SCEMENZARIO OLIMPICO - MA QUANTO PIANGONO GLI ATLETI BRITANNICI? – SERATA MEMORABILE: BOLT TRIONFA E L’HAJDUK SPALATO SEGNA ALL’INTER - MUTAZIONE EPOCALE. L’AZZURRA IN GARA INVITATA A “TIRARE FUORI GLI ATTRIBUTI”. LA PALLANUOTISTA CHE “SENZA TANTI GIRI DI PAROLE HA DETTO CHE LE AZZURRE NON HANNO AVUTO LE PALLE PER QUESTA OLIMPIADE” - DOTTO MAL-RIDOTTO: QUANTE SCEMENZE SULLA IDEM, “NOSTRA SIGNORA DELLA PAGAIA”...

1 - LINEA AL TG2 IL MOMENTO PIÙ TEMUTO
Antonio Dipollina per "la Repubblica"

1 - Serata memorabile per una determinata categoria di telespettatori, diciamo gli appassionati di Olimpiadi ma al tempo stesso tifosi dell'Inter. Bolt vince i 200, riscrive per l'ennesima volta la storia di questo sport, fa vibrare d'emozione l'intero pianeta. E in assoluta contemporanea l'Hajduk Spalato raddoppia a San Siro.

2 - Atletica e tuffi in piena azione verso le 20.25, quando l'orribile mostro della laguna nera si profila all'orizzonte. E' il Tg2. Stefano Bizzotto, fino a quel momento brillante e scoppiettante, dice "Linea al Tg2" con il tono mesto di uno che sta entrando in una farmacia turca.

3 - E anche in questo caso (si suppone per proteggere gli ascolti del Tg2, così possono vantarsi al bar con gli amici) niente linea a Raisport 1. Nel pomeriggio fantastica scena, la linea va a una delle tante edizioni, l'atletica di Londra rimane sospesa ma girando su Raisport 1 compare una pedana di salto in alto con un atleta biondo. E' l'americano Dwight Stones nella telecronaca (di Paolo Rosi) di un Gala a Roma nei primi anni Settanta.

4 - Nei commenti tv viene raccontata una mutazione epocale. Oscar Bertone, tuffi, invita l'azzurra in gara a "tirare fuori gli attributi". Fabrizio Failla dal canto suo fa notare che la pallanuotista Tania Di Mario "senza tanti giri di parole ha detto che le azzurre non hanno avuto le palle per questa Olimpiade". Solo pochi giorni fa la pallavolista Gioli si era lanciata in un peraltro dannosissimo scongiuro: "Tocchiamoci gli attributi ma speriamo di arrivare prime nel girone". E' il momento di profonde riflessioni e, forse, di un passo indietro.

5 - "I non più giovanissimi e chi vi parla fa parte di questa categoria - ricordano benissimo queste note" (Claudio Icardi si commuove mentre il cavallo di Valentina Truppa è costretto a zampettare sulle note di "Marina" di Rocco Granata. Un momento meraviglioso)

6 - "In campo c'è ‘O fenomeno de Falconara" (Antinelli richiama l'attenzione su Samuele Papi). "Ieri la pallavolo è andata al di là del muro" (Le metafore ficcanti di Valerio Iafrate, Tg Olimpico). "Il peggior lanciatore del disco di tutti i tempi è il produttore dei Modà" (da Twitter). Jacopo Volpi: "Lucchetta fa tutta la telecronaca in piedi". Lucchetta: "E' vero, e faccio anche delle fotografie". "Dopo Messico '68 un'altra grande medaglia nel salto triplo!" (Paolo Bellino, Rai. Bravi ma lenti)

2 - PICCADILLY...
Enrico Franceschini per "la Repubblica"

Terza nel medagliere dei Giochi, la Gran Bretagna è sorprendentemente al primo posto in un'altra categoria olimpica: quella di chi sparge più lacrime sul podio. Secondo un calcolo del Times, il 37,5 per cento degli atleti britannici che hanno vinto una medaglia d'oro si è messo a piangere mentre suonava l'inno nazionale. In confronto, solo il 17 per cento degli americani e il 7 per cento dei cinesi si è commosso durante la premiazione. Da Jessica Ennis (eptathlon) a Chris Hoy (ciclismo), da Kat Copeland (canottaggio) a Louis Smith (ginnastica), una massa di inglesi finisce invece le gare con occhi rossi e mento che freme.

Il fenomeno accomuna uomini e donne, e non solo vincitori, ma pure sconfitti; scendono lacrime anche sulle gote di allenatori, dirigenti, perfino telecronisti della Bbc. Dov'è finito lo "stiff upper lip", la nota attitudine di questo popolo a stringere i denti e celare le emozioni? Gli esperti incolpano il tifo del pubblico di casa: tanto entusiasmo renderebbe gli atleti vulnerabili. Ma se il motivo fosse un altro? A forza di globalizzazione, forse gli inglesi sono diventati un po' meno inglesi. E un po' più emotivi, come noi.

3 - TRAINSPOTTING...
Maurizio Crosetti per "la Repubblica"

Era l'ultimo giro di pista, non al velodromo ma al night, e Gijs il ciclista stringeva una pinta e non la borraccia. Siccome i giornalisti non si fanno mai gli affari loro, il Daily Mirror ha avuto la bella idea di fotografarlo ubriaco e barcollante fuori dal locale e di sbatterlo in prima pagina. Morale: Gijs Van Hoecke, non memorabile pistard a Londra (solo quindicesimo nell'omnium, una corsa di quindici chilometri in tondo, dove ti ubriachi a forza di girare anche senza alcol) è stato rispedito a casa dal comitato olimpico belga con nota ufficiale di deplorazione.

Lui, poverino, si è limitato a chiedere scusa: «Ho sbagliato e ringrazio i miei genitori, hanno capito che avevo bisogno di berci sopra». Noi, invece, ringraziamo Gijs: per non avere pianto durante la confessione, per non avere rivelato che odia il ciclismo e che adesso desidera solo una vita normale tra le stelle alpine, per non aver detto di avere comprato la birra su Internet (prima versione) e poi in un pub di Ulan Bator (seconda versione). E per non avere preteso che ci credessimo.

4 - DOTTO SUPERSTAR...
Andrea Scanzi
per il "Fatto quotidiano"

Ore 11.06, Rai Radio1. Grande attesa per Josefa Idem. Radiocronaca di Emanuele Dotto, noto per citare i Rokes dalle 10 alle 37 volte al dì. "Sefi (Josefa) è in ritardo, è sesta". Tristezza nell'etere. Poi, a pochi metri dal traguardo, l'agnizione: "Ah, la Idem non c'è". Come non c'è? "Stavo commentando la finale per il nono posto". Benissimo. "Eh eh, la polacca mi sembrava lei, Nostra Signora della Pagaia (sic)". In studio si glissa. Poi la finale. Vera. Tensione. Strafalcioni.

Traguardo. Vai Dotto: "La Idem è quarta, è quarta". E' quarta? "La classifica dice quinta, ma è quarta, infatti la giuria sta discutendo (?). Aspettiamo l'ufficialità, ma è quarta, l'ho vista io". L'ha vista lui. Però la Idem è quinta. Lo studio glissa ancora, Dotto sembra fiero. E ne ha ben donde. Spazio al Gr1: "Grande delusione Idem". Certo: una quasi 48enne che manca il podio per tre decimi è davvero una "grande delusione". La Rai, invece, non sbaglia un colpo.

 

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