UN RULLI PER SEGARE GLI ALBERONI - ORNAGHI SI SVEGLIA E SOSTITUISCE ALBERONI: LO SCENEGGIATORE STEFANO RULLI NOMINATO A CAPO DEL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA - REDUCE DA VENEZIA PER AVER COLLABORATO ALLA SCRITTURA DI “BELLA ADDORMENTATA” DI BELLOCCHIO, RULLI SI TROVERÀ A MANEGGIARE UN ELEFANTE CHE COSTA 11,5 MLN € L’ANNO, DEI QUALI 9,4 SE NE VANNO IN COSTO DELLA STRUTTURA, TRA STIPENDI DI PERSONALE E DIRIGENTI E GESTIONE DEGLI IMMOBILI - SALVO IL DG FOTI, CON IL LAUTO STIPENDIO…

Michele Anselmi per Dagospia


Il ministro Lorenzo Ornaghi, confortato da illustri pareri e dopo sofferta riflessione, ha deciso. Stefano Rulli, romano, classe 1949, sceneggiatore famoso, con o senza lo storico collaboratore Sandro Petraglia, è il nuovo presidente del Centro sperimentale di cinematografia. Prende il posto - grazie a Dio - di Francesco Alberoni, nel 2002 nominato dall'allora ministro Urbani, al posto di Lino Micciché, e rimasto incollato col Vinavil sulla poltrona per dieci anni.

Purtroppo Rulli, appena reduce dalla Mostra di Venezia per aver collaboratore alla sceneggiatura di "Bella addormentata" dell'amico Marco Bellocchio, dovrà misurarsi con una struttura elefantiaca e dispendiosa, sulla quale il pur pallido ministro Ornaghi sarebbe voluto intervenire, nella speranza di far risparmiare qualche soldo allo Stato per indirizzare i fondi verso la didattica.

Invece, come i lettori di Dagospia sanno, il piano di Ornaghi, volto a razionalizzare le spese e ridurre qualche poltrona in eccesso, si scontrò con l'opposizione del Pd, d'accordo con il Pdl, per quieto vivere parlamentare. Ricorderete: subissato di proteste, lettere, telefonate, appelli, dichiarazioni di registi più o meno illustri, il governo Monti ha dovuto fare marcia indietro per non irritare nessuno.

L'illustre scuola di cinema costa ogni anno al Fus, il Fondo unico dello spettacolo, circa 11.5 milioni di euro, dei quali 9.4 se ne vanno in costo della struttura, tra stipendi di personale e dirigenti e gestione degli immobili. L'idea, certo perfettibile, era di snellire, risparmiare, soprattutto di eliminare i dieci dirigenti, il presidente, il consiglio d'amministrazione ripartito in base a suggerimenti politici, i revisori dei conti e altre poltrone inutili. In pratica, la Fondazione di diritto privato Centro sperimentale di cinematografia doveva diventare Istituto centrale del Mibac, sul modello dell'Istituto centrale del restauro, quindi strettamente legato al ministero, con l'idea «di razionalizzare, concentrare e rafforzare le risorse».

In ogni caso l'arrivo settembrino di Rulli, certo sostenuto dagli autori di cinema che possono cantare vittoria e uomo generalmente stimato nel mondo del cinema (con l'eccezione di Goffredo Fofi che ne ha fatto un bersaglio diuturno delle sue recensioni), non suonerà come una scelta di potere. L'uomo è sagace, colto, sa parlare e non si atteggia a manager "faccio tutto io" come Alberoni; però parlare di "vittoria democratica", come fece il senatore Vincenzo Vita del Pd, quando riuscì a bloccare l'articolo 12 della della spending review, che abrogava i commi dal 31 al 38, così salvando nella loro fisionomia autonoma, il Centro sperimentale di cinematografia, l'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, la Cineteca nazionale, pare esagerato.

Vedremo cose sarà composto il consiglio d'amministrazione e il Comitato scientifico, dove fino a ieri sedevano il regista di area leghista Renzo Martinelli, Sergio Escobar, Pino Farinotti, Andrea Piersanti, Sergio Sciarelli e naturalmente Alberoni. Cambierà anche il cda, finora composto da Pupi Avati, Giancarlo Giannini, Giorgio Tino e Dario Edoardo Viganò.

Salvo a questo punto, sorprese a parte, il potente direttore generale Marcello Foti, che costa circa 150 mila euro all'anno, più annessi e connessi. Ha fatto fuoco e fiamme per restare, alla fine c'è riuscito.

CHI È STEFANO RULLI (da Wikipedia)

Da giovane collabora come critico cinematografico a riviste come Ombre Rosse, Quaderni Piacentini, Cinemasessanta, Scena e pubblica una monografia dedicata a Roman Polanski. Nel 1975 dirige assieme a Marco Bellocchio, Silvano Agosti e Sandro Petraglia il documentario Matti da slegare - Nessuno o tutti, dedicato alla malattia mentale; due anni più tardi, con lo stesso collettivo, gira l'inchiesta La macchina cinema, un racconto del mito del cinema e delle sue storture produttive.

Alla fine degli anni settanta inizia la sua attività di sceneggiatore, per film come Nel più alto dei cieli di Agosti e Il gabbiano di Bellocchio. Realizza anche una trilogia sulle borgate romane con Sandro Petraglia: Il pane e le mele (1980), Settecamini da Roma (1981) e Lunario d'inverno (1982).

Nella seconda metà degli anni ottanta lavora alle sceneggiature di serie televisive di successo, come La piovra (di cui realizza, sempre con Petraglia, la sceneggiatura delle stagioni 3-4-5-6-7). In seguito realizzerà la sceneggiatura di altre fiction, tra cui Uno bianca, Perlasca - Un eroe italiano, 'O professore. Per il cinema scrive la sceneggiatura di numerosi film, come Mery per sempre di Marco Risi, Il portaborse di Daniele Luchetti, Il ladro di bambini di Gianni Amelio (vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes), Il toro di Carlo Mazzacurati (Leone d'Argento al festival di Venezia), La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, Romanzo criminale di Michele Placido, Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, Baciami ancora di Gabriele Muccino.

Nel 2004 ha diretto il documentario Un silenzio particolare.

Ha vinto quattro David di Donatello per la migliore sceneggiatura: nel 1991 per Il portaborse, nel 2004 per La meglio gioventù e nel 2006 per Romanzo criminale e nel 2007 per Mio fratello è figlio unico.

È presidente del movimento Centoautori, un'associazione che rappresenta gli autori televisivi e cinematografici.

 

 

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