andrea di martino - “la messa e? finita” 5 chiesa abbandonata

DALLA MESSA ALLA MESCITA - FEDELI IN FUGA, CRISI DELLA FEDE E LE CHIESE RESTANO VUOTE E QUELLE IN DISUSO, SOPRATTUTTO NEL NORDEUROPA, DIVENTANO BAR, LOCALI, TEATRI O ALBERGHI DI LUSSO, PERFINO UNA SCUOLA CIRCO

Marco Ansaldo per “la Repubblica

 

andrea di martino   “la messa e' finita”andrea di martino “la messa e' finita”

I cardinali creati nel nuovo Concistoro arrivano dalle periferie del mondo. L’Europa perde potere. E, proprio nel Vecchio continente, le chiese chiudono. Si trasformano. In che cosa? Officine, teatri, atelier, consigli d’amministrazione, alberghi di lusso. Tutto, fuorché nel sacro. La messa è finita e la vita delle chiese riprende sotto altra forma.

 

Sullo sfondo, le antiche spoglie — i muri, gli stucchi, i dipinti preziosi — spesso restano, nobilitando la nuova struttura. Ma l’anima consacrata è persa, e al posto di altari compaiono tavoli da ping pong, elevatori d’automobili, banconi da bar, blocchi di partenza per piscine persino.

 

Il fenomeno è in aumento nel Nord Europa. Chiese che chiudono i battenti riaprono le porte come palestre, supermercati, o scuole di circo. Una mutazione all’ordine del giorno in Olanda, dove la gerarchia cattolica stima di dover dismettere entro i prossimi 10 anni due terzi dei suoi 1.600 edifici. Ma pure 700 chiese protestanti si preparano a lasciare da qui al 2018.

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In Danimarca sono 200 le chiese che non servono più. Nella provincia della Frisia, dove addirittura 250 luoghi sacri su 750 sono stati chiusi, una commissione deciderà cosa fare degli edifici abbandonati. In Germania ne sono stati chiusi ben 515 dal 2005 a oggi. In Gran Bretagna se ne svuotano 20 ogni anno. Al punto che la Chiesa d’Inghilterra, così come quella di Scozia, ha messo sul proprio sito una sezione dedicata alla vendita delle chiese sconsacrate.

 

Alcune, le più piccole, trovano spesso nuova vita come abitazioni private. Ma non tutte le strutture più grandi possono trasformarsi in biblioteche, sale da concerto o centri culturali. Ad Arnhem, in Olanda, la chiesa di San Giuseppe, un tempo capace di accogliere fino a mille fedeli, ha visto i suoi marmi adattarsi a palazzetto per i patiti dello skateboard.

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A Bristol, in Inghilterra, la chiesa di Saint Paul si è attrezzata come scuola circo, con tanto di funi e trapezi attaccati alle volte. A Edimburgo, in Scozia, una chiesa luterana ospita adesso un bar luminescente, con il nome di Frankenstein: immagini mostruose e laser compaiono puntuali a mezzanotte. In Olanda gli edifici sacri sono diventati oggi i contenitori più diversi: supermercati, palestre, negozi di abbigliamento, librerie, fiorai.

 

Ma perché le chiese chiudono? Le ragioni sono varie: scarsità di fedeli, di fondi, cambiamenti nelle abitudini legate alla presenza nelle cerimonie religiose, l’aumento di credi diversi. Nella vecchia Europa il numero dei musulmani è cresciuto al 2010 dal 4 al 6 per cento, proiettandosi secondo il Pew Research Center di Washington verso l’8%, cioè 58 milioni di fedeli islamici, entro il 2030.

 

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Ma per tutti i credenti la chiusura di un luogo religioso — per i cristiani spesso al centro di una città, di una piazza, di un paese — è un evento emotivo di forte impatto personale e sociale. Lì la gente ha pregato, gioito, celebrato, pianto. E la demolizione o il riuso del sito provoca un processo di straniamento. Non si tratta infatti solo di fede, ma anche di conservazione della memoria, storica e familiare.

 

Pure nel Sud d’Europa il fenomeno è una spia del cambiamento. In Italia, grande Paese d’arte, il passaggio delle consegne ha trasformato alcune chiese in splendide officine meccaniche. Altre ospitano eleganti spettacoli di prosa. Esistono poi navate riadattate a meravigliose reception di hotel a 5 stelle. Oppure atelier di moda e tavoli a U per i consigli di amministrazione aziendali. Da Como all’Aquila, da Viareggio alla Puglia, decine di edifici religiosi hanno trovato negli ultimi anni una ricollocazione sorprendente.

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Lo testimoniano le bellissime immagini del fotografo Andrea Di Martino, autore di un lavoro pluripremiato, La messa è finita , sulla nuova vita delle chiese sconsacrate in Italia. «Per cinque anni — dice Di Martino — dal 2008 al 2013, per cercarle ho viaggiato in tutto il Paese. Ho esplorato ogni regione per trovare il riutilizzo più interessante, concentrandomi sulle soluzioni architettoniche innovative, e sugli adattamenti più pratici per chi ora ci lavora. Ne ho fotografate più di 70».

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Alla chiesa di St. Eusebius, in Olanda, il pastore Hans Pauw conferma che l’edificio dove attualmente celebra è in vendita. E non mostra di avere problemi con i ragazzi che corrono sul pavimento con gli skateboard ai piedi. «Ci sono alcune cose che non vogliamo — spiega — cioè che la chiesa diventi un casinò, oppure un casino, o robe del genere ». E sul Gesù che compare dipinto alla parete con uno skateboard in mano dice: «Io, veramente, dentro ci vedo molto humour».

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