hostiles

IL CINEMA DEI GIUSTI - ANCHE CON MOLTE BANALITÀ E CON UN PESANTE FARDELLO DA RACCONTARE, “HOSTILE”S NON DELUDERÀ I FAN DEL VECCHIO WESTERN E CHRISTIAN BALE, ROSAMUNDE PIKE E WES STUDI SONO LE PUNTE DI UN CAST DI ALTA CLASSE. IN PIENO RITORNO DEL ’68 TORNANO ANCHE GLI INDIANI, ANCHE SE IL POLITICAMENTE CORRETTO CI IMPONE DI ANDARCI PIANO CON I NOMI

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Hostiles di Scott Cooper

 

hostiles

In pieno ritorno del ’68 e di un governo Salvini-Di Maio tornano anche gli indiani. Anche se il politicamente corretto di oggi ci impone di andarci piano anche con i nomi. Eppure, comunque vogliate chiamarli, indiani, pellerossa o nativi, anche se non siamo sui livelli dei grandi western degli anni ’50, questo Hostiles diretto da Scott Cooper con un grande Christian Bale, Rosamunde Pike e Wes Studi, lo si vede con grande piacere. Almeno noi spettatori più vecchiotti.

 

Perché il western, specialmente quello girato con veri nativi nei grandi spazi americani, è un genere ultimamente poco frequentato, a parte The Hateful 8 di Quentin Tarantino, considerato antiquato, ma è quella dell’infanzia e della giovinezza di molti e permette sagge considerazioni sulla natura della violenza della società americana e degli uomini stessi, mette a confronto razze e sessi diversi. Ha degli archetipi e e degli stereotipi precisi, che di solito vengono rispettati, ma ormai più per piacere di metter in scena un western che per veri motivi di copione.

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Anche questo Hostiles, che Scott Cooper ha scritto con Donald Stewart, sembra spesso sprofondare negli stereotipi del genere, soprattutto con ovvi legami a certi tardi film di John Ford, penso a Cheyenne Autumn, e deve sottostare alla nuova rilettura delle guerre coloniali indiane. Un po’ come gli western con aborigeni che ogni tanto ci arrivano nei festival dall’Australia. Così, non solo di devono chiamare gli indiani di un tempo “nativi”, ma devono essere rigorosamente interpretati da attori nativi, appunto.

 

Non, come faceva lo stesso John Ford, da attori ungheresi dipinti di rosso, o da un Woody Strode nero con la parrucca. Questo limita molto lo sviluppo dell’avventura pura, come ai gloriosi tempi del Technicolor anni ’50 e dei grandi film western degli stessi anni. Così, anche il personaggio interpretato magnificamente da Christian Bale, il dolente capitano Jo Blocker, reduce da molte sanguinose guerre indiane, che deve scortare il vecchio capo Falco Giallo interpretato da Wes Studi assieme alla famiglia dal New Mexico alle verdi valli del Montana che un tempo erano sue, è una sorta di reduce ferito che sta sprofondando in un baratro di malessere esistenziale terribile.

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Si dirà che anche l’Ethan di John Wayne in The Searchers di John Ford, capolavoro assoluto del cinema checché ne pensi il nostro amico Quentin, si trascina dietro lo stesso malessere. E non ci sarà cura per quel dolore. Jo Blocker, però, se lo trascina quasi senza speranza di redenzione, assieme a un piccolo gruppo di fedelissimi, per il west scortando il capo, col quale divide la memoria di amici morti e atti terribili.

 

E proprio il capo gli ricorda i suoi orrori. Man mano che si procede nel viaggio e che si fanno incontri più o meno pericolosi, un gruppo di Comanche massacra una famigliola di pionieri lasciando viva solo la mamma Rosalie, interpretata da un’intensa Rosamunde Pike, i ricordi e il senso di morte trovano modo di esplodere nei conflitti tra soldati e indiani e tra soldati e soldati. Soprattutto quando Jo Blocker deve confrontarsi con un vecchio commilitone, interpretato da Ben Foster, che deve scortare a un processo per omicidio e questo gli dice chiaramente tutto quello che hanno fatto assieme e che è puramente casuale il fatto che uno sia il carceriere e l’altro il colpevole.

 

timothee chalamet in hostiles

Siamo tutti colpevoli. A differenza di molti western classici, il realismo di oggi spinge qui il regista a soluzione drastiche per certi personaggi che trovavamo simpatici, che troveranno una rapida e casuale morte quando un tempo sarebbe stato giusto portarli avanti fino alla fine. Peccato. Ma oggi siamo nell’America di Trump e non in quella di Kennedy. Il percorso che deve attraversare il Jo Blocker di Christian Bale è, ovviamente, un percorso di riappacificazione con i nativi, il mondo ostile del titolo, ma anche con la propria coscienza, anche se ogni ufficiale che incontra gli ripete che lui è “un brav’uomo” in fondo e lui stesso si giustifica continuamente pensando di aver fatto solo il proprio lavoro.

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Ma i suoi soldati sanno bene che non è stato solo un lavoro e che, comunque, quel tipo di lavoro ha portato tutti alla morte o alla follia. Solo nel vecchio capo Falco Nero trova la sua vera nemesi, perché entrambi sono alla ricerca di una soluzione non per la loro vita, ma per la vita di chi sopravviverà.

 

Anche con molte banalità e con un pesante fardello da raccontare che limita di molto il senso dell’avventura della storia, Hostiles non deluderà i fan del vecchio western e Christian Bale, Rosamunde Pike e Wes Studi sono le punte di un cast di alta classe dove si muovono, tra i personaggi minori, belle presenze come Peter Mullan, Ben Foster e quel Timothée Chalamet protagonista nel nuovo film di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome. Vederlo nei panni di un soldatino fa un certo effetto. Un po’ come, un tempo, trovavamo i grandi protagonisti del cinema di Hollywood, penso a Harrison Ford o a Harry Dean Stanton, in ruoli minori in certi magnifici western degli anni ’60. In sala da giovedì 22 marzo.

hostilesil cast del film hostileshostileshostiles

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