
“FACCIO LE PULCI ANCHE AI MIEI PEZZI. E MI SONO BECCATO IN CASTAGNA 42 VOLTE” – STEFANO LORENZETTO SI RACCONTA A CLAUDIO SABELLI FIORETTI CHE GLI RICORDA IL GIOCO TRA I DUE SU CHI SIA IL MIGLIOR INTERVISTATORE ITALIANO: “IO NON SONO BRAVO, MA DILIGENTE. E FACCIO PIANGERE, COMMUOVO I LETTORI. SABELLI HAI UN APPROCCIO ALL’INTERVISTA DEL TIPO: “ADESSO QUESTO ME LO CUCINO”. IO NO. IL MIO APPROCCIO È: “CHI È QUESTO QUA?” - "SONO MALATO DI PERFEZIONISMO. NEI GIORNALI MANCA LA SCUOLA E REGNA LA FRETTA: FINISCE TUTTO IN PAGINA, CAZZATE COMPRESE. ANCHE ORIANA FALLACI ERA UNA ROMPICOGLIONI" - "NON MI PIACCIO, HO SEMPRE MANGIATO TROPPO. CONSIDERO LA SEDIA UN INDUMENTO, LO CAMBIO A SECONDA DELLA STAGIONE – LE INVENZIONI DI MONTANELLI, LE BARZELLETTE DEL CAV E LE CITAZIONI FALSE: “A PENSAR MALE SI FA PECCATO, MA SPESSO S’INDOVINA” NON LA INVENTÒ ANDREOTTI MA…”
Claudio Sabelli Fioretti per U – la Repubblica - Estratti
Era un gioco. Chi è il più bravo intervistatore italiano? Io dicevo che era lui: Stefano Lorenzetto, autore, sul Giornale, di una straordinaria serie di 769 interviste a gente comune che gli era valsa la citazione in 5 edizioni del Guinness World Records.
Lui diceva che ero io: con 500 interviste a personaggi famosi su Sette del Corriere della Sera. C’era vanità in entrambi, anche perché su una cosa concordavamo: non ce n’era per nessun altro. Eravamo i più bravi. Gli altri arrancavano. Lui comunque vinceva un premio dopo l’altro e i giurati scrivevano: “è il più grande intervistatore d’Italia”.
CLAUDIO SABELLI FIORETTI: Facciamo fuori la questione. Chi è il più bravo?
STEFANO LORENZETTO: «Io non sono bravo, ma diligente. E faccio piangere, commuovo i lettori».
CSF: In effetti io non li faccio piangere.
SL: «Sei brioso, divertente. Io sono calligrafico. Abbiamo un nostro stile».
CSF: Com’è cominciata la tua carriera?
SL: «Abitavo a Verona. Andai dal direttore dell’Arena per una sostituzione estiva. Mi chiese quanti anni avessi. Risposi la verità: quasi 18. Mi disse: lei è matto, è minorenne, non posso. Mi vennero i lucciconi agli occhi. E mi fece un contratto per due mesi».
CSF: La forza della lacrima.
SL: «Io piango tanto. Giulio Nascimbeni mi diceva: “Mi e ti sémo specialisti nel tòco con la làgrema”».
CSF: Il tòco ? SL: «Il pezzo che commuove. Piango anche io, spesso mentre scrivo. E quando rileggo l’intervista. Persino se la rileggo dopo anni. E se piango io, piange anche il lettore».
CSF: Anni dopo L’Arena ti arruolò.
SL: «Giuseppe Brugnoli, un grande direttore, la sera che mi assunse mi chiese: “Che cosa deve avere un giornale?”. Gli risposi: notizie, interviste, editoriali. E lui ribatté: “No! Le storie!”. Aveva ragione. I giornalisti dovrebbero essere menestrelli, come quelli che una volta andavano in giro per i paesi e la sera raccontavano favole».
stefano lorenzetto con giuliano ferrara
CSF: E tu in ogni intervista hai sempre cavato fuori una storia: sei il menestrello d’Italia.
SL: «Tutti hanno una storia da raccontare. Anche il barista che ti fa il caffè».
(…)
CSF: Camillo Langone dice che se tu fossi un bevitore saresti il nuovo Saviane.
SL: «Sì sono troppo astemio per essere un veneto. Lo dico con vergogna».
CSF: A Verona fate uno dei vini migliori del mondo, l’Amarone.SL: «Preferisco un vinello beverino. E confesso che d’estate tendo perfino ad allungarlo con l’acqua».
stefano lorenzetto con enzo biagi
CSF: Roba da sprofondarsi sotto terra.
SL: «Sono un figlio degenere di Verona, “grande osteria dei popoli”, come la definì Hans Barth nel 1909».
CSF: Hai lavorato tre anni al Giornale, a Milano. Guadagnavi tanto?
SL: «23 milioni e mezzo di lire al mese».
CSF: Ti hanno cacciato?
SL: «Mi sono dimesso. Una mattina su un condominio di via Novara ho visto dei cartelli con scritto: “Vietato giocare”. Dissi a mia moglie che i nostri due bambini non sarebbero cresciuti in un posto simile. Mi licenziai e tornai a Verona. Rinunciai a cinque/sesti dello stipendio. E cominciai a fare le famose interviste».
CSF: Una volta hai intervistato te stesso. Altra cosa che ci unisce. C’è niente di più stupido?
SL: «Io sono andato oltre. Ho intervistato un altro Stefano Lorenzetto. Un cartolaio di Trieste che regalava penne e matite ai ragazzi poveri».
CSF: Hai vinto 20 premi letterari...
SL: «Esageri: una dozzina. Ma ne basta uno. Dopo il primo arrivano a cascata. Le giurie cercano i già premiati per essere sicure di non sbagliare».
CSF: Quindi non mi premiano perché sono ilare e non mi occupo di temi ultimi?
SL: «Io faccio sempre riferimento a Dio, di riffa o di raffa. Cosa che tu non fai».
CSF: Comincerò a farlo, di riffa o di raffa.
SL: «Tu hai un approccio all’intervista del tipo: “Adesso questo me lo cucino”. Io no. Il mio approccio è: “Chi è questo qua?”. Fatico a mettere il mio lavoro a disposizione di una persona di cui non abbia stima. Il miglior complimento me lo fece l’ex sindaca di Massa Fiscaglia: “Con le sue interviste mi fa un massaggio all’anima”».
don oreste benzi stefano lorenzetto
CSF: Io invece pagherei cifre assurde per intervistare Hitler o Pol Pot. Tu no?
SL: «Detesto il genere horror».
SL: «Due. Sono i peggiori. Vieni premiato come fossi morto. La motivazione del Premio Biagio Agnes è una lapide: “In assoluto e per riconoscimento generale il miglior intervistatore italiano mai esistito”. Da toccarsi i tommasei».
CSF: Comunque un premio alla carriera a 55 anni. Io ne ho 81 e niente.
SL: «Sono in qualche giuria, vedrò di metterci una buona parola».
CSF: Vorrei il Premio Lorenzetto e nella motivazione dovresti scrivere che ero il migliore intervistatore mai esistito.
SL: «Però devo farti una domanda, dirimente per il premio. Tu i lettori li fai solo divertire o anche riflettere? Tu sei ilare, io nei pezzi cerco di affrontare i temi ultimi. Se non facessi così
CSF: Sei un buonista.
SL: «Per anni ho deciso in 10 minuti se lo sconosciuto che avevo di fronte era sincero o bugiardo, onesto o corrotto, umile o smargiasso. Serve il nasometro. E una certa predisposizione».
stefano lorenzetto a casa di giampaolo pansa
CSF: Intervisti gente comune, spesso molto strana. Tipo lo scultore dei nani da giardino.
SL: «Era un periodo delicato. In Francia era nato il fronte per la liberazione dei nani. E arrivò anche in Italia».
CSF: Rapivano i nani e li liberavano?
SL: «Pensa alla tragedia di quest’artigiano di Badia Polesine, Luigi Nalio, che da generazioni realizzava nani».
CSF: Come li trovavi questi personaggi? Te li segnalava il direttore?
SL: «Nessuno mi ha imposto nulla».
CSF: Allora è vero che pretendi un controllo totale sulle tue interviste.
stefano lorenzetto con rosa berlusconi, madre di silvio
SL: «Pongo come condizione di avere l’ultima parola. Impagino e faccio titoli, sommari, diciture. Consegno chiavi in mano. Sono mie anche le foto».
CSF: Sembreresti un maniaco.
SL: «Anche Oriana Fallaci era una rompicoglioni che da New York piombava al Corriere per sindacare l’impaginazione delle sue lenzuolate. Alla forma grafica dei giornali ho sempre dato un’importanza esasperata. Puoi scrivere la cosa più bella del mondo, ma se è presentata in modo sciatto non la legge nessuno».
CSF: Altri pazzi che hai intervistato?
vittorio feltri stefano lorenzetto
SL: «L’uomo che si era costruito un sommergibile da solo. Ma non era riuscito a ottenere la registrazione nautica e non sapeva dove attraccare. O quello che faceva enormi sculture di legno molto belle, nel Mugello. Ma non le esponeva, né le vendeva».
CSF: E che cosa ci faceva?
SL: «Le seppelliva nei boschi».
CSF: Hai detto che i giornali italiani vendono sempre la stessa pappa.
SL: «Nemici delle novità! Parlano solo di persone famose e fatti noti. Dicono che se ci si discosta, il sensorio del lettore si obnubila. Io penso il contrario. I giornali muoiono di déjà vu».
CSF: Sei pessimista.
SL: «Fai una prova. Compra il giornale di oggi e confrontalo con quello di sei mesi fa. Sono identici».
CSF: È vero che hai avuto una sola donna?
nino manfredi stefano lorenzetto
SL: «Sì, mia moglie Nadia. L’ho conosciuta alla fermata della filovia, a Porta Vescovo, nel novembre 1972. Il giorno prima erano stati ghigliottinati in Francia due rapinatori omicidi».
CSF: Non molto romantico.
SL: «Avevo il Giorno, allora il mio giornale preferito, con quel resoconto».
CSF: Mai tradita?
SL: «Sarei un ipocrita se lo dicessi».
CSF: Ah, vedi?
SL: «Tradita col pensiero. È una legge di natura. Anche se sei a dieta, nessuno ti vieta di leggere i menù».
CSF: Quindi?
SL: «Quindi sono a dieta da quando l’ho conosciuta. Ma il menù l’ho sempre guardato».
CSF: Tu ti piaci?
SL: «No. Ho sempre mangiato troppo. Mia madre mi ha tenuto sotto una campana di vetro dopo che avevo rischiato di morire per una meningite a 11 giorni dalla nascita. Secondo lei il gioco poteva nuocermi. Non ho mai fatto ginnastica, nemmeno a scuola. Considero la sedia un indumento, lo cambio a seconda della stagione. Uso una Aeron Herman Miller d’estate e una Frau executive d’inverno».
CSF: Hai detto: “Non mi rassegno alla mediocrità”.
SL: «Sono malato di perfezionismo».
CSF: Da lì le Pulci di notte, rubrica con tutte le sciocchezze dei giornali.
SL: «In pandemia ho iniziato a chiosare sul mio sito gli sfondoni dei colleghi».
CSF: Sei un cacciatore di refusi. Come i vecchi correttori di bozze.
SL: «Più che i refusi cerco gli errori frutto di ignoranza o stupidità».
CSF: Esempio?
SL: «Il Resto del Carlino dà conto della sparizione di una ragazzina e precisa “Sofia S. è alta 170 metri”. Non dovrebbe passare inosservata».
CSF: È un lavoro faticoso.
SL: «Mi alzo alle quattro. E mi vengono incontro titoli come questo sulla prima della Verità: “Finalmente la verità sul Papa: respira ma resta in pericolo”. Credo che, se avesse smesso di respirare, si sarebbe saputo».
CSF: Perché così tanti errori?
SL: «Nei giornali manca la scuola e regna la fretta: finisce tutto in pagina, cazzate comprese. Sai quanti redattori aveva messo Rudolf Augstein, fondatore di Der Spiegel, a controllare i pezzi dei giornalisti? Credevo 27, invece erano 80, lo ha scritto la Columbia Journalism Review».
CSF: Non ti accusano di presunzione?
SL: «Continuamente. Ma rispondo: “Faccio le pulci anche ai miei pezzi”. E mi sono beccato in castagna 42 volte».
CSF: Chissà quanti errori troverai in quest’intervista.
SL: «Ti saprò dire».
CSF: Quali sono i tre giornali più belli?SL: «I tre più belli sono due. I più venduti: Corriere della Sera e La Repubblica. In quest’ordine».
stefano lorenzetto bernardo caprotti
CSF: E basta?
SL: «Per avere notizie che non trovi altrove anche Il Fatto Quotidiano».
CSF: E, una volta, Il Giornale.
SL: «Una volta. Con Indro Montanelli».
CSF: E ai tempi di Vittorio Feltri?
SL: «Anche. Infatti ero il suo vicario».
CSF: Hai quasi sempre lavorato per giornali di destra. Sei di destra? SL: «Io sono di centro. Sono un orfano della vecchia Dc veneta».
CSF: Come spieghi il Veneto leghista?
SL: «Gli italiani non votano per convinzione. Ma per disperazione, dopo averle provate tutte. Questo Paese, diceva Montanelli, è irredimibile».
CSF: Oltre a interviste e pulci, sei famoso per le false citazioni. Ci hai scritto un libro: Chi (non) l’ha detto.
SL: «Lo sapevi che “A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina” non la inventò Andreotti ma il cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani, vicario generale di Pio XI e Pio XII? O che la citazione falsa più clamorosa è quella della signora Giuliana con Mike Bongiorno: “Ahi ahi ahi, signora Longari, mi è caduta sull’uccello”. Fu inventata a tavolino. Me lo confermò lei stessa quando la intervistai».
indro montanelli stefano lorenzetto
CSF: Un mio compagno al liceo otteneva bei voti nei temi perché li riempiva di citazioni false.
SL: «Come Montanelli».
CSF: Montanelli inventava?
SL: «Era un genio. La storia che vide sbucare Hitler dalla torretta di un carro armato quando le truppe tedesche invasero la Polonia, non fu mai provata. “Ogni tanto, se mi viene un bell’aforisma”, scherzava, “lo metto in conto a Montesquieu o de La Rochefoucauld: non si sono mai lamentati”».
CSF: Tu hai una memoria eccezionale. Quasi come Marco Travaglio.SL: «Io ho una memoria umanistica, lui giudiziale. Gli serve per inchiodare l’avversario. È uno degli eredi migliori di Montanelli: stesso stile. E di Mario Melloni, il Fortebraccio dell’Unità».
CSF: La tua intervista più brutta?
SL: «Quella a un portiere d’albergo che si piccava di sapere tutto sulla Sacra Scrittura. Un disastro. Avrei voluto dirgli: “Lei è un vero cretino”. Invece pubblicai l’intervista, in ossequio al consiglio di Enzo Biagi: “Sempre tornare a casa col pezzo”».
CSF: Ci sono le interviste di riserva.S
L: «Ne ho già pronte e impaginate 6. Se muoio, gli eredi incasseranno per un altro mese e mezzo».
stefano lorenzetto con vittorio feltri
CSF: Feltri sostiene che vuoi sempre avere ragione.
SL: «Purtroppo sì. E sono permaloso. E impulsivo. Alzo la voce per niente. Adesso sono afono: ma è colpa tua, sono due ore che mi fai parlare».
CSF: Sei credente ma non ti confessi.
SL: «Poco. È un sacramento che non capisco. La routine peccato-assoluzione-peccato mi pare umiliante per penitente e confessore. Va bene perdonare 70 volte 7, ma dopo 490 basta».
bruno vespa stefano lorenzetto
CSF: Piangi molto, ma ridi anche molto.
SL: «Ho mancamenti, rischio di svenire».
CSF: Ridevi alle barzellette di Berlusconi?
SL: «Alcune erano divertenti. Altre solo volgari».
CSF: Hai mai capito perché piangi?
SL: «Nel 2012 Panorama decise di far sequenziare il genoma a un giornalista, ma tutti rifiutarono. Il direttore Giorgio Mulè lo propose a me e accettai. Ma i medici non ne beccarono una. Non mi dissero che avrei avuto un ictus ed esclusero il tumore. Malattie che poi ho avuto. In compenso mi pronosticarono artrite reumatoide, tiroidite di Hashimoto, diabete 1 e 2: che non ho mai avuto».
stefano lorenzetto con bruno vespa
CSF: E allora?
SL: «Il dottor Elia Stupka mi disse: “Ha una base genomica molto rara. Si chiama RS 53576. Denota una capacità straordinaria di percepire le emozioni altrui”. Così ho capito che il pianto ce l’ho nel Dna».
stefano lorenzetto per la quinta volta nel guinness dei primati
STEFANO LORENZETTO
Stefano Lorenzetto
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stefano lorenzetto intervista angelo rizzoli