IL PICCOLO RENZI – FULVIO ABBATE: “CON FRANCESCO PICCOLO SI AVVERA L’ENNESIMO ETERNO RITORNO DELL’INTELLETTUALE COSIDDETTO “ORGANICO”, UNA FIGURA CUI CI HA LUNGAMENTE ABITUATI LA STORIA DELLA SINISTRA ITALIANA AL TEMPO DEL SUO PCI”

Fulvio Abbate (foto Gerald Bruneau)Fulvio Abbate (foto Gerald Bruneau)

Fulvio Abbate per Il Garantista

 

Che significa essere intellettuali davvero "responsabili", la testa sulle spalle, in Italia? Semplice, a incarnarsi nelle parole dello scrittore Francesco Piccolo, collaboratore, fra molto altro, dei non meno responsabili Nanni Moretti e Michele Serra, lo stesso Piccolo che pochi giorni fa, a proposito del sindacalista Maurizio Landini, anzi, del proposito di quest’ultimo di manifestare contro il pensiero unico politico renziano ha, appunto, detto che “le sue idee sono il male della sinistra”, perché “ogni volta che la sinistra si fa concreta, diventa di governo” ecco che arriverebbero i sado-masochisti, gli irresponsabili, dunque.

 

Ergo “non c’è dubbio che lui sia un reazionario”, garantisce sempre Piccolo, la sinistra secondo Landini, o chi per lui, sarebbe quella che vuole “fermarsi a dormire in una casa sicura anziché rischiare condizioni precarie per raggiungere una casa migliore”.

   

reading di francesco piccoloreading di francesco piccolo

A conti fatti, la riflessione di Piccolo, già firma de "l'Unità" della veltroniana Concita De Gregorio, ancora un bouquet di responsabili, è assai semplice e chiara, perfino paternalistica, piove dall’alto della consapevolezza, e non è detto che non abbia un suo "appeal" in un paese timorato dal fascio-catto-comunismo e dalla "vocazione maggioritaria": sappiate che Matteo Renzi (insieme alla sua squadra di governo) è il migliore dei cieli politici possibili, anzi, restando nella metafora immobiliare l’unico attico con vista invidiabile che si possa ritenere abitabile, segnato da tutti i comfort della vera e pienamente adulta modernità post-ideologica.

 

paolo sorrentino al reading di francesco piccolopaolo sorrentino al reading di francesco piccolo

E qui c’è un sottotesto implicito: posto che ogni altra forma cerimoniale (i pugni chiusi, la falce e martello, il ritratto del Che, la centralità operaia, la bandiera rossa, il mito della purezza rivoluzionaria…) mostra ormai la sua inadeguatezza, e soprattutto ha l’effetto di uno zampirone davanti ai nuovi linguaggi non resta prendere atto della novità fresca e giovane del renzismo, da una cultura del fare e del twittare la propria semplificazione delle cose complesse.

  

nanni moretti al reading di francesco piccolonanni moretti al reading di francesco piccolo

Bene, assodato che la strada del senso di responsabilità è da sempre pavimentata con le ossa di coloro che hanno creduto al senso di responsabilità stesso, acclarato che non siamo venuti qui a sostenere l’eventuale sacralità delle felpe standard del comunque modesto Maurizio Landini, ai nostri occhi, appunto, un semplice volenteroso, e della sua FIOM, ciò che appare evidente, attraverso Piccolo, è però l’ennesimo eterno ritorno dell’intellettuale cosiddetto “organico”, una figura cui ci ha lungamente abituati la storia della sinistra italiana al tempo dei dottor Zivago, e segnatamente del suo Pci, lo stesso che invece non sapeva fare a meno dell’elenco appena fatto, dai pugni chiusi al Che a tutto il resto.

francesco piccolo vince il premio stregafrancesco piccolo vince il premio strega

  

Poco importa che nella situazione attuale a essere indicato come luogo e proposta di governo da preservare dagli eventuali barbari in felpa posseduti da un pensiero regressivo sia Matteo Renzi, meglio, un immaginario di modesta consistenza tra Officina Leopolda e discount per ceti medi riflessivi come Eataly, tra Scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco e i balbetii dialettici della ministra Maria Elena Boschi, ciò che in definitiva dovrebbe apparire laicamente inaccettabile delle parole di Piccolo è l’abbandono di ogni volo e fantasia a favore dell’esistente, un deserto che proprio Renzi e la sua corte hipster sta rendendo sempre più tale, non senza una protervia ricattatoria all’interno della quale non sembra esserci più spazio per uno sguardo che sappia andare oltre la contingenza, oltre lo spessore filosofico di un twitt.

tony servillo e francesco piccolotony servillo e francesco piccolo

   

Il deserto, ecco, l’ho già detto. Quale dovrebbe essere la condotta di un intellettuale, di uno scrittore, di un artista dotato di un minimo d’amor proprio, se non del doveroso narcisismo, in un simile vuoto? Una risposta ciclopica eppure semplice, fare professione di fantasia, fare sì che le proprie parole diventino chiodi a quattro punte sulla strada del luogo comune, del conformismo, del familismo amorale, del clientelismo (poco importa se dal volto umano come usa fare la sinistra istituzionale), della protervia, del pensiero unico non meno hipster che sembra avere sostituito la categoria del lavoro con quella del successo, delle facce da garantiti che la quadreria renziana sempre più mette in piazza, sui banchi del governo e sui ponti e pontili di comando come paradigma di un nuovo che avanza comunque privo di una progettualità che faccia intuire un’idea di mutamento; il deserto, appunto. 

Andrea Camilleri Francesco Piccolo Andrea Camilleri Francesco Piccolo

  

Ci sarà una ragione se con l’aria che tira anche le facce di Amanda e Raffaele appaiono perfette come possibili testimonial del mondo al tempo di Renzi? Ci sarà una ragione ancora se l’immagine dell’Expo di Milano non riesce a suggerire nessuna emozione davvero umana al contrario delle fiere di un tempo? Ci sarà una ragione se assodato l’orrore da subcultura regressiva da centro sociale occupato il medesimo sgomento ce lo provoca la vista della sala bingo della Leopolda?

 

baricco renzibaricco renzi

Ci sarà una ragione se dopo pochi istanti le parole di Renzi appaiono come flatus vocis da gazzetta ufficiale che fa la parodia di se stessa? Ci sarà una ragione se scoprire perfino gli ex berlusconiani ai piedi di Matteo è per lo meno bizzarro agli occhi di coloro che immaginano la politica come discontinuità? E ancora: dov’è il pensiero nella proposta del già citato Renzi?   

   

FRANCESCO PICCOLOFRANCESCO PICCOLO

Queste e altre domande dovrebbe porre a se stesso e ai vicini di deserto un intellettuale, uno scrittore, un artista, a meno che non aspiri al ministero ufficioso della normalizzazione in nome del senso di responsabilità che, visto in controluce, mostra anche il vicino dicastero con piscina e sponsor Eataly della pubblica sicurezza.

 

Come diceva una canzone di qualche tempo fa: “Disoccupate le strade dai sogni, e arruolatevi nella polizia, ci sarà bisogno di voi nel nuovo progetto di socialdemocrazia”. Sembra la polaroid su Instagram del renzismo. Peccato che i social davvero impazzano, la democrazia assai meno.   

 

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)