NON NOMINARE IL NOME DI SAVIANO INVANO - AGLI ATTACCHI DI GIULIANONE FERRARA (OGGI, NUOVA BORDATA PER LA QUERELA SUL CASO CROCE), RISPONDE SCALFARI: “HA ATTACCATO E PESANTEMENTE OFFESO SAVIANO E HA PROPOSTO LA FONDAZIONE DI UN'ASSOCIAZIONE CHE ABBIA IL COMPITO DI INSULTARLO SISTEMATICAMENTE. SAPEVO CHE GIULIANO È DOMINATO DALLA PASSIONE DI METTERE IL PIEDE SUL PETTO DELL'AVVERSARIO, MA FINO A QUESTO PUNTO NON ERA MAI ARRIVATO, SEGNO CHE LA RAGIONE È VOLATA VIA DALLA SUA TESTA RIBALDA”…

1- NON NOMINARE IL NOME DI SAVIANO INVANO
Giuliano Ferrara per "il Foglio"

"Mi piace quando si dice che non è più il tempo di confortare gli afflitti, ma di affliggere i confortati" (Roberto Saviano intervista Dario Del Porto su Repubblica, 22 marzo 2009). Sarà per questo. Sarà per portare a pieno compimento la meritoria missione di "affliggere i confortati", che tra "quello che (non) ha" - e che però ora pretende per vie legali - l'autore di "Gomorra" ci mette quei quattro milioncini e settecentomila euro di danni chiesti all'editore del Corriere del Mezzogiorno e al vicedirettore del Tg1, Gennaro Sangiuliano.

La modesta cifra (quattro milioni per danni non patrimoniali e settecentomila per danni patrimoniali) quantifica il pregiudizio subito dallo scrittore a causa della "campagna diffamatoria" costruita attorno alle critiche rivoltegli dalla nipote di Benedetto Croce, Marta Herling. La quale osò contestare la ricostruzione fatta da Saviano - prima a "Vieni via con me", sempre in tandem con Fazio, e poi nell'omonimo volume edito da Feltrinelli - di una personale vicenda del filosofo, unico sopravvissuto della sua famiglia al terremoto di Casamicciola, nel 1883.

Così, ancora bagnato dalle lacrime di commozione (ma anche da sbadigli, a volte) di chi lo ha ascoltato nella trasmissione più dolorista dell'anno, quella che ti fa sentire buono e giusto e solidale e partecipe comodamente seduto nel salotto di casa tua, il socio napoletano di Fazio - un altro Goldfinger pauperista di conclamata fede e di accorta gestione contrattuale delle proprie performance moralistiche, buonuscita compresa - chiede i danni a chi ha osato avanzare interpretazioni poco lusinghiere di uno dei suoi predicozzi da prima serata.

Saviano aveva raccontato a "Vieni via con me" che, mentre il diciassettenne Benedetto Croce era ancora ricoperto di macerie, il padre, prima di spirare e mentre aspettavano i soccorsi che per lui non sarebbero arrivati in tempo, lo aveva incitato a offrire centomila lire a chi l'avesse tirato fuori di lì. Scrive Saviano: "Per molte ore il padre gli parlò, prima di spegnersi. Gli disse: ‘Offri centomila lire a chi ti salva'" (gira gira, sempre di soldi si tratta: che sia un'ossessione, quella di Saviano?).

Per inciso, Marta Herling, che oltre a essere nipote di Croce è storica di professione, dice che quel fatto il nonno non l'ha mai raccontato, che al più è un apocrifo attribuito da terzi al filosofo, la cui unica versione certa è contenuta nelle "Memorie della mia vita", dove di dialoghi con il padre sotto le macerie e di incitamento a premi per la salvezza non c'è traccia.

In una lettera al Corriere del Mezzogiorno, nel marzo del 2011, Marta Herling chiede: "Forse Saviano ha orecchiato la testimonianza di un turista tedesco in vacanza a Casamicciola nel 1883, il quale in un libretto di recente pubblicato dichiara di aver ascoltato la voce di chi identifica con Benedetto Croce, dalle macerie, offrire una certa somma per essere liberato? Ma come può essere credibile nella foga del suo monologo?

Perché nel messaggio che Saviano ci vuole comunicare e imporre, questo fa intendere: ‘Mazzette' allora per i terremoti, ‘mazzette' oggi, la storia si ripete e soprattutto si perpetuano i grandi mali del nostro Mezzogiorno". Offesissimo, uno dei due Dioscuri della solidarietà televisiva con i diseredati-esodati-terremotati di tutto il mondo dimostra che non gli basta puntualizzare che il suo intento non era stato quello di parlare di mazzette (ma si metta nei panni di noi tutti: ormai ci aspettiamo che anche un suo starnuto contenga una denuncia contro mafie e malversazioni). Per la macchina del fango che vuole seppellirlo come i Croce a Casamicciola, Roberto Saviano vuole che qualcuno paghi. E qualcun altro (lui) incassi.

2 - PAROLE AMBIGUE E TESTE RIBALDE...
Eugenio Scalfari per "l'Espresso"

[...] Concludo su una parola che designa un nome di città ma è anche un frequente cognome: Ferrara. Tralascio la città, è bella e importante. Ho conosciuto una famiglia con quel cognome ed è a quella che dedico queste ultime righe.

Sono stato molto amico di Mario Ferrara. Fu un grande avvocato che durante il fascismo difese gli antifascisti nei processi politici contro di loro. Fu anche un grande liberale, editorialista del "Mondo" e del "Corriere della Sera". Suo figlio Giovanni ha seguito nobilmente le orme del padre e ne ho carissimo ricordo. L'altro figlio Maurizio fu un esponente del Partito comunista, e anche poeta e scrittore.

Giuliano è il figlio di Maurizio. Ha avuto molti innamoramenti politici: Amendola, Craxi, Berlusconi, il cardinal Ruini, il cardinale Ratzinger e poi papa Benedetto XVI, di nuovo Berlusconi e ora anche Mario Monti. Ha fondato e dirige "Il Foglio". Lunedì 14 maggio ha attaccato e pesantemente offeso Roberto Saviano e ha proposto la fondazione di un'associazione che abbia il compito di insultare sistematicamente il predetto Saviano. Sapevo che Giuliano è dominato dalla passione di mettere il piede sul petto dell'avversario, ma fino a questo punto non era mai arrivato, segno che la ragione è volata via dalla sua testa ribalda.

 

 

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