feltrinelli

LE MILLE TURBOLENTE VITE DELLA FAMIGLIA FELTRINELLI – CARLO, FIGLIO DI GIANGIACOMO, IL“MILIARDARIO SOVVERSIVO”, RICORDA: “NONNO CARLO AVEVA TRE FRATELLI. GIUSEPPE ERA UN CACCIATORE. SI AFFEZIONÒ A UN CUCCIOLO DI ORSO, CHE ALLEVÒ COME FOSSE UN CANE. MA ERA UN ORSO E QUANDO UN GIORNO GLI SALTÒ AL COLLO PER GIOCARE LO AZZANNÒ. LA FERITA NON GUARÌ. PER LENIRE IL DOLORE DIVENNE MORFINOMANE E MORÌ A 35 ANNI. PIETRO SI SUICIDÒ A 28 ANNI PER AMORE DI UNA BALLERINA ROMENA. ANTONIO FU INVESTITO NEL 1942 DA UN CAMION. LO CURARONO CON IMPACCHI DI PEPE: MORÌ DI SETTICEMIA IN POCHI GIORNI. QUANDO LO DEPOSERO NELLA BARA IL CORPO SI APRÌ IN DUE, PIENO DI VERMI” - MA ANCHE GLI ALTRI FELTRINELLI MICA SCHERZANO...

ALDO CAZZULLO

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

Carlo Feltrinelli, qual è il primo ricordo di suo padre? 

«Metà Anni Sessanta, il mare della Corsica in tempesta, le onde alte come nei cartoni animati. Ma io non avevo paura, perché al timone dell'Eskimosa c'era mio padre Giangiacomo. Il capitano dava sicurezza». 

carlo feltrinelli foto di bacco (2)

 

Perché Eskimosa? 

«In onore di mia madre Inge, che secondo lui aveva gli zigomi da eschimese». 

 

Sono bei ricordi? 

«Molti sono legati alle vacanze, all'Argentario o in Austria. I Natali in cui andavamo nella neve a dar da mangiare ai cervi: rape, barbabietole, fieno, sale E poi gli ultimi anni, quando lo vedevo di nascosto».

 

giangiacomo feltrinelli

Tutta la storia della famiglia Feltrinelli ha qualcosa di grandioso e di tragico. Suo nonno Carlo aveva tre fratelli, e tutti ebbero una sorte drammatica. 

«Giuseppe era un cacciatore. Si affezionò a un cucciolo di orso, che allevò come fosse un cane. Ma era un orso e quando un giorno gli saltò al collo per giocare lo azzannò. La ferita non guarì. 

giangiacomo feltrinelli

 

Per lenire il dolore divenne morfinomane e morì a 35 anni. Un altro zio di mio padre, Pietro, si suicidò a 28 anni per amore di una ballerina romena. L'altro prozio, Antonio, fu investito nel 1942 da un camion militare. Lo curarono con impacchi di pepe: morì di setticemia in pochi giorni. Quando lo deposero nella bara il corpo si aprì in due, pieno di vermi». 

 

Restava nonno Carlo. Legname, edilizia. Presidente della Edison e del Credito Italiano. Il suo amministratore delegato in una battuta di caccia sparò a sua moglie. 

«Sì, mia nonna Giannalisa si prese una fucilata in volto. Perse un occhio; ricordo per casa le boccettine con l'occhio di vetro. Era eccentrica, bellissima, gelida. Mi raccontò che era stata vittima di un disgraziato irresponsabile; ma non si esclude la gelosia d'amore». 

Feltrinelli e Sibilla Melega

 

Carlo Feltrinelli cadde in disgrazia durante il fascismo e morì. Si parlò di ictus, ma anche di suicidio. 

«Non si è mai saputo bene. Un testimone, Giacinto Motta, scrisse di un "gesto pazzesco". Io credo all'emorragia cerebrale. Fatto sta che muore all'improvviso, a 54 anni. Giangiacomo ne aveva otto». 

 

Nonna Giannalisa si risposò con Luigi Barzini junior. 

«Il giornalista più famoso d'Italia si univa alla vedova più ricca. Alle nozze Giangiacomo e sua sorella Antonella furono costretti a tirare, anziché il riso, monete d'argento. Lui e il patrigno si detestarono fin dall'inizio. 

Feltrinelli e Inge

 

Feltrinelli veniva chiuso in cantina a pane e acqua per giorni, e divenne claustrofobico. Ricordava Barzini con certi accappatoi da gangster e pantofole di velluto. Più tardi avrebbe contribuito a dare un'immagine folkloristica di mio padre e del suo impegno culturale e politico».

 

Barzini e nonna Giannalisa finirono al confino. 

«Lui si era fatto prendere da frenesie spionistiche. Fece intendere agli inglesi che i servizi italiani leggevano le loro comunicazioni. Quelli verificarono subito, inviando all'ambasciata un messaggio con le parole di Barzini, citandolo. Il regime lo punì. Ma fu un confino dorato: ad Amalfi, all'hotel dei Cappuccini». 

feltrinelli

 

Giannalisa comprò dal Duce un titolo nobiliare per suo padre.

 «Marchese di Gargnano. Chissà se è trasmissibile» (Carlo Feltrinelli sorride) . 

 

L'8 settembre li colse nella villa dell'Argentario. 

«Giangiacomo si diede al bosco: scappò armato di pistola con il futuro macellaio del paese. Voleva battersi, e ne ebbe occasione: si arruolò nel Corpo di combattimento Legnano, che risaliva la penisola con la Quinta Armata americana». 

 

Le parlò della guerra? 

feltrinelliGiangiacomo Feltrinelli con Inge e Carlo

«Un colpo di mortaio lo mancò di pochissimo. Lui tentò di recuperare il bossolo; e mentre lo raccontava faceva proprio il gesto di scavare con le mani». 

 

Poi Giangiacomo entrò nel Pci. 

«Sua madre, legatissima a Umberto II, l'aveva portato in Portogallo dal re, ma lui fuggì per tornare in Italia. Fuggì anche nonna Giannalisa, prima in Brasile poi in Canada, dove comprò un passaporto per diventare canadese e poter diseredare i figli degeneri. Antonella le fece causa, mio padre lasciò perdere». 

Giangiacomo Feltrinelli

 

E finì in galera per la prima volta. 

«Nel 1948, dopo l'attentato a Togliatti: si fece cinque giorni a San Vittore, per affissione di manifesti non autorizzati. La sua prima moglie, Bianca, gli portava in carcere il cestino del mangiare». 

Carlo e Inge Feltrinelli

 

La vostra casa, la leggendaria Villa Feltrinelli sul lago di Garda, era stata requisita per alloggiare il Duce.

 «Ricordo i bunker scavati nella roccia, con i telefoni funzionanti. Nel 1949 mio padre organizzò nel parco un campeggio per quindici giovani comunisti. Qualcuno venne reclutato nella "banda Ciappina", detta anche "banda ovunque", che con le armi della Resistenza faceva le rapine. Lui non c'entrava nulla, ma fu arrestato di nuovo». 

 

Togliatti gli propose di creare una biblioteca che raccontasse le lotte degli operai di tutto il mondo. 

«Gli disse che l'idea veniva da un prete. La Fondazione Feltrinelli nacque così». 

 

E suo padre scoprì Il Dottor Zivago. 

Feltrinelli

«Seppe che Boris Pasternak stava per finire un romanzo straordinario, e gli scrisse in francese per offrirsi di pubblicarlo. Pasternak rispose con un bigliettino scritto su una carta di sigaretta, che conservo tutt' ora. 

Dice: d'ora in avanti ci scriveremo solo in francese; se lei riceverà una mia lettera in un'altra lingua, sappia che non sono io. Per maggior sicurezza, mio padre inventò il sistema della banconota tagliata». 

 

Marina Cvetaeva pasternak

Come funzionava? 

«Nelle lettere per Pasternak infilava metà banconota, e l'emissario che gliele portava aveva con sé l'altra metà, per dimostrare che erano parole autentiche. Furono accorgimenti utili». 

 

Perché? 

«Krusciov bloccò il libro. Pietro Secchia, che pure era amico di mio padre, gli chiese di non pubblicarlo. Lui disobbedì. Pasternak gli scrisse prima in italiano, poi in russo, intimandogli di rinunciare; ma subito dopo arrivavano lettere in francese, in cui diceva di andare avanti. Legga qui: "Non trovo parole sufficienti per esprimervi la mia riconoscenza. 

L'avvenire ci ricompenserà". Pasternak vinse il Nobel e Zivago vendette milioni di copie in tutto il mondo». 

 

TOMASI DI LAMPEDUSA

Poi arrivò Il Gattopardo. 

«Rifiutato da tutti gli editori. Fu Elena Croce, la figlia di don Benedetto, a segnalarlo a Bassani, dicendo che era opera di "una signorina aristocratica siciliana"». 

Inge e Giangiacomo Feltrinelli

 

Equivoco o scherzo? 

«Non si è mai saputo. Doveva uscire all'inizio del '59, ma una copia destinata a Del Bo, collaboratore di mio padre, fu mandata per sbaglio a Carlo Bo, che sulla Stampa scrisse una recensione entusiasta. Così Il Gattopardo fu anticipato al Natale 1958. Si era creato un gruppo formidabile: Mario Spagnol, Giampiero Brega, Valerio Riva, Luciano Bianciardi». 

gioacchino lanza tomasi lucio piccolo giuseppe tomasi di lampedusa

 

Bianciardi definì Giangiacomo «ignorante come un tacco di frate». 

«Una volta gli chiesi: tu quanti libri hai letto? Tanti, non tantissimi, rispose». 

 

Nel 1958 incontrò sua madre Inge, ad Amburgo. 

«Lei era appena tornata dal Ghana, aveva già fotografato Hemingway e Picasso. Giangiacomo era diretto al Polo Nord, con la tenda e lo zaino, dove c'erano le bozze del Gattopardo. Si videro a una festa dell'editore Rowohlt. Parlarono tutta la notte su un panchina di fronte all'Alster. Se è per questo, Giangiacomo aveva passato un'intera notte con un compagno ad ascoltare musica popolare jugoslava». 

Inge Feltrinelli e Hemingway INGE FELTRINELLI E BUKOWSKICASTRO FELTRINELLI 2

 

Lei Carlo nasce il 6 febbraio 1962. 

«A San Marino, perché era l'unico posto dove fosse possibile riconoscere il figlio di una coppia illegittima. Anche se in realtà mio padre ha sempre sposato le donne che amava: Bianca, Nanni, Inge, Sibilla. Con mia madre si sposarono in una catapecchia in Messico. Per la mia nascita telegrafarono Gianni Agnelli e Pietro Secchia. Secchia poi venne a casa di persona, per chiedere come mai di secondo nome mi avessero chiamato Fitzgerald». 

CASTRO FELTRINELLI

 

Già: perché? Come Scott Fitzgerald o come John Fitzgerald Kennedy? 

«Né l'uno né l'altro. Inge diceva che Fitzgerald in irlandese significa "figlio di nessuno"; come Esposito in napoletano. Ma perché abbia scelto quel secondo nome proprio non lo so». 

 

Alcuni descrivono suo padre come brusco, altri come cortesissimo. Com' era nella realtà? 

feltrinelli x

«Diffidente, con un grande senso dell'umorismo. Trattava tutti alla pari, tutti allo stesso modo: molti gli hanno voluto bene per questo, è una delle cose che mi ha insegnato. Poteva essere scostante, arcigno. Mia madre diceva che era malinconico». 

 

E con lei? 

«Protettivo. Pieno di affetto. Mi dava grande sicurezza. Anche quando era lontano. Per il nono compleanno mi mandò una conchiglia e questa lettera: "Il regalo più bello che posso farti è lottare per un mondo migliore, per un mondo più giusto". Mi colpisce sempre quando ci ripenso. Spesso giocavamo a scacchi». 

Enrico Cuccia Cesare Romiti

 

Chi vinceva? 

«Ovviamente lui. Era un modo di insegnarmi a ragionare, a confrontarmi. Seguivamo le sfide tra Fischer e Spasskij. Qualcuno mi ha detto che come scacchisti eravamo simili: forti in attacco, meno in difesa». 

 

A suo padre accadeva di incontrare Enrico Cuccia e Fidel Castro. 

«Con Cuccia andò malissimo. Lo presentò a un funzionario: "Questo è il famoso signor Feltrinelli, con l'hobby dell'editoria". Feltrinelli si alzò e se ne andò, senza salutare». 

FELTRINELLI DEL BABUINO D

 

E con Castro? 

«Fidel si aspettava un capitalista con le ghette. Cominciò a parlargli di affari: Cuba poteva esportare zucchero e bestiame in cambio di prodotti chimici. Mio padre gli ricordò che era lì per un libro. Poi annotò: Castro non è comunista né marxista, è un idealista». 

 

Ma anche un oppressore.

FELTRINELLI DEL BABUINO D

 «La Cuba dei primi anni 60 era la capitale del mondo inquieto. Non solo la centrale delle lotte anticolonialiste; il rifugio di scrittori e artisti. Mio padre vi incontrò Calvino, tornato per la prima volta sull'isola dov' era nato. E comunque il libro non si fece». 

 

Perché? 

«Castro pensava a memorie militari noiosissime, come quelle che poi ha pubblicato: "Un giorno sulla Sierra Maestra". Giangiacomo voleva un libro di attualità e di prospettiva». 

FELTRINELLI DEL BABUINO D

 

Dopo piazza Fontana entrò in clandestinità. 

«La parola non mi piace. Dovette rendersi irreperibile: ci bruciavano le librerie, la polizia perquisiva la sede di via Andegari C'è un libro di Paolo Morando, "Prima di Piazza Fontana", che racconta bene la fase preparatoria, il tentativo di incolpare gli anarchici. Mio padre era uno dei bersagli». 

 

Anche i Gap, l'organizzazione fondata da lui, fece attentati: ai cantieri, alla Ignis 

«Erano gesti simbolici, dimostrativi. Come le interferenze radio con cui nel 1969 Giangiacomo interruppe Tito Stagno, che raccontava l'allunaggio, per chiamare i genovesi alla rivolta contro il comizio di Almirante. Piazza Fontana fu una strage fascista di Stato. Aprì una strategia che mio padre aveva intuito». 

strage di piazza fontana 1

 

Il golpe di destra non ci fu. 

«Certo. Ma ci furono i tentativi di Borghese, della Rosa dei Venti e, sia pure in un contesto del tutto diverso, di Edgardo Sogno. Molti fatti hanno confermato l'analisi di mio padre. Compreso il coinvolgimento delle basi Nato da cui venne l'esplosivo per piazza della Loggia». 

 

Sua madre però tentò di fermarlo. 

FELTRINELLI DEL BABUINO D

«Certo. Giangiacomo commise un grave errore. Ma è il momento di andare oltre la visione caricaturale del miliardario sovversivo. È tempo di storicizzare quella stagione. Di riconoscere la densità umana e intellettuale di una persona che ha avuto diverse vite. È stato uno degli editori più importanti, non solo in Italia. Ha creato istituzioni che restano, a testimonianza di una vita libera, piena di intrapresa e di spirito rivoluzionario». 

 

Non ci fu neppure la rivoluzione.

 «Era un anacronismo storico, in quel momento, nel nostro Paese. Ma non per questo si può parlare di parodia della rivoluzione. Non riconosco né le narrazioni orrorifiche, né quelle idilliache. Le rivoluzioni hanno momenti imprevedibili». 

 

feltrinelli

«Un rivoluzionario è caduto», titolò Potere operaio dopo la sua morte. Inge Feltrinelli eraconvinta che fosse stato ucciso.

«Lo so. Ma mia madre non poteva esserne sicura al cento per cento. Io credo alla versione ufficiale, all'incidente. Ma neppure io posso esserne sicuro al cento per cento». 

 

Lei ha parlato con «Gallo», il compagno che era con suo padre sotto il traliccio di Segrate. 

«Ci fu l'esplosione. Gallo fuggì a piedi con un altro compagno, morto giovane. Non avrebbero potuto salvarlo. Doveva essere un atto dimostrativo. Non sapremo mai con esattezza se il timer fosse stato manomesso. Per il magistrato che chiuse l'inchiesta, la morte di Feltrinelli restava un mistero. Di sicuro mio padre era sfuggito a diversi tentativi di sequestro. Aveva nemici da cui dovette guardarsi». 

il cadavere di ernesto che fuevara esibito a vallegrande in bolivia

 

Ebbe un ruolo nella vendetta per la morte di Che Guevara. 

«Questa è un'altra storia. Diede a Monika Ertl, credo in Francia, la pistola con cui lei sparò al colonnello Quintanilla, l'uomo che aveva mozzato le mani al Che per certificarne la morte. E che aveva torturato Inti Peredo, il fidanzato di Monika. Che peraltro era figlia di un nazista». 

 

Quali sono i suoi ultimi ricordi di suo padre? 

«Capodanno 1971, una battaglia a palle di neve: c'era anche un giovane militante di Potere Operaio, Valerio Morucci; Giangiacomo costruì un igloo vero. E Capodanno 1972: fuochi d'artificio sulla neve, un minirazzo sparato con il paracadute. In Italia lo vidi una volta sola». 

feltrinelli e fidel castro

 

Dove? 

«Nella nostra casa in Piemonte, a Villadeati. Era il maggio del 1971. Inge l'aveva invitato per farlo desistere dalla sua lotta. C'erano anche Régis Debray e Moravia, che però non aveva capito, continuava a parlare di sesso, di incesto. Era già un po' sordo, si informava se Debray fosse pederasta a voce troppo alta. Io non dovevo sapere nulla; mi alzai nella notte sentendo il trambusto. Mio padre mi abbracciò». 

l agente della cia felix rodriguez con ernesto che guevara dopo la cattura

 

Nome di battaglia Osvaldo, documenti intestati a tale Vincenzo Maggioni. 

luigi calabresi ferma un manifestante

«Il commissario Calabresi intuì che il cadavere sotto il traliccio era lui. Venne in via Andegari a prendere Giovanni, il portiere, e lo portò all'obitorio. Giovanni lo riconobbe, ma tacque». 

 

Giulio Einaudi Giangiacomo Feltrinelli

Come seppe della sua morte? 

«Me lo disse mia madre. La mattina del 15 marzo 1972 dovevamo vederlo in un caffè di Lugano; ma lui era morto la sera prima. Nel portafoglio aveva la mia foto. "Lo faccio per mio figlio" aveva lasciato detto a un compagno». 

 

Come ricorda i funerali? 

«Partecipai alla cerimonia privata, tra i grandi editori venne solo Giulio Einaudi. Mi fu risparmiata quella pubblica, dove c'erano cinquemila persone e cinquemila celerini. I librai Feltrinelli portarono la bara. Il Monumentale di Milano, con cappella di famiglia babilonese, non è il posto che avrei voluto per Giangiacomo. Mia nonna commentò, atroce: "Ho finito di soffrire". In realtà tutti, mia madre Inge per prima, sentivamo che dovevamo andare avanti. E l'abbiamo fatto, anche per lui».

Feltrinelli feltrinelli e omar sharif dottor zivago Carlo Feltrinelli fidel castro che guevaracarlo feltrinelli foto di bacco (1)

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO