giorgia meloni emiliano fittipaldi stefano feltri

QUERELE D’ITALIA – GIORGIA MELONI MANDA A PROCESSO “DOMANI” PER UN ARTICOLO DEL 2021 SU ALCUNI VERBALI DI DOMENICO ARCURI: L’EX COMMISSARIO COVID SI DIFESE FACENDO I NOMI DI ALCUNI PARLAMENTARI CHE LO AVREBBERO CONTATTATO PER PROMUOVERE  IMPRESE CHE VENDEVANO MASCHERINE. E TRA QUESTI SPUNTAVA ANCHE LA DUCETTA – FITTIPALDI: “MELONI SEMBRA VOLER COLPIRNE POCHI PER EDUCARE GLI ALTRI. È UN CAMBIO DI PASSO RISPETTO AI PRESIDENTI DEL CONSIGLIO CHE L’HANNO PRECEDUTA, CHE NON HANNO MAI QUERELATO NÉ PORTATO AVANTI PROCESSI CONTRO I MEDIA QUANDO SEDEVANO A PALAZZO CHIGI…”

Emiliano Fittipaldi per www.editorialedomani.it

 

GIORGIA MELONI

Dopo Roberto Saviano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni manda a processo anche Domani. I magistrati della procura di Roma hanno chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio di chi vi scrive e del direttore di questa testata, accusati di aver diffamato la premier in un articolo di un anno fa.

 

Quello della leader di Fratelli d’Italia è un cambio di passo rispetto ai presidenti del Consiglio che l’hanno preceduta: nonostante inchieste giornalistiche e accuse durissime della stampa d’opposizione, né Giuseppe Conte, né Paolo Gentiloni né Matteo Renzi hanno mai querelato né portato avanti processi contro i media quando sedevano a Palazzo Chigi.

 

emiliano fittipaldi foto di bacco

Per un rispetto della libertà di stampa, e per lo squilibrio tra l’enorme influenza di un premier e della sua maggioranza (anche sulle dinamiche della magistratura) e i compiti di controllo democratico che dovrebbero guidare il “ quarto potere”. Meloni sembra invece voler colpirne pochi per educare gli altri. Rispetto alla querelle con Saviano (che in tv ha detto che la Meloni e Salvini erano dei «bastardi», protestando con un insulto contro la linea sui migranti), la vicenda di Domani è più complessa.

 

MASCHERINE

L’articolo che Meloni non ha gradito è dell’ottobre del 2021, e dava conto di alcuni verbali di Domenico Arcuri, ex commissario straordinario all’emergenza Covid. Il quale, sentito dai pm romani che lo indagano per abuso d’ufficio in merito alla compravendita di una enorme partita di mascherine dalla Cina, aveva deciso di difendersi.

 

stefano feltri

Facendo nomi di alcuni parlamentari che lo avrebbero contattato per promuovere soggetti o imprese che, a parere dell’ex numero uno di Invitalia, vendevano mascherine a condizioni «largamente meno vantaggiose» di quelle proposte dall’imprenditore Mario Benotti (anche lui indagato). Ai magistrati Arcuri cita l’allora senatore di Forza Italia Massimo Mallegni, il neoeletto senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, l’ex deputato renziano Mattia Mor. Poi l’ex commissario aggiunge: «L’onorevole Giorgia Meloni il 22 e il 27 marzo è in copia all’offerta di tale Pietrella, per mascherine chirurgiche con richiesta di anticipo del 50 per cento e costo del trasporto a carico del governo italiano». Offerta mai presa in considerazione.

 

Domani, letto il verbale, cerca di capirci qualcosa di più, e scopre che Meloni aveva telefonato ad Arcuri prima che l’amico mandasse la mail alla struttura commissariale. «Insomma», sintetizziamo nel pezzo, «Arcuri dice a verbale che la leader di Fratelli d’Italia avrebbe raccomandato un’offerta di terzi».

 

STEFANO FELTRI E CARLO DE BENEDETTI A DOGLIANI 2020

Meloni, il giorno dopo la pubblicazione, annuncia querela contro Domani. Colpevole di aver volutamente «travisato» le dichiarazioni di Arcuri ai pm. Meloni conferma però di averlo davvero chiamato, dopo essere stata contattata da Pietrella. E non nega di essere stata in copia nella mail all’allora commissario. Dov’è la diffamazione? Nella parola “raccomandazione”. «Il famoso amico della Meloni chi è? È il presidente di Confartigianato Moda, cioè delle aziende del tessile, che voleva aiutare», spiega lei.

 

AGNIZIONE

DOMENICO ARCURI

La querela viene depositata il giorno dopo, a firma di Meloni e del suo avvocato. Cioè l’attuale sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove (anche Meloni, come Berlusconi, ha piazzato a via Arenula i suoi difensori). Meloni spiega come non ci sia esatta corrispondenza tra le parole del verbale e quanto scritto da Domani: «Arcuri non ha mai detto che la sottoscritta abbia “proposto” mascherine o che sia intervenuta per “raccomandare” qualsivoglia imprenditore... dunque non v’è dubbio della massima preordinazione e macchinazione per giungere a un titolo fuorviante e diffamatorio».

 

Forse Meloni avrebbe preferito la più neutra parola “segnalazione” al sinonimo (leggere il dizionario Devoto-Oli) “raccomandazione”. Parola scelta da chi scrive per un’altra evidenza, mai accennata dalla presidente del Consiglio né nella querela né nella conferenza stampa: Pietrella, colui che vuole parlare con Arcuri proponendo un affare che non si farà mai perché troppo oneroso, non è solo un semplice imprenditore. Ma un uomo vicinissimo a Fratelli d’Italia: Meloni lo aveva candidato nel 2019 alle europee e da un mese è deputato di FdI.

GIORGIA MELONI

 

Criticare i politici o usare parole sgradite al potere in Italia è talvolta considerato reato. Non solo da ministri e senatori, ma anche dai magistrati a cui si rivolgono. Finché una legge sulle liti temerarie non verrà approvata, le querele e le cause civili restano spada di Damocle sulla libertà d’informazione del paese. Le scelte della premier e dei giudici romani ce lo ricordano per l’ennesima volta.

Domenico Arcuridomenico arcuriSTEFANO FELTRI E CARLO DE BENEDETTI A DOGLIANI 2020

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?