CORE DE MAMMA - LA GUERRA DI UNA DELLE DONNE PIU’ RICCHE DEL MONDO CONTRO I SUOI FIGLI PER UNA EREDITA’ MILIARDARIA

Roberta Giaconi per il "Corriere della Sera"

Sta per concludersi la lunga battaglia legale che vede schierata una delle donne più ricche del mondo, l'australiana Gina Rinehart, contro due dei suoi stessi figli.
Una causa iniziata nel settembre 2011 che ruota intorno a un trust da cinque miliardi di dollari, pari a circa un quarto del patrimonio di famiglia nato dal più grande giacimento di ferro al mondo.

Il fondatore della dinastia, Lang Hancock, lasciò in eredità il trust ai suoi quattro nipoti che l'avrebbero raccolta dopo aver superato i 25 anni. Ma nel 2011, a pochi giorni dal 25esimo compleanno di Ginia, la più piccola dei quattro, la magnate mostrò di non avere nessuna intenzione di lasciare ai figli il trust che aveva sempre amministrato per loro.

«Le tasse sull'eredità vi manderanno in bancarotta», avrebbe scritto, pianificando di permettere loro l'accesso soltanto nel 2068. Una scelta che non è piaciuta ai legittimi interessati. I tre più grandi, John, Bianca e Hope, si sono subito rivolti alla Corte Suprema del New South Wales, dove ieri si è aperto il dibattimento.

«La condotta di nostra madre nell'amministrazione del trust è stata ingannevole, manipolatoria e vergognosa», hanno accusato. Soltanto la più piccola dei quattro, Ginia, è rimasta vicina alla magnate. «Questo caso è motivato soltanto dall'avidità», ha sostenuto tempo fa, venendo premiata dalla madre con posti chiave nella società di famiglia e con regali generosi.

Mentre Ginia guidava la sua Rolls-Royce nuova fiammante da oltre un milione di dollari, i fratelli, tagliati fuori dall'accesso al trust, arrancavano per pagare il conto da 100 mila dollari al mese degli avvocati, vendendo proprietà, vestiti e gioielli. La prima a gettare la spugna è stata lo scorso marzo Hope, la terza figlia.

Non si conoscono molti dettagli della vita dei quattro figli, ma si sa che tra di loro c'è sempre stata una forte competitività, incoraggiata dalla madre. «Di volta in volta ciascuno di loro è stato elevato al ruolo di favorito, per poi essere sostituito da un altro», ha raccontato un amico di famiglia. Del resto è trapelato più volte come, nonostante la ricchezza, i quattro figli non abbiano avuto un'infanzia felice.

«Dormivo con un martello sotto il cuscino», ha raccontato in un'intervista la secondogenita, Bianca, parlando del disagio che provava vedendo la sua casa sempre accerchiata dai curiosi. Tormentato è anche il primogenito John, talmente in rotta con la madre da aver deciso di rinunciare al cognome del patrigno, Rinehart, per prendere quello del nonno, Hancock.

Secondo lui, la madre avrebbe sempre preferito le figlie avute con il secondo marito, l'avvocato Frank Rinehart, rispetto a lui e Bianca, nati dal primo matrimonio di Gina con un dipendente di Lang Hancock, l'inglese Greg Milton. John, che ha guidato la battaglia legale contro la madre, sperava probabilmente di essere nominato amministratore fiduciario del trust di famiglia. Ieri, a sorpresa, si è però ritirato.

«Ho deciso di fare un passo indietro e di sostenere la nomina di Bianca», ha detto. Bisognerà vedere se la magnate accetterà la sua secondogenita come amministratrice fiduciaria, mentre Ginia, la più piccola, ha già fatto sapere di non essere d'accordo. «Voglio una persona che sia davvero indipendente», ha chiesto tramite i suoi avvocati.

Comunque vada a finire, sarà Gina Rinehart la grande sconfitta, proprio lei che lottò a sua volta per ottenere la sua eredità, quando il padre la allontanò per sposare l'odiata domestica filippina, Rose Porteous. Ora sono i suoi stessi figli a strapparle la guida del trust, mentre nascono dubbi sulla loro volontà di continuare un giorno l'opera della madre. E Gina Rinehart, che ha dedicato la sua vita al più grande giacimento di ferro del mondo, inizia forse a temere che l'impero di famiglia non sopravviva alla terza generazione.

 

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