CALCIO, CAZZI E CAZZOTTI - A NAPOLI C’È CHI SCOMMETTE CHE IL “POCHO” MOLLERÀ LA SQUADRA DOPO CHE LA FIDANZATA E’ STATA DE-ROLEXIZZATA: “ORMAI NON PUÒ GIRARE PER STRADA, LO ASSALGONO I TIFOSI” - IL RECUPERO DI STASERA CON LA JUVE VALE UNO SCUDETTO, INLER E CAVANI A RISCHIO - A ROMA, SOTTO I PUGNI E SPUTI DI OSVALDO A LAMELA, I NERVI DI 5 SCONFITTE: “VUOI FARE IL FENOMENO, ADESSO HAI ROTTO I COGLIONI” - DA MATERAZZI A VIERI, QUANDO LO SPOGLIATOIO DIVENTA UN SALOON…

1 - IL CASO LAVEZZI AGITA IL NAPOLI - DOPO L´AGGRESSIONE ALLA FIDANZATA, IL POCHO POTREBBE ANDARSENE...
Marco Azzi per "la Repubblica"

Piovono guai, questa volta. Soprattutto su Lavezzi, nella bufera per la rapina subita dalla sua compagna, Yanina. I bookmaker, da ieri, invitano a scommettere sulla fuga dell´attaccante dalla città: quota 15 a 1. E il Pocho è stato costretto a intervenire su Twitter. «Io faccio il calciatore e penso solamente a giocare». Vigilia agitata, insomma. C´è anche l´allarme lanciato da Mazzarri per le condizioni fisiche di Inler e Cavani, che comunque dovrebbero esserci stasera contro la Juve. Ma non al meglio.

È un Napoli con i cerotti in campo e qualche turbolenza fuori, assediato com´è dalla cronaca nera. Altro che vantaggio per il rinvio dello scorso 6 novembre, quando il diluvio impose il rinvio della partita e scoppiarono le polemiche, per il presunto favore ricevuto dai padroni di casa. Nel frattempo è peggiorata pure la classifica degli azzurri: salito da 5 a 9 punti il ritardo dai bianconeri, che erano già primi 23 giorni fa e lassù sono rimasti.
Ci ha rimesso di più il Napoli, insomma. De Laurentiis può consolarsi però con l´incasso, perché il tutto esaurito ci sarà lo stesso.

A chiedere il rimborso del biglietto, per lo spostamento della gara con la Juve al martedì sera, sono stati infatti appena in tremila. Posti che hanno trovato subito nuovi acquirenti. Al San Paolo saranno 55 mila e avranno pure il compito di tirare su il morale di Lavezzi, la cui routine napoletana non dev´essere una passeggiata, rapina a parte. «Il rapporto del Pocho con i tifosi è ottimo e non pensa certo di andare via, ma la sua vita in città non è così semplice. Non può andare al cinema, al ristorante e nemmeno fare un giro con il figlio, perché i tifosi lo prendono d´assalto», ha confessato il manager dell´argentino, sollevando un altro polverone. La calma è tornata solo con la rettifica serale. «Va tutto bene: è il prezzo da pagare al grande amore di Napoli».

Ma il campo dirà se la bufera è passata. Mazzarri è possibilista. «Ho parlato con Lavezzi e mi è sembrato sereno, spero che il suo rendimento contro la Juve non ne risentirà. La criminalità c´è dovunque, purtroppo. Siamo tutti esposti e i giocatori sanno che possono succedere certi episodi», ha provato a voltare pagina l´allenatore, che di una vigilia così avrebbe fatto volentieri a meno. «Sono preoccupatissimo pure per il mal di schiena di Inler, non sono certo che riuscirà a farcela». E durante la rifinitura c´è stato un brivido per Cavani, costretto a lasciare il campo per una ferita alla caviglia. Per il recupero dei due infortunati saranno decisive le prossime ore, trapela ottimismo.

Il Napoli non può concedere altri vantaggi alla Juve, che è già scappata in classifica e rischia di diventare imprendibile. Sembra una notte da dentro o fuori, per gli azzurri. E la frenata di Mazzarri ha l´aria di essere strategica. «Non ho mai parlato di scudetto e non dobbiamo pensare che sarà la gara della vita: si tratta solo di una tappa importante della nostra stagione, da vivere senza pressioni. Spero che i ragazzi sfruttino nel modo giusto la spinta del San Paolo», ha chiesto equilibrio l´allenatore, rivolgendo dei complimenti interessati al suo rivale in panchina.

«Conte lo stimo: è una persona vera e dice sempre quello che pensa. So che ci seguiva dalla serie B, l´anno scorso. Anche la sua squadra punta su pressing e ritmi alti: penso che un po´ ci abbia copiato». E quei 9 punti in più? «Ma loro hanno solo il campionato». La sfida degli azzurri è riaprirlo, pioggia (di guai) permettendo.

2 - OSVALDO STANGATO SPACCA LA SQUADRA CRITICHE A ENRIQUE E TOTTI SI FERMA...
Matteo Pinci per "la Repubblica"

Mancava solo la famiglia del mulino, all´immagine che, per mesi, hanno restituito gli specchi di Trigoria. Un gruppo unito con l´allenatore nel nome del progetto. Ma è bastata la quinta sconfitta stagionale per scrostare la vernice e mostrare evidenti crepe nell´integrità dello spogliatoio della Roma.

La rissa di Udine tra Osvaldo e Lamela è solo l´ultimo episodio a manifestare chiare divergenze tra tecnico e squadra. Anche ieri sono stati proprio i giocatori, con la "vittima" Lamela in testa (ma anche Heinze e Perrotta), a pretendere che, dopo l´esclusione di Osvaldo dalla trasferta di Firenze voluta da un furente Luis Enrique e ufficializzata dalla società insieme alla sanzione economica, il tecnico facesse marcia indietro sul provvedimento che avrebbe costretto l´attaccante azzurro ad allenarsi da solo da qui a domenica.

«Siamo una squadra, ci alleniamo tutti insieme», la richiesta del gruppo. L´ennesima frizione, dopo la lite di Luis Enrique con l´argentino Heinze per le accuse ai suoi sistemi di gioco, e quel soprannome, Zichichi, con cui più di un elemento della Rosa scherza del guru asturiano. Un brusco calo di appeal nei suoi confronti coinvolge anche i tifosi, feriti più che dalla sconfitta contro Di Natale, dal pugno duro del tecnico verso il miglior goleador della Roma, per cui proprio Luis ha preteso l´investimento più salato dell´estate romanista: «Osvaldo non si tocca», il messaggio sulle mura di Trigoria con cui i supporters hanno accolto l´allenatore.

Che, adesso, dovrà fare i conti con le proprie scelte: dopo l´esclusione disposta per Osvaldo, ieri si è fermato di nuovo Totti. Una forte contusione alla caviglia operata nel 2006, la terza in sette giorni. Subito la borsa del ghiaccio, abbastanza per evitare che l´articolazione si gonfiasse, ma non per sciogliere la sensazione di un nuovo inevitabile stop. E con Borriello ancora in dubbio, la scelta in avanti si riduce ai soli Bojan e Lamela. Chi controlla il controllore?


3- OSVALDO SPOGLIATOIO O SALOON?...
Malcom Pagani per "il Fatto quotidiano"

"Vuoi fare sempre il fenomeno, adesso hai rotto i coglioni". E giù pugni, minacce, calci, sputi e bestemmie. Succede da sempre. Tra compagni e avversari, nemici e fratelli, presidenti e prestanome. Negli spogliatoi, nei tunnel e persino nei pressi del pullman. Quando l'odio era una cosa seria e Gianfranco Zigoni detto Zigo girava con la gallina al guinzaglio per il suo presidente Garonzi "Mòna d'un mòna, me farai morir". O più tardi, quando Luciano Gaucci era ancora nel Presepe delle nostre domeniche e i suoi tempi supplementari un'estensione utile per investire a favore di telecamera i colleghi come Matarrese al grido di "ladro" o "figlio di puttana, ti sei comprato la partita".

Quindi Pablo Daniel Osvaldo, non è l'ultimo né il primo acrobata del circo, anche se il gioco di mano con il giovane Lamela ("Hai giocato tre partite e già ti senti un Dio" con contorno di schiaffi e bottiglie volanti nel ventre dello stadio Friuli, venerdì notte) ha il sapore della villana recidività.

Ai tempi del Bologna, nella quieta Sestola tra i tennisti di diporto, infatti, Osvaldo già si esibì di boxe con Daniele Mingazzini, di professione centrocampista e oggi, mentre Luis Enrique pretende una multa o una sospensione (accontentato: l'attaccante verrà multato e non sarà convocato per la trasferta di Firenze, ma potrà allenarsi con il gruppo), ricordare nomi e volti di chi ha fatto peggio, non è inutile. Salvatore Masiello, ad esempio.

Ex del Bari messo fuori rosa in agosto. Inutilmente cresciuto nell'educata scuola di Guidolin, Masiello aveva deciso di ingannare la noia di un ritiro di fine agosto tirando molliche di pane al portiere di riserva ceco Zdènek Zlàmal. Dal pane al piatto di ceramica, come dallo scherzo alla tragedia, il passo è spesso breve. Zlàmal, rapido, si era spostato. E cocci e schegge dell'identificato oggetto volante di Masiello avevano colpito il giovane Crescenzi, medicato con 40 punti di sutura.

Se i pugni di Materazzi al collega di ruolo Cirillo avevano avuto il proscenio di quella terra di mezzo molto western che è il tunnel che conduce allo spogliatoio, quelli del cestista Villalta al portiere Zinetti, erano andati in onda direttamente sulle scale di un condominio bolognese. Era l'inizio degli anni 80 e la questione, per così dire intima e personale, costò a Zinetti un congruo numero di costole, qualche coro dagli spalti e una convocazione nell'Under 21.

Poi Balotelli in fuga da Ibrahimovic e costretto a chiedere asilo a un bagno chiuso a tripla mandata, Lippi e Bobo Vieri che si sollevano a vicenda, Tevez e Mancini (ma con il tecnico del Manchester City la lista delle "incomprensioni" sarebbe troppo lunga) o ancora Pasquale Foggia che chiede e ottiene un chiarimento al collega Marchini in un bar di Cagliari e quando questo si convince ed entra, come in certi poliziotteschi degli anni 70, dalla colonna nascosta nel buio esce un terzo incomodo, la serranda si abbassa e prima, molto prima delle denunce e dei tribunali, è subito saloon.

 

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