renato zero

NUMERO ZERO (RENATO) – GLI INIZI CON BONCOMPAGNI (“CI ARRIVAI IN MUTANDE”), GLI ANNI ’70 ("HO AIUTATO LE PERSONE A PRONUNCIARE UNA PAROLA ALLORA PROIBITA: INDIVIDUALISMO”), IL CANTANTE ROMANO SI RACCONTA: "NON ERO RASSICURANTE COME MORANDI. ERO SCOMODO, PROVOCAVO IMBARAZZO, IO. MA HO SEMPRE ACCOLTO TUTTI. IL MIO LETTO E' DIVENTATO PIAZZA DEL POPOLO" - VIDEO

 

 

 

Malcom Pagani per il Messaggero

 

ZEROZERO

Nella casa discografica in cui tutto iniziò, arrivò con Gianni Boncompagni. «Aveva un' energia singolare e ci capimmo al volo. Mi trascinò di corsa alla Rca dopo una puntata di Bandiera Gialla. Avevo fatto una spaccata di troppo e ci arrivai in mutande, con un maglione fatto cadere distrattamente sulle parti basse, a coprire lo scempio alla meno peggio.

 

Bandiera gialla 65 - BoncompagniBandiera gialla 65 - Boncompagni

Non si turbò nessuno, mi fecero un provino e uscì questo 45 giri con un paio di canzoni che credo vendettero sì e no 20 copie». 50 anni dopo, di fronte al teatro totale e all' ambizione di Zerovskij- Solo per amore, il signor Fiacchini rifiuta di sentirsi una vestigia, un monumento, un simbolo del passato: «La critica mi ha accarezzato con grande superficialità e non credo di essere mai stato compreso per quel che sono stato. E non solo io.

renato zero in galeotto fu il canotto photo andrea arrigarenato zero in galeotto fu il canotto photo andrea arriga

 

Chi scrive di note si china da sempre su qualsiasi fiato di Bob Dylan e magari si permette l' irriconoscenza di trattare De Gregori alla stregua di un autore che non merita nemmeno l' appellativo di maestro. Camminiamo sul nostro passato senza rispettarlo, con disinvoltura, mentre bordeggiamo, anche musicalmente, il ciglio del burrone».

h bandiera gialla invitoh bandiera gialla invito

 

Come ha fatto a non caderci ?

«Liberandomi di qualche zavorra. Quando la mongolfiera non ce la fa più a sollevarsi, lasci a terra un po' di roba. Io ho gettato ricordi, amarezze, sbandamenti, errori che non ho più necessità di tenere con me».

BONCOMPAGNI BANDIERA GIALLABONCOMPAGNI BANDIERA GIALLA

 

E chi è rimasto con lei?

«Il mio propellente. Gli amici che ho ancora, le contaminazioni che mi hanno reso più ricco, i passi che ho fatto con le mie gambe, da Via Fontebuono a oggi».

Suo padre faceva il poliziotto.

«Undicesimo figlio di una stirpe di pastori marchigiani. Nell' allontanarlo dal centro storico gli avevano assicurato che emigrare da Via di Ripetta alla Montagnola significasse il progresso. Che al posto del cesso sul ballatoio, avrebbe trovato una casa tutta nuova con tanto di bagno».

 

E la Montagnola che cos' era?

«Campagna aperta con palazzi e gru. C' era una febbre prospera allora, anche in periferia».

dago e renato zero 1dago e renato zero 1

 

Oggi?

«Roma ha perso la sue caratteristiche più importanti: incontro e dialogo. I rioni erano dei fortini, la gente vigilava, i mascalzoni, prima che compromettessero gli equilibri, erano espulsi da sentinelle senza divisa: i cittadini».

renato zerorenato zero

 

Che cittadino era Renato Zero?

«Uno che ai detrattori porgeva una rosa e che cercava di farsi capire anche da chi lo disprezzava. Un incosciente. Un imprudente che tacitava paura, imbarazzi, incertezze e difficoltà con la sfrontatezza di chi affrontava i nemici sorprendendoli: a chi mi insultava, rispondevo spiazzando: Che vi ha fatto di male, Renatino vostro? Sono solo stravagante, ma l' ossigeno non ve lo tolgo mica. Quelli si stupivano, si incuriosivano e magari invece di rifiutarti, compravano il tuo disco. Sono stato sempre un aggregatore».

 

E cos' altro?

«La bandiera di una Repubblica indipendente che ha aiutato le persone ad avere coraggio e a pronunciare una parola che negli anni 70 era proibita: individualismo».

Lei odia le classificazioni.

«Mi hanno sempre fatto orrore e con Zerovskij lo ribadisco: non siamo rock, punk né pop. Siamo tutte queste cose insieme».

renato zerorenato zero

Come si proietta sui 67 anni.

«Con grande leggerezza. Nonostante le cadute o i segni sulla pelle, posso dirmi felice. E anche se non possono parlare, sono felici anche le suole delle scarpe che hanno camminato insieme a me».

 

Ricordi dei primi concerti?

«Giravo con un vecchio Ford Transit che avevo chiamato Orazio e tra benzina e costumi facevo miracoli di equilibrismo con il budget. Alla fine, prosaicamente, molto incideva la conta degli spettatori. Controllare che l' impresario non ti fottesse era basilare. Se il piatto è misero, anche le briciole fanno numero».

 

Impresari ne ha visti.

«Anche Elio Gigante, lo storico di Mina. Ma per quanto fossero bravi e attenti, c' erano artisti che addomesticabili proprio non erano» .

Nomi?

ZEROZERO

«Mina e Celentano ad esempio, anche se per loro il viaggio era di prima classe, mentre io ero stipato in terza, nel vagone dei militari, in un ordine di grandezza in cui allargarsi era sconsigliabile».

 

Non addomesticabile era lei.

«Io, sia detto senza presunzione, più di tutti. La mia presenza era scomoda. I dirigenti musicali me lo dicevano chiaramente: Non ci creare problemi, noi stiamo dietro la scrivania a non fare un cazzo e ci sta benissimo così».

Non rassicurava, Zero.

«Avevano Morandi- persona e artista eccellente per carità- ma Gianni era così per bene, con la cravattina, con il vestitino buono e io quei requisiti non ce li avevo. Provocavo imbarazzo, inquietavo, io».

 

renato zero, danilo madonia, stefano senesi photo andrea arrigarenato zero, danilo madonia, stefano senesi photo andrea arriga

Se guarda a ieri cosa vede?

«Tanta di quella vita che a volte conviverci è ingombrante. Ho accolto tutti però. Il mio letto è diventato Piazza del Popolo, il mio dormire somiglia a quello di Gulliver e la mia vita si è trasformata in un grande albergo: ai concerti entrano bambini e vecchi, ma non è poi così brutto sentirsi un Grand Hotel».

 

Non è faticoso l' andirivieni?

«Hai 60 anni ma è come se ne avessi 120. Bisogna stare attenti e avere equilibrio, altrimenti la depressione ti porta a ballare con lei».

 

Lei è stato depresso?

«Ho avuto attacchi di panico e li ho superati. Non si finisce mai di conoscere se stessi e la propria capacità di risorgere».

 

Mai andato in psicanalisi?

«Tenuta a debita distanza. Con gli psicanalisti andavo a cena».

 

renato zero photo andrea arriga1renato zero photo andrea arriga1

L' artista è solo?

«Siamo soli fin dalla placenta e lo siamo anche in punto di morte, ma non è che con l' età si sia più soli. Della solitudine, al limite, sei soltanto più consapevole».

 

Cosa si impara con l' età?

«Che l' estetica è l' ultimo dei problemi di un essere umano».

Detto da lei stupisce.

«Ci ho giocato e mi sono messo a disposizione della caricatura e dell' ironia perché l' estetica diventasse spensierata e provocatoria, ma non ho mai trasformato la mia stravaganza in opportunismo o in strumento ruffiano. Volevo raggiungere il cuore di qualcuno, non essere personaggio e basta. Spero si sia capito».

renato zero photo andrea arriga3renato zero photo andrea arriga3RENATO ZERO -4RENATO ZERO -4RENATO ZERO -3RENATO ZERO -3renato zero renato zero RENATO ZERORENATO ZERORENATO ZERO - 2RENATO ZERO - 2renato zerorenato zerorenato zero photo andrea arrigarenato zero photo andrea arriga

 

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO