
JOHN ELKANN SI PREPARA A CEDERE QUOTE DEL GRUPPO GEDI: A RILEVARLE POTREBBE ESSERE “ANTENNA GROUP” DELL’IMPRENDITORE E ARMATORE GRECO THEODORE KYRIAKOU - TRA I SOCI DEL MAGNATE ELLENICO NEL SUO GRUPPO EDITORIALE C’E’ ANCHE UNA CONTROLLATA DEL FONDO PIF, BRACCIO DEL PRINCIPE SAUDITA BIN SALMAN, ACCUSATO DI ESSERE IL MANDANTE DELL’OMICIDIO DEL GIORNALISTA KHASHOGGI - UNO DEI PUNTI PIÙ DELICATI DELLA NEGOZIAZIONE TRA KYRIAKOU ED ELKANN RIGUARDA SIA LE MODALITÀ D’INGRESSO DEI POSSIBILI NUOVI SOCI (GRADUALE O TUTTO E SUBITO) SIA IL DESTINO DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA” CHE PERDE SOLDI E COPIE…
Estratto dell’articolo di Stefano Vergine per https://www.editorialedomani.it
«Questa forse è la volta buona: la trattativa con i greci potrebbe davvero andare in porto». La voce circola ai piani alti del palazzo di via Colombo 90, a Roma, sede operativa di Gedi e della sua testata simbolo, la Repubblica. Non è un mistero d’altronde che il network mediatico controllato da John Elkann e fratelli sia da anni in vendita.
Se finora le ipotesi di acquisto non avevano però prodotto risultati – l’ultima era stata quella del finanziere bretone Vincent Bollorè e della sua Vivendi, che ha tentennato per due anni senza mai affondare con un’offerta seria – la pista greca sembra invece essere più concreta. […]
I greci – come anticipato da Il Foglio a luglio – sono quelli dell’Antenna Group di Theodore Kyriakou, per i più intimi “Theo”, ricchissimo imprenditore ellenico con studi internazionali (come John), 51 anni (due in meno di John), erede di un impero (come John) che spazia dai trasporti navali alla gestione patrimoniale, dall’immobiliare ai media.
I media: ecco il motivo dell’interesse per Gedi da parte di Kyriakou. Antenna Group, di cui l’imprenditore ateniese è azionista principale, oltre a essere uno dei gruppi editoriali più importanti in Grecia, ha infatti un profilo internazionale. Sia tra i manager che fra i membri del cda ci sono uomini e donne provenienti da vari paesi del mondo, soprattutto europei. In più, il gruppo è già molto presente all’estero: Cipro, Romania, Moldavia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, ma anche Australia e Stati Uniti. Manca l’Europa occidentale, ed ecco perché Gedi potrebbe essere interessante.
john elkann lavinia borromeo (3)
I tentacoli di bin Salman
Oltre alle mire espansionistiche di “Theo” c’è però un altro movente. Antenna Group è sì controllato da Kyriakou, ma – scopre Domani – da qualche anno nell’azionariato è entrato anche un fondo dell’Arabia Saudita, guidata dal principe Mohammed bin Salman. Che da tempo sta provando a rifarsi una verginità agli occhi del mondo dopo lo scandalo dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi all’interno dell’ambasciata saudita in Turchia.
Analizzando i documenti societari, è palese come Antenna Group operi in Grecia attraverso Antenna TV. Risalendo la catena societaria, si passa poi per l’Irlanda, si giunge infine in Olanda e si scopre che, se da una parte c’è Kyriakou con il 70 per cento delle azioni del gruppo, dall’altra ci sono due società che detengono insieme poco meno del 30 per cento. Si tratta di Fairfax, holding finanziaria canadese, e di Mbc Group, che nel 2022 per entrare in Antenna ha investito 225 milioni. Considerata la principale emittente radiotelevisiva in Medio Oriente e Nord Africa, Mbc ha però come azionista di controllo il ministero delle finanze di Riad, attraverso il fondo sovrano Pif.
Insomma, la scalata a Gedi potrebbe significare, per bin Salman e il suo regno, riuscire a penetrare anche il mercato mediatico italiano, dopo quello greco.
Alle domande di Domani sulla trattativa, né Gedi né Antenna Group hanno voluto rilasciare alcun commento. Per quanto ricostruito, uno dei punti più delicati della negoziazione tra Kyriakou ed Elkann riguarda sia le modalità d’ingresso dei possibili nuovi soci sia il destino del quotidiano La Stampa.
Se Elkann sembra disponibile a vendere una quota d’ingresso del 10-15 per cento per poi eventualmente lasciar salire Kyriakou nel futuro prossimo venturo, il gruppo greco vorrebbe infatti comprare subito la maggioranza degli asset di Gedi, da Repubblica alle radio.
john elkann foto mezzelani gmt 1316
Ma ha però qualche remora sull’acquisto dello storico quotidiano torinese. Dati di bilancio alla mano, nel 2024 La Stampa ha fatturato 74 milioni di euro (nel 2023 erano 137), chiudendo in rosso per 1,3 milioni. La cosiddetta divisione quotidiani e periodici di Gedi, che dopo le vendite dei vari giornali locali è oggi costituita praticamente solo da Repubblica e dai suoi allegati, l’anno scorso ha invece fatturato 167,5 milioni, dieci in meno rispetto all’anno prima, con una perdita netta di 7,5 milioni (l’anno prima era stata di 48, frutto anche di una serie di svalutazioni effettuate). Nel consolidato Gedi per il 2024 mostra nel complesso un fatturato di 386 milioni (-18,2 per cento sul 2023) e una perdita netta di 35,9 milioni.
Se dunque alla fine Kyriakou deciderà davvero di comprare, bisognerà capire che prezzo sarà disposto a sborsare. Perché in casa Gedi, nonostante i tagli del personale – alla fine dell’anno scorso i dipendenti, compresi quelli con contratto a termine, erano 1.343, 204 in meno rispetto all’anno prima – le soddisfazioni finanziarie al momento arrivano solo dalle radio. Deejay, Capital, m2o e One Podcast insieme hanno generato un fatturato di 63,5 milioni, in aumento del 4,3 per cento, con un risultato operativo di 10 milioni (+13,5 per cento sul 2023).
BIN SALABIM - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Ma, alla fine dei conti, quanto vale Gedi? Difficile calcolarlo. I numeri mostrano un patrimonio netto valutato 71 milioni, ma, come detto, il giro d’affari complessivo continua a calare e le perdite aumentano. Così come i debiti: circa 220 milioni. Tant’è che Exor – principale finanziatore del gruppo con un’esposizione di quasi 150 milioni – a dicembre 2024 ha rinunciato a 40 milioni di crediti, di fatto effettuando un’iniezione di capitale.
Ma sia per l’impero di Elkann sia per quello di Kyriakou si tratta in realtà di bruscolini. […] La Repubblica e La Stampa sono il secondo e il quarto tra i quotidiani più letti in Italia (tra copie cartacee e digitali, dati Agcom), dunque diventarne proprietari fornirebbe ai futuri acquirenti un peso politico ed economico collaterale notevole in Italia.
Maledetta Italia
E gli Elkann? Perché vendere Gedi? Dopo l’inchiesta penale della Procura di Torino sull’eredità Agnelli, gli amici descrivono John amareggiato e deluso dall’Italia, un paese che ama sempre meno. Non si può non ricordare la vicenda dei 183 milioni di euro già versati al Fisco, due procedimenti civili ancora aperti (in Svizzera e Italia) e lo spettro di 10 mesi di lavori sociali necessari per evitare il processo penale per la presunta truffa ai danni dello Stato (per i suoi fratelli, Lapo e Ginevra, la procura torinese ha invece chiesto l’archiviazione).
Insomma, dopo aver venduto due simboli italiani come Iveco e Magneti Marelli, e con la Fiat diluita in Stellantis a trazione francese, ora l’erede dell’avvocato punterebbe a chiudere anche con Gedi. […]
giorgia meloni in grecia con kyriakos mitsotakis 2
È in questo contesto che s’inserisce Kyriakou. Laureato negli Usa alla Georgetown University (in Fisica e Commercio internazionale), console onorario di Singapore e della Polonia in Grecia, l’armatore fa parte dell’International advisory board dell’Atlantic Council, uno dei think tank più potenti a Washington.
Chi lo ha conosciuto dice che è un uomo buono per tutte le stagioni politiche. Quando in Grecia governava Alexis Tsipras, leader di Syriza, Theo cercava di andare d’accordo con la sinistra; ora che comanda Kyriakos Mitsotakis, il miliardario ellenico si attovaglia felicemente con la destra. La testata greca Documento ha raccontato, ad esempio, che Kyriakou ha ospitato più volte sul suo elicottero il premier Mitsotakis portandolo a visitare la sua residenza a Porto Heli, nel Peloponneso.
DONALD TRUMP - MOHAMMED BIN SALMAN - MEME BY VUKIC
Ma i suoi rapporti con la destra non si limitano alla Grecia. Anche con Donald Trump cerca di avere relazioni utili: grazie ai buoni uffici dell’emiro Al Thani, è stato suo commensale lo scorso aprile. Theo è insomma ricco, poliglotta e va dove tira il vento. Proprio come tanti altri imprenditori. E proprio come Elkann: anche lui è andato da Trump […]