MINORENNI COTTI AL VAPORE: CI VOGLIONO POLMONI ELETTRONICI PER SIGARETTE ELETTRONICHE

Raphael Zanotti per "La Stampa"

Il fumo elettronico non avrà mai la densità voluttuosa del fumo tradizionale. E nemmeno la sua nocività, considerate le centinaia di sostanze tossiche che si sprigionano ogni volta che si accende una "bionda". Ma per il governo quelle spire, elettroniche o analogiche che siano, sono equiparabili.

Con una propria ordinanza, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha decretato il divieto di vendita della sigarette elettroniche ai minori di 18 anni, equiparando così il limite a quello per le sigarette tradizionali (elevato dal 1° gennaio scorso da 16 a 18 anni). Il divieto varrà dal 23 aprile al 31 ottobre prossimi superando così la precedente ordinanza di settembre che poneva il divieto di vendita ai minori di 16 anni. Per i trasgressori sono previste sanzioni da 250 a 1000 euro (per la prima violazione) e da 500 a 2000 euro, con la sospensione per tre mesi della licenza, per molteplici violazioni.

«Le autorità sanitarie internazionali ci stanno chiedendo di applicare un principio di prudenza, ed è quello che stiamo facendo» ha dichiarato Balduzzi. In effetti, per ora, studi scientifici approfonditi non ce n'è. L'Istituto Superiore di Sanità, il 20 dicembre scorso, aveva fornito un proprio parere al ministero. Prendendo come parametro la quantità quotidiana di nicotina assimilabile stabilita dall'Efsa, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare, l'Iss aveva stabilito - sperimentando diverse cartucce - che anche per prodotti con bassa concentrazione di nicotina, quel parametro veniva comunque sempre superato anche da "fumatori" moderati.

«Non possiamo dire siano prodotti innocui spiega Roberta Pacifici, responsabile dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Iss - La nicotina ha effetti nocivi conosciuti, soprattutto a livello cardiovascolare, e crea dipendenza. Inoltre non conosciamo ancora gli effetti dell'assunzione degli altri aromi contenuti nelle sigarette elettroniche e quelli della vaporizzazione sui polmoni».

Un secondo parere, chiesto dal ministero al Consiglio Superiore della Sanità sulla pericolosità delle sigarette elettroniche e sul loro inserimento come "medicinale di funzione" nelle categorie merceologiche, deve ancora essere espresso (l'indagine è partita il 19 marzo scorso).

Nel frattempo, però, meglio essere prudenti. Anche perché, se è vero che l'utilizzo di sigarette elettroniche per ex fumatori può comunque ridurre il rischio, è anche vero che l'assenza di catrame, ammoniaca e altre sostanze nocive ha portato molti giovani a "svapare" (questo, in gergo, il fumare con fumo elettronico). Giovani che magari non avrebbero mai acceso una sigaretta sono stati così introdotti al mondo della dipendenza da nicotina.

Un fenomeno in espansione. Attualmente si calcola che in Italia esista un milione di fumatori elettronici e che il 10% dei fumatori tradizionali sia passato allo svapatore. Nelle grandi metropoli i negozi di e-cigarettes sono spuntati come funghi (se ne contano circa 1500) per un mercato stimato, nel 2013, di circa mezzo miliardo di euro. Un mercato che, per ora, è ancora scarsamente regolarizzato.

Se ne rendono conto gli stessi produttori. «Nessuna obiezione all'ordinanza. Apprezziamo l'interesse mostrato dal ministro per le sigarette elettroniche e per la tutela dei minorenni - ha dichiarato Massimiliano Mancini, presidente dell'Anafe, l'Associazione nazionale fumo elettronico - Ma al di là di interventi regolatori spot auspichiamo che con il prossimo governo si apra un tavolo di analisi e discussione trasparente su un prodotto che non fa smettere di fumare ma è un valido strumento di riduzione del rischio. Un tavolo obiettivo in cui si evitino inutili toni allarmistici spesso rinfocolati da lobbies interessate a frenare la diffusione della sigaretta elettronica».

 

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