d'angelo e maradona

NINO D’ANGELO FOR PRESIDENT – ‘’L’ITALIA HA FALLITO, DESTRA, SINISTRA E CENTRO CE L’HANNO MESSO IN CULO E OGGI L’UNICA CORSA POSSIBILE NON È PIÙ A CAMPÀ, MA A MURÌ” – ‘’SALVINI? UNA BARZELLETTA’’ – ‘’QUANDO MILES DAVIS COMPRÒ TUTTI I MIEI DISCHI’’

NINO D'ANGELO E MARADONA NINO D'ANGELO E MARADONA

Malcom Pagani per “Il Fatto Quotidiano”

 

Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati: “Li vendevo alla Stazione di Napoli, ma i soldi finivano molto prima che nella canzone di Battisti. Mi sono sempre sbattuto, fin da ragazzino. Un tempo si era più scugnizzi e sudarsi la giornata non era un problema”.

 

Oggi, dice Nino D’Angelo: “I diritti sono carta straccia, è diventato complicato anche lavorare e ogni cosa sembra faticosa. La sente la parola fatica? Il suono reca in sé un affanno, una disperazione. L’Italia ha fallito, se l’è mangiata la politica. Credevamo di stare bene, ma ci siamo distratti e la tavola è stata svuotata. Destra, sinistra e centro ce l’hanno messo in culo e oggi l’unica corsa possibile non è più a campà, ma a murì”.

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

 

A 57 anni, con la sincerità brutale di chi ha visto il mondo e attraversato decine di esistenze, il cantante di San Pietro a Patierno non ha più desideri per sé: “Io sono un miracolato. Ho guadagnato abbastanza per non volere altro e continuo a trascorrere buona parte dell’anno a Casoria. A cercare storie. Ad ascoltarle da chi è nei guai e non ha niente. Le storie dei ricchi non dicono nulla, mi danno noia e mi fanno addormentare. Non mi trasmettono la vita, ma la morte”.

 

4 par37 nino dangelo4 par37 nino dangelo

Prima di vincere il David di Donatello, fare il tutto esaurito al Madison Square Garden e ottenere la patente culturale dai tanti Goffredo Fofi seguiti all’originale, Nino era solo una gialla collina di capelli stampata su dischi venduti e apprezzati soprattutto in periferia: “Napoli è una città molto classista e la sua parte ricca mi disprezzava. I figli di Posillipo e del Vomero, all’epoca, nascondevano le cassette sotto il sedile della macchina perché si vergognavano di me e non volevano farsi scoprire dai genitori”.

 

  

Era il D’Angelo di ‘nu jeans e ‘na maglietta.

nino d'angelonino d'angelo

Ho avuto successo con caschetto biondo, pop corn e patatine e quest’etichetta mi rimarrà addosso per sempre. È vero. È accaduto. Ma se vogliamo parlare seriamente di quel tempo, bisogna dire anche che qualche canzone interessante, nel mucchio, c’era.

 

Non glielo riconoscevano?

Non gliene fregava un cazzo a nessuno. Quel caschetto biondo di capelli, simbolo della Napoli che non contava, non era simpatico a tutti. Mi presentavano come nu guaglione derelitto di Scampia, uno scippatore, un mezzo delinquente. Ma cumm’è ‘stu fatto? Io nu ladro? Ma chi a ditto?

 

Nino DAngelo davanti al teatro Trianon Nino DAngelo davanti al teatro Trianon

 Nella sua prima canzone, ‘A Storia mì’, lei descriveva la triste parabola di uno scippatore. “No, nun me chiammat ancor delinquent/ stu nomm, dic sul 'nfamità/ sentit, sentit primm tutt 'a storia mì/ e dopp me putit giudicà..."

 

   Ma nun aggio mai fatto nu scippo e non sono mai stato in galera. Raccontavo una vicenda comune e venivo trattato come un mascalzone. Mi faceva impazzire. Quanto mi sono incazzato su ‘sta cosa.

 

nino dangelo nino dangelo

   Accadeva anche al grande Mario Merola. L’identificazione tra i suoi personaggi e l’uomo per alcuni era totale.

Ma io non volevo essere un semplice gregario. L’erede o peggio l’imitatore di Mario Merola o di Pino Mauro. La canzone napoletana di allora parlava di malavita e di pistole. Anticipava Gomorra di quarant’anni. Rispettavo l’immenso Merola come artista, ma sognavo di primeggiare in un mio genere. Così immaginai una canzone che potesse parlare ai giovani della mia città. Una melodia positiva che trattasse d’amore.

 

   Fofi gliel’aveva riconosciuto fin dal 1993. “D’Angelo ha avuto il merito di spostare la canzone napoletana dalle atmosfere malavitose alle storie d’amore”.

Miles DavisMiles Davis

Ma non venivo dai quartieri alti e nei teatri classici per anni, prima di partecipare a Tano da morire di Roberta Torre, non ho potuto metter piede.

 

   Le negavano gli spazi per esprimersi?

Suonavo in posti che erano dei veri e propri cessi. Certe città mi erano precluse. A Bari, recentemente, mi è capitato di dirlo anche al pubblico pagante: “Ci ho messo trent’anni ad arrivare in Puglia, per suonare all’Olympia di Parigi e tornare in Italia ho impiegato solo trenta ore”. A Nino D’Angelo, al massimo, concedevano l’Arcobaleno di Secondigliano.

 

  La critica la spellava, ma non le mancava l’approvazione popolare.

Ho incominciato a interessarmi alla critica quando ho immaginato un salto di qualità. Da ragazzo, degli insulti sui giornali me ne fregavo. Gli articoli che mi riguardavano neanche li leggevo.

 

Nun aggio mai pensato che volevo diventare chissà chi. Vengo dal nulla, sono figlio di un’ignoranza, di una storia che non sarebbe neanche dovuta iniziare. Di un luogo in cui non puoi essere e devi soprattutto pensare a sopravvivere. A mio padre lo domandavo sempre.

 

diego maradona 07diego maradona 07

  Cosa gli domandava?

“Perché siamo nati poveri, papà?”. “Perché dobbiamo mangiare la pasta riscaldata del giorno prima?” Sembrava colla quella pasta. Pareva Vinavìl.

 

   E lui cosa rispondeva?

Che sono forti, i poveri. E che mangiarla era meglio che digiunare. Me l’ha sempre buttata in faccia la povertà, mio padre. Mi portava davanti a una bella bicicletta e mi diceva: “La vedi, Nino? Ecco, questa io non te la potrò mai comprare”. Faceva il calzolaio, papà. Lo scarparo. Nel mio quartiere si costruivano le calzature per i militari. Quando l’industria bellica crollò fu costretto a emigrare a Lecco e andò a fare il muratore.

 

   Soffriste la partenza?

Lui soffrì molto. Si sentiva umiliato, declassato, disgregato come in quella vecchia canzone di Rino Gaetano. Al ritorno mi portò una fisarmonica e mi commossi nel profondo. Ma il vero regalo, il dono, era averlo tra noi. Vederlo trasire nuovamente int’ a casa. Con mia madre e i miei cinque fratelli affrontavamo un sacco di problemi economici, ma eravamo uniti. Allegri. Quando sei figlio è assai importante quello che succede ‘n copp a te.

 

   ‘N copp a lei che succedeva?

ARTEFATTI maradonaARTEFATTI maradona

Sono un ragazzo degli anni 50, di un’età in cui la famiglia somigliava a un monumento. Ci siamo scordati come eravamo, di quanto poco ci bastasse per essere felici, della sorpresa quotidiana che ci portava a essere curiosi: “Che adda succede stammatina?”. Avevamo il divieto di lamentarci per le cose che ci mancavano. Non esisteva proprio, ma che stiamo pazziando? Poi le dico un’altra cosa.

 

   Dica, D’Angelo.

Eravamo curiosi. Ai nostri eredi abbiamo rubato anche quella dote. Non hanno più voglia di mistero, di scoperta. È ’na cosa troppo grande il desiderio. Non esser più capaci di desiderare niente è ’na tragedia. Non vorrei ripetermi, ma ai miei tempi annoiarsi era impensabile.

 

   Ancora la povertà.

Ancora la bellezza della povertà, una grande ricchezza. Mi ricordo la prima volta che vidi New York dal finestrino di una macchina. Ero atterrato da poco e scorgevo i grattacieli in lontananza. Mi venne da piangere.

 

villa claudio hpvilla claudio hp

   Perché?

Pensavo ai miei parenti che una cosa così straordinaria non l’avrebbero vista mai. Conobbi il successo. Chiudevo gli occhi e mi chiedevo se era ‘o vero. Al ritorno, con la borsa piena di dollari, rientrai in casa e la gettai in mezzo alla stanza. “Ora putimmo magnà” dissi.

 

Avevo smesso per sempre di indossare le magliette di terza mano dei cugini, di essere l’ultimo tra gli ultimi. Ero diventato normale, potevo comprare una casa, aiutare i miei genitori. Mi ero liberato dalla disperazione. All’inizio volevo solo cantare e al successo non pensavo. Claudio Villa, un gigante, aveva letto la seconda parte del libro in anticipo: “Statti accuorto, il giorno che dovessero scoprirti sarà un guaio”.

 

   Poi il successo arrivò. Divenne proverbiale: “Napule tre cose tene ‘e bello: Maradona, Nino D’Angelo e ‘e sfugliatelle”.

Pensavo sarebbe finita presto. Nella mia testa doveva durare poco, mai avrei pensato di essere qui a quarant’anni dall’esordio con i teatri gremiti. Nella tournée che sto affrontando “Concerto anni 80.. e non solo” incontro migliaia di persone. Generazioni diverse. C’è un filo teso tra chi mi seguiva agli inizi e chi ha imparato a conoscermi dopo lo sdoganamento degli anni 90.

 

   Lei litigava con Emanuele Filiberto, ma piaceva anche a Miles Davis.

maradona giuliano maradona giuliano

Con il principe eravamo a Sanremo. Portò in gara una canzone che era una vera e propria chiavica. Lo dissi pubblicamente e lui un po’ si risentì. Di Miles Davis seppi per caso. Era atterrato a Palermo e ascoltando un mio brano nel taxi che lo portava in albergo, chiese al guidatore di accompagnarlo a comprare tutti i miei dischi. Alla Vucciria, tra i banchi all’aperto, acquistò alcune cassette di contrabbando.

 

   Era di contrabbando anche il suo talento? L’ha salvata?

Non sapevo neanche che cazzo fosse ’sto talento. Vivevo alla giornata. Volavo sui miei vent’anni, esattamente come in altri palcoscenici accadeva a Maradona. Lei citava Diego. Ecco, Diego, come il calcio, mi è sempre piaciuto. Lei sa che sono nato lo stesso giorno di Michel Platini, il 21 giugno?

 

   È noto. Tifoso del Napoli che alla sua squadra dedicava cori anche nella finzione cinematografica.

papa francesco maradonapapa francesco maradona

Me li ricordo ancora. (Qui D’Angelo prende tempo e poi intona una antica canzone da ragazzo della curvaB) “Napoli/Napoli/Napoli/ la mia Napoli/Napoli /Napoli/ ‘a bandiera tutta azzurra ca rassumiglia ‘o cielo/ e o’ mare ‘ e sta città/ rint’all’uocchi e sti guaglioni ca se scordano ‘e problemi e si mettono a cantà”.

 

   Sempre a Maradona torniamo. Diego negli anni 80 fece dimenticare ai napoletani un mare di problemi.

Avrà le sue contraddizioni, Diego. Ma è un amico e una persona vera. Parla ai poveri e li illumina perché ai poveri, pur essendo diventato miliardario, appartiene. Non se li dimentica. Li difende perché da soli non potranno farlo mai. A chi importa un cazzo dei poveri? Ha visto che aria tira?

 

   Che vento in particolare?

diego maradona 1diego maradona 1

Se devo dirlo con un parolone mi pare che si respiri un certa xenofobia, ma sempre di razzismo, esclusione, caccia alle streghe o comm ‘u vuoi chiammà si tratta. È qualcosa di strano. L’altro giorno in televisione ne stavano parlando, ma poi non l’hanno spiegato cchiu che era esattamente ‘sto razzismo. Io però lo so. Razzismo è la traduzione moderna di guerra tra poveri. Adesso che in Italia si sente la paura, lo avvertiamo. Ma certe cose non si inventano, se le vedi significa che nelle persone quei sentimenti sono sempre esistiti.

 

   La guerra tra poveri diceva.

Sugli stranieri si sta armando una strumentalizzazione esagerata. Esagerata proprio. I politici soffiano sul fuoco e vanno a fare passerella nei posti giusti. Sanno che sono gli ultimi voti da raccattare prima che sia tutto finito. E che tutto stia per tramontare, mi sembra evidente. La politica ha la coscienza malata e la gente se ne è accorta. È incazzata. Non sta bene con se stessa, la politica, ma le persone devono capire che i costi degli immigrati non li paga la collettività. Gli immigrati si ripagano da soli.

marine le pen matteo salvinimarine le pen matteo salvini

 

   Ne è sicuro? Salvini non è d’accordo.

Sicurissimo. Vederli come nemici solo quando ci fa comodo è di una disonestà bestiale. Salvini che si preoccupa del bene dell’Italia è una barzelletta. Questa Lega che va cercando voti dappertutto e con la demagogia sale nelle percentuali, non è la stessa Lega che per vent’anni ha condotto un’ignobile campagna antimeridionalista? Lo stesso partito che oggi fa finta di niente e sbarca a Lampedusa. Ma scherziamo? Chiedessero prima scusa ai campani, ai siciliani e ai calabresi e facessero nu bello lavaggio morale pure loro, poi ne riparliamo.

 

   Perché dovrebbero fare un lavaggio morale?

Ma perché amico mio, la gente non è scemma. Hanno rubato anche loro, sono stati presi con le mani nel sacco e allora, adesso, che cazzo vogliono? Che vanno cercando? Non avessero parlà proprio. Non ce l’ho con la gente che vota Lega e non la schifo affatto, ma con chi dovrebbe avere senso di responsabilità e invece tutte le sere urla in televisione dando l’impressione di passare lì per caso.

matteo salvini e marine le pen ballano in pista  7matteo salvini e marine le pen ballano in pista 7

 

   Non la immaginavamo così politico.

Non devo prendere voti, devo solo vendere dischi, a me che me ne frega? È che se vedo certe cose non riesco a stare zitto.

 

   Almeno in Matteo Renzi crede?

Non è che non creda in Renzi, io non credo più in nessuno. Nun saccio proprio chi mi rappresenta. Chi mi rappresenta a me?

 

   Non saprei.

Glielo dico io, nessuno mi rappresenta. È tutto sconquassato. Ma l’ha vista Genova? Hanno detto che il maltempo non si poteva prevedere. Cazzate.

 

   Cazzate?

In una città sana, i tombini non saltano e i torrenti non devastano le strade. E allora dico, cumm’ è succiessa ‘sta cosa? Succede soltanto se per un secolo hai condonato qualsiasi porcata e hai fatto costruire i casermoni dove era assolutamente sconsigliato per intascarti i soldi. Hanno fatto le case n’copp e spiagge e poi si presentano con gli occhi bassi ai funerali. Ipocriti.

 

   Duro.

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Si doveva fare prima la base, poi il resto. Se non dai gli strumenti giusti, le persone non crescono mai. Cento pecore senza una guida sapiente saranno sempre cento pecore. E a loro, è ovvio, va bene così.

 

   A loro chi?

8parisi maradona STAMPA8parisi maradona STAMPA

Ai politici e a quelli che grazie a loro, attaccati alle poltrone, tengono i fili della cultura in Italia. Che la gente rimanga ignorante, a questo gruppo di potere conviene. In periferia, loro la cultura non la vogliono. A Forcella e a Tor Bella Monaca, l’arte non deve arrivare. “Come si permette Nino D’Angelo di portare migliaia di persone a teatro in una zona così?”. Ecco perché mi hanno tolto la direzione del Trianon licenziandomi come a nu poveru dio ed ecco perché Forcella non ha più il suo spazio di crescita. Cinquemila abbonamenti avevano fatto, lasciamo perdere.

 

   Una soluzione non c’è?

8parisi maradona STAMPA38parisi maradona STAMPA3

 A casa nostra noi D’Angelo avevamo regole semplici. Regole non scritte di buona creanza e civile convivenza. Sapevi quale era il tuo posto a tavola senza dover ingaggiare una discussione ogni volta, ma dovevi comportarti bene.

 

diego maradonadiego maradona

Qui invece se rubi e vieni beccato, non pensi a come restituire il maltolto ma a come non finire in galera. Ti premiano se ti comporti male, le regole valgono meno di zero e per colpa conclamata non paga mai nessuno. È sbagliato. Se uno toppa, deve pagare. Se sbagli e non paghi, sbagliamo tutti quanti. Paghiamo tutti quanti.

 

   Chi paga più di tutti?

I guaglioni che oggi hanno vent’anni. ‘Sta generazione di ragazzi tutti disoccupati. Nessuno ha pensato a loro. Dove li mettiamo adesso? Lei lo sa?

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?