
IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - CI MANCHERANNO LA GRAZIA E IL FASCINO D’ALTRI TEMPI DI MICHEL DEMITRI SHALBOUB, EGIZIANO NATO AD ALESSANDRIA DA GENITORI LIBANO-SIRIANI CHE SI SPOSERÀ CON FATEN HAMAM E DIVENTERA’ MUSULMANO CON IL NOME DI OMAR AL-SHARIF
Marco Giusti per Dagospia
Bello, elegante, sorridente, romantico e innamorato come Yuri Zivago, immortalato per sempre nella corsa al tram per riabbracciare la sua Lara (“dove non so… “), ma anche come lo sceriffo Ali amico di Lawrence d’Arabia, come Gengis Khan, Marco Polo, Principe Rodolfo d’Austria in quel di Mayerling, selvaggio cavaliere afghano, perfino come Ernesto Che Guevara in un folle biopic americano.
Ci mancheranno la grazia e il fascino d’altri tempi di Omar Sharif, scomparso a 83 dopo una vita passata tra i tavoli di bridge e le braccia di donne fantastiche come Catherine Deneuve, Julie Christie, Sophia Loren, Anouk Aimée, Barbra Streisand.
Egiziano, nato ad Alessandria come Michel Demitri Shalboub nel 1932 da genitori libano-siriani, cresciuto in una scuola cattolica, viene scoperto da subito dal cinema egiziano. I suoi primi film negli anni ’50 sono Shaytan Al Sahra di Youssef Chahine e Siraa Filwadi con Faten Hamam, che sposerà dopo esser diventato musulmano e aver preso il nome di Omar Al-Sharif.
Divorzierà, senza mai più risposarsi, nel 1974, dopo la nascita di un figlio e un successo internazionale ormai consolidato. Gira una ventina di film in Egitto diventando ben presto una star, anche un curioso La castellana del Libano di Richard Pottier, dove cerca l’urania nel deserto arabo in mezzo a bellezze come Gianna Maria Canale, Juliette Greco e Luciana Paluzzi.
Il suo vero primo film internazionale è Lawrence d’Arabia di David Lean nel ruolo dello sceriffo Ali, fedele fratello del protagonista. Lean lo vorrà protagonista nel suo film più celebre, Il dottor Zivago, tratto dal romanzo di Boris Pasternak, che farà piangere milioni di ragazze in ogni parte del mondo.
Una volta sdoganato da Zivago, Omar Sharif può interpretare ogni tipo di personaggio, dal tedesco allo spagnolo al messicano all’italiano. Recita per Anthony Mann in La caduta dell’impero romano, per Fred Zinneman in E venne il giorno della vendetta, per Anatole Litvak in La notte dei generali, per Francesco Rosi per C’era una volta, tratto da un racconto di Basile, per George Cukor in Funny Girl, per Sidney Lumet in la virtù sdraiata, per Richard Fleischer in Che!, per John Frankenheimer in Cavalieri selvaggi, per James Clavell in L’ultima valle, per Henri Verneuil in Gli scassinatori. Può recitare perfettamente in inglese, francese e italiano.
Porta in ogni film il suo sorriso e la sua eleganza, in un cinema che presto non è più in grado di offrirgli grandi ruoli avventurosi o di innamorato passionale. Il suo declino negli anni ’70 è il declino di tutto un cinema internazionale che non ha più ragione d’essere. Preferisce giocare a bridge che interpretare brutti film o film non adatti a lui. Ma rimarrà sempre Omar Sharif.
feltrinelli e omar sharif dottor zivago
OMAR SHARIFF E MIMMO CAVICCHIA
Si permette di spaziare in piccoli film intelligenti con registi di culto come Alejandro Jodorowski, in Il ladro dell’arcobaleno, o di tornare alle origini in Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di François Dupeyron, di apparire per amicizia in Un castello in Italia di Valeria Bruni Tedeschi. Giocatore, scrittore, tabagista (anche 100 sigarette al giorno), la vita se l’è goduta come voleva girando in tutto il mondo grazie alla sua fama di star.