carra con sinatra e vianello

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - LE COSE SAREBBERO ANDATE IN MANIERA DIVERSA SE RAFFAELLA CARRÀ AVESSE ACCETTATO IL RUOLO DELLA PROTAGONISTA DI “I PUGNI IN TASCA” DI MARCO BELLOCCHIO. FINISCE INVECE NEL CALDERONE DEI PEPLUM ITALIANI DEI PRIMISSIMI ANNI ’60 - SI NARRA CHE FRANK SINATRA FOSSE IMPAZZITO PER LEI. MAX TURILLI, CARATTERISTA ROMANO, MI DISSE CHE OSPITAVA I DUE A CASA SUA. VERO? FALSO? - RECITA A FIANCO DI RAIMONDO VIANELLO IN UNA BUFFISSIMA PARODIA DELL’AGENTE FLINT DI JAMES COBURN. ANCHE QUI, SI SUSSURRA DI UNA STORIA CON VIANELLO. L’UNICA CHE SIA MAI STATA ATTRIBUITA AL COMICO...

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Raffaella Carra - Foto Farabola

L’avevamo appena vista celebrata nello scatenato “Ballo Ballo”/“Explota Explota”, opera prima dell’uruguayano Nacho Alvarez interamente dedicato ai suoi successi degli anni ’70 e al ruolo che ebbe in una Spagna che cercava di uscire dall’oscurantismo franchista, dove appariva in un buffo cammeo finale al Colosseo proprio a sorpresa negli ultimi minuti del film.

 

Un cammeo che rimarrà, ahimé, anche la sua ultima apparizione sul grande schermo. Ma già avevano riscoperto la sua forza tante serie tv di mezzo mondo, dalla francese “En tout cas” all’inglese “Trust” alla spagnola “Pasapalabra”. Per non parlare della fondamentale citazione di “A far l’amore” che in qualche modo apriva, già nel trailer, “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. E nessun’altra avrebbe saputo esprimere meglio di lei tutta la follia del mondo cafonal romano.

 

 

 

Le cose, per quanto riguarda il cinema, sarebbero andate in maniera totalmente diversa se Raffaella Carrà avesse magari accettato il ruolo della protagonista di “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio.

 

Raffaella Carra e Corrado - Foto Farabola

Ma è curioso che proprio il cinema, che l’aveva formata fin da ragazzina, quando si chiamava ancora Raffaella Pelloni, con piccoli ruoli, poi con ruoli maggiori ma non così significativi, tra peplum, film di guerra, sceneggiati, l’abbia infine celebrata per tutto quello che era diventata nella musica e negli show televisivi. Cioè per la Raffa che tutti abbiamo conosciuto dopo.

 

Raffaella Carra e Raimondo Vianello - Foto Farabola

Eppure, i fan lo sanno bene, la Carrà ha cominciato prestissimo a muoversi nel cinema, addirittura da bambina nel 1952 con “Tormento del passato” di Mario Bonnard, poi con “Caterina Sforza, la leonessa di Romagna di Giorgio Walter Chili, molto a fianco della protagonista, l’allora emergentissima Virna Lisi, o con “Valeria ragazza poco seria” di Guido Malatesta dove è addirittura a fianco di Gabriella Pallotta, che non decollerà mai da protagonista.

 

 

Per imparare a recitare, giustamente, si iscrive e si diploma al centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e grazie a questo la troviamo in film molto seri, come “Il peccato degli anni verdi” di Leopoldo Trieste e, soprattutto, nell’ultra drammatico “La lunga notte del 43” di Florestano Vancini tratto da un racconto di Giorgio Bassani.

 

Raffaella Carra - Foto Farabola

E’ allora che potrebbe tentare la carta del cinema d’autore, ma finisce invece nel calderone dei peplum italiani dei primissimi anni ’60 in ruoli di ancella, vestale, non certo di regina cattiva o di fatalona di turno. Eccola in “La furia dei barbari” di Guido Malatesta con Edmund Purdom e Rosanna Podestà, in due Maciste diretti da Antonio Leonviola, “Maciste nella terra dei ciclopi”, cultissimo con il forzuto Gordon Mitchell e la fatale danzatrice cubana Chelo Alonso, capace di travolgere qualsiasi maschio del tempo, e “Maciste l’uomo più forte del mondo” con Mark Forrest e Moira Orfei.

 

 

topo gigio e raffaella carra

Certo, di fronte a due star del glam exotic anni ’60 come le scatenatissime Moira e Chelo, la giovane Raffaella, che ha poco preso il nome di Carrà, ha solo da imparare. E imparerà in fretta. Anche se deve ancora smaltire una massa di film storici e mitologici, “Ulisse contro ercole” di Mario Caiano con Georges Marchal e Mike Lane, un “Ponzio Pilato” di Irving Rapper con Jean Marais, Jeanne Crain e Basil Rathbone, dove è difficile farsi notare, e un “Giulio Cesare conquistatore delle Gallie” diretta dal king of B’s Tanio Boccia con Cameron Mitchell, dove interpreta il ruolo di Publia.

 

E’ il suo ultimo peplum, per fortuna. Esce dal genere senza grandi rimpianti. Ma non le va meglio con “L’ombra di Zorro”, né con “I Don Giovanni della Costa Azzurra”, dove finisce per avere il ruolo della cameriera. Meglio allora nei film più seri, come “Il terrorista” di Gian Franco De Bosio con Gian Maria Volonté o “I compagni” di Mario Monicelli, dove riesce a ritagliarsi un ruolo almeno simpatico.

 

 

sinatra e la carra

Ma non è ancora la Carrà che conosciamo noi. Le va meglio con “L’amore e la chanche”, film a episodi di coproduzione italo-francese, dove recita diretta dal raffinato Charles Bitsch, toccando di striscio la Nouvelle Vogue. Ancora meglio come “Ortensia” nel celebre sceneggiatone tv di Sandro Bolchi “I grandi camaleonti”, che è forse il suo ruolo maggiore prima di arrivare al suo film che tutti i fan conoscono, “Il Colonello Von Ryan” di Mark Robson, girato in Italia, con Frank Sinatra protagonista. L’unico ruolo femminile del film.

 

raffaella carra e frank sinatra

Nei giornali americani del tempo, leggo che Mark Robson la scelse vedendola in uno show a fianco di Marcello Mastroianni, ovviamente “Ciao Rudy!”, kolossal da 150 milioni di lire di Garinei e Giovannini al Sistina, dove aveva il ruolo di Margie, ballerina di Al Jolson, ma l’ha messa sotto contratto solo dopo che il “fine occhio italiano” di Sinatra ha dato la sua approvazione.

 

Per i giornalisti Raffaella, allora ventunenne, ha qualcosa sia di Audrey Hepburn che di Sophia Loren. Le sue misure sono 38-25-37 (altro che il #metoo). Un giornalista cerca di intervistarla, ma scopre che non parla granché bene inglese e termina il suo articolo dicendo che “l’americanizzazione di Miss Carrà è ancora da venire. Lei è deliziosamente, totalmente, assolutamente straniera”.

 

frank sinatra raffaella carra

Si narra, certo, che Frank Sinatra fosse impazzito per lei. Max Turilli, buffo caratterista romano che aveva sempre i ruoli di tedesco, mi disse che ospitava i due a casa sua. Vero? Falso? Chissà? A Hollywood andò davvero, però. E era tra le poche che potesse parlare direttamente con Sinatra.

 

Certo, l’aver preso parte a un grande film americano le aprì altre porte. La troviamo a fianco di Domenico Modugno nello sceneggiato musicale tv “Scaramouche”, primo passo verso il grande successo televisivo. E’ la protagonista del film di Steno “Rose rosse per Angelica”, dove si tentò di farne una nuova Michéle Mercier a fianco di Jacques Perrin.

 

 

Diventa poi Aura, aliena sexy e bionda scesa sulla terra, in “Il vostro super agente Flit”, opera prima di Mariano Laurenti, dove recita a fianco di Raimondo Vianello in una buffissima parodia del Flint di James Coburn. Anche lì, si narra di una storia con Vianello. L’unica che sia mai stata attribuita all’attore.

 

raimondo vianello con raffaella carra

Non sembra però capitalizzare il successo di “Von Ryan”, perdendosi tra film di coproduzione, come “il Santo prende la mira” del vecchio Christian-Jaque con Jean Marais, o la commedia erotica italo-tedesca “Professione bigamo” di Franz Antel dove è una delle due donne sposate a Lando Buzzanca, il bigamo del titolo, l’altra è Teri Tordai, più celebre come Susanna.

 

Era quasi terribile, e poverissimo, il film di guerra italo-spagnolo “Sette eroiche carogne” di José Luis Merino con Guy Madison e Stelvio Rosi. Ha però un buon ruolo a teatro e in tv nella commedia “Del vento tra i rami del sassofrasso” coi vecchi Gino Cervi e Elsa Merlini. Lì si narra di una storia con Massimo Foschi, che aveva il ruolo di un aitante indiano.

 

 

Il suo ruolo maggiore e più spinto prima del quasi addio al cinema è il noir tratto da un giallo di Giorgio Scerbanenco “Il caso Venere privata” diretto dall’ottimo Yves Boisset, dove è Gabriella, che morirà dopo una serie di pose sadomaso che ogni bravo cinéphile cresciuto in quel periodo ricorda perfettamente.

 

frank sinatra con raffaella carra

Vederla nuda, in pose non da prima serata tv ci fece davvero colpo, perché contemporaneamente stava esplodendo come soubrette. E lì era proprio un’altra cosa. Altro che Maga Maghella. Nei primi anni ’70 lascia proprio il cinema, a parte un ruolo nella serie di “Arsenio Lupin”.

 

In fondo, il cinema le aveva dato poco, pochissimo, rispetto a tutto quello che le avrebbero dato i  grandi show televisivi e perfino la pubblicità, un percorso che la vedrà attivissima per tutti gli anni ’70, prima diretta addirittura da Richard Lester, e poi chiamata a chiudere per sempre il programma alla fine del 1976. Per non parlare poi degli spot per Scavolini…

 

Raffaella Carra - Foto Farabola

Ritornò, distrattamente, al cinema e alle serie con “Barbara” diretto da Gino Landi nel 1980, dove fa un po’ se stessa, e nella serie della Rai “Mamma per caso” nel 1997 che vedemmo tutti distrattamente. Ma è solo grazie alla continua riscoperta del mito Carrà in questo ultimi vent’anni che il suo culto troverà nel cinema e nelle serie tv la giusta consacrazione.  

Raffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra e Mina - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra a Forte dei Marmi - Foto Farabolaraffaella carra 9raffaella carra raffaella carra raffaella carra raffaella carra raffaella carra 3 raffaella carra raffaella carra 10raffaella carra 11raffaella carra 12raffaella carra 13raffaella carra 14raffaella carra 15raffaella carra 16raffaella carra 17raffaella carra 18raffaella carra 19raffaella carra 20raffaella carra 21raffaella carra 22raffaella carra 4raffaella carra 5raffaella carra 6raffaella carra 7raffaella carra 8Raffaella Carra - Foto Farabola

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...