nicolini

ERA QUI LA FESTA – “L’EFFIMERO” CONTRO LA MORTE: QUANDO RENATO NICOLINI SI INVENTO’ “L’ESTATE ROMANA”: ‘C'ERANO LE FAMIGLIE CON LA CASSAROLA DI MACCHERONI E I GIOVANI CHE SI RULLAVANO UNA CANNA. FU ALLORA CHE I RAGAZZI CAPIRONO CHE LA PASTASCIUTTA NON FA MALE - DAGO: “DOPO IL RAPIMENTO MORO DOVEVAMO DARE IL SEGNALE CHE LA GUERRA ERA FINITA. NON ERA RIFLUSSO, MA UNA SCELTA SUPER POLITICA” - VIDEO

 

Paola Zanuttini per il Venerdì  - la Repubblica

estate romanaestate romana

 

C' è una domanda che tra i romani over 50 prima poi salta fuori: tu c' eri al Colosseo, per il Napoléon di Abel Gance? C' ero, c' ero. E se non c' eri, quel settembre 1981, vuol dire che fra te e la Storia c' è incompatibilità. Perché la proiezione di un capolavoro del muto restaurato da Francis Ford Coppola e musicato da suo padre Carmine che, sotto lo schermo dirigeva l' orchestra dell' Opera, è stato il momento più alto - quindi l' inizio della decadenza - dell' Estate Romana.

 

Era cominciata quattro anni prima, ovvero quarant' anni fa, la prima Estate Romana che, di fatto, è stata la prima Estate Italiana, in quanto riprodotta dalle Alpi a Lampedusa e pure all' estero.

 

Nicolini, Achille Bonito Oliva, Renato Guttuso e Beuys a Palazzo BraschiNicolini, Achille Bonito Oliva, Renato Guttuso e Beuys a Palazzo Braschi

E già dal primo anno a Massenzio - il 1977, turbolento assai, politicamente - ci pungeva vaghezza di essere protagonisti, oltre che spettatori, di una mutazione culturale. Già: mentre guardavamo a bocca aperta i film epici che segnarono la prima edizione della rassegna (da Senso di Visconti alla maratona del Pianeta delle scimmie, tanto per dare l' idea di come andava inteso l' epico, all' epoca) avvertivamo il crepitio genetico che ci avrebbe portato dritti dritti verso le Vacanze Intelligenti.

 

NICOLINI E DAGONICOLINI E DAGO

A tentare un amarcord tra gli artefici di quell' evoluzione light, si finisce nella malinconia perché la sorte, (per restare nell' epico), molte anzi tempo all' Orco generose travolse alme d' eroi. E di organizzatori, a partire dall' assessore alla Cultura Renato Nicolini, che se n' è andato nel 2012. Quando revocava gli antichi fasti delle sue Estati, tornava sempre alla prima sera di Massenzio «Arrivai solo a mezzanotte. C' erano oltre quattromila persone. Inattese.

 

Mi sedetti su una panca, in fondo, tra una famiglia romana, di quelle ormai estinte, che si era portata da mangiare i rigatoni, e un gruppo di ragazzi che si rollavano uno spinello. Stavano insieme, a guardare lo stesso film». L' alto, il basso; il popolo, l' élite; il centro, la periferia; gli omo, gli etero; l' avanguardia, il nazional-popolare. Stavano meravigliosamente insieme: per analogia, per contrasto, o per qualche altro prodigioso incastro.

 

 Giulio Carlo Argan Giulio Carlo Argan

C' era voluto Giulio Carlo Argan, primo sindaco postbellico di Roma non democristiano (ma non Pci, Sinistra Indipendente) e grande storico e critico d' arte, a consentire le prove tecniche di coniugazione tra due parole distantissime: estate e cultura. «All' epoca la cultura, in termini politici, non valeva tanto e infatti a Renato, che non aveva ottenuto molti voti, fu dato l' assessorato alla Cultura. Ma Argan si fidò di lui e si innescò il cambiamento» ricorda il critico d' arte Achille Bonito Oliva, che collaborò con Nicolini - storica la mostra Avanguardia-Transavanguardia del 1982 - e che nel 1974 anticipò lo spirito nicoliniano con la sua mostra Contemporanea nei parcheggi sotterranei di Villa Borghese e con l' impacchettamento delle Mura Aureliane di Christo.

 

Il tempo, a quel tempo, era vago, elastico. E l' humus dell' Estate fecondava anche gli inverni. O viceversa. Per esempio, il festival dei poeti di Castelporziano del 1979, con il palcoscenico che crollò per il peso del pubblico poetante (30mila presenze) che voleva rubare la scena ai poeti laureati, era germogliato negli anni precedenti al Beat 72, storico locale di Simone Carella, altro demiurgo sul fronte teatrale dell' Estate Romana (trapassato neanche un anno fa), dove l' attuale critico teatrale del Corriere della Sera Franco Cordelli riuniva ogni sabato gli aedi del momento.

 

RENATO NICOLINI ABO RENATO NICOLINI ABO

«Il sabato c' erano le manifestazioni, alcune anche violente, e fra chi aveva partecipato al corteo c' era chi poi riparava da noi, per sentire i poeti».

 

Questa nota introduce il nocciolo della questione: nella vulgata un po' semplificante, l' Estate Romana avrebbe restituito la città ai romani che, spaventati dagli eccessi della politica e dal terrorismo avevano piazzato i sacchi di sabbia alle finestre e non mettevano il naso fuori di casa. «È come dire che oggi la gente non va in giro per paura del terrorismo jihadista» obietta Cordelli. «Faceva comodo alla Dc dire che la gente non usciva, per paura della sinistra. Il fatto è che non c' era quasi niente, soprattutto d' estate. Adesso, invece, ci sono festival ovunque e tutti i giorni. Ma nasce tutto da là».

 

renato nicolini renato nicolini

Per avvalorare la vulgata, Roberto D' Agostino, racconta invece che una volta a piazzale Clodio fu sommerso di sputi dai fascisti perché era vestito strano. «Renato mi chiamò perché con altri amici avevo trasformato un vecchio locale, il Titan, in discoteca rock per compagni che sdegnavano le discoteche. Ma quando, nel 1978, a Villa Ada organizzai Alla ricerca del ballo perduto lasciai perdere il rock e scelsi la musica leggera precedente il 1968. Renato diceva che ogni decennio finisce due anni prima: nel 1978 c' era stato il rapimento Moro e noi dovevamo dare il segnale che la guerra era finita. Non era riflusso, ma una scelta super politica».

 

All' epoca, Sandro Lombardi dei Magazzini Criminali, compagnia teatrale d' avanguardissima, era solo spettatore delle prime Estati Romane, di cui poi divenne collaboratore. «C' era un' atmosfera meravigliosa, non i cocci di bottiglie di oggi. Io che venivo dal Casentino non sapevo com' era Roma prima di Nicolini, ma la trovavo bellissima e non avevo mai visto una città così viva, la notte. E non avevo neanche mai visto uno scopritore di talenti come Renato».

Renato nicolini Renato nicolini

 

Su questo punto concordano tutti: Nicolini era un abilissimo catalizzatore di genialità e differenze, l' ultimo situazionista. Ed era anche spiritoso. Ricorda Gianni Romoli, oggi sceneggiatore e produttore: «Massenzio lo organizzavamo noi di tre cineclub, oltre all' Aiace: il Politecnico, il Filmstudio e l' Occhio, l' orecchio e la bocca. A Enzo Ungari, il primo che ci ha lasciati, diceva che il suo Filmstudio era i Cahiers du Cinéma, mentre noi dell' Occhio eravamo la Caienna del cinema. Non ci abbiamo fatto una lira, ma ci siamo divertiti tantissimo: ogni anno che montavamo il programma della rassegna ci sembrava di fare un' opera d' arte».

 

Forse lo era davvero, nonostante le trinariciute e opportunistiche polemiche contro l' effimero nicoliniano, che tanto effimero non doveva essere se stiamo ancora a parlarne. Bonito Oliva taglia corto, con uno dei suoi aborismi: «L' effimero era un spirito, non un servizio urbano».

Il palco a Villa AdaIl palco a Villa Ada

 

Castelporziano, la mattina dopo la fine del Festival ed il crollo del palcoCastelporziano, la mattina dopo la fine del Festival ed il crollo del palcoNicolini al 2? Festival dei Poeti a Piazza di SienaNicolini al 2° Festival dei Poeti a Piazza di SienaFesta di Capodanno 1982-83 nel Tunnel del TraforoFesta di Capodanno 1982-83 nel Tunnel del TraforoDominot e Nicolini alla Citta del TeatroDominot e Nicolini alla Città del TeatroIl Festival Panasiatico a Valle GiuliaIl Festival Panasiatico a Valle GiuliaFestival dei poeti di Castelporziano, la folla vista dal palcoFestival dei poeti di Castelporziano, la folla vista dal palcoAllen Ginsberg e Peter Orlovskj a CastelporzianoAllen Ginsberg e Peter Orlovskj a CastelporzianoNicolini, Trombadori, FelliniNicolini, Trombadori, FelliniEvtuschenko a CastelporzianoEvtuschenko a CastelporzianoNicolini Nicolini

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…