TE LO DO IO LA DYLAN IN GONNELLA - JONI MITCHELL: ‘’SONO MEGLIO DI BOB DYLAN MA MI SNOBBANO. LE DONNE DI TALENTO FANNO SENTIRE GLI UOMINI A DISAGIO’’ – ‘’OGGI LA GENTE ASCOLTA MUSICA DALL’IPHONE: COME GUARDARE LAWRENCE D’ARABIA SUL CELLULARE’’

Giuseppe Videtti per “la Repubblica

 

Più originale di Dylan, nella musica e nel pensiero. «L’ho detto e lo ribadisco », esclama Joni Mitchell, il tono perentorio che non ammette repliche. Un colpo di tosse un’imprecazione contro il vizio del fumo al quale ancora, a 71 anni, non intende rinunciare, poi riprende: «Ma sono una donna, alle donne quello status non è concesso, neanche nell’arte ».

 

Bob Dylan e Jony MitchellBob Dylan e Jony Mitchell

David Crosby — vecchio compagno di avventure quando la musica della West Coast era la colonna sonora del libero pensiero e lei flirtava con Graham Nash, James Taylor e Leonard Cohen — le ha dato ragione: «Come musicista Joni è una spanna sopra Bob». Parole che Joni avrebbe voluto ascoltare quarant’anni fa, non ora che vive un uno stato di semireclusione nella spanish house di Laurel Canyon, il suo rifugio dal 1974. Ha tagliato i ponti con il music business, risponde al telefono quando le va, se le va. Per due generazioni di artisti — da Prince a Björk — è un idolo; album come Blue, Court and spark, Hejira e Mingus pagine di un vangelo — ma a lei del pop restano solo le cicatrici.

 

Non ne ha voluto sapere di concedere i diritti per un biopic interpretato da Taylor Swift, e se si è fatta fotografare da Hedi Slimane per la campagna pubblicitaria di Saint Laurent Paris è solo «perché mi ha promesso di lasciare tutte le rughe al loro posto». Di diavolerie tipo photoshop non s’intende. «Evito persino di guardare i telegiornali», dice severa la cantautrice canadese. «Alla mia età cerco di semplificarmi la vita, basta avvocati, basta manager. Porto avanti un piccolo progetto: restaurare la mia musica. Per evitare di essere truffata per l’ennesima volta».

 

joni mitchelljoni mitchell

Dopo sette anni di assenza, ha selezionato 53 delle sue vecchie canzoni per un cofanetto di quattro cd appena pubblicato, Love has many faces. «Era tempo d’incominciare a riflettere sul passato», spiega. «Non ho più alcun desiderio di fare musica, solo di restaurare quelle incisioni deteriorate per incuria. Ormai il consumo della musica è frammentario e occasionale.

 

La gente ascolta dall’iPhone, che è un po’ come guardare Lawrence d’Arabia sul cellulare. Volevo fosse un oggetto bello da avere tra le mani, come i microsolchi di una volta. Volevo ricreare la magia di quando usciva l’Lp che tanto aspettavi, dimostrare a questa generazione di quanto quella cerimonia fosse intima e suggestiva».

 

Dunque il male di cui soffre la musica è incurabile?

mitchell joni 001mitchell joni 001

«La musica è morta per svariate ragioni, ma soprattutto per l’ingordigia dell’industria, in mano a manager spregiudicati che l’hanno gestita in maniera, direi, pornografica. Inscatolata come un qualsiasi bene di consumo, la melodia è diventata agonizzante già da quando si è cominciato a parlare di corporate music. Gli scippi di Internet sono stati il colpo di grazia ».

 

Riascoltare le vecchie canzoni è stato emozionante?

«No, affatto. Ho affrontato tutto con molta oggettività, come se non fosse frutto del mio ingegno. La cosa che più mi ha emotivamente coinvolto è stata la stesura dei testi del libretto. Mi descrivevano come una folksinger nei primi cinque album, ma non lo ero affatto. Lo sono stata fino al 1965, prima del debutto discografico. Quando ho cominciato a scrivere la mia musica mi sono mossa come Schubert, avevo in mente i Lieder non Woody Guthrie».

 

Non le è mai venuta voglia, in tutti questi anni, di produrre nuova musica?

«No. Sono malata dal 2009, e quando le energie non sono al massimo non hai il desiderio di creare. Riesco solo a dipingere, pur se non con la frequenza di un tempo. Ma anche prima della malattia, delusa e frustrata dalla corruzione del music business, avevo rallentato. Sono state le scelte sciagurate dell’industria a uccidere il mio interesse. La stessa cosa accadde a Miles Davis, sparì dalla circolazione per sei anni disgustato dalle ingiustizie della discografia ».

 

Che aspettative aveva da ragazza, quando dal Canada scese verso la California in pieno flower power ?

«Nessuna, la musica era un hobby. Da studentessa alla scuola d’arte, suonavo nei caffè per un film, una pizza o una partita a bowling. Mi piaceva soprattutto dipingere. Poi rimasi incinta (la bimba fu data in adozione, si sarebbero riabbracciate 32 anni dopo, nel 1997, ndr). La musica fu il pretesto per allontanarmi da casa e evitare il confronto coi miei.

 

mitchell jonimitchell joni

Sposai il folksinger Chuck Mitchell (al secolo è ancora Roberta Joan Anderson, ndr) e cominciai a collaborare con lui, esperienza di cui vado tutt’altro che fiera, ma almeno appresi alcune regole fondamentali, la prima che chi scrive canzoni deve avere una casa di edizioni musicali.

 

Sono entrata a far parte di questo mondo in maniera riluttante, per niente allettata dalla celebrità. La prima a scoprire il mio talento fui io, e scrivere canzoni diventò l’unica dipendenza della mia vita (fumo a parte). Firmai un contratto discografico per quattro soldi, un vero e proprio furto ai danni della mia ingenuità. Ma non importava, ero drogata dalla scrittura e dalla composizione, un bisogno insopprimibile — i furbi l’avevano intuito».

 

La California l’accolse a braccia aperte, eppure lei ha sempre fatto intendere di essersi sentita sottovalutata rispetto ai colleghi maschi.

«Non è mania di persecuzione, è la verità. La stampa mi relegava nei soliti articoli cumulativi intitolati “Women in rock”. Avrei voluto che fosse come a Parigi negli anni Venti, quando gli artisti trascorrevano ore a discutere, ma che vuole, con le donne è sempre andata così, quelle forti e di talento fanno sentire gli uomini a disagio.

leonard cohen 9leonard cohen 9

 

Non fu una donna, Mary Cassatt, l’inventrice dell’impressionismo? Eppure guardi com’è andata la Storia. Pur essendo amica di Dégas, non entrò mai a far parte dell’élite perché i suoi dipinti, che ritraevano la vita sociale delle donne, erano considerati ridicoli ».

 

Sembra incredibile che i colleghi siano stati così ingenerosi con lei.

«Non tutti, ma certamente quelli della mia area musicale sì. Non è edificante essere definita la “Dylan in gonnella”. Con i jazzisti è una storia diversa, Wayne Shorter al Luminato Festival di Toronto disse: “Joni è una di noi”. Mingus mi spronava a suonare la chitarra jazz».

 

leonard cohen 6leonard cohen 6

Nella seconda parte della sua carriera si sarebbe presa la rivincita lavorando con i grandi del jazz.

«Non fui io a supplicare Mingus di fare un album insieme, come hanno detto, fu lui a cercarmi perché voleva collaborare con me prima di morire. Il mio manager disse: se lo fai rischi di deragliare. Ridicolo. Ma aveva ragione, fui scomunicata; i jazzofili dissero che sfruttavo Mingus. Insomma, musicalmente mi ritrovai nella terra di nessuno».

 

Che ricordo ha dell’incontro con Miles Davis?

«La prima cosa che mi disse fu (imita la voce afona del trombettista): adoro i tuoi quadri. Così non ebbi il coraggio di chiedergli di suonare con me — avrei adorato. Quando morì, ebbi l’occasione — ero con Wayne Shorter — di incontrare i familiari; suo figlio mi confidò che negli ultimi giorni Miles non faceva che ascoltare i miei album, aveva l’intera discografia. Avrei dovuto osare di più, non essere così intimidita dalla sua fama di bad boy».

JOAN BAEZ BOB DYLAN JOAN BAEZ BOB DYLAN

 

Cosa ascolta oggi quando ha bisogno di musica?

«Duke Ellington. È così armonicamente vario, originale e innovativo da lasciare stupiti anche dopo numerosi ascolti. L’unica musica del XX secolo che ancora mi sembra freschissima. Come Kind of blue di Miles, posso ascoltarlo ogni giorno. Chi dice che John Coltrane è superiore a Duke e Miles è un pazzo».

 

È certamente consapevole di aver ispirato più di una generazione di artiste. C’è qualcuna che le ha toccato il cuore?

ELSA MAXELL E CALLASELSA MAXELL E CALLAS

«No. (lungo silenzio) Forse mi è sfuggito qualcosa? Niente che mi abbia colpito come quel che ho fatto io con Mingus. Che coppia! Avevamo la stessa sensibilità. Maria Callas, lei sì che mi tocca il cuore. E Patsy Cline. E la giovane Judy Garland. (lungo silenzio) Nessun’altra».

 

woody guthrie e pete seeger woody guthrie e pete seeger

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?