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IL CINEMA DEI GIUSTI - ECCO. QUELLO CHE CI VUOLE È UNA BELLA STORIA D’AMORE GIOVANILE, IMPOSSIBILE E ROMANTICA - ESCE SOLO ORA, CON UN ANNO DI RITARDO, IN PIENO AGOSTO IL BELLISSIMO "TROIS SOUVENIR DE MA JEUNESSE" DI ARNAUD DESPLECHIN, RIBATTEZZATO DA NOI UN PO’ BANALMENTE "I MIEI GIORNI PIÙ BELLI"

Marco Giusti per Dagospia

 

ARNAUD DESPLECHIN 2ARNAUD DESPLECHIN 2

Ecco. Quello che ci vuole è una bella storia d’amore giovanile, impossibile e romantica. Sono gli anni ’80 di una Francia povera e piena di speranze, dove gli amanti si scrivono lettere tutti i giorni e fanno lunghe telefonate dai telefoni pubblici, è la morte di Jacques Lacan è un evento che vale la morte di Jimi Hendrix. E’ il 900. Esce solo ora, con un anno di ritardo, in pieno agosto il bellissimo Trois souvenir de ma jeunesse di Arnaud Desplechin, ribattezzato da noi un po’ banalmente I miei giorni più belli.

 

arnaud desplechinarnaud desplechin

Forte di un premio César alla miglior regia, Desplechin in patria è chiamato  "il Mad Max del cinema d'autore francese", di una forte polemica per non essere stato inserito in concorso a Cannes, ma  di un trionfo personale alla Quinzaine, I miei giorni più belli è per il regista il grande ritorno al romanzo formativo nouvellevaguista dopo l'inciampo americano di Jimmy P, il cui insuccesso è molto pesato alla carriera del suo autore.

ARNAUD DESPLECHINARNAUD DESPLECHIN

 

Per l’occasione ritorna anche il personaggio di Paul Dédalus, interpretato da Mathieu Amalric, bizzarro antropologo che vive da anni lontano da Parigi, e sorta di doppio di Desplechin, che ha già trattato da protagonista in altri due film. E’ un Paul Dédalus svagato e disincantato che racconta a una sorta di 007 francese, André Dussolier, come ha fatto ha perdere la propria identità tanti anni prima in Russia, a Minsk, costruendo così un suo “doppio” in giro per il mondo, e a se stesso i suoi ricordi più cari della giovinezza in quel di Roubaix.

 

TROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE - DESPLECHIN - CASTTROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE - DESPLECHIN - CAST

La pista spionistica, in realtà, ci devia dal vero interesse di Desplechin, cioè dal racconto di una lunga e tormentata storia d'amore giovanile che lo vede diciannovenne dividersi tra Roubaix, dove vivono i suoi fratelli, e Parigi, dove inizia a studiare antropologia.Il giovane Paul, interpretato da Quentin Delmaire, si innamora di una bella ragazza sedicenne di provincia, Esther, la luminosa Lou-Roy Lecollinet, e questa storia cambia profondamente la sua vita. Esattamente come lo spettatore, che si trova trasportato in un grande storia d'amore truffautiana di tanti anni prima, anche Desplechin si butta nella costruzione di questa storia e dei suoi due protagonisti.

 

TROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE - DESPLECHIN 2TROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE - DESPLECHIN 2

E' un corpo a corpo non solo con i sentimenti di Paul Dédalus, diviso tra una madre pazza che lo ha reso orfano, un padre assente e lo studio, ma anche con lo sguardo e la passione femminile di Esther. Forte del pur non riuscito Jimmy P, con tutte le sue teorie sulla pazzia e sullo studio antropologico delle tribù dei nativi americani, Desplechin adatta questo sguardo da antropologo anche ai suoi personaggi per raccontarci una storia d'amour fou che attraversa anni e luoghi diversi in una provincia arretrata e in un’Europa che si sta aprendo a nuovi orizzonti.

 

"trois souvenir de ma jeunesse" di arnaud desplechin 2h

Anche se per Paul la caduta del Muro rappresenta la fine della sua giovinezza. Non so se I miei giorni più belli è un grande film, certo è un film molto sentito e molto forte, con delle scene d’amore molto spinte e romantiche come in Italia non siamo in grado di fare, o non vogliamo più fare, anche per autocensura sui sentimenti legati alla nostra vita culturale e politica (a parte Bellocchio, certo). Paul Dédalus non si vergogna a dirci che eravamo giovanissimi e eravamo poveri e questo cambia del tutto la visione della storia e delle nostre memorie. Oggi il cinema borghese europeo, non solo quello italiano, si vergogna quasi a raccontare la povertà di trenta quarant’anni fa. Molto bello. In sala.

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