PISTORIUS ALLA SBARRA SPERA NEGLI ERRORI DEGLI INVESTIGATORI E NELLE PROTESI (SE LE AVEVA E’ OMICIDIO PREMEDITATO)

Lorenzo Simoncelli per La Stampa

Sono passati cento giorni da quando il giudice Nair del Tribunale di Pretoria ha concesso ad Oscar Pistorius la libertà su cauzione. Da allora, la vita del campione sudafricano è cambiata radicalmente. Le abitudini, le relazioni sociali, le emozioni. Schiacciate dalla pesante accusa di omicidio premeditato della fidanzata Reeva Steenkamp.

Dalla tragica mattina del 14 febbraio scorso, i legali di Pistorius non si sono concessi una pausa, e ad oggi, il duro lavoro, sembra averli premiati. Grazie alla loro difesa, l'atleta sudafricano sta svolgendo una vita quasi normale. Quasi, perché per «Blade Runner» i fasti del passato, sia sul piano dei quattrini che dell'immagine, sono tramontati.

L'ex beniamino dello sport sudafricano, ormai da settimane, ha messo in vendita il suo patrimonio. Cavalli, macchine, case, tutto il possibile per poter pagare le parcelle dei suoi avvocati. Una difesa che costa ad Oscar Pistorius circa 5 mila dollari al giorno. Dipenderà da quanto durerà il processo, ma è facile ipotizzare, che a prescindere dall'esito finale, l'ex atleta sudafricano dovrà sborsare una cifra prossima a qualche milione di dollari. Inoltre il fisco sudafricano lo ha multato per circa 75 mila dollari per non aver dichiarato un immobile a Johannesburg, dove tra l'altro si sarebbe dovuto trasferire a breve.

A questo va aggiunto che le entrate di Pistorius in questo momento sono ferme. Gli sponsor hanno stracciato i contratti e il suo entourage ha fatto sapere che «per tutto il 2013 non parteciperà ad alcuna gara». Tuttavia è difficile che Pistorius finisca sul lastrico, dato che la famiglia è una delle più ricche di Pretoria, grazie ad attività che spaziano dal turismo alle costruzioni. Gli ultimi cento giorni di Oscar Pistorius non sono stati difficili solo a livello economico. Ha dovuto rinunciare alla notorietà e soprattutto ai suoi allenamenti, quelli, che lo hanno fatto conoscere al mondo. Dal 22 febbraio ad oggi, Pistorius, è stato visto solo in due occasioni.

Sulla pista di atletica dell'Università di Pretoria e in una criticatissima serata in un ristorante di Johannesbug. Poi il nulla. Un po' perché i media sudafricani hanno deciso di spostare l'attenzione su altri temi, ma soprattutto perché amici e famiglia hanno costruito intorno ad Oscar una vita blindata. Si sposta poco, lo fa rigorosamente in macchina, meglio se accompagnato. Tragitti brevi, quasi tutti nella zona est di Pretoria, dove vive e dove viveva la notte dell'omicidio di Reeva. È il suo territorio, si sente protetto.

Non ha mollato del tutto gli allenamenti, la mattina molto presto si reca in una palestra-garage. Esercizi di aerobica e poco più. Tutte le domeniche di buon ora va con i fratelli Aimèe e Carl in una chiesa cristiana alle porte di Johannesburg. Poi ci sono gli amici di una vita che non lo hanno mai abbandonato.

Come Mike Azzie, amico storico del campione sudafricano, e co-proprietario con Pistorius di alcuni cavalli da corsa, ormai venduti. Lo scorso sabato Oscar è andato a trovarlo nella sua casa di Johannesburg: «Oscar è sempre Oscar, sta bene per le circostanze in cui si trova». Lo racconta con parole diverse lo zio Arnold: «Un uomo distrutto, circondato dalle foto dell'amore della sua vita. Si è fatto crescere la barba per non essere riconosciuto, non esce mai, sta chiuso in casa».

Il processo che sarebbe dovuto iniziare martedì prossimo, ma che accusa e difesa hanno deciso di posticipare, probabilmente ad agosto, per avere più tempo nelle indagini. Il 4 giugno sarà comunque un giorno importante perché Pistorius dovrà tornare nell'aula C del Tribunale di Pretoria e mostrarsi nuovamente agli occhi dei media.

Nel frattempo continuano le polemiche su come si stanno portando avanti le indagini sul caso. Ieri, «Sky News Uk», ha mostrato in esclusiva le foto del bagno insanguinato dove Reeva è stata uccisa. Dalle immagini si vede come la scientifica abbia indicato due dei quattro proiettili sotto la maniglia della porta del bagno. Un dettaglio balistico cruciale perchè darebbe ragione alla tesi dell'accusa, secondo cui gli spari sarebbero stati esplosi dall'alto verso il basso. Quindi Pistorius avrebbe avuto le protesi addosso e quindi ci sarebbe stata premeditazione.

Un colpo basso per i legali del campione sudafricano, che si sono detti colpiti da come le autorità abbiano diffuso immagini di questa importanza senza prima averli informati. Ma le foto mostrano anche un inquietante particolare, l'impronta di una scarpa, molto probabilmente quella di Hilton Botha, il primo investigatore del caso Pistorius, poi rimosso dalle indagini per essere implicato in un vecchio caso giudiziario. Tornano così d'attualità una serie di gravi errori commessi dalla scientifica sul luogo del crimine, che potrebbero complicare non di poco il lavoro dell'accusa nelle prossime settimane.

 

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