“QUANDO BEVEVO AVEVO ESPERIENZE SEMI-RELIGIOSE” – A 84 ANNI ANTHONY HOPKINS PUBBLICA UN LIBRO DI MEMORIE. E PARLA DEI SUOI PROBLEMI CON L’ALCOL: “PENSAVO DI ESSERE GIOVANNI BATTISTA, PARLAVO ALL’OCEANO A MALIBU E IL MARE MI RISPONDEVA”. IL GRANDE ATTORE HA SMESSO DI BERE NEL 1975: “OVUNQUE IO VADA, L’ABISSO MI SEGUE. È CARBURANTE PER RAZZI. MA OVVIAMENTE PUÒ FARTI A PEZZI E UCCIDERTI” – I PROBLEMI DI DISLESSIA E LA MEMORIA LEGGENDARIA: LEGGE OGNI SCENEGGIATURA 250 VOLTE AD ALTA VOCE E MEMORIZZA UNA NUOVA POESIA OGNI SETTIMANA PER ALLENARE LA MENTE – “PER LA VOCE DI HANNIBAL LECTER PENSAI A QUELLA DI KATHARINE HEPBURN” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Filippo Brunamonti per www.repuubblica.it
Mel Brooks ha impiegato 95 anni prima di darlo alle stampe, Woody Allen 84. Ora, a seguire il corso dei memoir - popolato da pantheon di istantanee, split screen tra vita e carriera, fantasmi d’infanzia - si unisce Sir Anthony Hopkins.
A 87 anni l’attore gallese, due volte premio Oscar, si presenta ai lettori con una miscela di irrequietezza e gratitudine, autenticità e umorismo. Lo si intuisce dagli estratti della sua autobiografia We did ok, kid - È andata bene, ragazzino - in uscita il 4 novembre (per Longanesi in Italia).
Anthony Hopkins - biografia We did ok kid
[...] Hopkins - scopriamo leggendo i primi passi del libro - porta sempre con sé una foto che lo ritrae su una spiaggia vicino ad Aberavon, con accanto il padre, all’età di tre anni. In quel momento, il piccolo Tony, sguardo già penetrante, conquista una seconda possibilità. La possibilità di essere felice.
“C’è una fotografia che tengo sul telefono di me e mio padre in spiaggia quando ero bambino”, spiega Hopkins. “Sussurro spesso a me stesso: ‘È andata bene, ragazzino’. Mi chiedo come un giovanotto del Galles, proveniente dalla piccola città siderurgica di Port Talbot, figlio di un fornaio, sia arrivato fin qui. Tutta la mia vita è un grande mistero. E questo libro è la mia storia”
Il memoir, tradotto da Alberto Pezzotta, arriva in un momento in cui Hopkins ha sconfitto i suoi draghi a colpi di spada (la dipendenza dall’alcol distrugge i primi due matrimoni, mina il rapporto con l’unica figlia, Abigail - “Non abbiamo più rapporti. L’ho accettato. È la sua scelta e deve vivere la sua vita. Dico ai giovani, se i vostri genitori vi stanno dando problemi, andatevene” - e lo porta a un soffio dalla morte) e dice di essere “solo grato di essere vivo e che mi diano ancora lavoro”.
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Anthony Hopkins con il premio oscar nel 1992
Nato il 31 dicembre 1937 a Margam, da Muriel Anne Yeats e Richard Arthur Hopkins, Sir Hopkins evoca un’infanzia segnata da un profondo isolamento. “Ero uno studente mediocre, il che mi esponeva spesso al ridicolo. Antisociale, non mi curavo degli altri. Non sapevo cosa ci facessi lì”.
Più in là negli anni scoprirà di essere dislessico e di avere la sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico che condiziona la capacità di socializzare e comunicare. L’unico a dargli segni di amicizia era il nonno materno, che lo chiamava ‘George’ per ragioni che nessuno ricorda bene. “Io e lui eravamo parecchio vicini” ricorda in un’intervista al Guardian.
“Mi ha trasmesso un senso di fiducia nell’andare avanti con le mie sole forze”. L’ultima volta che lo vede è nel ‘61, al Grand Hotel di Port Talbot. “Abbiamo bevuto qualcosa insieme. Stavo per andare alla Royal Academy of Dramatic Art, pieno di energia e voglia di fare. Mi alzai per andarmene e mio nonno disse, ‘Perché non vieni a pranzo? Sto cucinando del buon pesce’. Risposi sovrappensiero, ‘No, devo partire’. Mi voltai, lui salutò. Era una giornata di sole e non ebbi modo di rivederlo più”.
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Dopo aver lavorato alla Steel Company of Wales, fornendo attrezzi a chi lavorava agli altoforni, Hopkins vince una borsa di studio al Royal Welsh College of Music and Drama. Segue, negli anni 60, il trasferimento a Londra, per poi unirsi al National Theatre, invitato da Sir Laurence Olivier stesso.
“Aveva una personalità piuttosto accesa” ricorda Hopkins. “In lui convivevano grinta e ambizione. Era una vera forza”. Si instaura tra loro un rapporto mentore-allievo, distante ma rispettoso. Hopkins è stato la riserva (understudy) di Olivier presso il Royal National Theatre (all’epoca all’Old Vic), passando dalla sala prove alla ribalta grazie a una sostituzione dell’ultimo minuto in Danza macabra di Strindberg.
Non a caso, per il restauro di Spartacus, con Olivier morto nel 1989, una volta reintrodotte scene tagliate la cui pista audio era andata perduta, Hopkins è stato la prima scelta per il doppiaggio, riuscendo ad imitare la voce dell’ex maestro alla perfezione. Una scena, in particolare, è quella del bagno tra Crasso (interpretato da Olivier) e il suo schiavo Antonino (Tony Curtis), censurata per sottintesi omoerotici.
Anthony Hopkins - il silenzio degli innocenti
Prima di aprirsi ai ruoli memorabili di una carriera lunga oltre sessant’anni, We did ok, kid avvolge il lettore nelle spire della dipendenza da alcol: “Ero immerso in una sorta di acido prolungato” fa sapere Hopkins.
“Avevo esperienze semi-religiose, vedevo cose e persone che non esistevano. Pensavo di essere Giovanni Battista, parlavo all’oceano a Malibu e il mare mi rispondeva”. Il 29 dicembre 1975 - giorno in cui Hopkins smette di bere - lo inquadriamo quasi come un graffito preistorico di sé stesso, nella più totale disperazione e senza molto tempo da vivere.
anthony hopkins prova la maschera facciale di kim kardashian 1
Lo racconterà lui stesso in un video messaggio in occasione dell’anniversario di sobrietà nel 2022. “Ho dovuto riconoscere, un giorno, che c’era qualcosa di sbagliato in me. Non mi rendevo conto che fosse una condizione - condizione mentale, fisica, emotiva - chiamata alcolismo”.
Il punto di svolta arriva a un incontro degli Alcolisti anonimi. Una donna gli chiede, ‘Perché non ti affidi semplicemente a Dio?’. Hopkins, agnostico, trova un improvviso impulso di pace e comprensione.
“Dal momento in cui presi quella decisione, un pensiero molto potente mi balenò nel cervello: è tutto finito, ora puoi iniziare a vivere”, racconta. “Sono molto felice di essere un alcolista: è un grande dono, perché ovunque io vada, l’abisso mi segue. È carburante per razzi. Ma ovviamente può farti a pezzi e ucciderti”.
[...] Il drammaturgo David Hare una volta gli ha detto di non aver mai incontrato nessuno così rabbioso: “E questo me lo ha confessato quando avevo già smesso di bere!”. Ha provato a tenere a bada la sua irruenza ma la madre, vedendolo soffocato, a un certo punto suggerisce: “Perché non sei semplicemente lo stronzo che sei? So come sei fatto, sei un mostro. Bene, allora sii un mostro”.
Forse è da quelle falde di vulcano che arriva l’interpretazione di Hannibal Lecter, anche se sappiamo essere ispirata dalla spettrale performance di Bela Lugosi in Dracula e dalla precisione affilata del suo insegnante di recitazione. Quando Hopkins riceve la sceneggiatura de Il silenzio degli innocenti nel 1989, è ancora in scena in M. Butterfly a Londra. Non sa che Hannibal il Cannibale segnerà la performance del primo dei suoi due Oscar come miglior attore.
“Non so perché il regista Jonathan Demme mi scelse ma si fidò di me. Si piegava dalle risate perché pensava fossi oltraggioso”. È un’idea dell’attore trovare Lecter già in piedi, nella sua cella, quando l’agente dell’FBI in addestramento Clarice Starling (Jodie Foster) gli si avvicina per la prima volta. “Può sentire il suo odore, vedi. Lo dissi a Jonathan e lui non batté ciglio: Oh, mio Dio. Sei davvero strano, Hopkins”.
Soltanto sedici minuti di tempo effettivo, sullo schermo, eppure abbastanza da mettere in ombra altri suoi ruoli straordinari, dal Dr. Frederick Treves in The Elephant Man (1980) di David Lynch (Hopkins interpreta il chirurgo compassionevole che si prende cura di Joseph Merrick) al tenente William Bligh in The Bounty (1984) e Riccardo Cuor di Leone in Il leone d’inverno (1968) al fianco di giganti come Peter O’Toole e Katharine Hepburn.
Per inciso, Hopkins ha modellato la voce di Lecter sul “cinguettio tagliente” di Hepburn e ha studiato nastri di Charles Manson per catturare l’effetto inquietante del non sbattere mai le palpebre.
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Hopkins legge ogni sceneggiatura 250 volte ad alta voce e memorizza una nuova poesia ogni settimana per allenare la mente. Nonostante la dislessia, la sua memoria è leggendaria: sul set di Amistad nel 1997, ha stupito Steven Spielberg memorizzando un discorso di sette pagine in una sola ripresa.
anthony hopkins hannibal lecter
La sua filmografia include due presidenti degli Stati Uniti (Nixon e John Quincy Adams), così come Hitler, Picasso, Hitchcock e Papa Benedetto XVI. Del Nixon di Oliver Stone, ricorda: “Oliver mi disse, ‘Ho letto interviste su di te, e penso che tu possa interpretarlo’. E io, ‘Intendi dire che sono pazzo e paranoico?’.
E Stone: ‘Sì, tutta quella roba lì”. Nel 2021, a 83 anni, Hopkins vince il suo secondo Oscar per The Father, diventando la persona più anziana di sempre ad aggiudicarsi il premio come miglior attore. Non partecipa alla cerimonia - è in Galles e il favorito è il compianto Chadwick Boseman - e scopre della vittoria la mattina dopo.
i dipinti di anthony hopkins 3
“La mia filosofia è: non sono affari miei quello che la gente dice di me e pensa di me. Io sono quello che sono, e faccio quello che faccio. Non mi aspetto niente e accetto tutto. E rende la vita molto più facile”, svela Hopkins.
Suona il pianoforte ogni mattina (ha registrato un album di composizioni classiche nel 2011), dipinge opere espressioniste nel suo studio e vive con la sua terza moglie, Stella Arroyave, che ha incontrato in un negozio di antiquariato a L.A. e sposato nel 2003. “Ho al mio fianco una donna che ha cambiato molto della mia percezione di me stesso e della vita. Ogni volta che ho un pensiero negativo, lei mi sussurra all’orecchio, Cancellalo”.
i dipinti di anthony hopkins 1
anthony hopkins hannibal 2
anthony hopkins al castello di reschio 1
ANTHONY HOPKINS PREMIO OSCAR PER IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
ANTHONY HOPKINS PREMIO OSCAR PER IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
silence of the lambs JODIE FOSTER ANTHONY HOPKINS
Billy Crystal Anthony Hopkins
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anthony hopkins by helmut newton
anthony hopkins quell’ultimo ponte
anthony hopkins armageddon time
anthony hopkins anne hathaway armageddon time
anthony hopkins paul sorvino gli intrighi del potere nixon
anthony hopkins the son
i dipinti di anthony hopkins 2





