risentimento

RISENTIMENTO, PROBLEMA SOCIAL - DENTRO E FUORI LA RETE, IL RANCORE È DIVENUTO UNA COSTANTE NEI RAPPORTI CHE SODDISFA IL BISOGNO INESAURIBILE DI EMOZIONI SEMPRE NUOVE, PERCHÉ LA SOCIETÀ CONTEMPORANEA NON HA PIÙ VALIDI PUNTI DI RIFERIMENTO - NONOSTANTE SIA UN “AUTOAVVELENAMENTO DELL'ANIMA”, COME OGNI VELENO (PHARMAKON), COMPRENDE IL SUO RIMEDIO…

Carlo Bordoni per “la Lettura - Corriere della Sera”

 

IL DITO MEDIO DI ROBERTO SAVIANO AGLI HATERS

Il riconoscimento delle emozioni non è una novità.  Nella sua versione più attuale risale almeno a un secolo fa, al pensiero di Edmund Husserl e alla rinnovata centralità dell' individuo. Non a caso la fenomenologia riporta in primo piano l' emotività come espressione dell' autentico e come strumento di conoscenza.

 

Nella prevalenza del soggetto c' è tutta l' esigenza di contrastare la deriva «socializzante» dell' Ottocento e del primo Novecento (sindacalismo, socialismo, anarchismo, comunismo); di fronte alla minaccia di sovversione da parte delle masse popolari si apre la prospettiva di un «ritorno all' ordine» che trova utili alleati nel darwinismo sociale, nell' antropologia criminale di Cesare Lombroso e nell' elitismo di Vilfredo Pareto.

HATERS CONTRO NADIA TOFFA

 

Max Scheler (1874-1928) si situa in questo periodo critico, a cavallo della Prima guerra mondiale, quando pesanti tensioni gravano sull' Europa. La sua è una posizione di mediazione: lontano da ogni simpatia per il socialismo, cerca di trovare una giustificazione ai comportamenti del singolo individuo, grazie a una metodologia fenomenologica che utilizza la psicologia, la sociologia e l' antropologia, dove la tradizione cristiana è il porto sicuro a cui approdare in caso di tempesta.

Risentimento

Il suo approccio è essenzialmente etico e riguarda le forme espressive individuali che caratterizzano il soggetto nella relazione con altri, come la simpatia, il pudore, il pentimento e il risentimento.

 

 

 A quest' ultima emozione dedica un saggio del 1912, ripreso e ampliato nel 1915 e nel 1919, riedito ora da Chiarelettere (a cura di Laura Boella), in cui si riflette il clima di turbamento esistenziale che, per la sua frequenza e ampiezza, ha finito per divenire un problema sociale.

 

maschere da social haters

La riabilitazione delle emozioni non è solo un residuo romantico, ma una modalità altra di rivalutare l' umano in tempi di sfiducia e confusione; poggia su basi tradizionali e per giunta risponde a una visione fenomenologica della realtà (restituzione al soggetto della facoltà di giudizio), ma soprattutto raccoglie l' eredità di una grande tradizione spirituale che viene dalla «logica del cuore» di Blaise Pascal e dall' Ordo Amoris di Agostino d' Ippona per una corretta gerarchia del sistema valoriale.

 

HATERS

Nella condizione d' incertezza propria degli anni precedenti al primo conflitto mondiale, ristabilire un ordine dei sentimenti (in primo luogo della supremazia dell' amore divino) significa fornire rassicurazione, consolazione e fiduciosa speranza.

 

Risentimento

Così Scheler si affida alla morale cristiana e ne fa il fulcro della sua argomentazione filosofica (soprattutto nel terzo capitolo, il più denso, «La morale cristiana e il risentimento»), passando curiosamente attraverso Friedrich Nietzsche, del quale analizza, talvolta in aperta contraddizione, la Genealogia della morale (1887), con la denuncia della «rivolta degli schiavi» e delle conseguenze etiche.

HATERS

 

Il risentimento - emozione forte che Scheler usa nella stessa grafia francese di ressentiment impiegata da Nietzsche - è necessario per comprendere il comportamento umano e, malgrado le apparenze, può avere esiti positivi. Nonostante sia un «autoavvelenamento dell' anima», come ogni veleno ( Pharmakon ), comprende il suo rimedio. È il prodotto di un' emozione negativa, di rabbia e frustrazione che non trova sfogo e provoca uno stato di sofferenza, una sensazione di inadeguatezza e di depressione. «L' ambito del risentimento - scrive Scheler - è quindi limitato innanzitutto a coloro che sono perennemente servi e dominati e invano lusingano alla rivolta contro il pungolo di un' autorità».

Risentimento

 

Dal risentimento nasce il desiderio di vendetta, proprio dei deboli, e l' anima offesa coltiva l' odio, il rancore, l' invidia per l' altro. Si tratta sempre di reazioni a posteriori, mediate e meditate, poiché «agli schiavi - per dirla con Nietzsche - è preclusa una reazione vera, quella dell' azione, che possono soddisfare solo grazie a una vendetta immaginaria».

Risentimento

 

Quando il risentimento lascia un senso di impotenza di fronte all' inutilità della reazione, può dare luogo alla rassegnazione, alla rinuncia, all' accettazione, forse accompagnate a una «deviazione dell' attenzione» o persino a una «falsificazione dell' immagine del mondo». Ma anche a una sublimazione del desiderio di vendetta, disposto a lasciare spazio a sentimenti opposti, «salvifici» per il proprio spirito: il valore positivo della povertà, del dolore, del sacrificio, della morte, che si traducono in dispositivi creativi.

 

Risentimento

È quello che, per Nietzsche, è accaduto nel cristianesimo: il rovesciamento dell' ordine morale. Se nella Grecia classica si guardava verso l' alto (i meno nobili aspiravano alla perfezione; i più nobili odiavano l' imperfezione), adesso vige il contrario. Benché rivolgersi verso il debole sia una morale «da schiavi», in questo caso il risentimento si rivela un valore positivo, tanto che «l' idea cristiana dell' amore è il fiore più raffinato del risentimento».

 

Risentimento

In questo capovolgimento dei principi etici, nell' educazione morale volta a privilegiare l' inferiore, sta la perdita del rispetto di sé e della propria integrità individuale. Contrariamente a Nietzsche, Scheler trova in questa sublimazione del risentimento una dimostrazione di forza e una nobiltà d' animo propria dei santi. Da un sentimento negativo può nascere l' amore, quando si accetta con responsabilità la condizione umana.

 

Friedrich Nietzsche

Il risentimento è un' emozione attuale anche nella sua coniugazione odierna: dentro e fuori la rete, è divenuto una costante nei rapporti interpersonali, benché privo di ogni forma di sublimazione. Non tanto perché «gli schiavi hanno infettato i padroni» - come sosteneva Nietzsche - quanto perché la società contemporanea non ha più validi punti di riferimento, ma vive in una sorta di precarizzazione dell' etica che soddisfa il bisogno inesauribile di emozioni sempre nuove.

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