minoli

MINOLI IN SALSA “AGRODOLCE” - NEL 2013 LA FINANZA VOLEVA ARRESTARE IL GIORNALISTA PERCHE’ TEMEVA LA FUGA ALL’ESTERO: ORA IL NUOVO PM VORREBBE CHIUDERE L’INCHIESTA SULLA FICTION RAI “AGRODOLCE”: “NESSUN ILLECITO” - QUELL’ACCUSA DI ESTORSIONE AI DANNI DI LUCA JOSI...

Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”

 

giovanni minoligiovanni minoli

Giovanni Minoli è stato indagato per accuse gravissime, intercettato, pedinato e perquisito. Nell' ottobre 2013, la Guardia di Finanza aveva suggerito il suo arresto per evitare che inquinasse le prove e che fuggisse all' estero. Poi aveva proposto di sequestrare 10,5 milioni di euro a lui e 2 alla Regione Sicilia.

 

Infine, nel giugno 2014, gli aveva perquisito la casa a Roma e l' ufficio a Radio 24. Ma queste notizie sono rimaste segrete per tre anni, sigillate nel fascicolo di un' inchiesta della Procura di Palermo sulla fiction Rai Agrodolce dopo la denuncia del produttore Luca Josi.
 

LUCA JOSI RINO FORMICA LUCA JOSI RINO FORMICA

La Finanza ha indagato per conto dei pm Gaetano Paci e Sergio De Montis, a carico di Minoli sono ipotizzati i reati di falso ideologico, frode nelle pubbliche forniture ed estorsione ai danni di Josi, commessi nelle vesti di direttore di Rai Educational. Poi i due pm vengono trasferiti, Paci a Reggio Calabria e De Montis alla Dna; mentre il colonnello

Fabio Ranieri, capo del Nucleo Polizia Tributaria di Palermo, è promosso a Roma.

 

Il nuovo pm Enrico Bologna, non solo non dà seguito alle proposte delle Fiamme Gialle (arresto e sequestro), ma l' 11 settembre 2015 chiede al gip l' archiviazione, tanto più che nel frattempo la prescrizione è quasi raggiunta:

 

"All' esito delle indagini, deve escludersi la rilevanza penale di tale vicenda, non essendo emersi elementi tali da esprimere una prognosi sull' esito di un eventuale giudizio penale diversa da quella formulata per i medesimi fatti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma in sede di richiesta di archiviazione".

minoli minoli

 

Aggiunge il pm in riferimento all' operato di Minoli e di Ruggero Miti (altro indagato): "Hanno agito nell' interesse dell' attuazione del progetto, avulsi da qualsiasi finalità di illecita appropriazione dei fondi stanziati". La montagna ha partorito il classico topolino, per giunta morto. Solo il gip, ora, lo può resuscitare, nell' udienza del 14 giugno, fissata dopo l' opposizione della difesa di Josi alla richiesta del pm.

 

LUCA JOSI LUCA JOSI

Da lui dipende la sorte di un procedimento che frantuma l' immagine di Minoli. Agrodolce nacque - nell' annuncio degli autori - come un romanzo popolare: lunga serie tv farcita di ambientazione siciliana; maestranze autoctone; denaro pubblico regionale; guarentigie nazionali targate Rai; il cervello di Einstein, la società di produzione di Josi; il blasone preteso da Minoli, coordinatore per la Rai.

 

È finita presto. È finita male. Un' edizione di discreto successo, poi lo scontro fra Minoli e Josi (che rifiutava di cedere a pressioni per usare sul set manodopera suggerita dagli amici degli amici), quindi milioni sprecati, fallimenti, carte bollate. Un po' come l' inchiesta che ne è seguita a Palermo: partita con grandi aspettative e finita (quasi) nel nulla.
 

giancarlo leone e giovanni minoligiancarlo leone e giovanni minoli

Il progetto

Su carta, dieci anni fa, Agrodolce era l' ennesimo riscatto del Mezzogiorno. Quello che poi diventa il solito riscatto mancato. Era la replica a Palermo, spinta lassù a Termini Imerese, del napoletano Un posto al sole. Il capo Giovanni Minoli, committente per Rai Educational; l' appalto alla Einstein dell' ex socialista Josi, all' epoca una società florida, valutata 31 milioni di euro; i fondi siciliani attinti dai contribuiti europei.
 

agrodolceagrodolce

Il triangolo ha funzionato per una stagione, 230 puntate da 25 minuti, trasmesse fra il 2008 e il 2009. La Regione ha stanziato 12,5 milioni all' anno: acconto di 10,5 in automatico, 2 legati ai progetti garantiti da Viale Mazzini. Per strappare l' accordo con Palazzo dei Normanni, l' azienda pubblica aveva promesso un corso di formazione per i siciliani e l' allestimento di un laboratorio tv, per riprese e montaggi.

 

GIANNI MINOLI GIANNI MINOLI

Un risarcimento. Una testimonianza per lasciare qualcosa di tangibile in Sicilia, a telecamere spente. Scrive la Guardia di Finanza: "Dall' analisi del carteggio è dunque emersa la volontà di Rai Fiction, nella persona di Minoli, di rappresentare falsamente alla Regione Sicilia, al ministero per lo Sviluppo economico e al ministero per i Beni culturali:

 

l' esecuzione di corsi di formazione in realtà mai eseguiti; la realizzazione da parte di Rai del Centro di produzione televisivo di Termini Imerese, di fatto realizzato sia sotto l' aspetto progettuale sia sotto quello economico-finanziario dalla Med Studios spa di Josi".

 

E perché la Rai ha mentito? Ancora la Gdf: "I motivi che hanno spinto l' azienda a produrre false attestazioni si evincono, in primis, dal fatto che tali attività erano state previste nella Convenzione firmata nel 2006 e nell' Atto integrativo ed esplicativo del 2008 e, in secundis, dal fatto (che) per la loro realizzazione era stato previsto l' utilizzo di Fondi Fas.

agrodolceagrodolce

 

Tali fondi non sono stati in realtà utilizzati per la realizzazione delle progettualità previste (come detto, infatti, i relativi costi sono indebitamente ricaduti sulla Med Studios spa), ma sono stati 'dirottati' per coprire, in maniera rilevante, i costi per la realizzanda fiction televisiva, facendo in tal modo conseguire alla Rai un corrispondente risparmio".

giovanni minoligiovanni minoli

 

Il rapporto investigativo è datato 10 ottobre 2013: quando Minoli sta per lasciare Viale Mazzini, dopo l' incarico ottenuto da Mauro Masi nel 2010 per gestire la struttura che celebra i 150 anni dell' Unità d' Italia (parte con un anno di anticipo e chiuderà con due di ritardo).

 

Per la Gdf, proprio attraverso le manovre su Agrodolce, il pensionato Minoli è riuscito a reiterare la propria permanenza in Viale Mazzini: "Ha procurato un ingiusto profitto alla Rai e a se stesso.
 

Grazie all' ottenimento dell' ingente finanziamento pubblico, Minoli ha ottenuto un contratto di collaborazione coordinata e continuativa da parte dell' azienda, della durata triennale, per un compenso di 1,8 milioni di euro".
 

Minacce a Josi

agrodolceagrodolce

Quando la Regione Sicilia sollecita le garanzie di Viale Mazzini, la squadra di Minoli cerca di convincere Einstein a consegnare il materiale sul centro di produzione per intestarsi i meriti e sbloccare il denaro pubblico. Siccome l' esborso era a carico di una società di Josi, la Rai non persuade Raffaele Lombardo.

 

In altre circostanze, però, sempre secondo la Finanza, Josi viene costretto a subire le condizioni imposte da Minoli. Di qui l' ipotesi accusatoria di estorsione: "(Minoli) ha indotto Josi ad accettare le sue pressanti richieste minacciandolo, in caso contrario, di bloccare l' iter della produzione di Agrodolce, con la conseguente perdita dei notevoli investimenti medio tempore già sostenuti dalla Med Studios per la costruzione degli studi tv".
 

Giovanni Minoli Giovanni Minoli

 

Un esempio accluso agli atti è l' assunzione in Einstein di Maria Renée Cammarata per 78.000 all' anno, già dipendente di Viale Mazzini con un guadagno complessivo di 460.000 euro: "Nell' ambito della cerchia dei soggetti legati a Minoli, assume particolare rilievo la signora Cammarata, la quale, grazie alle pressioni esercitate da Minoli, ha ottenuto rilevanti benefici economici". È questo scenario che induce la Finanza a suggerire il sequestro preventivo di 10,5 milioni di euro a Minoli, l' equivalente del denaro pubblico elargito a Viale Mazzini.
 

Cosa ha rischiato

Poi c' è la richiesta di sottoporre Minoli a una misura cautelare: "Gli esiti delle investigazioni esposte nei paragrafi precedenti fanno emergere un' attività delittuosa 'reiterata', 'consapevole' e 'organizzata', posta in essere attraverso condotte distinte e protrattesi nel tempo, preordinate a lucrare, indebitamente, ingenti finanziamenti e ottenere tornaconti di carattere personale.

Giovanni Minoli Giovanni Minoli

 

Si aggiunga, altresì, che sussiste il concreto pericolo di inquinamento probatorio, poiché l' indagato potrebbe adoperarsi per pregiudicare l' acquisizione di prove idonee a chiamare in causa anche ulteriori eventuali correi, ovvero per impedire più incisivi accertamenti attesa la lunga permanenza dello stesso all' interno dell' Azienda di Stato e il ruolo apicale da lui rivestito fino al mese di giugno 2013, nonché un concreto pericolo di fuga, tenuto conto che Minoli è solito recarsi all' estero, attesa la professione di giornalista".

 

Ma è nel 2014, nel mese di luglio, che la Finanza evidenzia l' attivismo del telegiornalista, molto allarmato per gli sviluppi dell' inchiesta. Dopo la perquisizione nella sua abitazione romana, Minoli - che ovviamente non sa di essere intercettato - prova a fissare un appuntamento con Patrizia Monterosso, potente dirigente della Regione Sicilia, addetta all' elargizione dei finanziamenti pubblici ai tempi del governatore Lombardo:

 

CROCETTA 2CROCETTA 2

"Con riferimento all' ipotesi che Minoli si stesse adoperando per acquisire ulteriori informazioni sulle indagini in corso nei suoi confronti si riporta, di seguito, il contenuto degli sms con cui l' indagato cerca di contattare, immediatamente dopo il termine delle attività 'palesi' nei suoi confronti, la dottoressa Monterosso".
 

Il tentativo è insistente. In effetti, Minoli vola per un giorno a Palermo. E incontra anche il governatore Rosario Crocetta, che in seguito marcherà le distanze dal giornalista: "Ho recentemente incontrato Minoli.

 

In tale occasione, dopo aver fatto anticamera per due ore, l' ho ricevuto lì nel salottino dove, anche alla presenza della Monterosso, mi ha accennato alla vicenda Agrodolce; ho prontamente risposto che è una vicenda sub judice". Il rapporto della Gdf, però, resta lettera morta.
 

MINOLIMINOLI

Il romanzo popolare è senza epilogo. Per adesso, la trama ha sancito lo spreco dei soldi della Regione, la figuraccia di Viale Mazzini, l' addio definitivo ad Agrodolce, il fallimento di quattro società di Josi e la nuova carriera di Minoli a Radio 24. Sempre nella speranza di tornare in Viale Mazzini. Cioè a casa.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”