joan-baez

"L’USIGNOLO" NON CANTA PIU’ - ANCHE JOAN BAEZ ANNUNCIA L’ADDIO ALLE SCENE (DOPO PAUL SIMON, ELTON JOHN E NEIL DIAMOND): “NON CONTROLLO PIÙ LA VOCE, BASTA CONCERTI, ORA VOGLIO DIPINGERE” – SOLO I ROLLING STONES SEMBRANO ETERNI E CONTINUANO A SUONARLE ALL’ETA’: CONFERMATO IL TOUR EUROPEO A PARTIRE DA MAGGIO – VIDEO

Andrea Laffranchi per il ‘Corriere della Sera’

joan baez

 

Abituiamoci all' idea di non avere più le star della musica al nostro fianco. Che sia per cause naturali, per morti violente o per scelte consapevoli, i miti che hanno costruito la storia del rock stanno lasciando un vuoto. Solo Jagger e gli Stones sembrano eterni. Il 2016 è stato l' anno delle morti, da Bowie a Prince, da George Michael a Leonard Cohen. Quello appena iniziato si annuncia come l' anno degli adii. Prima che sia troppo tardi. Prima che sia il corpo a dire basta. In questi mesi hanno annunciato il loro ritiro dalle scene Paul Simon, Elton John, Ozzy Osbourne e Neil Diamond.

 

Joan Baez Bob Dylan

Basta concerti. Nella lista c' è anche Joan Baez, 77 anni, l' usignolo folk, amante e musa di Dylan, uno dei simboli della canzone di protesta degli anni Sessanta. Che pubblica venerdì il nuovo album Whistle Down the Wind , raccolta di cover e brani inediti, e che ha annunciato un tour di addio di passaggio in Italia la prossima estate (5 agosto Verona, 6 Roma, 8 Udine e 9 Bra) Ci dobbiamo abituare a perdervi?

 

«Non possiamo cantare fino alla morte (ride). Per me è una questione di corde vocali: sono diventate più difficili da governare e questo rende il canto faticoso. Ci vuole più allenamento prima e sul palco devo prestare più attenzione.

Quando ho iniziato non dovevo fare nulla di tutto questo».

 

Questo album riflette la scelta?

«In queste canzoni guardo alla mia età, a quello che mi sta attorno, al passato e a quello che faccio ora come donna. Voglio dipingere e smetterla con questi tour che ti portano in giro per 6 settimane su un bus. Non ho più 45 anni, non sono più obbligata a farlo».

 

Visto che il disco precedente è di 10 anni fa è un addio anche all' attività discografica?

joan baez a trafalgar square

«Credo che sarà il mio ultimo disco ufficiale, anche se magari troverò ispirazione per altro».

 

Ritiro totale quindi?

«Magari mi vedrete per 25 minuti a un festival folk se mai sentirò l' esigenza di sostenere una causa politica. E mi sembra che in questo momento ce ne sia bisogno, non solo in America».

Nella cover di Last Leaf di Tom Waits si paragona all' ultima foglia...

«Alla mia età sto diventando una delle ultime foglie sull' albero, come Elton John o Neil Diamond E diamo il mio benvenuto ai nuovi. Ma è da leggere in chiave ironica».

Another World , cover di Anohni, la vede alla ricerca di un mondo diverso «Non sono ottimista su come vanno le cose nel mondo.

BAEZ CAMBOGIA

Sono realistica».

 

Era più ottimista negli anni 60, quando sembrava che si potesse cambiare il mondo con una canzone?

«Grazie a We Shall Overcome (canzone di Pete Seeger inno del movimento per i diritti civili ndr ) qualcosa abbiamo ottenuto. Però non ho mai avuto l' illusione che quella canzone potesse portare la pace nel mondo».

BAEZ DYLAN

Nella musica di oggi l' impegno è evaporato...

«Il decennio che ha prodotto me, Dylan, Joni Mitchell e Jimi Hendrix e che è proseguito con Beatles e Rolling Stones, ha visto talenti che non si possono paragonare a quelli di oggi. Non si può pensare di replicare. Ci sono molte belle canzoni ma non una come Blowin' in the Wind di Dylan. Fino a che nessuno la scriverà ci sarà un buco da riempire».

 

Trump non sveglia le coscienze dei musicisti?

«Non mi sarei mai immaginata uno scenario così folle e ogni giorno ci chiediamo quale sarà la prossima terribile idea che verrà fuori da questo governo. Se anche morisse oggi avremmo gli stessi problemi ma non uno così schifoso come presidente».

 

Torniamo all' album dei ricordi. Il primo concerto?

BAEZ

«A 15 anni, alla festa del liceo. A un certo punto mi hanno passato una chitarra così grande che mi arrivava alle ginocchia e non avevo idea di come regolarla per poterla suonare più comodamente. Ho ancora la foto. La prima volta in maniera professionale direi invece il Festival di Newport del 1959».

 

Quello in cui venne soprannominata la Madonna scalza Si sta preparando all' ultimo concerto, al momento in cui si spegneranno le luci?

«Non la vivo in maniera così drammatica. Sarà certamente un momento importante per me. E anche per i musicisti e per tutto lo staff.

JOAN BAEZ

Immagino che ci sarà dello champagne per festeggiare. E poi andrò avanti. Credo che in un secondo momento arriverà la nostalgia, ma adesso penso proprio che sia la scelta giusta».

 

Champagne e lacrime?

«Penso proprio di sì».

 

 

2. ROCK, DROGA E RUGHE ESIBITE GLI STONES LE SUONANO ALL' ETÀ

Andrea Scaglia per ‘Libero Quotidiano’

 

Ora, senza arrivare a far notare - come ha fatto provocatoriamente Oliviero Toscani - come basti affiancare le immagini dei coetanei 75enni Mick Jagger e Mario Monti per concludere che sesso, droga e rock’n’roll fanno invecchiare meglio di una vita in banca, ecco, la notizia è che anche quest’annoi Rolling Stones si esibiranno in una tournée mondiale.

 

 

I componenti del mitico gruppo - che da quando è nato, in Inghilterra ben oltre mezzo secolo fa (mezzo secolo!), ha rivoluzionato assieme ai Beatles la musica popolare moderna - non si sono ancora stancati di saltellare e sculettare sui palchi: prima tranche di concerti in Europa dal prossimo 17 maggio (Dublino) fino all’8 luglio (Varsavia).

 

jagger richards

Questa è l’informazione - come dire - di servizio. E però, soprattutto,l’annuncio ha stimolato il consueto dibattito: ma perché non smettono? Non si sentono ridicoli a gridare “Ican’tgetno satisfaction” - “Io non riesco a essere soddisfatto” - con le rughe a solcarne i visi irrimediabilmente segnati? E più in generale: per quale motivo certi vecchi pare non riescano ad arrendersi all’inesorabile trascorrere del tempo?

 

Confessiamocelo: anche chi scrive, da appassionato di musica rock (anche se non dei Rolling), fino a qualche tempo fa trovava quasi patetico

Osservare i movimenti inevitabilmente appesantiti e ascoltare gli urletti irrochiti di personaggi passati alla storia del costume, oltre che per le canzoni divenuteinnigenerazionali, anche per una filosofia di vita votata all’eccesso. Senza contare che l’ostentato giovanilismo degli “anziani a loro insaputa” pare ormai diventato una fastidiosa cifra distintiva di quest’epoca, che condanna l’età che avanza e il decadimento fisico quasi fossero una colpa. Poi uno ci riflette meglio. E certo, anche per via del fatto che glianni passano pure per chi da ragazzo ridacchiava delle rughe altrui, la prospettiva cambia. E ci si chiede: ma perché? Perché, una volta superata una certa età, ci si dev earrendereallasediaadondolo, adattandosi al tranquillizzante cliché modernista del vecchietto rincoglionito a cui si dà la parola soltanto quando si brinda col rosso?

i rolling stones

 

Il tour dei Rolling s’intitola “No filter”, che significa “senza filtro”. Ecco, allora è questo il fondamentale punto discriminante: mostrarsi per quel che si è, magari senza negare umane nostalgie ma nemmeno vergognandosi di non esser più un giovane virgulto. Senza contare che a vedere gli Stones accorrono ancora centinaia dimigliaia diappassionati a botta. Si vede che, per dirla eufemisticamente, qualche emozione ancora la stimolano. La gente li vuole veder suonare, loro ben contenti lo fanno e si divertono, persino. Ma poi, vergognarsi de che? Perché poi si rischia diinciampare nell’altro luogo comune, quello secondo cui i giovani devono sempre e comunque accoppare i vecchi per trovare il loro posto nel mondo. E chi l’ha detto?

 

Joan Baez e Martin Luther King

In effetti, pure quest’impulso ben rispecchia l’attitudine che troppi ragazzotti “divanati” dimostrano senza imbarazzi, in base alla quale tutto è loro dovuto, e affanculo i vegliardi. Anche comprensibile, intendiamoci, però mica vero: vuoi il palco tutto per te? Scrivi brani migliori dei Rolling, poi si vede. E qui ci si ferma. Mai vorremmo dar l’impressione di un’intemerata oltremodo interessata, vista la cinquantina ormai passata. Restiamo col sogno, destinato a restare tale, di una serata da passare assieme a Mick Jagger e Keith Richard più che a Mario Monti, anche se temiamo ne pagheremmo lo scotto in clinica. In effetti, dài, la vecchiaia non è neanche così male, considerando le alternative.

JOE ALPER Bob Dylan Joan Baez JA x BOB DYLAN E JOAN BAEZ ALL AEROPORTO DI NEWARK

 

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