
'QUELLI DELLA NOTTE'. E IL CAZZEGGIO DIVENTO’ UNA FORMA D’ARTE! TRA CITAZIONI DI LETTERMAN E INCURSIONI NEL SURREALISMO NOSTRANO, 40 ANNI FA LO SHOW IN SECONDA SERATA DI ARBORE TRASFORMÒ RAI 2 IN UN’AVANGUARDIA TV – PIROSO: “FU UN MONUMENTO ALLA CULTURA DEL LAZZO. ARBORE HA NOBILITATO LA BATTUTA SCEMA, I NONSENSE SOFISTICATI, LA CANZONE DA BALERA E L’IMPROVVISAZIONE D’EVASIONE, RIUSCENDO A FARE IL VERSO A SÉ STESSO SOPRANNOMINANDOSI “PIRL ARBOR”” – LA GENESI DEL PROGRAMMA, LE PERPLESSITA’ DI MINOLI, I PERSONAGGI, DALL’ARABO DI LUOTTO CHE SCATENO’ LA PROTESTA DELL’ASSOCIAZIONE MUSULMANI ITALIANI A DAGO, DA FERRINI VENDITORE DI PEDALO’ A NINO FRASSICA - VIDEO
Antonello Piroso per la Verità- Estratti
Se sono diventato un (pessimo) giornalista, è anche colpa sua.
dago e renzo arbore quelli della notte 1
Di Renzo Arbore, intendo.
E di Quelli della notte.
La cui prima puntata andò in onda su Rai 2 il 29 aprile 1985, 40 anni fa oggi.
Uno show con tanto di orchestrina, realizzato in un salotto.
Che replicava in uno studio tv quello casalingo dello stesso Arbore. Il quale, non essendo un Marcel Proust che andava a letto presto la sera, si ritrovava spesso con il suo gruppo di amici a «cazzeggiare», parole sue.
Risultato?
Partito in sordina, l’appuntamento si rivelò un trionfo di critica e di pubblico.
«L’ascolto è un grafico che s’impenna una settimana dopo l’altra, da 700.000 telespettatori a oltre 3 milioni per l’ultima serata, seguita perfino da un pubblico schiamazzante in via Teulada, davanti agli studi Rai», hanno scritto nel 2014 Barbara Scaramucci e Claudio Ferretti nel volume antologico RicordeRai.
Trentadue puntate, fino al 14 giugno, che hanno segnato la piccola, grande storia della tv.
Tenendo a battesimo la cosiddetta «seconda serata».
ROBERTO DAGOSTINO A QUELLI DELLA NOTTE
Almeno quella votata all’intrattenimento, visto che il genere talkshow aveva già debuttato - a rimorchio del prime time - con il Bontà loro di Maurizio Costanzo (alle 22.40 di lunedì 18 ottobre nel 1976).
Arbore, da sempre fan della cultura, non solo musicale, targata Usa, aveva decisamente più affinità elettive con David Letterman, che aveva esordito con il suo Late Night sulla Nbc nel 1982, avendo come traino il Tonight Show di Johnny Carson.
(...)
In realtà, la genesi di Quelli della notte Arbore l’ha collegata a una crociera fatta nel Mediterraneo con i sodali di sempre, e poi al soggiorno a Foggia, sua città natale, dopo la malattia e la morte dell’adorata madre. «Provai a distrarmi con gli amici ricreando in maniera scherzosa i personaggi delle riunioni di condominio: il serissimo, il litigioso, quello che parla con frasi fatte. Il primo spunto per mettere a fuoco l’ipotesi fu quello».
marisa laurito quelli della notte
Tornato a Roma, incontrò per caso Giovanni Minoli, all’epoca capostruttura Rai, che gli chiese se gli frullasse in testa qualche idea per una nuova trasmissione.
«Risposi che volevo farne una di notte, dalle 23 in poi, un late show. E lui: “A quell’ora la gente dorme, in onda c’è il monoscopio”. Poi ci ripensò, mi affidò per la produzione alle cure di Giusy Robilotta, che entrò subito nel mood giusto, in sintonia con Ugo Porcelli (autore storico di Arbore, nda) e me, sulle cose che avevamo in mente di fare».
Davanti al piccolo schermo, a godermi il programma, c’ero pure io, allora 25enne.
(...) ricordiamo soprattutto perché deve essergli riconoscente il pubblico televisivo.
Anzi: radio-televisivo.
Perché fu con Alto gradimento a Radio Rai (l’unica che c’era, nel 1970), che Arbore e Gianni Boncompagni s’imposero all’attenzione.
Grazie agli ampi riscontri di gradimento incassati - sia lì sia in tv quando nel 1976 la novella Rai2 gli affidò L’altra domenica, intrattenimento fuori dagli schemi, sopra le righe ma senza mai indulgere a scurrilità e volgarità, con Roberto Benigni e il valletto muto Andy Luotto - a condurre il programma che avrebbe celebrato i 60 anni del mezzo (sei puntate in prima serata su Rai1, dal 30 ottobre al 4 dicembre 1984, titolo: Cari amici vicini e lontani) fu chiamato proprio Arbore.
Sull’onda di questa ulteriore affermazione, ecco l’approdo a Quelli della notte.
Nel quale Renzo mise insieme una squadra di cui facevano parte compagni delle precedenti avventure. E in cui ciascuno aveva il proprio ruolo in commedia.
dago arbore quelli della notte
Oltre al citato Porcelli, da Alto gradimento arrivò per esempio Giorgio Bracardi.
Che in Quelli della Notte si esibiva nelle tenute più impensabili, dal cavernicolo al rabbino, barba e trecce, che regalava (ma in cambio di 10.000 lire...) una boule à neige, la palla di vetro con la neve che cadeva su Tel Aviv.
E ogni sketch si concludeva con un Arbore sghignazzante che lo perculava, invitandolo a vergognarsi: «Scusi, buon uomo, ma lei esattamente quanti anni ha?», e lui: «Cinquantuno!».
Riccardo Pazzaglia, che era tra gli autori con Arbore di Cari amici vicini e lontani, vestiva i panni di un simil Alberto Ronchey, l’intellettuale prêt-à-porter che cercava di nobilitare i contenuti del programma, perché «il livello è basso», straparlando del primigenio «brodo primordiale, il brodo madre da cui tutti noi veniamo».
Finendo sempre mortificato dalle banalità lapalissiane di Max Catalano, musicista che regalava perle di saggezza quali «è meglio sposare una donna bella e ricca, che povera e cessa», «è meglio lavorare poco e fare tante vacanze, che lavorare molto e fare poche vacanze».
Attenzione: il loro «cazzarare» era sì improntato al massimo della leggerezza, ma non privo di intuizioni che si sarebbero rivelate profetiche.
richard benson il metallaro di scuola americana a quelli della notte 1
Il già richiamato Luotto, che interpretava Harmand, l’amico arabo incaricato di fare la traduzione per «i fratelli che vivono sull’altra sponda del Mediterraneo», «Allah e aqquà», fu costretto a rinunciare al personaggio per le minacce ricevute, con la formale protesa dell’Associazione musulmani italiani.
Episodio che certificava - 40 anni fa! - che integrazione e multiculturalismo sono due bellissime aspirazioni, che però devono sempre fare i conti con il principio di realtà.
dago e renzo arbore quelli della notte 9
Maurizio Ferrini, romagnolo venditore di pedalò, era il comunista fedele alla linea, anche quando gli risultava incomprensibile, «non capisco ma mi adeguo», e io che ci sono passato so quanto fosse diffuso quel disorientamento.
Tanto che Ferrini finirà col vagheggiare la costruzione del «muro di Ancona» per separare il Nord dal Sud Italia (la Lega a livello nazionale non esisteva: e quando si presentò per la prima volta alle politiche del 1987 portò a casa due seggi, uno alla Camera e uno al Senato, dove fu eletto Umberto Bossi).
«Un giorno Aldo Tortorella mi chiamò per dirmi che i compagni si sentivano presi in giro dal programma. Capii in quel momento che il Pci non ce l’avrebbe fatta» è l’amarcord di Arbore.
Dago -Edonismo reaganiano - Quelli della notte 1985
Roberto D’Agostino s’improvvisò lookologo, profeta dell’effimero e dell’edonismo reaganiano, inaugurando il tormentone su L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera e facendo impennare - per la felicità di Adelphi - le vendite di un libro «che ovviamente non aveva e non ha mai letto», ride ancora oggi lo showman.
Con loro, Simona Marchini e Marisa Laurito e i problemi con il suo fidanzato Scrapizza (e ancora una volta la cronaca supera l’invenzione, perché il vero fidanzato Fabio Carapezza si ritroverà coinvolto in una vicenda giudiziaria per l’eredità del padre, il pittore Renato Guttuso).
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E il più longevo - artisticamente parlando, è ancora su piazza - dei debuttanti, Nino Frassica, frate Antonino da Scasazza che regalava i «nanetti» di Sani Gesualdi, promuoveva il Concorso Cuore T’oro, e azzardava interpretazioni su fatti storici, con il «Conte Camillo penso di Cavour».
Il tutto con il sottofondo musicale della New Pathetic Elastic Orchestra, stessa band del programma sulla radio (però là si chiamava i Senza Vergogna), Il materasso e «Lo diceva Neruda che di giorno si suda / ma la notte no, rispondeva Picasso / io di giorno mi scasso, ma la notte no».
Un programma in cui si scherzava poteva non rimanere vittima di un trappolone?
No. E infatti Arbore abboccò con tutte le scarpe - o fece finta? - quando arrivò la telefonata dal Quirinale del presidente Sandro Pertini, imitato magistralmente da Paolo Guzzanti.
Quelli della notte: fu vera gloria? Sì.
Perché Arbore ha nobilitato la battuta scema, la freddura colta, i nonsense sofisticati, la canzone da balera e l’improvvisazione d’evasione, riuscendo a fare il verso a sé stesso soprannominandosi «Pirl Arbor».
Per questo ancora ce lo ricordiamo, quel programma.
Perché, chioserebbe lui, fu un vero monumento alla «cultura del lazzo».
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marisa laurito renzo arbore quelli della notte
NINO FRASSICA QUELLI DELLA NOTTE
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