ustica aereo

''IL TEMPO'' FA STRAGE DEL FILM DI MARTINELLI SU USTICA: ''16 BUONI MOTIVI PER NON VEDERLO: UNA SEQUELA DI PRESUNTI FATTI INEDITI, SPACCIATI PER VERI, QUAND’INVECE SONO GIA’ STATI SMENTITI DA PERIZIE, TESTIMONI OCULARI, SENTENZE PASSATE IN GIUDICATO - IL "CATTIVO" SI CHIAMA FRAGALÀ, COME L'AVVOCATO UCCISO NEL 2010 E CHE FU CRITICO CON MARTINELLI

Luca Rocca per Il Tempo

 

«Ustica», l’ultimo film di Renzo Martinelli, presentato come la «verità rivelata» sulla strage del 27 giugno 1980, è l’opposto della verità. La sola cosa certa, dopo averlo visto in anteprima, è che il regista ha rimesso in circolo ipotesi scartate da anni di inchieste, respinte anche dai magistrati che processarono per depistaggio i generali dell’Aeronautica (tutti assolti), resettate dai più grandi periti internazionali.

CATERINA MURINO IN USTICACATERINA MURINO IN USTICA

 

Lo ha fatto, Martinelli, con un film scritto male e a nostro modesto avviso recitato peggio, proiettando immagini fantasiose, facendoci ascoltare dialoghi mai avvenuti e ricostruendo una vicenda dolorosa, che costò la vita a 81 innocenti, dando sfogo al più classico cliché del complottismo. Di motivi per ignorarla, la pellicola di Martinelli, ce ne sono anche troppi.

 

 

1. IL BLUFF DEL MIG

La tesi del film è che, cercando di inseguire un Mig23 libico «nascosto» sotto la pancia del Dc9, un caccia americano provoca la caduta del velivolo civile italiano. Dal Dc9, incredibilmente, non parte nessun allarme. E che fine fa il caccia Usa? Si lascia intendere, senza mostrarlo, che sia precipitato in mare nei pressi del Dc9. Ma non esiste alcuna prova. E da dove sarebbe partito? Per anni si è sostenuto dalla portaerei Usa Saratoga. Fino a quando è stato provato che quella nave era attraccata al porto di Napoli (come dimostrano alcune foto che ritraggono due sposini con alle spalle proprio la Saratoga), e nessun caccia può decollare da una portaerei non in navigazione.

 

 

2. CACCIA INVISIBILE

Nel film viene evidenziato che, stando sotto la pancia del Dc9, il Mig non è visibile al radar che scorge un solo segnale. Ma il caccia non compare dal nulla, là sotto ci deve pur arrivare. E nessun radar segnala il suo tragitto, né quello dei caccia Usa, prima e dopo?

 

 

3. VENTUNO GIORNI DOPO

IL FILM DI MARTINELLI SU USTICAIL FILM DI MARTINELLI SU USTICA

Il 27 giugno 1980 la pilotessa, protagonista del film, si reca sulla Timpa delle Magare, in Calabria, e scopre che un Mig libico si è schiantato su quel costone. Il pilota è morto. Ma i riscontri sulla caduta del Mig 21 giorni dopo, cioè il 18 luglio, sono così lampanti da aver indotto i magistrati a dire: «Le prove acquisite su questo episodio non sono state tali da far ipotizzare un coinvolgimento di tale velivolo con la caduta del Dc9». E infatti le relazioni dei carabinieri e dei vigili, le testimonianze a caldo di sei cittadini calabresi, fax, dispacci e fonogrammi, lo confermano: insomma, non è caduto lo stesso giorno del dc9 ma tre settimane dopo.

 

 

4. FANTASIOSI SPARI

La pilotessa nota dei buchi sulla fusoliera del Mig. Pensa (anche perchè nel film il caccia Usa spara) siano stati provocati da una mitragliatrice. Non è così. I fori, come emerso dalle indagini, si formano perché il Mig viene trascinato via per tre chilometri su di una pietraia, ridotto a pallottola e ingabbiato con i cavi.

 

 

5. FUSOLIERA USA INESISTENTE

La pilotessa afferma che «in mezzo agli oggetti» ritrovati in mare nei pressi del Dc9 c’è «un pezzo della fusoliera di un caccia americano». Pura invenzione. Tanto che Priore (la cui sentenza-ordinanza su Ustica ha dato adito ad anni di sospetti) scrive che quel pezzo di metallo non è mai stato repertato.

 

 

IL FILM DI MARTINELLI SU USTICA IL FILM DI MARTINELLI SU USTICA

6. IL PERDONO DI ALLAH

La pilotessa trova accanto al corpo un foglio sul quale il pilota del Mig ha appuntato, in arabo, una richiesta di perdono indirizzata ad Allah. Un testamento mai esistito. Ma poi, quando lo avrebbe scritto? Mentre i caccia Usa lo inseguivano? Dopo la caduta perché rimasto vivo dopo lo schianto?

 

 

7. ECCO IL MISSILE

A un certo punto il marito della pilotessa, il deputato «Acquaformosa», spiega alla moglie che il Dc9 è stato colpito, per sbaglio, da un missile di un caccia Usa. Teoria cassata per la totale assenza di tracce di impatto esterne sul Dc9.

 

 

8. SEGGIOLINO MAI REPERTATO

La moglie del politico spiega che il quotidiano «Paese Sera» parla di un giubbotto Usa e un seggiolino eiettabile recuperati vicino al Dc9. È vero che fra i reperti c’è un giubbotto statunitense della Saratoga (che per anni ha solcato quelle acque e, dunque, un giubbotto perso è una non notizia), ma anche Priore esclude la presenza del seggiolino: «Nessuna traccia né nelle relazioni di recupero né tra i reperti».

 

 

9. MORTI (NON) SOSPETTE

A un certo punto muore, precipitando con un elicottero, prima un possibile testimone in grado di rivelare che il Mig è precipitato il 27 giugno, poi, in un incidente stradale, la pilotessa. Sono le cosiddette «morti sospette» che per anni hanno alimentato dietrologie folli. Un capitolo che persino Priore liquida così: «Il numero delle morti violente si azzera se si tiene conto della durata delle indagini e quindi di un tasso fisiologico dei decessi», e ancora di più «se tali vicende vengono vagliate escludendo deduzioni di fantasia».

USTICAUSTICA

 

 

10. RADAR «PULITI»

Poco prima di morire la pilotessa parla con una giornalista investigativa, mamma di una bambina che si trovava a bordo del Dc9, e le spiega che il velivolo dell’Itavia non era in volo da solo. Ma la presenza dei plot radar -12 e -17, che per i magistrati rappresenterebbero la prova di jet vicino al Dc9, è stata definita dai giudici «un salto logico ingiustificabile».

 

 

11. TESI «DECOMPOSTE»

Il deputato incontra il perito che ha eseguito l’autopsia sul pilota del Mig. Il medico gli riferisce che il corpo del cadavere era «pieno di vermi» e la morte risaliva ad almeno 20 giorni prima del 18 luglio. Ma nella realtà i due periti che eseguono l’esame autoptico scrivono che la morte risale proprio al 18 luglio. Dopo sei anni cambiano idea e, in una presunta «memoria aggiuntiva» (mai trovata), la collocano a prima di quella data. Dopo pochi mesi tornano alla versione originale: il pilota è morto il 18 luglio e l’avanzato stato di decomposizione è dovuto «all’esposizione all’aria aperta per parecchie ore», al «tipo di cassa con cui venne tumulata» e al forte caldo.

 

 

12. IMPICCATO SOSPETTO

Quando il deputato vedovo e la giornalista vanno a casa del maresciallo dell’Aeronautica Mario Alberto Dettori (forse in servizio la sera del 27 giugno al radar di Poggio Ballone, anche se non esiste conferma ufficiale), lo trovano impiccato a un albero. Un’altra morte sospetta per Martinelli. Che ignora, ancora, la verità storica.

 

 

DC 9 USTICADC 9 USTICA

13. GOLA PROFONDA

Un radarista incontra, in un buio parcheggio sotterraneo, la giornalista (una scena simile a quella di «Tutti gli uomini del presidente» sullo scandalo Watergate). Le lascia un nastro registrato nel quale viene spiegato che la sera del 27 giugno c’era in volo un «Hawacs», un aereo d’avvistamento radar. La «gola profonda» svela che il radarista di Ciampino, notando la traccia del Dc9 che si sposta dalla sua rotta, contatta il pilota per dirgli di rimanere sulla linea di volo prefissata. Ma il pilota replica di non aver virato. Il radarista, sottolinea la «gola profonda», aveva visto, in realtà, la traccia del Mig 23 mettersi in coda al Dc9. Ma allora, di tracce ne avrebbe dovuto vedere due, del Dc9 e del Mig, e non una sola. Illogicità.

 

 

14. ALLARME FASULLO

ustica big ustica big

Lo stesso messaggio della «gola profonda» svela che due F104 italiani vedono il Mig e lanciano tre volte l’allarme. Martinelli non dice che ogni giorno di quel mese, da quello stesso caccia, è stato accertato che partiva un allarme per via di un’anomalia tecnica più volte segnalata.

 

 

15. TRAFFICO INVISIBILE

Ai due caccia italiani, e ai due francesi decollati dalla Corsica, viene ordinato di rientrare. Del Mig si occupa la coppia di jet americani. Un traffico da ora di punta che esiste solo nella fantasia di Martinelli.

 

 

16. COLLISIONE IMPOSSIBILE

strage di usticastrage di ustica

Il film si conclude con il caccia Usa che si accorge tardi della presenza del Dc9 e gli piomba addosso spezzandolo in due. Come ha potuto non vederlo prima attraverso il radar? 

 

 

USTICA 2, LA VENDETTA. UNA STRAORDINARIA COINCIDENZA O UN COLPO BASSO? IL PARLAMENTARE “CATTIVO” DEL FILM SI CHIAMA FRAGALA', COME IL PARLAMENTARE DI AN CHE FECE FUOCO E FIAMME CONTRO IL PRECEDENTE FILM SU MORO DI MARTINELLI (PIAZZA DELLE CINQUE LUNE)

 

Maurizio Gallo per Il Tempo

 

Una «vendetta», un’«offesa voluta e dolosa», che ha come obiettivo diffamare un parlamentare tragicamente scomparso sei anni fa. Il film su Ustica di Renzo Martinelli ha colpito una famiglia già distrutta dal dolore, quello per la perdita di Enzo Fragalà, ucciso a Palermo nel 2010 in circostanze ancora da chiarire. Potrebbe essere una semplice coincidenza, un’omonimia casuale.

 

usticaustica

Ma la figlia Marzia, 36 anni, madre di due bambine e anche lei penalista come il padre, è convinta del contrario. «Siamo sconvolti, non ci aspettavamo un colpo del genere - spiega al telefono - L’intenzione è chiaramente diffamatoria e stiamo preparando una diffida immediata sull’uscita del film e una querela per diffamazione».

 

La sua amarezza si estende ad alcuni ex colleghi del papà e al Governo: «Mio padre ha sempre ricercato la verità su Ustica e sosteneva l’ipotesi della bomba, ne parlavamo spesso a casa e ho il garage pieno di faldoni della commissione d’inchiesta - racconta - La cosa che mi stupisce di più è che, malgrado Martinelli ne abbia parlato in conferenza stampa, nessuno si sia indignato per quello che ha messo in bocca a mio padre».

 

Marzia Fragalà non pensa che il riferimento sia stato involontario: «Sono certa del dolo, il nostro nome non è così comune e poi rammento ancora la querelle che ci fu in merito al film di Martinelli su Moro - precisa - Il regista sosteneva che mio papà non voleva conoscere la verità solo perché aveva criticato la ricostruzione della vicenda. Ora fa dire al personaggio delle frasi vergognose. E noi prepariamo la querela».

 

enzo fragalaenzo fragala

Rincara la dose Giovanni Pellegrino, ex presidente della Commissione parlamentare stragi tra il ’94 e il 2001, nello stesso «settennato» di Fragalà: «Assolutamente no - è la sua risposta - Fragalà non ha mai ostacolato la ricerca della verità. Era uno dei membri più attenti e presenti della commissione. A lungo sposò la tesi del duello aereo e poi, con tutto il centrodestra, abbracciò quella della bomba a bordo».

 

Dopo la denuncia de Il Tempo, anche il mondo politico si è svegliato. Carlo Giovanardi, senatore di «Idea», sottolinea che il film «non si limita a riciclare ipotesi-spazzatura già fatte a pezzi nel processo penale», ma tira in ballo «un sedicente onorevole Fragalà che l'ignaro spettatore rischia di confondere con l’onorevole di Alleanza nazionale» e, quindi, «infanga la memoria di chi non si può più difendere».

RENZO MARTINELLIRENZO MARTINELLI

 

Sulla stessa linea, l’ex Ccd Eugenio Baresi, ex segretario della commissione: «È inaccettabile che si offenda la memoria e il lavoro di un parlamentare corretto e perbene». Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, sospetta «una sorta di ritorsione postuma» contro «il mio amico Fragalà» che «ebbe modo di criticare il precedente film di Martinelli» e che «si è sempre battuto a 360 gradi per la verità in tanti campi, compreso quello di Ustica».

 

GIOVANARDIGIOVANARDI

Sorpreso anche Federico Mollicone, già consulente della commissione Stragi e Mitrokhin, vicinissimo a Fragalà: «Ci addolora vedere come il nome di Enzo venga usato per descrivere un rappresentante del governo depistatore e, addirittura, mandante di omicidi». Per l’ex forzista Ruggero Manca, «il cognome Fragalà dato al "cattivo" del film vuole essere una vendetta postuma» e «si è di fronte a una vicenda squallida, orribile e di ignobile gusto».

 

Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, spera «che Martinelli faccia al più presto chiarezza. Il suo silenzio non fa che accrescere il sospetto che questa "coincidenza politica" sia figlia delle critiche che Fragalà aveva rivolto al regista per il film su Moro». Gaetano Quagliariello (Idea), infine, parla di «una scelta poco edificante, che nessuna passata polemica tra il politico e il regista può giustificare».

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”