RIVOLTA AL CAIRO? NO, CAIRO TI RIVOLTA! – FUORI PARODI E LERNER, LA7 A STECCHETTO PER 2 ANNI, POI LA VENDITA A CDB O DELLA VALLE

1. VIDEO - CAIRO CONTRO DELLA VALLE: "LIBERTÀ DI STAMPA NON A RISCHIO"
Da Repubblica.it

 


2. VIDEO - CAIRO: NON SONO BERLUSCONIANO. FARÃ’ L'UOMO SANDWICH PER FARLO CAPIRE
Da Repubblica.it

 


3. LA7, CAIRO RISPARMIA PER RIVENDERE AL MEGLIO
Giorgio Meletti e Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

Ormai è leggenda la telefonata in cui Urbano Cairo si è esibito davanti a un drappello di dirigenti di La7, con cui ha intimato al fornitore dei rinfreschi per gli ospiti dei talk-show un drastico ridimensionamento della fattura emessa. Una lezione che il nuovo proprietario della tv ex-Telecom ha voluto dare a un'azienda adagiata, a suo giudizio, sulla tradizione dello spreco.

Eppure è solo uno dei problemi, e non dei maggiori, che Cairo sta affrontando per far tornare i conti della sua ardua equazione. Intanto oggi dovrà decidere tra le sue due creature: nel pomeriggio ci saranno, contemporaneamente, a Milano la presentazione del palinsesto autunnale di La7, a Torino il raduno della squadra granata di cui Cairo è proprietario e presidente. La coincidenza invita ai confronti. Per la nuova stagione calcistica il Torino ha messo in campo 20 milioni da spendere sul calciomercato, e punta sul centravanti della Nazionale under 21, Ciro Immobile.

Per La7 l'unico colpo di mercato confermato finora è l'acquisto da Rete4 di Salvo Sottile, conduttore di Quarto Grado, programma di cronaca pulp che ha avuto il suo momento di gloria con gli approfondimenti sul delitto di Avetrana, ma quest'anno ha superato solo due volte il muro del 10 per cento di share. Oggi potrebbe arrivare anche l'ufficializzazione del-l'arrivo da Raidue dell'ex direttore de La Padania Gianluigi Paragone, reduce dai successi d'ascolto del suo L'ultima parola.

Poco per fare più notizia delle conferme illustri: Enrico Mentana, Michele Santoro e Lilli Gruber saranno anche nella prossima stagione i pilastri del palinsesto. Ma Cairo sembra aver rinunciato ad attorniare con nuove scommesse i tre nomi più forti della squadra ereditata da Telecom Italia. "Stagione di galleggiamento", si sussurra nei corridoi di La7.

Le stagioni di galleggiamento, secondo i maligni, potrebbero essere due. I conti parlano chiaro. Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, ha consegnato a Cairo, al modico prezzo di un milione di euro, un'azienda senza debiti e con 88 milioni in cassa. Nel 2012 il bilancio del-l'emittente si è chiuso con ricavi pubblicitari per 123 milioni e 66 milioni di perdite.

La gestione Telecom, affidata a Giovanni Stella, detto "il canaro", ha fatto esplodere i conti del palinsesto soprattutto nella stagione 2011-2012, con progetti ambiziosi come il costoso show del sabato sera affidato a Serena Dandini. Nella stagione appena terminata sono stati buttati parecchi soldi nei due programmi delle sorelle Cristina(cronaca) e Benedetta (cucina) Parodi. Pozzi senza fondo come costi, delusioni cocenti per gli ascolti.

Accomiatate senza rimpianti le due sorelle e un'altra campionessa degli ascolti al negativo come Geppi Cucciari, Cairo ha salutato Luca Telese e Gianluigi Nuzzi, rispettivamente in rotta verso Mediaset e Rai, e si è stretto intorno alle colonne giornalistiche della sua tv, pur trattando in modo durissimo sulla riduzione dei compensi di un 20-30 per cento.

Ha confermato anche Piazza Pulita di Corrado Formigli, mentre Gad Lerner gli ha detto no e sta facendo gli scatoloni. Un altro che non sembra entusiasta della Cairo-filosofia è il direttore generale Paolo Ruffini che, come suol dirsi, si sta guardando intorno. Anche Maurizio Crozza rimarrà fino a fine contratto (il prossimo dicembre) e poi tornerà in Rai.

L'obiettivo di Cairo è azzeccare un complicato mix di prodotto che contenga i costi ma salvi il fatturato pubblicitario. Nel 2012 la Cairo Communication, concessionaria pubblicitaria di La7, ha venduto spot per 179 milioni di euro e, trattenendo le sue congrue commissioni, ha girato a La7 123 milioni. Una flessione dell'11,6 per cento rispetto al 2011 non è tragica in un mercato che accusa tagli fino al 50 per cento. È dunque evidente che Cairo non vuole investire sul prodotto per aumentare i ricavi pubblicitari, piuttosto si concentra sui costi.

Se riuscisse a riportare le perdite 2013 da 66 milioni a una quarantina, avrebbe la concreta speranza di far durare la dote finanziaria ricevuta da Bernabè almeno due anni. Cioè fino alla scadenza del lock-up, cioè il divieto di rivendere La7 imposto da Telecom nel contratto di cessione. La parola d'ordine è spending review . Cairo passa almeno due giorni alla settimana negli uffici romani di La7, concentrati nella sede unica di via della Pineta Sacchetti dopo aver chiuso il palazzo di via Emo, in affitto da Telecom e giudicato uno spreco.

Dicono che passi al setaccio tutte le fatture, per individuare sprechi o qualcosa di peggio. E per far capire a tutti che adesso La7 ha un padrone presente, e non ci sono più spazi ritagliabili per gli interessi particolari di questo o di quello.

Non avendo spalle finanziarie larghe, e sapendo che i prossimi due anni sul mercato pubblicitario non promettono niente di buono, Cairo deve tirare la cinghia per far durare almeno due anni gli 88 milioni. Poi potrà sperare di rivendere La7 con conti migliori di oggi, quindi a buon prezzo. Gli aspiranti non mancano: basti pensare ai due delusi della recente asta Telecom, Diego Della Valle e Carlo De Benedetti. Che sono già in attesa.

 

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