sully

IL CINEMA DEI GIUSTI - ''SULLY'' È UN ESERCIZIO DI ALTISSIMO LIVELLO DOVE L’INTERPRETAZIONE DI TOM HANKS E LA COSTRUZIONE CINEMATOGRAFICA DI CLINT EASTWOOD, CHE RIESCE A RACCHIUDERE TUTTO IN 96 MINUTI PERFETTI E DEL TUTTO FUNZIONANTI. RACCONTA UN’AMERICA E UN SOGNO AMERICANO CHE ANCORA ESISTE

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Sully di Clint Eastwood

 

sully di clint eastwoodsully di clint eastwood

Quel che lo spettatore italiano perde nella storia incredibile dell’ammaraggio del comandante Sully sul fiume Hudson, un ammaraggio che costò alla sua compagnia la perdita di un Airbus A320, ma la salvezza di tutte le sue 155 anime a bordo, tra passeggeri e personale, è che il valore dell’impresa, in quel 15 gennaio 2009, assumeva un’altra dimensione se inserita nel suo preciso contesto storico. Un contesto tutto negativo, tra la grande recessione americana, il caso Madoff esploso solo pochi giorni prima, e, soprattutto, l’ombra di un’altra tragedia con aerei in volo su New York come l’11 settembre.

 

L’impresa di Sully e con lui di tutta la comunità newyorkese impegnata nel recupero dei 155 passeggeri, assumeva così un significato ancora più importante e metaforico del semplice atto di eroismo o di bravura del comandante. Quel che importa davvero a Clint Eastwood nel metter in scena questo suo magistrale Sully, scritto da Todd Kormanicki e interpretato da un Tom Hanks assolutamente meraviglioso nel ruolo del comandante che, in fondo, pensa solo di aver fatto il suo dovere, il suo lavoro di ogni giorno, sono in fondo poche cose. Ma fondamentali.

 

sully  di clint eastwoodsully di clint eastwood

La costruzione dell’atto di eroismo visto appunto come epicità dell’eroismo quotidiano dell’uomo che non pretende altro che far bene il suo lavoro. Il sentimento, assolutamente fordiano (nel senso di John Ford), che nel fare questo atto nessuno è davvero solo, ma è espressione di un mondo che è lì vicino a lui. Lo sceriffo Wyatt Earp di My Darling Clementine di John Ford, per dire, si muove esattamente come il Tom Hanks di Sully. E sta facendo anche lui solo il suo lavoro, ma per una intera comunità e dentro di essa.

 

Anche l’ispettore Callaghan di Clint Eastwood e Don Siegel faceva il suo lavoro, ma agiva in un contesto di violenza urbana. Il lavoro di Sully è invece trasportare civili da una parte all’altra dell’America e preoccuparsi della loro vita. Nei 200 e passa secondi di tempo che ha nello scegliere cosa fare del suo aereo in volo su New York con i motori fuori uso per colpa degli uccelli (Canada Geese, leggo), fa la sua scelta in base a un rapido calcolo di possibilità, tornare indietro all’aeroporto La Guardia, atterrare da un’altra parte, o scendere verso l’Hudson, ma senza scordare il fattore umano.

 

L’immagine dell’aereo che si abbatte sulla città è proprio il suo incubo con cui si apre il film. E è proprio appellandosi al fattore umano che nel processo che affronta dopo l’ammaraggio, riesce a ribaltare i risultati dei test compiuti con delle simulazioni. Tutto il film sta qui. In questo non perdere mai il contatto con il fattore umano. Clint Eastwood e Tom Hanks non hanno, in fondo, tanta storia da raccontare. I pochi minuti dell’ammaraggio, pur eroico, pur straordinario, non sono un materiale per riempire tutto un film.

sully  di  clint eastwoodsully di clint eastwood

 

Lo diventando quando il film si allarga a tutto ciò che significa quell’atto all’interno della vita della città e del paese e alla costruzione/ri-costruzione dell’ammaraggio come momento di rivincita della comunità e dell’eroismo quotidiano del bravo americano qualunque. Pochi film di Clint Eastwood sono così minimali e scarni come Sully, inoltre è tutto costruito sulle spalle di un solo personaggio, che al massimo divide la scena con il suo secondo, Aaron Eckhart, e con la moglie al telefono, Laura Linney.

sully   di  clint eastwoodsully di clint eastwood

 

Magari, come ha scritto qualche critico, è un film vecchio, fatto da vecchi per vecchi, o un film con poca storia. Personalmente lo trovo un esercizio di altissimo livello dove l’interpretazione di Tom Hanks e la costruzione cinematografica di Clint Eastwood, che riesce a racchiudere tutto in 96 minuti perfetti e del tutto funzionanti, si muovono da un evento e da un personaggio per raccontare un’America e un sogno americano, che probabilmente, malgrado Trump, ancora esiste. In sala da giovedì.

SULLYSULLY

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