziana Rocca (è così), i più incazzati erano i critici che avevano fatto il Tasso e il Mamiani. Non c’era modo di convincerli.

Antonello Sarno Antonello Sarno

 

Il Giulio Cesare era il liceo dei fasci e nessuno si sognava di fermarsi a far lo struscio al Bar Tortuga, il baretto di fronte dei ragazzi del liceo. Ahi! Insomma, Sarno, anche lui allievo del Giulio Cesare, ma non fa vedere le sue pagelle e il suo voto alla maturità (Franco Frattini è l’unico con 60/60), e ci chiediamo perché, ha toccato un tasto che a Roma è ancora esplosivo.

 

Perché il Giulio Cesare, che per tutti quelli che non lo hanno fatto era il liceo fascista romano, in realtà ha vissuto dal di dentro la battaglia politica degli anni ’60 e ’70, con scontri pesanti, botte, anni di scorte di polizia. E nella sua lunga vita, dal 1936, anno della fondazione ultrafascista con tutti in camicia nera di fronte a Bottai e a Mussolini, come vediamo dal magnifico repertorio dell’Istituto Luce, a oggi, non sono stati pochi i casi di cronaca nera politica legata al liceo.

 

giulio base tiziana roccagiulio base tiziana rocca

Pensiamo solo all’omicidio del poliziotto Francesco Evangilista detto “Serpico” e dei suoi uomini, avvenuta proprio di fronte alla scuola compiuto dai Nar. E facciamo i nomi, magari, cioè Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Giorgio Vale. O al fatto che Andrea Ghira, il torturatore del Circeo, all’epoca fosse allievo del Giulio Cesare. E bene fa Sarno a intervistare assieme i compagni e i fasci del tempo.

 

Da Chiara Ingrao a Peppe er Roscio, ad esempio, che molti davano per defunto, che da militante di ultradestra passò al trotzkismo (lo dice lui), e si dichiara ancora dalla parte delle minoranze e mai coi padroni. O Luca Signorelli, altro nome della destra del tempo. Mentre a sinistra troviamo Serena Dandini, Ernesto Assante, Giovanni Spagnoletti, Antonello Venditti, che fornisce anche la colonna sonora più bella del tempo, visto che è sua la “Compagni di scuola” del titolo del film: “Mezzogiorno, tutto scompare,/"avanti! tutti al bar"./Dove Nietsche e Marx si davano la mano/e parlavano insieme dell'ultima festa/e del vestito nuovo, fatto apposta/e sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)”.

toni renis e antonello venditti 2toni renis e antonello venditti 2

 

 Ma ci sono anche, allievi di anni più recenti, Piotta e gli Zero Assoluto, il regista Paolo Genovese, molto lontani dal tempo delle botte e delle lotte politiche. Tra i più antichi tra i narratori troviamo Gianluigi Rondi e Marco Pannella, poi Giorgio Benvenuto, Maurizio Costanzo, Franco Frattini. Non campare invece, il più giusto di tutti, Federico Moccia, che al Giulio Cesare ha girato pure “Scusa, ma ti chiamo amore”.

 

Sarno ha preferito giocarsi il cinema coi cineclub di sinistra che vedevano tra gli invitati Ken Loach, Ettore Scola e Giuseppe Tornatore. Ma la parte più viva è proprio quella degli anni ’60 e ’70, dal tempo della “Zanzara”, che al Giulio Cesare divenne il giornale “Pape Satan”, a quello del Piper, che era proprio a due passi dal liceo, dal 68 al 77 diciamo.

 

serena dandiniserena dandini

Cinzia Romani, oggi giornalista del “Giornale”, ricorda che sentì un’arma addosso al suo accompagnatore in motorino. Ohibò! Certo è che si menavano sul serio e non doveva essere facile seguire le lezioni. Il repertorio di allora è magnifico, sia i cinegiornali in bianco e nero sia i servizi della tv a colori fine anni ’70, meno le interviste ai ragazzi di oggi, forse perché potrebbero abitare ovunque, molte interviste sono commoventi.

Federico Moccia Federico Moccia

 

Magari il documentario è troppo pungo e non riusciamo a vederlo come un film, ma l’idea è notevole e farà discutere parecchio i romani. Solo che ora aspettiamo i sequel, cioè documentari dedicati al Tasso e al Mamiani. Lì c’erano pure i registi veri. E, comunque, Moccia andrebbe recuperato. 

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