1- IL “GRAN TRADITORE” DI TREMENDINO, MIMMO SINISCALCO, POTREBBE ESSERE LA CARTA COPERTA PER SPARIGLIARE IL CONFLITTO TRA DRAGHI-SACCOMANNI E TREMONTI-GRILLI 2- QUELLA MISTERIOSA ASSENZA DI SACCOMANNI ALL’ASSEMBLEA DEL FONDO MONETARIO 3- È DAL 1998, EPOCA CREDIEURONORD, CHE GLI UOMINI DELLA LEGA GUIDATI DA LADY BOSSI SPERANO DI POTER GRIDARE AL TELEFONO: “FINALMENTE ABBIAMO UNA BANCA” 4- EVIDENTEMENTE MONTEZEMOLO NON RIESCE A DIGERIRE L’IDEA CHE LA MARCEGAGLIA POSSA SCAVALCARE LE SUE AMBIZIONI DI LEADERSHIP. ED è SUBITO SFOTTÒ PER EMMA COLPEVOLE DI ESSERE A SUO TEMPO CADUTA PRIGIONIERA DEL BERLUSCONISMO 5- BOMBASSEI IRRITATO DALLA DECISIONE DELLA MARCEGAGLIA DI SOLLEVARE GIORGIO USAI 6- LA NUOVA BALENA BIANCA: LE PORTE DEL CONVENTO DI TODI RESTERANNO CHIUSE AI POLITICI CHE SARANNO INVITATI A UNA SUCCESSIVA CONVENTION NEL MESE DI NOVEMBRE. SOLO ALLORA SI CAPIRÀ CHI SARÀ L’UOMO SU CUI IL VATICANO VUOLE APPOGGIARE LA “COSA” CHE IL CARDINALE BAGNASCO TIENE NASCOSTA NELLE SUE MANI GELIDE

1 - MIMMO SINISCALCO POTREBBE ESSERE LA CARTA COPERTA PER SPARIGLIARE IL CONFLITTO TRA SACCOMANNI E IL PALLIDO GRILLI
La moglie siciliana di Bossi ha fatto un sogno meraviglioso. Manuela Marrone, la signora che il leader del Carroccio ha sposato nel '94 in seconde nozze e che a metà settembre è stata beffeggiata da "Panorama" come "imperatrice della Padania", questa volta non ha sognato che il "Trota" prenda il posto del padre, ma che addirittura i "barbari" della Lega possano mettere le mani sulla Banca d'Italia. Ed è forse questa la ragione che spiega l'irrigidimento improvviso dell'amico Tremonti sulla designazione di Fabrizio Saccomanni alla poltrona di via Nazionale.

È dal 1998 che gli uomini della Lega sperano di poter gridare al telefono: "finalmente abbiamo una banca". Qualcosa di simile fu mormorato in quell'anno quando l'Umberto invitò i seguaci a sottoscrivere le quote di Credieuronord, ma il progetto saltò sei anni dopo a seguito delle ispezioni di Bankitalia che provocarono una multa ai vertici aziendali proprio da parte di Giulietto Tremonti, l'uomo che ieri sera ha puntato i piedi per rimettere al centro la candidatura del pallido Vittorio Grilli.

Si sa come è finita la storia: nemmeno l'intraprendente Fiorani con la Popolare di Lodi riuscì a salvare il piccolo istituto dei leghisti, e da allora le speranze di occupare una roccaforte finanziaria sono state riposte nella Popolare di Milano e nel corpulento Ponzellini che tra poche ore potrebbe saltare dal suo incarico.

Che qualcosa non filasse nel verso giusto l'avevano capito già nel fine settimana i giornalisti che si sono fiondati a Washington per l'Assemblea del Fondo Monetario. Innanzitutto era parsa davvero strana l'assenza di Saccomanni, preannunciata anche da quel sito disgraziato di Dagospia che aveva saputo con certezza delle prenotazioni aeree fatte dalle segreterie del Governatore e del direttore generale di Palazzo Koch.

Poi si è visto che nella capitale americana di Saccomanni non c'era traccia e le chiacchiere si sono spese nei due ricevimenti organizzati da Unicredit e IntesaSanPaolo nei saloni del museo Corcoran e presso la sede dell'ambasciata italiana. Qui tra le sedie vuote e montagne di tramezzini che hanno fatto la gioia dei giornalisti, i vari Passera, Beltratti, Ghizzoni, Rampl e Nicastro hanno cercato di decifrare il forfait improvviso di Saccomanni, ma nessuno, nemmeno l'ex-ambasciatore Castellaneta e Maurizio Beretta (che assicurava i giornalisti sulle sue imminenti dimissioni da presidente della Lega Calcio), è riuscito a trovare una spiegazione.

Inutile è stata anche la rincorsa di Tremonti che le inviate Stefania Tamburello e Elena Polidori hanno fatto per strappare dalla bocca di Giulietto qualche indiscrezione, e durante la conferenza stampa del ministro con accanto il pallido Grilli, ha preferito troncare sul nascere qualsiasi giudizio sulla situazione italiana.

C'è però un personaggio che ha saltellato con grande visibilità nei due appuntamenti-flop organizzati da piazza Cordusio e BancaIntesa. È il "traditore" Mimmo Siniscalco, l'economista torinese che dopo aver ricoperto la carica di direttore generale del Tesoro nel primo governo del Presidente Patonza nel luglio 2004 è diventato ministro dell'Economia prendendo il posto di Giulietto Tremonti.

In quell'epoca conservò anche la carica di direttore generale del ministero dove fu riconfermato nel terzo governo Berlusconi. Le dimissioni arrivarono nel settembre 2005 per il conflitto che lo vide contrapposto al pio-Governatore Antonio Fazio. Da allora Siniscalco, che appartiene alla vecchia guardia dei Reviglio-boys di marca socialista, ha imboccato la strada della finanza internazionale dentro Morgan Stanley e adesso è al vertice di Assogestioni.

Chi è stato a Washington per assistere al noioso concerto di Unicredit pensa che Mimmo potrebbe essere la carta coperta per sparigliare il conflitto tra Saccomanni e il pallido Grilli. Ai piani alti di via Nazionale continuano a pensare invece che il buon Saccomanni abbia le chances più forti e che non vi sia spazio per le ambizioni di personaggi estranei come Siniscalco oppure Bini Smaghi che gronda sangue per la sua uscita dalla BCE. E la stessa cosa pensano i corazzieri del Quirinale che dopo aver tentato la carta di Ignazio Visco ieri sera avevano il pennacchio scompigliato per la mossa improvvisa di Tremonti.

Nel meraviglioso sogno notturno la moglie di Bossi che all'età di 39 anni già godeva di una baby-pensione, non ha visto la sagoma di Siniscalco, ma l'idea di scombinare la partita le ha suggerito di buttare sul piatto la carta della Banca d'Italia per allungare la protezione del marito Umberto su Giulietto Tremonti.

2 - LO SFOTTÃ’ DI MONTEZEMOLO ALLA MARCEGAGLIA COLPEVOLE DI ESSERE A SUO TEMPO CADUTA PRIGIONIERA DEL FASCINO DEL BERLUSCONISMO
Manca un pugno di giorni allo scadere dell'ultimatum della Marcegaglia al governo.
La settimana scorsa parlando a Bologna la signora di Mantova ha lanciato il suo anatema: "o riforme entro la settimana prossima o a casa", e l'ha fatto con parole durissime mettendo fuori attributi d'acciaio.

L'anatema è caduto nel silenzio del mondo politico e a dire il vero anche di quello imprenditoriale. A parte la battuta del ministro La Russa che ha definito "irritante" la reprimenda, nessun imprenditore di rilievo si è buttato nel fuoco suggerendo alla Marcegaglia di organizzare una marcia dei 40mila su Palazzo Chigi. E oggi arriva lo sfottò di Luchino di Montezemolo che attraverso la sua Associazione "Italia Futura" sembra prendersi gioco di quella Confindustria colpevole di essere a suo tempo caduta prigioniera del fascino del berlusconismo.

L'ex-presidente di Confindustria parla per bocca di Andrea Romano e di Carlo Calenda, una figura minore che ha condiviso l'esperienza di viale dell'Astronomia e che oggi denuncia "quella corsa ad infierire sul cadavere, quel mostrarsi forti con i deboli dopo essere stati deboli con i forti, quel precipitarsi ad occupare un posto in prima fila davanti al patibolo".

C'è quanto basta in queste parole per fare incazzare la Marcegaglia che nelle ultime settimane pensava di aver ritrovato in Luchino un alleato. Ma evidentemente il "ragazzo dei Parioli" non riesce a digerire l'idea che la signora di Mantova possa scavalcare le sue ambizioni di leadership.

E questo avviene nel momento in cui i giornali del Cavaliere cominciano a mandare avvisi minacciosi sfruculiando nelle attività industriali della Marcegaglia e della sua azienda. Qui va detto peraltro che alla fine del suo mandato la "rivoluzionaria" di Confindustria troverà uno spazio molto ristretto perché il timone del Gruppo mantovano dell'acciaio è nelle mani del fratello Antonio, mentre alla Emma non resterebbe che giocherellare con le iniziative turistiche, dai bilanci zoppicanti.

Ma non è questo che può preoccuparla quanto piuttosto la strategia da portare avanti nei prossimi mesi se il Presidente Patonza e la sua corte non andranno a casa. Un timido segnale di marcia indietro è arrivato ieri sera proprio dal più falco dei falchi di Confindustria, quel Bombassei che come vicepresidente per le Relazioni Industriali ha sempre menato botte in testa ai sindacati.

Nel salotto stantio di "Ballarò" l'imprenditore vicentino che è legato alla Ferrari di Montezemolo da interessi industriali, ha fatto una piccola "frenata" nella polemica contro il governo spendendo parole di apprezzamento nei confronti del ministro dell'Economia.

Ai piani alti di Confindustria ritengono che Bombassei non abbia parlato a caso e che sia rimasto irritato dalla decisione della Marcegaglia di sollevare dall'organigramma Giorgio Usai, il 62enne supertecnico delle relazioni industriali che per molti anni ha lavorato accanto ai presidenti di Confindustria facendo la parte del cattivo.

L'uscita di Usai ha portato alla nomina nello stesso incarico di Pierangelo Albini, un 46enne varesino docente all'università Cattaneo di Castellanza, che a partire da lunedì si occuperà di gestire in maniera più morbida i rapporti con i sindacati che hanno stretto un patto con la Marcegaglia.

3 - LE PORTE DEL CONVENTO DI TODI RESTERANNO CHIUSE AI POLITICI CHE SARANNO INVITATI A UNA SUCCESSIVA CONVENTION NEL MESE DI NOVEMBRE. SOLO ALLORA SI CAPIRÀ CHI SARÀ L'UOMO SU CUI IL VATICANO VUOLE APPOGGIARE LA "COSA" CHE BAGNASCO TIENE NASCOSTA NELLE SUE MANI GELIDE
Quando Gianni Letta ieri ha preso la mano del cardinal Bagnasco per brucare l'anello durante la cerimonia a Villa Borromeo, ha provato un brivido.

Mai come in questa occasione il bracciodestro del Cavaliere ha provato tanta freddezza, una sensazione del tutto simile a quella sperimentata da chi ha avuto l'occasione di stringere le mani gelide e marmoree di Giulio Andreotti. E qualcuno tra i politici cattolici presenti per celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ha visto nel profilo dell'arcivescovo l'immagine di un uomo sottile e determinato come era il divino Giulio. Ma Bagnasco non sembra avere intenzione di ripercorrere la strada dell'uomo politico che nel '42 ha contribuito in modo determinante alla nascita della Democrazia Cristiana.

Appare quindi inutile e sciocco pensare che il Presidente della Cei voglia creare un nuovo partito. Il progetto è quello di una "cosa" che sappia raccogliere le attese degli "indignados" cattolici, un blocco sociale per il quale non è ancora stato scelto un leader.

Tutto gioca in favore di Pierfurby Casini, il giovane-vecchio democristiano che può garantire una svolta moderata e dialogare con un arco di partiti molto ampio. Per adesso comunque si tratta di fantasie e di buone intenzioni. Qualcosa di più si capirà il 17 ottobre nel conclave di Todi dove a porte chiuse si ritroverà un gruppo scelto di economisti, banchieri e rappresentanti delle associazioni cattoliche.

Come ha rivelato ieri Dagospia ci sarà anche Corradino Passera, ma a quanto scrive oggi "Panorama Economy" dovrebbero arrivare anche il massiccio Palenzona, Giuseppe Guzzetti e Stefano Zamagni, un uomo vicino a Romano Prodi. Le porte del convento resteranno chiuse ai politici che saranno invitati a una successiva convention nel mese di novembre. Solo allora si capirà chi sarà l'uomo su cui il Vaticano vuole appoggiare la "cosa" che Bagnasco tiene nascosta nelle sue mani gelide.

4 - BERNABÈ NEL FINE SETTIMANA VOLERÀ A DUBAI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Franchino Bernabè nel fine settimana volerà a Dubai dove parteciperà al Telecoms World Middle East, l'evento che riunisce i più grandi operatori telefonici del mondo.

Agli incontri, sponsorizzati anche da Telecom e che si terranno nell'hotel Towers, Franchino sarà accompagnato dal manager Fabrizio Nanni che dentro l'azienda è capo del Global Network".

 

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