LA VENEZIA DEI GIUSTI - “UN ÉTÉ BRULANT” DI GARRE BOCCIATA DAI CRITICI (SI È SENTITO ANCHE UN “TORNA A ZAPPARE!” FRA I FISCHI FINALI) E LA POVERA, BELLUCCI, UN PO’ SERENAGRANDIZZATA, È STATA ACCOLTA QUASI A OGNI BATTUTA DA RISATE E RISATINE - IL FIM DI DAVID CRONENBERG È UN BEL PO’ MASSACRATO DA UN’INTERPRETAZIONE ALLA LAURA CHIATTI ISTERICA DI KEIRA KNIGHTLEY (RIMANDATELA DA JOHNNY DEPP A FARE I PIRATI…)

Marco Giusti per Dagospia

Terzo giorno di Venezia. Umidità quasi insopportabile. Per fortuna sono tornati i dibattiti critici sui film della giornata. "Un été brulant" di Philippe Garrel, alla proiezione dei critici di ieri sera, non è stato accolto molto bene (si è sentito anche un "Torna a zappare!" fra i fischi finali) e la povera, eroica Monica Bellucci è stata accolta quasi a ogni battuta da risate e risatine.

I fan di Garrel, ovviamente, difenderanno a oltranza l'opera, che è quasi identico a tutti gli altri suoi film, giovani fancazzisti rivoluzionari, belli e dannati, che parlano poco, fanno sesso, poi qualcuno si suicida, se non fosse per il fatto che siamo a Roma, il film è a colori e c'è la Bellucci.

Magari non è tra i migliori Garrel, ma lo stile è il solito. Il figlio Louis muove nasone e ciuffo ribelle (purtroppo è sempre più simile a Roberto Cotroneo), vive a Roma con la fidanzata attrice, Monica Bellucci, un po' serenagrandizzata ma ancora molto bella, fa dei quadri orrendi che potrebbe essere presi da Sgarbi per il Padiglione Italia (e poi dalla sorella Elisabetta per qualche film da mostrare l'anno prossimo a Venezia) e invita gli amici parigini.

Proprio uno di loro, fidanzato con Céline Salette, di fatto la giovanissima moglie di Garrel padre, racconta la tragica storia di Garrel figlio, che abbiamo visto suicidarsi nei primi minuti del film, dopo un grande nudo orizzontale della Bellucci con braccio proteso verso chi sa chi.

E' la gelosia ad aver spinto al suicidio il povero Garrel figlio? O l'impotenza creativa? In un dialogo che credevamo di aver ascoltato in uno di quei film sperimentali italiani fine anni '60, l'amico parigino spiega a Garrel figlio che non potrebbe vivere senza la speranza nella rivoluzione.

Poco prima lo abbiamo sentito imprecare contro Sarkozy, attualmente il marito della cognata di Garrel figlio. Tutto resta in famiglia. Insomma, invece di pensare alla rivoluzione, Garrel figlio a Roma pensa a dipingere quadri tremendi, pippa e si rode perché la Bellucci è un bel po' infedele (certo, non le si possono dare tutti i torni...). Lei si è innamorata di tale Roland, un bel tomo amico del fidanzato. A un certo momento tutti si lasciano, compare Garrel nonno, morto da poco nella realtà e nella finzione, e poi Garrel figlio sceglie il suicidio.

Ci sono riprese di una certa eleganza, ma i dialoghi della Bellucci non la aiutano a eludere le risate dei critici più spietati. Personalmente mi piace ancora parecchio, anche se non è il suo film migliore.

Dibattito aperto anche su "A Dangerous Method" di David Cronenberg, che descrive il rapporto tra Freud e Jung e tra Jung e le sue donne, la moglie svizzera ricca e borghese e la paziente poi amante ebrea russa. Parlatissimo, viene da una commedia di Christopher Hampton, è un bel po' massacrato da un'interpretazione alla Laura Chiatti isterica di Keira Knightley (rimandatela da Johnny Depp a fare i pirati...).

Viggo Mortensen come Freud (è stato chiamato all'ultimo secondo dopo la defezione di Christoph Waltz) sembra uno sceriffo e il pur bravissimo Michael Fassbender sembra spaesato tra i due attori. L'arrivo di un Vincent Cassel nei panni del drogatissimo e infoiatissimo Otto Gross è una delle perle del film. La sua fuga dalla clinica di Jung, prima si fa un'infermiera e poi prende una scala e fugge al di là del muro di cinta, è anche una grande idea di messa in scena e di sviluppo narrativo cronenberghiano.

Ma il film sembra soffrire un po' di freddezza, di dialoghi tra belle figurine. Magari lo dovremo rivedere, ma molti lo hanno trovato quasi un film su commissione, altri l'unica cosa che il mercato possa ormai offrire al talento folle del regista. Il dibattito è sempre più acceso. E si è appena saputo che il 5 sfileranno sul tappeto rosso Massimo Boldi e Rocco Siffredi. Altro che Freud e Jung.

 

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