“EMANUELE FILIBERTO HA UNA CONOSCENZA DELLA STORIA DISTORTA, HO CERCATO DI SPIEGARGLIELO MA HO SPRECATO TEMPO. OGGI IN ITALIA C'È UNA REPUBBLICA, E VA RISPETTATA” - IL PRINCIPE AIMONE DI SAVOIA AOSTA, MANAGER PIRELLI, ASFALTA EMANUELE FILIBERTO CHE AVEVA DETTO CHE “LA REPUBBLICA È NATA TRABALLANDO E INCOLPANDO I SAVOIA DI OGNI COSA” - "MIO PROZIO AMEDEO PIÙ VICINO A MUSSOLINI? NO, CRITICÒ LUI E LE LEGGI RAZZIALI. LE AFFERMAZIONI DI MIO CUGINO SCREDITANO IL CASATO” – LA REPLICA DI EMANUELE FILIBERTO - LA CONTESA SUI GIOIELLI DI CASA SAVOIA E LE TENSIONI FRA I DUE RAMI DINASTICI PER IL TRONO CHE NON C'È...
Enrica Roddolo per corriere.it - Estratti
Emanuele Filiberto di Savoia, intervistato dal Corriere ha detto che «la repubblica è nata traballando e incolpando i Savoia di ogni cosa». Cosa ne pensa, principe Aimone, delle affermazioni di suo cugino sull’alba della Repubblica?
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«La Repubblica è nata in un periodo complicatissimo», risponde al Corriere il figlio di Amedeo d’Aosta, studi in Bocconi, stage in Rinascente, un lavoro in JP Morgan a Londra, poi molti anni a Mosca per Pirelli dove oggi è responsabile degli affari istituzionali e regulatory.
«Il discorso meriterebbe un ragionamento più ampio, ma anche volendo tralasciare le note polemiche sulla conta dei voti, i risultati ufficiali del referendum dimostrarono che, pur con un ampio numero di non votanti, quasi la metà degli italiani si erano dichiarati a favore della monarchia. Tuttavia nel 1946 Umberto II venne esiliato - lui che per evitare spargimenti di sangue tra le diverse fazioni, a causa dei dubbi sui risultati del referendum, lasciò l’Italia quando ancora ancora non erano stati analizzati i ricorsi».
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Lei ha chiamato suo figlio primogenito Umberto, e non ha mai nascosto la simpatia per il «re di maggio».
«Sì, perché il suo fu un esilio molto doloroso per il re che amò l’Italia più di chiunque altro.
(…)
Emanuele Filiberto al Corriere chiama in causa direttamente il ramo Savoia-Aosta, la sua famiglia, quando dice a proposito delle leggi razziali «è facile giudicare col senno di poi. Fu obbligato. Eravamo nella Seconda guerra mondiale, in alleanza con Hitler per volontà di Mussolini, votato dalle Camere. Il Duce voleva sbattere fuori il re e mettere il Duca d’Aosta, più vicino a lui». Davvero andò così?
«Mio cugino Emanuele Filiberto ha una conoscenza della storia un pochino distorta. Vorrei ricordargli che nel 1938, quando sono state firmate le leggi razziali, il Duca d’Aosta era mio prozio Amedeo, Viceré d’Etiopia, medaglia d’oro al valor militare, che nei suoi diari critica apertamente tali leggi e l'atteggiamento di Mussolini. Nessuno storico ha mai espresso la bizzarra affermazione di mio cugino».
Come si spiega allora l’equivoco del figlio di Vittorio Emanuele?
«Forse intende riferirsi alla presunta vicinanza a Mussolini di mio bisnonno Emanuele Filiberto, l’allora Duca d'Aosta, ai tempi della Marcia su Roma? Anche in questo caso, pur essendo ipotizzata da alcuni storici, non si è mai trovato alcun riscontro fattuale a conferma.
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Per di più Vittorio Emanuele III, se questo fosse stato vero, avrebbe potuto tenerlo a distanza, mentre invece lo nominò Maresciallo d’Italia, gli conferì la medaglia d’oro al valor militare e fu presente nel 1931 alla sua sepoltura vicino ai suoi soldati al Sacrario militare di Redipuglia».
(…) Oggi in Italia c’è una Repubblica e va rispettata; ma la storia d’Italia nasce con la monarchia, per questo ritengo che le affermazioni di mio cugino purtroppo contribuiscano a screditare la storia del casato e dell’Italia stessa. Questo mi addolora: la storia di Casa Savoia è già stata abbastanza stravolta, non stravolgiamola anche noi».
Lei ha cercato per anni una mediazione, una pacificazione in famiglia dopo infinite contese specie tra i vostri genitori, Amedeo d’Aosta e Vittorio Emanuele di Savoia che non si risparmiarono mai velenose stoccate. Dunque tanta fatica sprecata?
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«Ho cercato di spiegare a mio cugino che era inutile continuare in una contesa che poteva avere senso per i nostri padri, principi nati al tempo della monarchia che hanno vissuto le loro vite condizionate dalla loro posizione e che hanno in maniera diversa ritenuto di far valere le regole del casato che orami non ha più un giudice, se non la storia».
Quale pensa sia allora il ruolo di casa Savoia oggi?
«Come ho cercato di spiegare a mio cugino, sarebbe oggi giusto ridefinire il concetto e la funzione del casato, non contendendoci ruoli che non esistono più, ma lavorando insieme per tutelare la memoria storica dei Savoia. Purtroppo non ha voluto seguirmi in questo percorso per cui sì, ho sprecato del tempo».
(...)
LA NOTA DI EMANUELE FILIBERTO
"Ho letto con attenzione le dichiarazioni del Principe Aimone, Duca d’Aosta. Ritengo che rileggere e misurarsi con la propria storia familiare, anche quando significa riaprire delle ferite, sia salutare e doveroso per chi, come noi, è erede di una grande tradizione.
la nota di emanuele filiberto in replica a aimone di savoia
Io ho sempre cercato di farlo, sulle orme di mia Nonna, la Regina Maria José, che mi ha insegnato che difendere una memoria familiare non significa “adorarne le ceneri” – come usava dire – ma riaprirne le pagine per capire meglio, avendo il coraggio di guardare la storia in faccia.
Non mi dilungherò sulla complessità nell’esprimere un giudizio sull’opera di Re Vittorio Emanuele III: non sono uno storico, ma ho cercato di misurarmi con quell’eredità con obiettività e umiltà. Essedo stato il primo Savoia a rompere questo muro, penso che mi vada riconosciuto.
Vorrei solo ricordare al Principe Aimone che la posizione storica dei due Rami di Casa Savoia in quella fase storica è molto differente. Vittorio Emanuele III ebbe tutto il peso delle responsabilità costituzionali, mentre gli Aosta rappresentavano un ramo cadetto, con una maggiore libertà di azione. Plasticamente, abbiamo vissuto entrambi il peso di tutto questo in prima persona. Io sono nato e cresciuto in esilio, Aimone è nato e cresciuto in Italia, potendo anche prestare il servizio militare, a me precluso.
Non starò certo a controbattere citando il diario di Ciano, la cui rilettura consiglierei ad Aimone, visto che mi attribuisce giudizi in realtà riferiti a quella fonte. Non finiremmo più e penso che tutto questo ben poco interessi agli italiani.
Attendo di leggere con vero interesse i diari del Principe Amedeo, Duca d’Aosta (1898-1942), la cui pubblicazione è stata più volte annunciata, ma sempre rinviata. Spero, anzi, potremo presentarli insieme in una circostanza pubblica e riprendere il filo di questo discorso: gli rivolgo questa proposta.
Non credo, infatti, che lavorare insieme per portare avanti la memoria di Casa Savoia sia “perdere del tempo” e mi dispiace molto che Aimone abbia detto questo. La vera nobiltà, pur nell’evidente ma legittima diversità di opinioni sul nostro ruolo attuale, sta nel concentrarsi sul nostro dovere e non nell’adorare le ceneri della storia, per citare ancora mia Nonna. Dobbiamo usare il nostro nome per promuovere valori che uniscono, non per viverne solo qualche privilegio nei ritagli di tempo".
emanuele filiberto
emanuele filiberto adriana abascal
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