“MO’ JE FACCIO ER CUCCHIAIO” - STORIA DELLO SBERLEFFO PIU’ IRRIVERENTE DEL GIOCO DEL CALCIO - IN PRINCIPIO FU IL CECO PANENKA NEL ’76 CONTRO LA GERMANIA - L’ITALIA SCOPRI’ IL RIGORE A PALOMBELLA CON LA GENIALE FOLLIA DI TOTTI A EURO 2000 CONTRO L’OLANDA - ANDREA PIRLO, PRIMA DELLA MAGIA CHE HA STESO GLI INGLESI, CI AVEVA PROVATO AL CAMP NOU NEL 2010 E FU UNA FIGURACCIA…

IL VIDEO DEL "CUCCHIAIO" NELLA STORIA
http://video.repubblica.it/dossier/europei-2012-polonia-ucraina/genio-e-incoscienza-i-7-cucchiai-della-storia/99242?video=&ref=HRER3-1

 

1 - IL CUCCHIAIO DI PIRLO RIPORTA IN VITA L'ITALIA E FA IL GIRO DEL MONDO MA IL BIANCONERO NON FA NULLA A CASO
Fabio Monti per il "Corriere della Sera"

Evoluzione dell'arte culinaria applicata al calcio. Dal biscotto, che non c'è stato fra Spagna e Croazia (18 giugno), al cucchiaio di Kiev. Quello di Andrea Pirlo, per dire del rigore battuto con tocco smorzato e centrale, che ha riportato in vita l'Italia, dopo l'errore di Montolivo e il 2-1 di Rooney.

Del resto il penalty, battuto a palombella, è nato proprio all'Europeo 1976: il primo a realizzarlo è stato il ceco Antonin Panenka, perito elettrico, classe 1948, che nella finale del 20 giugno aveva calciato così il rigore decisivo (successivo all'errore di Hoeness) contro il portiere della Germania Ovest campione del mondo, Sepp Maier, consegnando il titolo alla Cecoslovacchia, dopo il 2-2 dei supplementari.

A favore di Panenka, aveva giocato il fatto che di calcio internazionale in tv se ne vedeva pochissimo. Panenka aveva cominciato a tirare i rigori in quel modo, già con il Bohemians due anni prima, ma, al contrario di quanto accade oggi, dove si vede tutto e si sa tutto di tutti, nessuno lo aveva saputo.

Per rivedere un rigore battuto con il cucchiaio in un Europeo, è stato necessario attendere il 29 giugno 2000, con il penalty di Totti nella semifinale contro l'Olanda, che aveva lasciato incredulo Van der Sar e aveva spinto l'Italia verso l'ultimo atto. A insegnargli questa tecnica era stato Rudi Völler alla Roma, ma quello di Totti era sembrato un gesto di audacia, vicino alla temerarietà, come lui stesso avrebbe confessato il giorno dopo: «Se avessi sbagliato, non sarei più uscito di casa».

Forse per questo ieri Totti è stato il primo a complimentarsi con Pirlo («Cucchiaio d'oro, lui rende tutto semplice»). Il rigore, battuto in quel modo, è stato una sorpresa per tutti, anche perché non sarebbe stato facile ricordare in quell'attimo che il regista lo aveva già fatto con Buffon nella Supercoppa 2003, giocata a New York e in un Milan-Reggina 2007. Prandelli ha raccontato: «Al momento anch'io sono rimasto sorpreso da questa scelta, però Andrea ha spiegato che era un modo per mettere pressione agli inglesi e devo dire che è stata un'idea geniale».

C'è stata anche una motivazione tecnica alla base della scelta di Pirlo, che in Italia-Francia al Mondiale 2006, aveva invece tirato forte con Barthez in porta (primo rigorista): Hart cercava di occupare il più possibile lo spazio, muovendo molto le braccia, come aveva fatto Dudek con il Liverpool nel 2005: un modo per creare pressione sul tiratore. Pirlo, che non fa mai niente per caso quando si trova in campo, ha ribaltato la situazione e ieri ha raccolto elogi da tutto il mondo, primo fra tutti dall'Indipendent, che lo ha definito «un pianista». E poi, via twitter, ecco Xavi: «Que gran penalty de Pirlo... fenomeno!».

Sui rigori, post partita, il dibattito è aperto. Il presidente della Fifa, Joseph Blatter, ha detto che sarebbero da abolire, senza proporre una valida alternativa; molti li considerano una lotteria; in realtà, pur rappresentando un momento a sé stante, non sono del tutto estranei alla partita. Perché nel momento di calciare i rigori senza più appello, chi va sul dischetto si trascina emozioni, tensioni, fatica, stress, coraggio.

È per questo che hanno sbagliato dagli undici metri campioni come Platini (Francia-Brasile al Mondiale 1986), Maradona (Tolosa-Napoli, Coppa Uefa '86-'87), Roberto Baggio (Italia-Brasile, finale mondiale 1994).

Ci sono situazioni nelle quali la porta sembra restringersi e altre nelle quali si allarga. Lo ha raccontato tante volte Lippi, parlando del momento in cui si era trovato a scegliere i rigoristi nella finale di Berlino con la Francia: «Ho avuto la sensazione che ce l'avremmo fatta a vincere, perché fra i giocatori c'era la corsa a voler battere i rigori. Tutti che dicevano: sono pronto. A volte, quando subentra la paura, c'è la tendenza a defilarsi». Ed è per questo che allenarsi sui rigori è condizione necessaria, ma non sufficiente per riuscire a fare centro. Lo sanno bene gli inglesi e pure Hodgson. Quando il momento è decisivo, è tutta un'altra storia.

2 - ZIDANE, MILESKIY, POSTIGA E PINEDA TRA GLI ALTRI IMITATORI. ABREU NE TENTÃ’ DUE: PARATO IL PRIMO, SEGNÃ’ IL SECONDO
Mimmo Ferretti per "il Messaggero"

E pensare che Andrea Pirlo, «un genio da Pallone d'Oro», come l'ha definito Cesare Prandelli, due anni fa si diede una cucchiaiata in faccia e rimediò una figura da pirla. Camp Nou, Barcellona, 25 agosto del 2010, Trofeo Gamper tra Barça e Milan: calci di rigore per decidere il vincitore, Pirlo sul dischetto, cucchiaio, pallone alto, lentissimo, centrale e quindi comodamente tra le mani di Pinto, rimasto in piedi in mezzo ai pali.

Mica facile, 'sto cucchiaio. Un mix di genialità e follia, come ha sostenuto Daniele De Rossi dopo Kiev. «Non c'entra la tecnica, perché non è un colpo difficile. È soltanto una questione di cuore. Il rischio è grande, si può sbagliare», la tesi di Rudi Voeller, il maestro di Francesco Totti, il più abile "cucchiaiaio" del calcio moderno. Il capitano della Roma, però, non era ancora nato - mancavano tre mesi - quando il cecoslovacco Antonín Panenka, centrocampista di Praga, si inventò quel tiro nella finale dell'Europeo al Marakàna di Belgrado contro la Germania Ovest, 20 giugno del 1976.

Quel colpo, ai limiti del bello e impossibile, beffò Sepp Maier e stupì il mondo per via della televisione perché, in realtà, Panenka da una vita si divertiva a fregare i portieri tirando in quella maniera. La leggenda racconta che il ceco cominciò a calciare così giocandosi sigarette e cioccolata a fine allenamento con il portiere della sua squadra: visto che ne sbagliava troppi tirando in maniera classica, un bel giorno decise di mollargli un rigore a «scavetto». E da quel momento cominciò a ingrassare e a fumare come un turco. Il suo bottino? Trenta cucchiai, un solo errore. E in amichevole, continua a narrare la leggenda.

«Chutar a lo Panenka» (tirare alla Panenka), si dice in Spagna. E sempre in Spagna c'è addirittura una rivista di calcio che si chiama proprio così: Panenka. Che oggi fa il presidente del Bohemians Praga e fa incassare soldi al proprio club in crisi mostrando tifose a seno nudo. Bene, no?

Da Panenka a Pirlo c'è sparso in ogni angolo del mondo un servizio d'oro di cucchiai. Zinedine Zidane, ad esempio, scucchiaiò Buffon nella finale di Coppa del Mondo del 2006; Artem Mileskiy, il Totti di Ucraina, sempre in Germania lo imitò contro la Svizzera. Due anni prima, Europei in Portogallo, era stato l'idolo di casa, Helder Postiga, a mandare a casa l'Inghilterra con un cucchiaione al povero James. Nel 2005, Messico-Argentina, semifinale della Confederations Cup, numero a colori del messicano Pineda con un cucchiaio di sinistro, un'autentica rarità.

Un discorso a parte, su questo argomento, lo merita Sebastian Abreu, detto (non a caso) El Loco, il matto. Abbonato al cucchiaio, l'uruguaiano - mancino anche lui - ha portato avanti la sua nazionale al mondiale sudafricano eliminando dal dischetto in quella spettacolare maniera il Ghana, ma El Loco si è superato pochi mesi dopo nel campionato carioca durante la partita del suo Botafogo in casa del Fluminense: calcio di rigore, cucchiaio di sinistro del Loco, figuraccia e paratina facile facile di Cavalieri, ex Cesena. Tre minuti dopo altro rigore, Abreu si ripresenta sul dischetto, pazzescamente molla un altro cucchiaio ma stavolta è gol. «Follia è prendere a pugni l'arbitro, il mio è stato solo coraggio», il suo commento a fine partita. Il coraggio di essere folle.

 

 

IL CUCCHIAIO DI PIRLOcucchiaio totti olanda italiaAntonin Panenkazidane TOTTI POST CUCCHIAIO jpegIL CUCCHIAIO DI TOTTI A VAN DER SAR IL CUCCHIAIO DI PANENKA CUCCHIAIO DI ZIDANE andrea pirlo

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...