“ROMANZO DI UNA STRAGE” - NUOVA BORDATA DI SOFRI VERSUS TRAVAGLIO: PERCHE’ NON VIENI TU A CERCARMI? - CUCCHIARELLI REPLICA ALL’EX LEADER DI LOTTA CONTINUA: ‘’CHE “GLIENE CALE” A LEI SE A PIAZZA FONTANA SONO ESPLOSE UNA O DUE BOMBE? COSA CAMBIA, VISTO CHE LA MIA INCHIESTA “IL SEGRETO DI PIAZZA FONTANA”, DA LEI COSÌ SARCASTICAMENTE ATTACCATA, INCHIODA FASCISTI DI ORDINE NUOVO, POLITICI, SERVIZI SEGRETI ITALIANI E STRANIERI ALLE LORO RESPONSABILITÀ?”….

1- PICCOLA POSTA
Adriano Sofri per "il Foglio"

Ehi, un giornale su cui scrive Travaglio ha accettato di pubblicare Travaglio. E' una notizia. Quando toccò all'Unità, il direttore Furio Colombo si scusò e disse che non poteva. Ieri invece il Fatto di Antonio Padellaro l'ha fatto. Ha pubblicato le righe minatorie per conto terzi che Travaglio mi indirizzò tanti anni fa, ammonendomi a uscire solo di notte e rasente i muri.

Travaglio ha accompagnato il sacrificio con altre notizie delle sue, per esempio che io avessi partecipato da detenuto nel salotto di Vespa a una puntata di "Porta a Porta", il che sarebbe stato troppo anche per un detenuto ultraprivilegiato come fui io, a quel che si dice. Non ero affatto detenuto, naturalmente. Nella sua versione attuale, quelli che avrebbero dovuto, o dovrebbero, venire a cercarmi "sentendomi ancora parlare", sono "le vittime". E' un'innovazione. L'unica cosa che resta immutata è che non ci viene lui.


2- TUTTO QUELLO CHE SOFRI NON VUOL SENTIRE
Paolo Cucchiarelli per "il Fatto Quotidiano"

Autore de "Il segreto di Piazza Fontana". La replica integrale a Sofri su www.cadoinpiedi.it  

Caro Sofri, che "gliene cale" a lei se a Piazza Fontana sono esplose una o due bombe? Cosa cambia, visto che la mia inchiesta "Il segreto di Piazza Fontana", da lei così sarcasticamente attaccata, inchioda fascisti di Ordine Nuovo, politici, servizi segreti italiani e stranieri alle loro responsabilità? Perché le due bombe, che potrebbero permettere di capire a fondo il "modulo" usato dai servizi per tappare la bocca a tutti, le sono così indigeste?

Non c'è nell'inchiesta un punto - se non le due bombe - che diverga da quel senso comune storico che non è bastato, però, nonostante 11 giudizi, a mettere ordine nelle tessere scomposte del mosaico della strage. E allora perché questo tentativo di stroncare - non di criticare - questa mia tesi?

Non ripropongo la pista anarchica, né gli opposti estremismi, né la commistione tra rossi e neri: parlo di una trappola studiata a tavolino, pianificata con l'infiltrazione, realizzata attraverso l'intervento di un fascista che "raddoppia" una specie di petardo attaccato a un orologio, che l'avrebbe fatto scoppiare certamente a banca chiusa. Si tratta di un modulo poi usato altre volte da Ordine Nuovo. Dov'è lo scandalo? Nell'agosto 1969, dopo le bombe del 25 aprile messe dai fascisti, vanno in galera gli anarchici; dopo le bombe sui treni messe dai fascisti, vanno in galera gli anarchici; dopo Piazza Fontana vanno in galera gli anarchici, ma la bomba che uccide l'han messa i fascisti. In tutti e tre i casi, il costante tentativo di coinvolgere la sinistra con tecniche che racconto in dettaglio.

Alcuni pensano che lei non sia un interlocutore perché parte in causa o perché condannato per l'uccisione di Calabresi. Io non lo penso, ma lei non è il depositario della verità su Piazza Fontana. Semmai il custode di un segreto politico amministrato per decenni.

I più non comprendono tanta veemenza e cosa le renda insopportabile questa lettura complessiva della strage, dei suoi retroscena operativi e politici, visto che dimostra proprio quello che a suo tempo Lotta continua cercava di raccontare con la sua contro-informazione. Perché tanto nervosismo dopo tanto silenzio? Il mio libro è uscito nel maggio 2009. All'epoca lei scrisse che "faceva caldo" (il "Maestro" era troppo assorto, troppo in alto per abbassarsi a rispondere).

Ora ha scritto oltre cento pagine che attaccano, divagano, insultano, con l'unico intento di gettare un anatema sulla mia tesi. Non se ne può discutere perché lei si stranisce e smadonna? Scusi, Sofri, ma lei chi è? Un tribunale? Un'entità morale superiore? Lei è parte interessata, perché la strage e la morte di Pinelli sono legate anche all'inchiesta che Calabresi intraprese sui retroscena del 12 dicembre - dopo un percorso che il film di Giordana sintetizza, anche se non racconta che quel dossier fu fatto sparire dalla scrivania del commissario dopo la sua uccisione -.

A fine maggio del 1972 Calabresi avrebbe dovuto dar conto ai magistrati di quello che aveva scoperto. In questa confusione di ruoli e opinioni (si sono visti storici, per di più in ginocchio, dar lezioni con la penna tremolante), "Romanzo di una strage" è un'opera "corsara", nel segno di Pasolini, perché rompe - nel rispetto di tutti i protagonisti di quella tragedia - un tabù che non doveva essere violato. Ecco perché lei ha atteso l'uscita del film per far colare odio sulla mia inchiesta .

Come fa, ad esempio, con cinismo sconfinato, attribuendomi la volontà di "‘infangare" Pinelli, leggendo quel capitolo con una superficialità che non è concessa a lei, che per anni si è "nascosto" dietro quella morte per giustificare le accuse orribili a Calabresi. Anche perché lei nel 2009 chiude il suo "La notte che Pinelli" gettando la spugna. Alla giovane che le chiede cosa sia successo in quella stanza lei dice: "Non lo so". Proprio lei?

Il libro tenta di spiegare perché spariscono i reperti decisivi per capire l'operazione - i finti manifesti anarchici, la miccia nel salone della Bna, l'esplosivo che raddoppia la bombetta depositata da una mano ignara - ma lei cassa tutto, ridicolizza, sostiene che le fonti sono anonime e per di più di destra. Un'altra menzogna. Ho fondato tutto sul solo lavoro d'inchiesta. In appendice, c'è una testimonianza di un fascista che ho cercato io, forte degli elementi raccolti. Nel testo riporto due, tre volte alcune sue affermazioni, tutelo la sua identità come ha chiesto quel signore e mi impone la mia professione.

Non è anonima la testimonianza di Silvano Russomanno, da cui sono andato non come dice lei, a chiedere informazioni, ma per raccogliere anche la sua versione dei fatti; né quella di Ugo Paolillo, il primo magistrato a indagare sulla strage e a cui venne tolta l'inchiesta perché stava capendo cosa era avvenuto. Del resto, lei stesso nel suo "L'Ombra di Moro" (pag. 20) sostiene tutto su una fonte anonima, in base alla quale Licio Gelli avrebbe partecipato a riunioni di esperti durante il sequestro Moro al ministero della Marina.

Contro la mia lettura dei fatti si è scatenata un'isterica campagna, ridicola e fuori del tempo, con vette di vera comicità. Come quando il direttore di Repubblica fa il "copia e incolla" dal dossier Sofri, gridando che non ci sono sufficienti verità giudiziarie sulla strage, per poi criticarmi perché il mio libro non avrebbe riscontri giudiziari! Legge Sofri, ma non la fonte delle critiche di Sofri e sostiene, insomma, che mi sarei inventato tutto.

Non sarebbe più utile ricordare che alla magistratura fu impedito di capire? Lo ammette la sentenza di Catanzaro del 1981 quando dice che i giudici non sono riusciti a indagare il ruolo del fascista Mario Merlino nel gruppo "22 marzo", quello definito da Gerardo D'Ambrosio, ne "Il Belpaese", "un circolo pseudo -anarchico perché, a contarli tutti, di esso facevano parte fascisti, infiltrati, informatori, addirittura un agente di pubblica sicurezza in incognito". Merlino era l'anello di congiunzione tra gli imputati del gruppo veneto e del gruppo pseudo-anarchico. Il danno investigativo e di conoscenza fu irreparabile. Ma tutto questo per lei non conta.

Il film "Romanzo di una strage", al di là delle differenze, anche consistenti, con il mio lavoro, coglie narrativamente il nucleo che tiene prigioniera questa vicenda ancora oggi e che spiega la virulenza della sua reazione: le doppie bombe e le bombe in più che dovevano scoppiare a Milano. Ecco perché lei ha atteso il film per replicare a un libro di tre anni prima. L'obiettivo è la de-legittimazione dell'ipotesi della doppia bomba. Perché la tutela del segreto di Piazza Fontana è il cuore della battaglia combattuta da Lc.

"Romanzo di una strage" è il film che rivela quel segreto, lo divulga, lo fa entrare nel circuito popolare. Questo è il nocciolo dell'isteria. E ora capisco bene perché a lei, Sofri, sia cara una frase di Kafka: "Non ci fa tanto male ricordare le nostre malefatte passate, quanto vedere i cattivi effetti delle azioni che credevamo buone".

 

MARCO TRAVAGLIO Adriano SofriIL SEGRETO DI PIAZZA FONTANA COVERLUIGI CALABRESI GIUSEPPE PINELLI PIAZZA FONTANAMASTANDREA E LAURA CHIATTI SONO I CONIUGI CALABRESI IN ROMANZO DI UNA STRAGE PAOLO CUCCHIARELLI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....