RUTTO LIBERO E PALLA AL CENTRO - E ADESSO, LICENZIATO CON RIMARCHEVOLE VOLGARITÀ ZEMAN, L’ULTIMO VERO ERETICO, NON CI RESTA CHE LA GIOVANE ERESIA DI MARIO BALOTELLI. CHE OFFRE AI SUOI IL SIMULACRO DELLA DOMENICA PERFETTA. QUELLA DELL’AGGANCIO ALL’INTER, DELLA RIMONTA RIUSCITA, DEL TERZO POSTO POSSIBILE. BELL’ACQUISTO. NON SOLO ELETTORALE - SABATO CON LA FIORENTINA-JUVE E NAPOLI-LAZIO SI RICOMINCIA…

DAGOREPORT.

E adesso, licenziato con rimarchevole volgarità l'ultimo vero eretico, non ci resta che la giovane eresia di Mario Balotelli. Sbarca a Milano vestito come una comparsa di Scorsese, si infila in un ristorante mentre fuori Polizia e ultrà se le danno di santa ragione, officia in cravatta un'ecumenica conferenza stampa di presentazione con Galliani, va subito in campo e poi, dopo 25 minuti da tarantolato, offre ai suoi il simulacro della domenica perfetta.

Quella dell'aggancio all'Inter, della rimonta riuscita, del terzo posto possibile, a soli tre punti, dove sosta una tremebonda Lazio tornata piccola nel momento della verità. Quando la rappresentazione si avvia quasi all'ora, accade quel che non ti aspetti. Lo sparring partner di giornata, la volenterosa, ben organizzata Udinese di Guidolin azzecca il contropiede e Giampiero Pinzi, dura vita da mediano a darle e a prenderle (colto un amorevole labiale in romanesco al rivale Flamini: "Pezzo de ‘mmerda") batte Amelia e pareggia.

Quando nonostante gli sforzi, una traversa di Niang e l'impegno dell'attaccante ripudiato da Mancini sembra che l'1-1 rimanga tale, al Milan serve la vergognetta di giornata, figlia di uno sconsiderato intervento di Hertaux in scivolata nel cuore dell'area su El Sharaawy. Il belga tocca il pallone. Lo sposta. Poi frana sull'attaccante. Dovrebbe entrare con meno irruenza, ma non compie fallo.

Valeri fischia un rigore che non c'è e deve uscire dal terreno sotto scorta (polemiche infernali nel post terzo tempo, Guidolin furibondo) pochi secondi dopo l'ultima immagine felice del nuovo Mario. C'è lui che spiazza il portiere, esulta, trascina Allegri al quarto posto. Bell'acquisto. Non solo elettorale.


LOTTA A DUE.

Come nei gloriosi '80, è lotta a due. Vince il Napoli nell'anticipo. Due a zero al Catania, Hamsik e Cannavaro, lieti segnali di disintossicazione dalla Cavani-dipendenza. Vince anche la Juve e mantiene tre punti di vantaggio passando senza discussioni a Verona con il Chievo per due a uno con Liechsteiner migliore in campo e Matri in rete con un supergol.

Si stacca definitivamente la Lazio sconfitta a Genova dall'ex Ballardini per 3-2. Il tecnico del Genoa non più ultimo esulta come un ossesso, Pektovic assiste impietrito al flipper di Rigoni che all'ultimo secondo fa sfumare un magro punticino in rimonta. Non c'è neanche quello al traguardo di novanta minuti pazzi in cui Mauri e compagni si ritrovano sotto di due gol dopo 20 giri di orologio e arrancano fino a risalire al 2-2 con Floccari protagonista assoluto. Li punisce l'ultima zuccata e da adesso in poi (la squadra sembra sulle gambe) difesa del terzo posto come obiettivo primario. Se la Lazio in caduta libera delle ultime due gare è ancora terza, il sentito grazie di Lotito va all'Inter di Stramaccioni.

CALVARIO INTER.

Una vittoria in due mesi. Tre meritati schiaffi dall'ultima classificata, il depressissimo Siena di Iachini. La Champions League che si allontana mentre il terzo posto è ora in coabitazione con il Milan e la Fiorentina alita a un solo punto. Mercato di gennaio lunare disegnato dal solito Branca con un diciottenne (Kovacic) che si farà e che insignito del numero che fu di Corso e Baggio giustamente dichiara: "Mi hanno accolto tutti benissimo e mi hanno dato la numero 10 perché la meritavo. È pazzesco", un centrocampista che nulla aggiunge come Kuzmanovic, un'ala cacciata da Bergamo e subito assunta da Moratti (Schelotto), arata per 45 minuti prima che il tecnico si decida a toglierla, un gol fortunoso su cross sbagliato di Cassano e il capitano dell'Olanda messo alla porta per un decimo degli undici milioni necessari a dar asilo al tremendo Alvaro Pereira.

Sintesi, un fallimento peggiore di quello romanista e un allenatore altero e presuntuoso, il giovane Stram, troppo aziendalista per essere credibile e troppo sicuro di sé per non nascondere qualche fragilità. Ha avallato ogni decisione. Cambiato troppi moduli. Cercato interpreti che semplicemente, non c'erano. Offerto schermo e protezioni ai fardelli. "Niente alibi", dice ora. Quando sbancava lo Juventus Stadium, undici punti fa, aveva un altro piglio.

SE SEGNA ANCORA TONI.

La Fiorentina vince con il Parma e sale a 39 (Inter e Milan a un punto) grazie al vecchio Toni e alle parate del figliol prodigo Viviano. Donadoni maledice le punte e ancora una volta rimanda il decollo definitivo. Detto del pari di fine stagione tra Toro e Samp, zero in tutto con Ventura e Rossi sulle barricate dialettiche nel dopogara come unico spettacolo accettabile, nel parlare bene del Cagliari di Sau, di quel bel giocatore da grande platea che è Nainngolan e della strana triade corsara Cellino-Pulga-Lopez, tacere di Zeman sarebbe ingeneroso.

Se ne va da gran signore, con un pezzo da Dogma scuola Lars Von Trier. Nella luce naturale di un lampione, ripreso da un telefonino nella notte del Fleming, a dire la verità a un gruppo di tifosi con il solito sorriso sghembo: "Mi dispiace più che a voi". Di Andreazzoli Aurelio, provetto ciclista, sappiamo poco. Dei sospiri del boemo pensavamo, sbagliando, di aver capito tutto. Ha fallito? Altri hanno fallito di più.

È finita per sempre? Probabilmente sì. Sempre che alla Roma vada bene o che presto un candidato firmi. Altrimenti, in questa commedia dell'assurdo con i padroni per corrispondenza dall'altra parte dell'Oceano assenti e i balbettanti fiduciari dei banchieri in soggezione, alle prese con uno spogliatoio padrone e imbizzarrito, ogni soluzione, compresa quella del ritorno in extremis del fantasma del profeta, è possibile. Trigoria, luogo insano per gli allenatori, è nel caos. È il secondo anno consecutivo. Non può essere un caso.

IL LATO B DI PALERMO.

Giampiero Gasperini ha le ore contate. Il Palermo cambia sette giocatori e perde l'ennesimo partita in casa lasciando strada all'Atalanta. Ultimo posto. Salvezza a 4 punti. Fischi che sanno di serie B. Zamparini pensa di richiamare Sannino o Papadopulo. Domenica prossima, con il Pescara, ultimo treno possibile. Bene il Genoa per la prima volta da settimane in salvo, benissimo il Bologna che vincendo 3-2 a Pescara sale a 25.

Primo tempo ingannevole con abruzzesi in vantaggio con Weiss scatenato e grazie a due rigori. Ripresa di dominio emiliano con Diamanti in stato di grazia e Gilardino e Konè (solita sforbiciata) in gol. Sabato con la Fiorentina a Torino con la Juve e il Napoli di scena a Roma con la Lazio si ricomincia. Ventitreesima in archivio. Non è stato tempo perso.

 

MARIO BALOTELLI E ROBERTO MANCINI MARIO BALOTELLI E RAFFAELLA FICO MARIO BALOTELLI CON UN FUOCO DARTIFICIO MARIO BALOTELLI CON LA MAGLIA DEL MANCHESTER CITY LA EX DI BALOTELLI TABBY BROWN LA EX DI BALOTELLI TABBY BROWN LA CASA INGLESE DI BALOTELLI LA BENTLEY DI MARIO BALOTELLI LAUTO INCIDENTATA DI BALOTELLI IL DANNO FATTO DA BALOTELLI CON UN FUOCO DARTIFICIO IL CARTELLONE VIGNETTA SU BALOTELLI E I FUOCHI DARTIFICIO BALOTELLI CON LA EX TABBY BROWN

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