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LABRANCA MEMORIES - 1998, DAGO RECENSIONE DEL LIBRO "CHALTRON HESCON”: “COME SI PUÒ RESISTERE AL RICHIAMO "CREATIVO" DEL CIALTRONISMO ITALICO? IN UN'EPOCA POCO PROPIZIA AL GUSTO DELLA DIFFERENZA, IN CUI NON SAPPIAMO "CONTRO" CHI CREDERE, LA SCELTA DEL CIALTRONISMO, DIVENTA UNA CATEGORIA ESTETICA"

TOMMASO LABRANCATOMMASO LABRANCA

Roberto D'Agostino per Il Messaggero - 1998

 

Venghino, siori. Venghino ad ammirare l'Ercole del "cialtronismo senza limitismo". Contro l'abbiocco del buonismo opportunista, alla faccia del politicamente corretto, per uno spasso intellettuale senza profilattico accademico, venghino ad applaudire i fenomeni più imbecilli, le immagini più pagliacce, numeri nazionali dello smandrappo. Non spingete, nel libro di Tommaso Labranca, "Chaltron Hescon" (Einaudi), c'è posto per tutti.

Se c'è un filo rosso che lega fatti e persone e personaggi di questi ultimi anni di cronaca e costume è proprio la loro dimensione assolutamente "cialtronica", argomenta con toni da "canarino canaro" Labranca.

 

TOMMASO LABRANCATOMMASO LABRANCA

Lo fa sgranando un rosario di fenomenologie (dalla Walt Disney alla New Age, dal premio Strega alla critica letteraria, dal romanticismo leopardiano alla solidarità pelosissima della beneficenza internazionale), percorrendo una via Crucis di fenomeni (Pavarotti, Battiato, Toscani, Jovanotti, Spielberg, Veltroni, Venier), per arrivare alla via più trafficata del nostro presente: la via Trucis. Già autore dei libelli fondamentali sul trashismo contemporaneo, "Andy Wahrol era un coatto" e "Estasi del pecoreccio" (editi Castelvecchi), il Labranca '98, penna in resta, va alla conquista e demolizione di quel comportamento socio-culturale che i Flaiano di ieri e gli Arbasino di oggi racchiudono nel termine "mezzacalzetta".

ANDY WARHOL ERA UN COATTO LABRANCAANDY WARHOL ERA UN COATTO LABRANCA

 

All'inizio di questo insolente pamphlet attacca-tutti - tribolatissimo è stato il parto: la politicamente corretta Feltrinelli che lo getta nel cestino, la collana Stile Libero dell'Einaudi che lo recupera -, Labranca riapre quella pagina di "Via col vento" in cui Rhett Butler rinfaccia a Rossella O'Hara di essere preda di "falsa aristocrazia, di maniere pretenziose e di emozioni a buon mercato".

 

Quindi mette il ditone nella meccanica cerebrale dei "Chaltron Hescon" (definizione giocata sull'immagine pompata di muscoli retorici e di ampollosità barocca dell'attore-trombone Charlton Heston): "La sua capacità standardizzata di piacere a tutti - far apparire tutto sotto la luce tranquillizzante della forma comune: "Agiscono/pensano/dicono così anche tutti gli altri, quindi non può farti del male".

 

charlton hestoncharlton heston

Dunque ogni occasione è buona per sprofondare nel cialtronismo. E' tranquillizzante, "riscatta una condizione considerata inferiore o mancante", concede "aggratis" la Patente del Colto. Come si può resistere al suo richiamo di Pronto Soccorso ideale? In un'epoca poco propizia al gusto della differenza, in cui non sappiamo "contro" chi credere, la scelta del cialtronismo, sinceramente, piace. Ci accompagna come il canto del muezzin la vita del musulmano. E' la casa di tolleranza dello spirito pigro. La sua capacità di assimilare e ingurgitare tutte le cose sarà detestabile come idea, ma l'amiamo come sostanza. Il fenomeno, infatti, ha questo di buono: che permette alle nostre pericolanti esistenze di fare a meno di rischiare. Svicolando le insidie dell'ignoto, abbarbicandosi all"usato sicuro" della quotidianità, "Chaltron Hescon" vigila sul presente come l'Arma dei carabinieri.

charlton hestoncharlton heston

 

Col risultato che l'Italia di "Chaltron Hescon" ha perfino espresso una sua ideologia e etica. La parola "modernità" ha cambiato pelle. Si è stinta, ed è, di volta in volta, diventata sinonimo di "colorato", di sagra paesana del made in Italy, ricchi premi e cotillons, spregiudicatezza, idiozia. L'Italia di "Chaltron Hescon" è l'Italia che Marinetti chiamava "del plagio metodico e delle addizioni di cretinerie" contrapponendole l'Italia della "elasticità", delle invenzioni e della moltiplicazioni di forze.

 

JOVANOTTI SIGLA EDICOLA FIOREJOVANOTTI SIGLA EDICOLA FIORE

E un motivo a tanto cialtroneggiare c'è: come la pulizia diventa più importante quando la purezza non è più possibile, il Cialtrone Globale si impone nei periodi in cui forme più auguste di creatività e originalità vengono a mancare. Quando il quadro è esecrabile la cornice deve per forza sostituirsi al contenuto. Quindi, prendere sul serio Jovanotti che balbetta "Penso positivo" equivale a chiedersi come vanno a letto i Powers Rangers.

 

 

BOX

Da "Chaltron Hescon" (Einaudi), alcuni ritrattini di ordinario cialtronismo contemporaneo.

pietro cascella silvio berlusconi mausoleo arcorepietro cascella silvio berlusconi mausoleo arcore

 

- Silvio Berlusconi. "Istituì negli ultimi del Novecento la Fondazione Luigi Berlusconi, dedicata al genitore, ma creata per espiare i propri peccati di ipercommercializzazione caprina televisiva. Quanto questa Fondazione tenga fede all'equivalenza "costoso=ipercolto" è dimostrato già dal logo, scritto in un elegante corsivo inglese, lo stesso usato per le partecipazioni di nozze più care".

 

- Walter Veltroni. "Tenta di trasformare una squadra di smidollatissimi frequentatori di bar all'aperto romani in altrettanti ambasciatori del cinema italiano nel mondo, spacciando per capolavori modello export insostenibili produzioni della Ciofeca Film".

OLIVIERO TOSCANI IN PORSCHE OLIVIERO TOSCANI IN PORSCHE

 

- Oliviero Toscani. "Ingrandisce sui manifesti una fiera cromatica del cialtronismo nel suo aspetto più vergognoso: quello della falsità, quello di un'immagine di amore reciproco lanciato da chi invece non sa esprimere che arroganza".

 

- Jovanotti. "Anche se non si sa esattamente dove lo abbia, il mondo dei cialtroni dispone di un ombelico, una specie di aleph multietnico, un crogiolo di buoni sentimenti dovuti alla creatività di Lorenzo Cherubini".

VELTRONIVELTRONI

 

- Tommaso Labranca. "Ero un cialtrone anch'io. C'era un tempo in cui ascoltavo il CD "Le Mystère  des Voix Bulgares", la cosa più brutta che fosse mai stata pubblicata dall'etichetta inglese 4AD, e me la tiravo molto, perché faceva intellettuale, faceva colto ascoltare quelle quattro gatte balcaniche scorticate".

 

 

 

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