leo di caprio cannes

DAL BASSO DELLE SUE VACANZE SUI MEGA-YACHT E DALL'ALTO DEI SUOI VOLI IN JET PRIVATO, LEONARDO DICAPRIO SCODELLA IL DOCUMENTARIO SUL RISCALDAMENTO GLOBALE - ''BEFORE THE FLOOD'', DOPO LA PASSERELLA ALLE NAZIONI UNITE, LA PROIEZIONE PRIVATA ALLA CASA BIANCA: ''L'INGORDIGIA DELLE LOBBY NON PUÒ DETERMINARE IL FUTURO DELL'UMANITÀ'' (VIDEO)

 

 

 

Filippo Brunamonti per www.repubblica.it

 

 

mariah carey arriva sullo yacht di dicapriomariah carey arriva sullo yacht di dicaprio

“Un lavoro d’amore”. Così il premio Oscar per The Revenant, Leonardo DiCaprio, illustra il documentario diretto da Fisher Stevens e prodotto da Martin Scorsese. Before the Flood, presentato in anteprima al Toronto Film Festival, è l’estensione ideale dell’impegno di DiCaprio contro il riscaldamento climatico: ne è protagonista e finanziatore. In Italia andrà in onda su National Geographic Channel il 30 ottobre alle 20.55 con il titolo Punto di non ritorno.

 

leo dicaprio sullo  yachtleo dicaprio sullo yacht

“Non possiamo permettere che l'ingordigia delle grandi lobby determini il futuro dell'umanità” ha dichiarato l’attore qualche mese fa al World Economic Forum di Davos. In qualità di messaggero di pace dell'Onu, DiCaprio prosegue la battaglia per sensibilizzare politici, aziende e generazioni future. Lui la chiama “call to action”.

LEONARDO DI CAPRIOLEONARDO DI CAPRIO

Video

 

Dopo aver fatto diventare "verde" l'Oscar (ricordate il discorso ecologista durante la premiazione? "Il pianeta non è scontato…") spera di trasformare in un esperto ambientalista anche il futuro presidente degli Stati Uniti, dopo Barack Obama, che ha il suo momento nel film di Stevens. Ma a chi importa davvero se fra centinaia di anni la Terra sarà una palla di fuoco? “Io credo fermamente nella mia missione” ci dice DiCaprio al Princess of Wales Theatre di Toronto.

 

 “Nel film mi vedete attraversare diverse nazioni. Mostro allo spettatore come il pianeta sia già schiacciato dall’anidride carbonica, e in che modo la siccità e le alluvioni, dovute all’innalzamento della temperatura, imprigionino il sistema. Non considero questo progetto una ‘lezione’ ma una verità che non possiamo più permetterci di ignorare”.

Video

leo dicaprio sul jetleo dicaprio sul jet

 

Dalle sabbie bituminose estratte a nord dell'Alberta, Canada, alle frequenti inondazioni di Miami Beach, dalle foreste incenerite dell’Indonesia alle strade inquinate di Pechino. DiCaprio è il Caronte-ecologo del cinema, con un occhio più attento e severo al suo stesso paese. Solo da poco, infatti, Usa e Cina hanno aderito all’accordo sul clima per la riduzione dei gas serra: Washington e Pechino sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento da carbon fossile del pianeta. La Cina ricorre a quel tipo di combustibile per più della metà del fabbisogno energetico.

 

 “Sono un attivista, ho una mia fondazione” spiegaDiCaprio. “Nel 2007 avevo già girato un documentario sulla questione - The 11th Hour - per parlare alle nazioni di responsabilità. Una delle persone con cui ho trovato più affinità è Naomi Klein: il suo libro, No logo, mi ha spiazzato. E il film di Avi Lewis, Questo cambia tutto, ha il dono di parlare ai giovani di oggi, ricordando loro perché è importante la lotta al surriscaldamento del pianeta”. Il sistema economico va ridisegnato, sostiene DiCaprio.

leo dicaprio  sul jetleo dicaprio sul jet

 

Ma come? “Riducendo le disuguaglianze sociali: il capitalismo non è più sostenibile. Le nostre tecnologie possono darci una mano a scongiurare la catastrofe naturale. Io vivo a Los Angeles e lo scorso anno, a fine ottobre, di notte erano ancora 33 gradi. Tutto questo è fuori controllo!”.

 

La sua società di produzione, Appian Way, vorrebbe portare sullo schermo il caso Volkswagen e lo scandalo delle emissioni. “È solo un'idea. Potrebbe anche trattarsi di una società automobilistica giapponese e non per forza della Casa tedesca accusata di utilizzare software e dispositivi per eludere i test di inquinamento” fa sapere. Ne Il futuro della Terra, DiCaprio incontra scienziati e attivisti alla ricerca di dati che ricordano (e aggiornano) quelli portati al tavolo da Al Gore, l’ex vice presidente americano e premio Nobel per la pace, anche se la sua passione per “una scomoda verità” (An Inconvenient Truth è il film del 2006 di Davis Guggenheim) risale agli anni Sessanta, sin dai tempi di Harvard.

il documentario di leonardo dicaprioil documentario di leonardo dicaprio

 

“Questo non è il primo documentario ambientalista - aggiunge DiCaprio - e non sarà nemmeno l'ultimo. Confesso di essere un po' pessimista ma la saggezza di chi difende il nostro habitat mi aiuta ad andare avanti e a consigliare a chi è in ascolto come evitare l’aumento delle emissioni nocive”.

 

Non basta intercalare statistiche fantascientifiche, bisogna anche provarle, verificarle. E a questo pensano l’imprenditore sudafricano Elon Musk, CEO di Tesla Motors e promotore di un futuro ecosostenibile, l'astronauta britannico Piers Sellers, e l'ambientalista indiana Sunita Narain.  “Abbiamo raggiunto il culmine di questo documentario alle Galápagos” conclude DiCaprio.

il documentario di leonardo dicaprio il documentario di leonardo dicaprio

 

“Volevamo dare una voce all’intera comunità scientifica, spesso ignorata nelle sue allarmanti previsioni. Il 97 per cento degli studiosi è d’accordo sul fatto che la popolazione sia direttamente responsabile del cambiamento climatico e in grado di alterare il corso del futuro così come lo conosciamo. Viaggiare dall’Artico al Polo Sud è stato come rimettere insieme i pezzi di un puzzle, riordinarli in modo tale da rendere quel puzzle più appetibile nei confronti del pubblico. Siamo a un punto di svolta nella storia del pianeta. L’educazione è la vera arma. Spetta a noi, e a noi soltanto, fare la differenza: parlarne in famiglia, tra gli amici, convincere i leader della Terra a prendere provvedimenti…”. Call to action, appunto. Chiamata all’azione.

il documentario di leonardo dicaprio  3il documentario di leonardo dicaprio 3

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”